Danilo ci racconti di Lei, chi è Danilo Rovani come persona?
Descrivere me stesso come persona mi comporta una certa difficoltà, mi viene molto più facile parlare di me come artista, data l’insita personalità narcisistica che connota di sovente un attore. Posso dire che sono un impulsivo, sognatore, nubivago, poco incline alla diplomazia e più disposto alle scomode verità che non alle dolci ipocrisie. Molto spesso persone che mi conoscono hanno detto di me “che o mi si odia o mi si ama”. E questo, credo, sia abbastanza vero. Cerco di essere onesto, cordiale e gentile sempre, ma dinanzi a ingiustizie e prevaricazioni viene fuori la mia natura ribelle e rivoltosa. In poche parole sono una contraddizione vivente, un contrasto di chiaroscuri ma sempre ottimista e speranzoso che tutto possa andare meglio. In fondo il motore più importante per me resta sempre la curiosità che mi spinge a voler sapere e conoscere, che si tratti di persone, luoghi o storie.
Come nasce la sua passione per la recitazione?
Da ragazzino, avevo circa undici anni, a scuola ci fu un’attività integrativa, il teatro. Presi parte più spinto dalla voglia di conoscere ragazze di altre classi che per altro, ma poi rimasi folgorato. I professori dissero ai miei genitori che ero molto portato e che si intuiva un talento grezzo. Così da quel momento non ho smesso di pensare alla magia che si creò sul palco di quella aula magna della scuola. E qualche anno dopo, avevo quindici anni cominciai a studiare e lavorare in teatro. Erano tempi di transizione ma c’era ancora tanto fermento e c’erano i grandi maestri da cui trarre ispirazione e a cui votarsi per imparare, fare la famosa gavetta.
Come si passa da attore a dirigere uno spettacolo teatrale?
È un po’ una naturale conseguenza quando si ha voglia, necessità e bisogno di raccontare. Diventa anche un modo per mettersi in discussione, cercare confronto, sperimentare. Così da crescere sia come attore che come regista e soprattutto come persona. Dirigere ti mette di fronte a tensioni, responsabilità, problemi da dover risolvere con calma e pazienza.
Quali sono gli artisti dai quali si sente maggiormente influenzato o da cui trae ispirazione?Sicuramente i grandi del passato, ma anche tanti contemporanei. Ho avuto la fortuna di lavorare con alcuni mostri sacri del nostro teatro, cosa che mi ha arricchito sia artisticamente che umanamente. Per un attore napoletano è inevitabile ispirarsi e farsi influenzare da artisti come: Eduardo, Totò, Massimo Troisi, Nino Taranto, Luisa Conte, Pupella Maggio, senza distinzione di genere. Poi, avendoci lavorato, posso dire di ispirarmi ed essere molto influenzato da Gigi Proietti, persona da cui ho imparato tantissimo soprattutto nei momenti di pausa, al ristorante, quando raccontava e si raccontava con aneddoti e esperienze personali.
Lei ha debuttato giovanissimo con ruoli interessanti al cinema ed è stato protagonista di molti corti a tema sociale. Un debutto di tutto rispetto, cosa ricorda di quel periodo.
I debutti sono sempre importanti, anche dopo tanti anni, c’è sempre la medesima emozione. Quando sei molto giovane forse non ti rendi conto subito dell’esperienza che stai vivendo, ma anni dopo, ti ritrovi a ripensarci e ti emozioni. Circa vent’anni fa ero sul palco del “globe theatre” di Roma. Durante i ringraziamenti, Gigi Proietti, regista dello spettacolo, ringraziava con noi attori e io ebbi un attimo di lucidità in cui pensai: sto in compagnia con il mito Gigi Proietti. Mi sembrò di essere sospeso a mezz’aria tanto mi sentivo orgoglioso e felice.
Come attore e regista quali sono i personaggi che ha portato in scena ed ha sentito più vicino alla sua sensibilità.Tutti i personaggi mi regalano sempre infinite emozioni. Che si tratti di drammi Shakespeariani, della tragedia greca o di commedie della nostra tradizione. Comico e drammatico per me si fondono e amo passare dall’uno all’altro anche nello stesso spettacolo. È una delle cose più belle che ho imparato da Proietti, che da mattatore era capace di fare ridere e piangere trasformandosi in pochi secondi. Cosa che ho potuto sperimentare anche con uno degli autori più importanti della nostra drammaturgia, Raffaele Viviani. I dieci comandamenti con la regia di Mario Martone è uno spettacolo che mi ha arricchito tantissimo da questo punto di vista. Io ero il più piccolo in compagnia, e anche in quell’occasione ho potuto imparare tantissimo sia come attore che come regista. In questo mestiere bisogna essere ladri, rubare sapienza da tutti e poi mettere la propria essenza.
Da regista a drammaturgo è nuovo passaggio.
Altra conseguenza inevitabile, fare il salto dalla regia alla drammaturgia se hai bisogno di raccontare. L’attore è già un modo di essere autore, nel momento in cui pronunci una battuta con il giusto stato d’animo stai componendo a tua volta su di una tessitura che l’autore ha creato per te e con la tua interpretazione stai creando a tua volta. Come autore mi diverte e mi appassiona giocare con le parole e con i sentimenti da raccontare e fare arrivare al pubblico. In “baraccone clandestino “ lo spettacolo con cui debutterò al teatro Sannazaro il prossimo 30 gennaio ho fatto proprio questo. Ho giocato con le parole e le emozioni, cercando di raccontare emozioni e storie passando dal comico al drammatico, attraverso la recitazione e il canto.
Preferisce il cinema o il teatro..Come attore preferisco sempre il teatro, perché mi dà la possibilità di creare un’empatia emotiva diretta con il pubblico. Come regista invece il cinema mi dà l’opportunità di spaziare di più con la fantasia. Adoro i movimenti di macchina, i piani sequenza, le carrellate e le panoramiche. Mi danno l’idea di riuscire a trascinare lo spettatore nella storia.
Che messaggio e che possibilità dà oggi il mondo della cinema e del teatro ai giovani artisti in un settore particolare e in perenne cambiamento e ormai assorbito dalla rete? C’è spazio in Italia per giovani artisti talentuosi ?Ci sarà sempre spazio per nuovi talenti e il teatro in particolare, ne sforna continuamente. Internet, i social, certamente possono contribuire a dare visibilità, ma non devono servire da scorciatoia. Bisogna studiare, reinventarsi, stare al passo ma soprattutto lavorare duramente su se stessi. Mi duole constatare quanta pochezza ci sia in giro, fra tik tok e Instagram vari. Persone che solo per un tormentone o un video simpatico credono di essere grandi artisti. Il talento prima o poi viene fuori, quindi ai giovani mi viene da dire di insistere, studiare e non smettere mai di sognare.
Il rapporto con la sua città Natale .La mia città mi rende ciò che sono ogni giorno, nel bene e nel male. Io sono proprio figlio di Napoli. Con i miei contrasti e le mie incoerenze. Come molti, la amo profondamente e a volte la odio, per il male che è capace di produrre e per l’incapacità di sollevarsi. Ma non vorrei essere nato in nessun altro luogo. A Napoli se si apre la mente all’ascolto si può percepire tutta la storia che contiene e che l’ha caratterizzata nei secoli.
I suoi prossimi impegni.A breve andrà in distribuzione il mio ultimo cortometraggio “Piccola mia”di cui è protagonista Cosimo Alberti. E dal 30 gennaio al 01 febbraio sarò al teatro Sannazaro di Napoli con lo spettacolo “BARACCONE CLANDESTINO” di cui allego sinossi e locandina. In un futuro non troppo lontano e non troppo improbabile, il governo ha vietato le adunanze e le rappresentazioni di qualsivoglia natura. Solo gli artisti assoggettati al regime e alla censura che ne deriva, possono, previa autorizzazione, rappresentar commedia. Sempre che sia uniforme alla propaganda governativa. Ed è così che un piccolo manipolo di artisti in fuga, decide di esibirsi clandestinamente, combattendo il sopruso e la dittatura mascherata da democrazia. Personaggi alla ricerca di un luogo e non di un autore, danno vita a una ribellione non violenta, combattuta non con le armi ma con le parole, la musica, i sentimenti. “pe mitraglia na chitarra, pe pistole ‘e tammurrielle e pe bombe ‘e pparole.” In questo modo fra stracci come vestiti, piccoli attrezzi scenici e numeri di canto e recitazione, prende vita il baraccone clandestino, che, sotto forma di avanspettacolo di resistenza cerca di riportare nei suoi spettatori la sensibilità e la conoscenza che il governo vuole annientare.ConCOSIMO ALBERTIDANILO ROVANIFEDERICA FLIBOTTO LUCA LOMBARDICRISTIAN LUINOFRANCESCA MORGANTEMusicisti ANTHONY DELLA RAGIONE
PASQUALE RUOCCOVIVIANA ULISSE Musiche originali PASQUALE RUOCCODisegno luciTOMMASO VITIELLO CostumiELENA ERARDIOrganizzazione TIZIANA BEATO