Alessandro ci racconti di Lei, chi è Alessandro Grima come persona?Sono un ragazzo nato a Carate Brianza da madre Lucana e padre Pugliese... vengo da una famiglia umile che mi ha insegnato il valore del lavoro e la caparbietà nel cercare di raggiungere i propri obiettivi. Di base sono un sognatore, come ogni artista, ma grazie all'educazione dei miei genitori ho imparato a rendere concreti i miei sogni e a costruire mattone su mattone la strada per rendere i sogni obiettivi e concretizzarli. Ho sempre lavorato, anche durante l'accademia … lavoravo la notte nei locali o come maschera al cinema, per pagarmi gli studi. La fatica e il duro lavoro non mi hanno mai spaventato, anzi mi hanno sempre stimolato a tirare fuori il meglio di me. Poi per il resto forse è meglio che parlino gli altri di me...Come nasce la sua passione per la recitazione?In effetti c'è l'ho da quando ero bambino, credo di aver avuto quattro anni, quando guardando i film di Bud Spencer e Terence Hill dissi a mio padre che volevo fare quello che facevano loro; ero ovviamente un bambino e non sapevo cosa stessi dicendo veramente; poi però, durante il terzo anno di scuola media, presi parte ad uno spettacolo teatrale organizzato dal mio insegnante di musica, e lì, su quel palcoscenico, capii che ero nel posto giusto al momento giusto e che quella era la mia strada.Quali sono gli artisti dai quali si sente maggiormente influenzato o da cui trae ispirazione?Ci sono diversi artisti che mi hanno influenzato ed ispirato... Salvador Dalì, Pinter, Dostoevkij, Cechov, Al Pacino, Elio Germano, Andy Kaufman, Rodin ... ma credo che l'artista che più di tutti mi ha colpito e lasciato un segno indelebile è stato Fausto Russo Alesi; fu uno dei primi spettacoli teatrali che vidi durante il mio primo anno in accademia, al Piccolo di Milano, era “Il mercante di venezia” con la regia di Luca Ronconi, e Fausto Russo Alesi interpretava Shylock. Ricordo che rimasi estasiato, quasi scioccato, dalla sua interpretazione e promisi a me stesso di lavorare tantissimo per essere in grado anch'io un giorno di restituire le stesse sensazioni a qualcun altro.Attore nello show televisivo "Crozza nel paese delle meraviglie", in onda su La7, ci racconti di questa esperienzaE' stata sicuramente un'esperienza interessante e formativa; era il mio primo lavoro post diploma accademico, ho visto come funziona un programma televisivo e ho visto lavorare un bravissimo artista e comico come Maurizio Crozza, cercando di assorbire il mestiere da lui il più possibile. Ho lavorato per due stagioni e mezzo con loro e sono grato di tutto quello che ho ricevuto, però detto tra noi, non era la strada che faceva per me; una volta osservato e capito come funzionava la macchina televisiva, non mi stava regalando gioie e curiosità artistiche; è capitato ancora di essere contattato dalla produzione per fare altre puntate e molte volte ho accettato, per puntate sparse qua e là negli anni, perchè comunque non si rifiuta mai il lavoro offerto, specialmente quando l'alternativa è il nulla, ma oramai l'interesse artistico era già arrivato al capolinea.Come attore quali sono i personaggi che ha portato in scena ed ha sentito più vicino alla sua sensibilità.In generale tutti i personaggi che interpreto e che porto in scena hanno sempre qualcosa di me, anche se a volte in piccolissima parte, grazie al cielo; però uno in particolare ha sempre toccato la mia essenza più profonda, è Astrov in “Zio Vanja” di Anton Cechov; c'è una frase in particolare che mi risuona dentro come un eco infinito, è una frase nella prima scena del primo atto, quando astrov si rivolge a marina, la balia, e le dice: “coloro che vivranno dopo di noi fra cento, duecento anni e per cui noi adesso apriamo la strada, ci ricorderanno con una buona parola? Balia non ci ricorderanno affatto” Marina: “ Gli uomini non ricorderanno, ma Dio sì”Tralasciando tutti i discorsi religiosi, questa è una frase per me incredibile, perchè trasmette tutto il desiderio, credo condiviso con moltissimi artisti, di essere ricordati dopo la morte; è uno dei motivi principali del perchè si decide di fare questo lavoro, la paura della morte, il desiderio dell'essere umano della vita eterna in qualunque forma; ecco per l'artista, per me, è che la propria arte venga ricordata nei secoli futuri, in questo modo è come vivere più a lungo.Da attore a direttore artistico della stagione del Teatro San Giovanni Bosco di Busto Arsizio insieme all'associazione Viandanti Teatranti. Come nasce l’esigenza di gestire un teatro.Nasce insieme a Fabrizio Bianchi, Sara Terlizzi, Benedetta Marigliano e Chiara Castiglioni, soci dei Viandanti Teatranti, di portare una nuova cultura teatrale in una città di provincia che era ormai assuefatta dalle semplici commedie brillanti di Neil Simon, con tutto il rispetto possibile, per provare a regalare nuove forme artistiche e mostrare quanto il teatro possa essere parte attiva della comunità e della vita quotidiana di ogni singola persona; Gli spettacoli che portiamo al Teatro San Giovanni Bosco sono di un teatro contemporaneo con opere originali o comunque riscritture e messe in scena originali dei classici, con compagnie giovani e innovative, sia nei temi trattati che nelle forme di rappresentazione degli stessi spettacoli, in modo da poter ampliare la mente, il pensiero e l'anima. A volte ci dimentichiamo che dal Teatro è nata tutta la società moderna che oggi conosciamo, la politica, lo sport, la religione, i dibattiti, i talk show... nasce tutto dal teatro greco. L'esigenza di dirigere la stagione artistica del teatro di Busto Arsizio in provincia di Varese nasce proprio da questa volontà, di portare temi che oltre a far sorridere, possano anche far riflettere attraverso un'esperienza collettiva di una serata passata insieme a conoscenti ed estranei. Da attore a insegnante di recitazione è un nuovo passaggio artistico o un ulteriore percorso formativo?Sicuramente è un ulteriore percorso formativo. Dico sempre ai miei allievi che a loro insegno gli esercizi che faccio anch'io e il pensiero su cosa vuol dire per me stare in scena, cercando di passargli l'essenza del mio modo di recitare, in modo che ognuno possa farla propria. Però devo dire che spesso sono loro a regalarmi delle perle di recitazione alle quali non avevo ancora pensato, certamente in modo grezzo e poco elegante, artisticamente parlando, ma decisamente delle perle incredibili, restituendo così una lezione di recitazione a me; spesso gli dico che sono loro i miei insegnanti e non il contrario, perchè per me recitare è portare sul palco o davanti alla macchina da presa la vita e molti di loro hanno molti più anni dei me, perciò sono loro che possono insegnare a me nuove parti della vita alle quali non avevo ancora pensato, trovato o fatto esperienza. Non finirò mai di ringraziarli per quello che hanno fatto e che fanno ancora per me e per il mio percorso artistico. Spero ovviamente di regalare anch'io a loro delle lezioni importanti, altrimenti non ha molto senso insegnare. Ma la cosa che trovo incredibile, e che ho scoperto, è che insegnare è uno scambio, un dialogo costante tra allievi e insegnante, di certo non è un monologo.Preferisce il cinema o il teatro..Questa è una domanda che spesso mi viene rivolta e alla quale a volte m'imbarazza rispondere … posso dire che ho iniziato a fare questo lavoro con il desiderio di fare cinema, ma lungo il percorso mi sono innamorato follemente del teatro; forse adesso nel mio percorso di crescita artistica, avendo fatto un p'ò di teatro mi piacerebbe approfondire di più il cinema; però spero di fare entrambi finchè potrò e in parti uguali. È come se fossero mia moglie e la mia amante, una l'ho sposata e provo un amore profondo al quale non servono parole per descriverlo; l'altra risveglia in me tutta la passione più travolgente e che mi fa perdere la testa per la sua follia e vitalità. Ci parli del suo debutto a Reggio Emilia e in replica a Milano, dello spettacolo "I MALI MINORI" di Antonio MocciolaIl debutto a Reggio emilia è stato tramite un bando e avevamo portato solo 15 minuti dello spettacolo. Direi che è stato molto apprezzato dal pubblico ma la commissione ha avuto poco coraggio nel dargli il riconoscimento che meritava... è comunque uno spettacolo decisamente forte nei temi e nella messa in scena. Grazie a Mariagrazia Innecco e al grande lavoro dell'autore, Antonio Mocciola, siamo riusciti però lo stesso a portare tutto il lavoro a Milano e a fare una bellissima replica, mostrando tutti i temi controversi e viscerali trattati da Andrè Gide e sapientemente trascritti dalla penna abile di Antonio. È uno spettacolo che a me piace tantissimo, perchè parla di vita, quella vita a volte oscura ma che trascende dalla morale e porta lo spettatore ad interrogarsi su temi che spesso facciamo di tutto per lasciare nascosti e sepolti dentro di noi perchè ci spaventano. Il mio personaggio è molto particolare e cerca disperatamente la sua strada per sentirsi vivo, anche se è una strada oscura, malata e al tempo stesso l'unica via per la guarigione da tutti i mali non compresi a pieno dalla società. Che messaggio e che possibilità dà oggi il mondo della cultura ai giovani artisti in un settore particolare e in perenne cambiamento come il teatro, cinema e la televisione ormai assorbite dalla rete? C’è spazio in Italia per giovani artisti talentuosi ?Il messaggio è che la cultura è davvero fondamentale nella vita dell'individuo... i temi comunicativi si sono messi maggiormente a disposizione degli spettatori, e hanno smussato alcune banalità; però, secondo la mia opinione, oggi come non mai l'importanza della cultura nella vita delle persone è arrivato anche alle menti più scettiche, sopratutto durante i diversi lockdown... la rete è una grande risorsa secondo me ma come disse un celebre autore di fumetti da grande potere derivano grandi responsabilità... perchè è vero che la rete dia maggiori possibilità alla comunicazione di massa, e la cultura deve essere anche comunicazione, ma è altrettanto vero che se diventa un abuso si appiattisce tutta l'essenza profonda del parlare alla pancia delle persone. Vedere uno spettacolo dal vivo non è soltanto vedere uno spettacolo ma è anche partecipare insieme ad altri ad un'esperienza unica e irripetibile, anche per la sera successiva nello stesso luogo allo stesso spettacolo o proiezione cinematografica, non sarà mai la medesima esperienza vissuta la sera prima. E questa sensazione va custodita e protetta. Credo che oggi in Italia ci sia una piccolissima possibilità in più, rispetto al decennio scorso, di avere spazio per i giovani talenti. Siamo comunque al minimo spazio vivibile e ancora troppo poco, perchè l'Italia è piena di talenti giovani, innovativi, e pieni di vita da regalare alle persone, vanno innalzati, non schiacciati o messi da parte.Il rapporto con la sua città Natale .La mia città natale è Carate Brianza e non ci metto piede da quando avevo 7 anni... posso dire di essere stato adottato da Legnano e Busto Arsizio e mi sento molto responsabile per l'interesse culturale di queste città. Sono bellissime città, piene di storia e invito tutti a visitarle. Piccola parentesi storica a Legnano è stata combattuta la famosa battaglia contro il Barbarossa, citata anche nell'inno d'italia, e quello è stato il primo momento storico in cui l'italia si è unita per combattere un invasore straniero che era intenzionato a dominare su tutta la penisola.. Garibaldi stesso prima di combattere per l'unificazione è passato da Legnano per chiedere agli abitanti di erigere una statua che rappresentasse un simbolo d'unione.. purtroppo oggi quello stesso simbolo è usato da molti o è stato usato, fino a poco tempo fa, per discriminare e disunire … forse qualcuno sa di quale simbolo parlo....Il lavoro al tempo del “coronavirus” come stanno rispondendo gli artisti a questa emergenza virale ed umanitaria che ha colpito l’Italia e il mondo e come pensate di rientrare in campo viste le problematiche che sta affrontando il mondo della cultura in generale. È molto dura, inizialmente ci siamo uniti in modo quasi commovente... ora stiamo tutti lottando con le unghie e con i denti per non soccombere ... siamo sempre stati abituati a lottare, mi riferisco agli artisti in generale, perciò la lotta non ci spaventa, però devo ammettere che sopravvivere sta diventando sempre più arduo. Le risposte sono state moltissime, e come sempre, ci siamo dovuti reinventare per riuscire a sopravvivere senza snaturare il senso di questo lavoro; però artisticamente parlando ogni giorno diventa sempre più difficile; non credo che ci si abbatterà, la mia è solo una constatazione, credo che l'impegno e la volontà continueranno finchè si avrà anche la più piccola possibilità di portare l'arte alle persone, perchè in ogni caso ci contraddistingue un fuoco perpetuo che difficilmente si spegnerà.I suoi prossimi impegni.Nel prossimo futuro ho le riprese di una serie televisiva per ragazzi e poi riporterò in scena due spettacoli