Peppe ci racconti di Lei, chi è Peppe Romano come persona?Sono una persona solare, sensibile, generosa, mi piace lavorare con il gruppo e soprattutto per il gruppo; sento di dover fare bene in qualsiasi attività mi venga proposta. Non mi spaventa lavorare e ritengo che nella vita bisogna aspirare al successo nell’ambito che si preferisce, cercando ogni volta di dare il massimo. Mi piace fare arte ed emozionarmi emozionando. Come nasce la sua passione per la recitazione?La mia passione per la recitazione è nata un po’ per caso, tra i banchi di scuola, al liceo, quando i miei compagni di classe (fino a quel momento spettatori delle mie imitazioni degli insegnanti), mi spinsero a partecipare -nella sezione recitazione e in quella di musica- al ‘Talents Students’ a cui la scuola stava prendendo parte. Mi convinsi e accettai. Suonavo il djambè nella band della liceo e sostituii nel ruolo del protagonista il ragazzo che avrebbe dovuto interpretare le scene per il concorso. Andò benissimo, passammo tutte le fasi e vincemmo quell’edizione del ‘Talents Students’. Fu in quell’occasione, quando salii per la prima volta su un palcoscenico per recitare, che mi innamorai del teatro. Quali sono gli artisti dai quali si sente maggiormente influenzato o da cui trae ispirazione?Non ho un unico punto di riferimento, ma cerco di prendere il meglio da ogni artista che per me sia degno di questo nome. Osservo molto. Mi piace imitare, studiare l’essere umano, e spingermi oltre i miei limiti. Lei ha debuttato a solo 15 anni sotto la direzione di Vincenzo Borrelli, come giovane attore quali sono i personaggi che ha portato in scena ed ha sentito più vicino alla sua sensibilità.Ho debuttato a 15 anni sotto la direzione di Monica Balsamo, che mi scritturò per una sua commedia dopo avermi notato dai banchi della giuria del ‘Talents Students’. Fu un’esperienza fantastica in cui ho avuto l’opportunità di conoscere molti attori già navigati, dai quali ho imparato tanto, come Diego Sommaripa, il quale mi ha diretto in diversi suoi spettacoli e con la cui compagnia ‘Resistenza Teatro’ collaboro ancora. Ho avuto la fortuna di interpretare diversi ruoli, ma quello a cui sono più legato è ‘Pierdomenico D’Andolfi’, un giovane ragazzo balbuziente che sogna di fare l’attore, protagonista dello spettacolo scritto da me e messo in scena in occasione della chiusura del progetto di alternanza scuola-lavoro diretto da Vincenzo Borrelli, con cui ho anche avuto l’onore di condividere il palco oltre ad essere diretto, per una sua rappresentazione.Lei oltre ad attore è anche un bravo musicista, suona le percussioni e la chitarra.Amo tanto la musica. Ho cominciato a suonare da piccolo la chitarra, prendendo lezioni private da un maestro ma, dopo aver frequentato un anno, decisi di lasciar stare… volevo giocare a calcio! Dopo qualche tempo ripresi gli studi in maniera autonoma, e adesso credo di essere arrivato a un discreto livello! (…naturalmente a pallone non ci ho mai giocato!) Per le percussioni, invece, è un discorso diverso, poiché la passione mi è nata alle scuole medie, sotto la guida del maestro Carmine Sanarico, che aveva bisogno di qualcuno che suonasse le percussioni nell’orchestra della scuola e io, in maniera del tutto improvvisata, mi feci avanti. Riuscivo a tenere il ritmo. E da quel giorno non ho smesso più. Lei ama anche scrivere e nel 2018 ha diretto il suo primo spettacolo e sempre con la scrittura ha dato vita a due cortometraggi, ci racconti di questa esperienza. È stato stupendo scrivere ed avere la possibilità di mettere in scena un mio testo. Ero estremamente teso ed emozionato prima di salire sul palco poiché mi sentivo responsabile di tutto quello che sarebbe accaduto ma, alla fine, grazie anche ai miei compagni di classe che erano in commedia con me ed a Vincenzo e il suo staff del ‘Centro Teatro Spazio’, tutto andò per il meglio. Il percorso liceale mi ha dato la possibilità di cimentarmi sia nella drammaturgia che nella sceneggiatura, tant’è vero che insieme ad un mio compagno di classe abbiamo scritto le sceneggiature di due cortometraggi da me interpretati, uno dei quali finalista al Napoli Film Festival-sezione scuola; questi progetti sono stati molto entusiasmanti ed estremamente formativi per me.In seguito nel 2019 entra al Bellini per l'accademia della "Bellini Teatro Factory" che attualmente frequenta e con cui ha portato in scena con successo insieme agli atri attori lo spettacolo teatrale ‘La fidanzata/Pandemico Vaudeville’ diretti da Francesco Saponaro, come vive questa esperienza formativa. Nel 2019 sono entrato a far parte dell’accademia del teatro Bellini di Napoli, e da lì in poi la mia vita è cambiata. È stato l’avverarsi di un sogno. Andare in scena al ‘Piccolo Bellini’ è stato davvero magico, e per questo ringrazio Francesco Saponaro che ci ha diretti con estrema fiducia e professionalità e i miei compagni di classe con i quali sto condividendo gli anni più belli della mia formazione. Ho amato il mio personaggio ‘Agente Piscitelli’, che ho costruito prova dopo prova divertendomi tanto. Per adesso l’ho salutato, ma non con un addio… con un arrivederci! Preferisce la regia, la scrittura o la recitazione?Preferisco la recitazione perché la mia vita non mi basta, ho bisogno di viverne altre (come diceva qualcuno!). Quando scrivo parlo tanto di me, a differenza di quando recito che interpreto un personaggio altro da me. Anche la regia mi affascina, ma per adesso non credo di avere i mezzi per dirigere un gruppo di attori, se non me stesso quando sono in scena. Che messaggio e che possibilità dà oggi il mondo dell’arte ai giovani artisti in un settore particolare e in perenne cambiamento come il teatro, cinema e la televisione ormai assorbite dalla rete? C’è spazio in Italia per giovani artisti talentuosi ?Il messaggio, che arriva per esempio dal mondo della televisione, non è molto confortante, dati i prodotti che vanno in onda quotidianamente. Tuttavia, io credo e spero che ci sia spazio per chi davvero merita di lavorare, che sia al cinema, a teatro o in tv, poiché di talenti in Italia ne abbiamo tanti, riconosciuti in tutto il mondo e, talvolta, poco apprezzati ‘in casa’. Da pubblico, mi sento di dire che ho voglia di vedere opere d’arte che parlino a tutti e, soprattutto, che siano attuali. Il rapporto con la sua città Natale. Sono di Volla. Sono cresciuto a Volla. Ci sono i miei migliori amici e la mia famiglia, ma la realtà napoletana, del centro città, aperta e accogliente, la sento molto più vicina al mio modo di intendere la vita.…senza nulla togliere alla periferia, anzi le sono grato! Il lavoro al tempo del “coronavirus” come stanno rispondendo gli artisti a questa emergenza virale ed umanitaria che ha colpito l’Italia e il mondo e come pensate di rientrare in campo viste le problematiche che sta affrontando il mondo della cultura in generale. Nonostante il settore artistico sia stato il più penalizzato di tutti durante l’intenso lockdown che abbiamo rispettato, credo che l’unico modo per riuscire a superare un momento storico così difficile sia rimboccarsi le maniche e lavorare, trasformare un problema in una risorsa, e protestare quando ci sono delle ingiustizie nei confronti dei lavoratori dello spettacolo, portatori sani di bellezza e divertissement. I suoi prossimi impegni.Per adesso, proseguire il percorso accademico al teatro Bellini è la mia priorità; però, come si dice: stay tuned!