Guido ci racconti di Lei, chi è Guido Di Geronimo come persona?
Difficile descriversi sotto questo punto di vista, spesso a primo acchito mi viene detto che sembro una persona molto seria, poi sciogliendomi si rendono conto del mio carattere espansivo e sempre pronto allo scherzo. Di base mi ritengo una persona introversa, cerebrale e riflessiva ma capace di aprirsi con il tempo con colleghi e nuove conoscenze. Sono nato a Salerno nel 1991, laureato magistrale all’Università di Salerno in Scienze dello Spettacolo e della Produzione Multimediale e mi sono diplomato attore e mimo all’Accademia Mediterranea di Mimodramma di Napoli.
E come artista?
Dal punto di vista artistico devo molto al mio Maestro Michele Monetta che mi ha insegnato l’approccio al lavoro di attore e ai suoi insegnamenti di mimo corporeo derivanti da Etienne Decroux , sul corpo in azione con e senza maschera da Jacques Lecoq e il Metodo di Moshe Feldenkrais. Penso che questo mestiere sia fatto di disciplina, tecnica ed empatia, mi piace molto il lavoro di costruzione del personaggio e scandagliare il testo alla ricerca del non detto e dell’accennato che possano dare tridimensionalità al personaggio. Parto principalmente dal corpo e dal suo movimento per la ricerca delle emozioni e delle intenzioni del personaggio che devo affrontare.
Lo scorso giugno ha vinto in modo corale il premio Napoli Cultural Classic come interprete insieme ai suoi colleghi del cast per il miglior riadattamento teatrale con lo spettacolo “Nozze di sangue” diretto da Gianmarco Cesario, un dramma forte, passionale dove gli artisti si sono esibiti in più ruoli e in un modo originale. Come si è calato nel ruolo dei suoi personaggi?
Interpretare più ruoli nella spessa pièce è sempre complicato, in questo caso mi ha aiutato nella caratterizzazione il fatto che fossero due personaggi di sesso diverso. Sia il personaggio de lo Sposo che quello de la Moglie nel testo di Garcia Lorca hanno dei punti in comune che ho cercato di mantenere. Lo Sposo è un antieroe tragico che all’inizio del testo ha una forte componente rivoluzionaria e, quindi, ho cercato nel testo e nelle intenzioni quel fuoco attraverso il quale si compiono grandi cambiamenti nella storia, rivoluzione e fuoco che vengono distrutti dalle imposizioni di una società patriarcale, che diventa il mezzo con cui si compie la tragedia. Interpretare un ruolo femmine, sebbene scevro della sua femminilità per l’idea registica di Gianmarco Cesario, è stata una bellissima sfida, calarsi e comprendere le imposizioni che una società dell’epoca (ma in qualche modo anche la nostra) riversa sulle donne è stato per certi versi illuminante. Una donna costretta a comportarsi come un uomo, che accetta con grande dignità il proprio destino, una sorta di contraltare della protagonista dell’opera: La Sposa.
Invece in “Controvento”, serie di monologhi scritti e diretti da Gennaro Esposito ha interpretato Giordano Bruno. Ci racconti
Riscoprire e ridare vita alle idee di un grandissimo filosofo come Giordano Bruno è uno dei tanti onori che questo mestiere concede a noi attori. Sebbene si tratti di una riscrittura moderna, ho tentato di mantenere intatta la passione di Bruno. Il suo rapporto tra raziocinio e religione è una tematica, secondo me, attualissima. Più che un lavoro sul personaggio è stato un tentativo di riportare al meglio quelle idee studiate prima di affrontare la messinscena di questo personaggio.
Quali sono gli artisti dai quali si sente maggiormente influenzato o da cui trae ispirazione?
Più che essere influenzato da qualche artista in particolare mi piace osservare il lavoro di altri attori, soprattutto di quelli con cui ho la fortuna di condividere il palcoscenico. Mi piace ritenermi una spugna, perché sono convinto che non si smetta mai di imparare e ogni occasione può essere quella buona per apprendere uno stile, una tecnica, un movimento, un’intonazione. Anche la cosa più piccola, sia in positivo che in negativo, può essere un insegnamento che entra a far parte del mio bagaglio di conoscenze.
Come attore quali sono i personaggi che ha portato in scena ed ha sentito più vicino alla sua sensibilità.
Tutti i personaggi che ho avuto la fortuna di portare in scena avevano qualcosa di mio, che sia un pensiero, una parte del carattere, un modo di pensare. Volente o nolente nella costruzione del personaggio ci si incontra a metà strada, difficile trovare punti di contatto con un serial killer efferato come Armin Meiwes ma, bypassando il giudizio morale, bisogna entrare in contatto con il sentimento e con il modo di pensare che, per quanto perverso, ha una sua logica e una sua componente emozionale comune a tutti. Il personaggio più vicino alla mia sensibilità è stato senza ombra di dubbio Lo Sposo in Nozze di Sangue, la sua voglia di cambiare la società, la voglia di vivere la vita rompendo le sovrastrutture, l’illusione di poter essere un elemento di rottura sono tutte caratteristiche che mi appartengono nel profondo. Caratteristiche che sono, tra l’altro, alla base delle scelte che mi hanno portato a fare questo mestiere.
Da anni si esibisce in tutta Italia con il Teatro dell’Osso Scuola portando negli istituti scolastici alcune lezioni-spettacolo su Plauto, Pirandello, Manzoni e Goldoni. Da cosa nasce questa esigenza?
Molti non comprendono la fortuna di poter lavorare con e per i ragazzi di oggi, il progetto del Teatro dell’Osso Scuola è un progetto a cui tengo moltissimo. La possibilità di avere a che fare e, in un certo senso, poter plasmare il pubblico del domani è impagabile. Queste lezioni-spettacolo sono pensate, scritte e messe in scena per loro, la possibilità di apprendere divertendosi è molto apprezzata anche dai docenti con cui riusciamo ad instaurare un rapporto profondo. Per questo progetto devo ringraziare Mirko Di Martino e colui che è il mio altro Maestro, Orazio Cerino.
In generale cosa pensi del mondo della Rete intesa come social o webseries all’interno di un contesto culturale ? Secondo lei la Rete sarà la strada del futuro per l’arte?
Penso che la Rete sia molto importante e che sia necessario per tutti comprenderne a pieno l’utilizzo e le possibilità. È semplice ridurre questo argomento come marginale o vederne solo gli aspetti negativi. Il problema non è mai il mezzo ma come lo si usa. La rete ha sicuramente aumentato i prodotti audiovisisvi e, quindi anche il lavoro per noi attori però la quantità non è sempre un bene. Ritengo che come per la comparsa nella storia di altri media la cosa si assesterà e troverà la sua dimensione artistica definitiva con le prossime generazioni che sfrutteranno al meglio l’incredibile potenza del mezzo.
Il lavoro al tempo del “coronavirus”: come stanno rispondendo gli artisti a questa emergenza virale ed umanitaria che ha colpito il mondo e come pensate di rientrare in campo viste le problematiche che sta affrontando il mondo del cinema in generale.
La pandemia ha rappresentato una forte battuta d’arresto per tutti i settori e il problema più grande è che è arrivata quando la società si stava riprendendo dalla crisi del 2008. Il futuro non è roseo, né per i lavoratori dello spettacolo né per altre tipologie di lavoratori. Gli artisti nei periodi di crisi raggiungono l’apice della propria creatività. Io spero che nel cinema e nel teatro ci sia una nuova stagione in cui si facciano veicoli di problematiche attuali e future. C’è bisogno di un teatro e un cinema politico, che scuota le masse, che parli di argomenti spinosi per il pubblico, che ritorni ad avere quella funzione catartica che ne caratterizzava le origini. Le tematiche ambientali, politiche (nel senso etimologico del termine), di analisi e comprensione della società devono essere la nuova linfa per tutte le arti. Bisogna scardinare il paradigma per cui ognuno deve pensare solo a se stesso a discapito degli altri, bisogna ritornare a comprendere che i problemi sono comuni e non del singolo, che il senso di comunità è la base dalla quale ripartire. United we stand, divided we fall.
I suoi prossimi impegni.
Per chiudere quest’estate stiamo lavorando per riportare in scena Nozze di Sangue i primi di agosto al Maschio Angioino, in più è in preparazione Romeo e Giulietta che andrà in scena a fine luglio al castello di Lauro. Per la prossima stagione invece ci sono molti progetti sia per il cinema che per il teatro.