Marcello ci racconti di Lei, chi è Marcello Manzella come persona?Sono un trentenne, in piena e classica crisi da trentenne! E poi sono un gamer, un appassionato di Teatro e di Cinema e mi piace viaggiare, molto, ma in questo periodo è piuttosto difficile farlo. Ho un carlino, Bob, un affitto da pagare, delle bollette in costante rincaro, un fratello che mi ha insegnato molte delle cose che so e che vive in Bulgaria, dei genitori che mi hanno sempre aiutato a coltivare le mie passioni e mi hanno sempre appoggiato. Da giovane laureato all’orientale ad attore talentuso.Amo la cultura, la lingua e la letteratura giapponese e inglese. Per questo ho deciso di intraprendere quel percorso di studi universitari. Ma è proprio in quegli anni che ho capito che la mia vita non poteva essere dietro una scrivania, la mia vita doveva essere in giro, su un palco, su un set. Così ho preso la laurea triennale e poi ho iniziato il triennio accademico all’INDA di Siracusa dove mi sono diplomato come attore.Come nasce la sua passione per la recitazione?Avrò avuto 9 anni, ero a casa davanti la televisione e ad un certo punto mi capita davanti agli occhi una delle scene centrali de “L’estate di Kikujiro”, un film di Takeshi Kitano. Rimasi incantato ed emozionato da quelle immagini, dalle musiche, dagli sguardi dei personaggi, dai silenzi. Negli anni seguenti ho cercato questo film ovunque e alla fine l’ho trovato, ironia della sorte in una videoteca vicino casa dove non avevo mai cercato. Penso di aver consumato quella videocassetta. Grazie a questo film e a Takeshi Kitano mi sono pian piano innamorato della musica, della cultura giapponese, del cinema, della regia e della recitazione. Nasce tutto da qui. Nasco da qui.Quali sono gli artisti dai quali si sente maggiormente influenzato o da cui trae ispirazione?Non ho artisti ai quali mi ispiro, sicuramente Takeshi Kitano è stato ed è il punto fermo della mia vita legata al mondo dell’arte. Poi ci sono molti artisti che mi influenzano ogni volta che li guardo, primo fra tutti Totò. Poi ci sono Massimo Troisi, Carlo Verdone e Robin Williams. Ne dimentico molti altri, ovviamente.Come attore quali sono i personaggi che ha portato in scena ed ha sentito più vicino alla sua sensibilità.Uno dei primissimi ruoli che ho avuto dopo essere uscito dall’accademia è Emone di “Emone – La traggedia de Antigone seconno lo cunto de lo innamorato” di Antonio Piccolo. È un personaggio che, soprattutto all’epoca, era molto vicino a me: giovane, un po’ sognatore, un po’ visionario, sempre pronto a proporre una conciliazione, sempre pronto a cercare, con tutto sé stesso, una soluzione alle cose brutte della vita. Non smetterò mai di ringraziare uno dei miei padri teatrali, il regista Raffaele Di Florio, che mi scelse per il ruolo.Devo dire che Amoresano di “Napoli Mon Amour” per certi versi mi ricorda un po’ un Emone cresciuto. Anche Amoresano, così come fu Emone, è arrivato nella mia vita nel “momento giusto”.
Nel 2020 cura la regia del suo primo spettacolo “ Lampedusa beach” di Lina Prosa, portato in scena al Nuovo Teatro Sanità, da cosa nasce l’esigenza di dirigere uno spettacolo teatrale. È stata la voglia di creare qualcosa quasi da zero, di creare qualcosa di “mio”, qualcosa che avesse una mia visione personalissima. Questo mi piace un sacco della regia, dare una propria impronta alle cose. Mi piace un sacco ma mi spaventa anche, perché poi questa personale visione viene vista da un pubblico che può non apprezzarla, non comprenderla appieno, non approvarla. Per me la regia è una grande assunzione di responsabilità. Grande soddisfazioni anche con la regia del corto teatrale “ Madrioska” di Orlando Napolitano.Con Orlando Napolitano, giovane drammaturgo casertano, e Valentina Elia, tra le migliori giovani attrici che io conosca, si è creato un bellissimo sodalizio artistico. “Madrioska” è stato il nostro primo lavoro insieme, abbiamo avuto qualche soddisfazione presentandolo a diversi bandi e ad alcuni concorsi. Il percorso di “Madrioska” non è ancora finito. Quindi la si può definire a pieno titolo attore e regista, come concilia questi ruoli.Proprio in questo periodo ho avuto le prove come attore di “Napoli Mon Amour” a Napoli e contemporaneamente a Caserta il riallestimento da regista di “Lampedusa Beach”. È stato un periodo difficile ma pare sia andato tutto bene. Però non lo so se sono ancora in grado di conciliarli. In linea di massima, comunque, quando faccio il regista non voglio essere impegnato come attore e viceversa. Motivo per cui, ad oggi, non recito nei miei spettacoli.Preferisce il teatro classico o contemporaneo?Da lavoratore dello spettacolo non ho preferenze. Da spettatore preferisco il teatro contemporaneo. Oggi c’è ancora troppo poco spazio nel nostro paese per la contemporaneità vera, soprattutto nei Teatri Nazionali. Troppo poco. Ci parli del personaggio del suo ultimo spettacolo in scena al Teatro Mercadante di NapoliRuberò le parole del regista Rosario Sparno: “è un uomo in attesa del tempo che scorre, che sogna ma senza più forze”. Amoresano è un trentenne di Napoli con due lauree alle spalle, un passato da marinaio e in costante ricerca di occupazione. Non trova un posto a Napoli, non trova un posto nel mondo. Scrive racconti nella speranza di trovare l’idea giusta per un romanzo. Amoresano è il simbolo della precarietà esistenziale. L’incontro con la bellissima Nina lo riaccende, lo ricollega alla vita. Ma la donna aggrava solo la sua situazione. Nina si rivela essere un amplificatore dei limiti e delle impossibilità di Amoresano. Affrontare questo personaggio non è stato facile, ma grazie alla guida attenta di Rosario Sparno e della sua assistente Antonella Romano e ai miei due meravigliosi e bravissimi compagni di scena Angela Fontana e Gennaro Apicella, ci provo ogni sera.Che messaggio e che possibilità dà oggi il mondo del teatro ai giovani attori in un settore particolare e in perenne cambiamento ormai assorbite dalla rete? C’è spazio in Italia per giovani artisti talentuosi?Ci sono tantissimi giovani e bravi artisti nel mondo del teatro italiano ma purtroppo noto che, ancora oggi, sopravvivono vecchie metodologie e ingiuste dinamiche che non permettono a tutti di essere provinati e di fare il proprio mestiere. Il messaggio che viene fuori da tutto questo, per me, è svilente.Il rapporto con la sua città Natale.Caserta mi piace, non ho nulla contro di lei, a volte mi fa un po’ arrabbiare, finiamo per litigare ed inizio ad odiarla, ma poi un po’ ci riconciliamo, un po’ facciamo finta di niente e facciamo la pace. Devo ammettere che molte delle opportunità che ho avuto nella mia vita non sono quasi mai partite da questa città. Tuttavia, devo dire che la spinta principale nel mio lavoro l’ho avuta da adolescente a Caserta grazie a La Mansarda Teatro dell’Orco, compagnia teatrale con cui ho mosso i miei primissimi passi in scena e con cui tutt’oggi lavoro.Il lavoro al tempo del “coronavirus” come stanno rispondendo gli artisti a questa emergenza virale ed umanitaria che ha colpito l’Italia e il mondo e come pensate di rientrare in campo viste le problematiche che sta affrontando il mondo della cultura in generale.è stato, e forse lo è ancora, un periodo molto complesso. Per tutti. Negli anni della pandemia nel mondo del teatro italiano si sono consolidate o addirittura sono nate nuove realtà a tutela del lavoratore dello spettacolo. Mi viene, per esempio, in mente R.A.C. REGIST_ A CONFRONTO, la prima associazione di categoria per registe e registi teatrali in Italia, o il REGISTRO DI CATEGORIA ATTRICI E ATTORI PROFESSIONISTI CAMPANI in continuo contatto con il sindacato e che ha svolto un gran lavoro durante questi due anni. Mai come in questo periodo abbiamo capito, e abbiamo cercato di far capire, quanto sia importante ristabilire una dignità lavorativa al mestiere dell’attore. Purtroppo le cose, soprattutto in alcuni contesti, sono cambiate ben poco. Il Covid avrebbe dovuto insegnarci molto, ne abbiamo ricavato, ahimé, poco. O questo è quel che mi sembra.
I suoi prossimi impegni.Fino al 20 Marzo sono in scena al Ridotto Mercadante con “Napoli Mon Amour”. L’1 e 2 Aprile sarò a Catania con la compagnia La Mansarda Teatro dell’Orco con “Oscae Personae” uno spettacolo sulla fabula atellana. Il 5, 6 e 7 aprile, poi, al Teatro Tor Bella Monaca di Roma andrà in scena “Lampedusa Beach” con la mia regia.