Giuseppe ci racconti di Lei, chi è Giuseppe Bucci come persona?Sono un uomo che, alla soglia dei 50 anni, può dire di aver vissuto una vita molto turbolenta, nel bene e bel male, costellata di sofferenze, dolori e sacrifici ma anche poi di soddisfazioni, traguardi e felicità. Non mi sono di certo mai arreso e risparmiato. Mai. Credo nell'arte, nell'amore per il mestiere che faccio, nella verità, nel lavoro duro. Sono napoletano verace ma quando, ormai 18 anni fa, per un caso fortuito, si presentò l'occasione di venire a lavorare a Roma mi dissi: “non posso perderla”. Sono venuto in questa città, che ormai è la mia seconda casa, completamente solo, senza amici, senza appoggi, senza raccomandazioni, senza alloggio, se ci penso, un intrepido incosciente :-) Tutto quello che ho costruito, in Rai e fuori, lo devo solo all'incessante impegno e alla passione che mi hanno sempre accompagnato. Ho lavorato tanto in televisione che è, come si suol dire, quella che mi dà da mangiare, in teatro e nel cinema. Ho fatto ottime esperienze in questi campi.In Tv posso citare senza dubbio il Kilimangiaro, Il tempo e la storia, Stracult, Lineaverde, Un posto al sole... e il super formativo Porta a Porta. Ma ho fatto veramente di tutto. La televisione non è lo strumento che preferisco, è poco poetico, ma è sicuramente una grande scuola.In teatro, a parte i dieci anni da attore (ebbene si ...) con vette quali “La confessione” di Manfrè e “Il contagio” di Carlo Cerciello (da “Cecità” del Nobel Josè Saramago che venne a Napoli a vedere lo spettacolo... da tremarella) è nella regia che esprimo maggiormente me stesso. Come in “Regine” con Rosaria De Cicco, “parlami, Orlando” da Virginia Woolf con Salvatore Langella e “In casa con Claude” un mio personalissimo cult interpretato nella prima versione da Mario Autore (poi Eduardo nei “I fratelli de Filippo” ) e adesso dal giovane Andrea Verticchio (L'amore il sole e le altre stelle) a cui auguro un futuro luminoso, se è vero che interpretare Yves nel mio spettacolo porta cosi fortuna :-)Nel cinema però ( e si parla di cortometraggi, aspetto ancora il primo film...) mi sento particolarmente a casa mia. E' un mezzo che adoro, ho girato tantissimi corti (e spot) e vinto tanti premi. Mi piace tanto la fase di scrittura ma ancor più quella delle riprese, dirigere gli attori, anche solo per uno sguardo di pochi secondi che racconta una vita, è bellissimo... decidere le inquadrature mi affascina. Poi il montaggio, lo amo moltissimo e l'ho imparato caparbiamente negli anni. E' li che mi sento totalmente padrone del lavoro, degli attori, della storia che puoi rivedere, modificare o restartene lì a lasciarti sorprendere da come una idea di montaggio o un “cut” improvviso possano dare ulteriore luce a un bel lavoro. Come nasce la sua passione per la regia?Onestamente, se vado indietro nel tempo, credo sia nata andando molto a teatro ma soprattutto guardando una marea di film. Da ragazzo ero ossessionato dagli anni '50 e '60 tanto gli italiani che quelli di Hollywood. Ebbene oltre ad amare le star e i loro personaggi (dalla Magnani alla Loren, la Hepburn e Marilyn Monroe, Mastroianni, Totò, James Dean e Paul Newman ) ero un fanatico dei registi e dell'evidente talento che li distingueva dai colleghi di tanti altri film senza personalità. E soprattutto mi ritrovavo ad ammirare quelli che più che concentrati sulla regia come, a volte incantevole, esercizio di stile (cito comunque tra i preferiti Visconti, Fellini, Welles, Hitchcock) si concentravano sugli attori. Sulla direzione degli attori che è, in tutta onestà, la cosa che più adoro fare. Anche oggi, nel guardare spettacoli teatrali o film, della regia guardo soprattutto la capacità di guidare gli attori, di renderli “veri”, “credibili”, “convincenti”, “ispirati”. E' una cosa tra le più difficili a mio parere e solo pochi riescono ad ottenere ben di più che solo una “buona recitazione”
Quindi quali sono gli artisti dai quali si sente maggiormente influenzato o da cui trae ispirazione?E quindi veri e propri fari per me sono stati Vittorio De Sica, un vero genio nel tirar fuori il meglio dagli attori, cosa sarebbe stata la Loren senza i suoi capolavori “La ciociara” “L'oro di Napoli” “Matrimonio all'Italiana”? (a parte l'eccezione dello splendido “Una giornata particolare” di Ettore Scola ... un altro dei miei fari).Tra gli stranieri su tutti irragiungibile era per me Billy Wilder (“Viale del tramonto”, “A qualcuno piace caldo”), genio della scrittura, del comico e del drammatico e della direzione degli attori. E' quello che ha saputo trarre il meglio e “iconizzare” la Monroe ad esempio, ma sono talmente tanti gli attori che sotto di lui hanno brillato vincendo Oscar o nomination... quasi una garanzia)Oggi, amo molto Wong Kar Wai (mi perdo con “In the mood for love” e “2046”), Paolo Virzì, Martin Scorsese, pazzesco... e alcuni film di Stephen Daldry mi incantano (“The hours” “Billy Elliot” ) ma se comincio a parlare di cinema non la finisco più.Tra gli attori mi piacerebbe citare alcuni miei punti deboli come Michelle Pfeiffer o Leonardo Di Caprio (soprattutto nella sua fase giovanile) ma anche il talento ispirante di Kate Winslet e Cate Blanchet, Michael Fassbender e perchè no, il nostro Toni Servillo.Come regista quali sono le opere che ha portato in scena ed ha sentito più vicino alla sua sensibilità.Nel teatro con lo spettacolo Regine (4 monologhi scritti da Chiara Tortorelli, Francesca Gerla, Pino Imperatore) interpretato da Rosaria De Cicco ho toccato diversi, toccanti, temi come gli sbarchi clandestini, le molestie sessuali, la camorra ma in particolare ho potuto scrivere e dirigere Rosaria in una versione “lesbo” di “Voce umana” di Cocteau che mi commosse molto. Era un pezzo così bello che ne abbiamo poi girato un corto.Con “parlami, Orlando” ho intrapreso un viaggio totalizzante nel romanzo di Virginia Woolf, la fase della riscrittura è stata lunghissima e affascinante, la fase della messa in scena durissima e profondamente stimolante. Salvatore Langella è stato bravissimo, un monologo di 90 minuti senza quasi mai tirare il fiato con una valanga di emozioni da raccontare. Virginia Woolf è una autrice affascinantissima ma molto, molto contorta (soffriva di forti depressioni, si sa) e l'immersione in quello spettacolo mi ha creato non pochi problemi dal punto di vista emotivo.“In casa con Claude” è, penso, la mia opera più riuscita. Frutto di un momento di vita personale molto difficile e del suggerimento di un amico, Gianmarco Cesario, è diventata la chiave di volta per elaborare, sviscerare e tirar fuori tutto il mio dolore e la mia arte visionaria. Un vero e proprio viaggio psicanalitico ed emotivo nello spettacolo, nei personaggi e in me stesso. Ne sono uscito incredibilmente soddisfatto ma, anche là, molto provato (vabbè si è capito che le cose che faccio sono, in genere, pezzi del mio cuore e della mia anima dati in pasto al pubblico, io vedo il mio percorso artistico solo in questo modo). Nel cinema tra i migliori citerei “Luigi e Vincenzo” con Francesco Paolantoni e Patrizio Rispo, diventato negli anni un vero e proprio cult lgbt (girando tutto il mondo compresi Frameline di San Francisco e Outfest di Los Angeles) . Qualche anno fa la associazione I-Ken, che lo produsse, utilizzò l'immagine del bacio nella metro Toledo di Napoli come simbolo d'amore per la campagna di San Valentino. Vedere quel frame del mio corto affisso in manifesti giganti per tutta Napoli fu emozionantissimo. “Una notte ancora” con Ivan Bacchi e Marco Cacciapuoti è invece uno di quelli a cui sono più legato. Un lavoro molto intimo, personale. Un corto fatto di lunghi sguardi e lunghi silenzi. La storia di una separazione che dà vita ad una ossessione. Ero presente alla proiezione al BFI di Londra. Un sogno realizzato “frammenti da Scannasurice” con la strepitosa Imma Villa è invece una mia idea folle di estrapolare un corto cinematografico da un lavoro teatrale di successo “Scannasurice” di Enzo Moscato diretto da Carlo Cerciello. Ne è venuta fuori un'opera assai poetica che mette in risalto ancora di più la toccante interpretazione di Imma Villa che per questo lavoro ha aggiunto numerosi premi di Festival di Cinema (tra cui anche il Napoli Cultural Classic...) a quelli già numerosi vinti per lo spettacolo teatrale. Ero innamoratissimo di quel “femminiello” da quando potei assistere alla prova generale (lo spettacolo gira ormai da oltre 6 anni!) e lavorare con la cara amica Imma Villa è stata una bellissima emozione. Smussare insieme l'enfasi teatrale per adeguarla alla potenza di un primo piano (che primi piani!) che richiede soprattutto la verità dello sguardo... esperienza splendida. E per finire, corto che sta vincendo tanti premi e sta ancora circolando molto in questo periodo, “La voce di Laura” . Come ho detto un mio personale adattamento di “Voce umana” di Cocteau in chiave lesbo, aprendo così le porte a questioni come i matrimoni tra persone dello stesso sesso, la gestazione per altri, l'adozione, il pregiudizio che ancora spinge oggi molte persone omosessuali a nascondersi dietro una vita “normale”. Girarlo è stato una esperienza fortissima (eravamo in pieno covid, quindi con grandi difficoltà) raccontare questa donna abbandonata attraverso Rosaria De Cicco, mia sorella maggiore in pratica, è stato molto complesso ma molto stimolante. Avevamo già affrontato il personaggio a teatro portando Rosaria nelle viscere di un personaggio omosessuale e debole (lei che è invece uno tsunami di donna). Il risultato fu molto toccante. Sul set ci siamo voluti complicare ancora di più la vita, avendo io deciso di girarlo con piccoli piano-sequenza per terminare, poi, con un piano sequenza finale di ben 11 minuti! Una sfida bellissima. Posso dire con un po' di orgoglio che sia io come regista che Rosaria come attrice ci siamo portati a casa un bel po' di premietti. Nelle prossime settimane sarà finalista al Wicked Queer di Boston (il 4o festival più antico e importante del nordamerica) e in questi giorni (dal 20 al 27 Marzo) è al Festival Los Angeles – Italia di Pascal Vicedomini che proietta a Los Angeles il meglio della produzione cinematografia italiana dell'anno trascorso. Grande soddisfazione. Anche se, sono sincero, ma sincero! Quello che mi appaga di più è l'emozione di girare... vedere i tuoi lavori proiettati sul grande schermo . Resto sempre incredulo, ogni volta, a vedere un mio lavoro in un sala cinematografica.
Lei oltre a regista di teatro e cinema è anche autore e regista televisivo, come ha conciliato questi ruoli.Ho tentato con uno psichiatra, ma è stato peggio... mi arrangio da solo (ride di gusto)
Preferisce il cinema o il teatro?E' come chiedere a Meryl Streep ne “La scelta di Sophie” quale figlio vuole salvare ...
Che messaggio e che possibilità dà oggi il mondo dell’arte ai giovani artisti in un settore particolare e in perenne cambiamento come il teatro, cinema e la televisione ormai assorbite dalla rete? C’è spazio in Italia per giovani artisti talentuosi ? Si, nonostante le storture e le ingiustizie di quest'ambiente che non sempre premia e spinge la meritocrazia io credo che il talento riuscirà sempre a farsi spazio. E la rete stessa, che spesso genera fama intorno a incompetenti, dà la possibilità a talenti di farsi conoscere laddove prima non avrebbero avuto i mezzi per farlo .
Ci parli del suo ultimo successo teatrale “ In casa con Claude” che ha portato in scena con grande successo a Roma e a Napoli con due nuovi attori, Andrea Verticchio e Carlo Di Maio.Lo spettacolo, nato appunto con Mario Autore (che ha vinto più di un premio per questa interpretazione) e Ettore Nigro in una produzione napoletana fu già un gran successo alla Galleria Toledo di Napoli. Lo vollero anche al Filodrammatici di Milano per la rassegna “lecite visioni”. Poi arrivò il covid, la chiusura dei teatri e adesso finalmente abbiamo potuto riprenderlo per la tanto attesa prima romana all' Offoff Theatre di Silvano Spada.Ho dovuto rimetter su un nuovo cast con cui ho dovuto ricominciare tutto da zero. Ma (sebbene questo abbia implicato la rinuncia a un altro progetto, almeno per ora) è stato per me bellissimo rituffarmi in quello spettacolo ristudiandolo da capo alla luce del tempo passato e delle mie ferite elaborate, prendere i nuovi attori, il bravissimo Carlo Di Maio e il giovanissimo Andrea Verticchio e riplasmarli, grazie alla loro generosità e disponibilità, come i personaggi che avevo così chiari e vividi nella mia mente.Il personaggio di Yves (il giovane omosessuale escort, assassino) è un ruolo complessissimo che ho amato e studiato fin nei minimi dettagli. C'è un tale tornado di emozioni da affrontare che vivono sul palco in soli 60' (incluso il difficile monologo finale di 20' ) che chiunque si accosti seriamente a questo personaggio non può che dare l'anima se vuole uscirne vincitore. Anche in questo caso Andrea Verticchio ha dato l'anima, tra i ricordi più belli delle prove ci sono alcune crisi di pianto che, se affronti con visceralità Yves, non puoi non attraversare. Il risultato è stato un nuovo successo dello spettacolo e dei due attori. Carlo, attore sensibile, ha giocato con me al doppio ruolo mefistofelico del poliziotto e con generosità a lasciato spazio al dramma di Yves. Andrea è stato una vera spugna. Gli correggi le cose, a volte anche imponendole, ma le motivi, gli mostri quello che vuoi, spieghi, approfondisci il senso... lui elabora e il giorno dopo ti fa quello che hai chiesto. Una voglia di stare sul palco che ho visto in pochi
Il rapporto con la sua città Natale .Io resto napoletano fino all'osso. La amo, quasi tutte le mie opere artistiche sono realizzate a Napoli o con artisti napoletani, la difenderò fino alla morte. E' una tale miniera di talenti e sensazioni... Eppure per i suoi viscerali difetti, non riesco più a viverci. Sono 18 anni che vivo a Roma e un bel po' di anni che penso di tornare a Napoli, ma poi, al momento di decidere, non riesco a tornarci. Come se mi stesse un po' stretta addosso.
Il lavoro al tempo del “coronavirus” come stanno rispondendo gli artisti a questa emergenza virale ed umanitaria che ha colpito l’Italia e il mondo e come pensate di rientrare in campo viste le problematiche che sta affrontando il mondo della cultura in generale.Beh se Dio vuole, il peggio del coronavirus sta passando. I teatri e i cinema hanno riaperto e si avverte la voglia della gente di tornare a frequentarli. Quello che mi auguro quindi è che tutto torni presto alla normalità e tutti i lavoratori dello spettacolo (ma tutti i lavoratori in genere) possano lavorare e rifiorire sempre di più
I suoi prossimi impegni.Impegni o desideri? Impegni di certo sono quelli di far circolare “in casa con Claude” nei teatri e “La voce di Laura” in altri Festival...Tra i desideri c'è un cortometraggio che vorrei girare ispirato ai dipinti della cappella sistina con un tema un po'... tosto. Nessu no me lo vuole produrre (ride) Un nuovo spettacolo teatrale, di certo. Dopo “In casa con Claude” mi stanno arrivando un sacco di proposte di testi da mettere in scena, sto leggendo e decidendo. Mi piacerebbe qualcosa che contenga, stavolta, anche o soprattutto commedia, quella sferzante, crudele, beffarda... sto pensandomolto ad un Annibale Ruccello...E poi un film, potrebbe anche essere la versione cinematografica di .. ciò che ho fatto a teatro? chissàQuesti sono desideri da realizzare a cui sto lavorando non possono ancora dirsi... “impegni” ... Speriamo lo diventino presto. Anzi, portatemi fortuna.