Gregorio ci racconti di Lei, chi è Gregorio Del Prete come persona?Sicuramente una persona dinamica alla ricerca della bellezza nella semplicità delle cose. La mia vita è costellata da tante esperienze ed incontri che mi hanno arricchito e continuano a farlo perché da tutto è possibile ricavare sempre qualcosa di positivo, anche dalle esperienze negative. Sono una persona sensibile e come tale vivo profondamente le mie esperienze mettendoci sempre quel qualcosa in più che comporta vedere sfumature più nascoste ed assorbirne altrettante. Mi reputo un osservatore silenzioso e riflessivo, mi piace scrutare al di là delle apparenze, scavando nei modi di parlare, gesticolare e negli occhi delle persone. Agisco d'istinto solo quando le certezze mi assalgono naturalmente o quando non riesco a contenere quel magma di emozioni che è sempre vivo in me. Non mi piacciono le ingiustizie specialmente nei confronti di chi è più debole, chi parla a voce alta, chi urla o chi vuole apparire. Credo che ci sia sempre tempo per migliorarsi come cerco di fare ingegnandomi quotidianamente tra studio, attività lavorative, rapporti umani e a chi mi chiede come faccia a stare dietro a tante cose rispondo con tanto impegno e sacrificio come ho sempre fatto conquistandomi tutto senza sconti. Credo nei valori umani e nel rispetto del prossimo senza giudizio perché ognuno di noi vive la propria vita in base al proprio essere e come tale va accolta. Il mio comune denominatore è l'amore in tutte le sue declinazioni che non dovrebbe mai essere inespresso perché ogni bacio mancato, ogni abbraccio mancato, ogni carezza mancata potrebbe risultare un vuoto incolmabile e disperso nell'infinito. Al di là degli aspetti esteriori credo dovremmo investire più sugli aspetti interiori per allenarci a vedere e praticare più bellezza e gentilezza d'animo.E come artista ?Riprendendo il concetto di sensibilità, bellezza e gentilezza d'animo sono qualità che devono appartenere ad un artista, anche se relegare in una parola un concetto così grande di per sé lo trovo limitante. L'artista è colui che non ha limiti espressivi che si regala e regala agli altri qualcosa di straordinario, qualcosa che scuote, ti investe, ti spettina, ti addolcisce. È un modo di essere che parte da un nucleo impercettibile posto dentro di noi e non viaggia su binari precostituiti ma si dirige ovunque voglia andare. Credo di non essermi mai definito artista per questi motivi perché sarebbe definire qualcosa di indefinibile. E chi si definisce tale, nonostante le sue qualità indiscusse, si cala in un mondo terreno che non può contenerlo. Un artista vive in un mondo utopico, un non luogo che possiamo percepire solo attraverso le emozioni e la verità che ci rimanda egli stesso nelle sue forme espressive, ad uno sguardo comune è imperscrutabile fino a quando non si è disposti ad accoglierlo ed egli a mostrarsi.Un artista non si definisce o si vede ma lo si avverte, lo si sente.Lei ha dichiarato in più interviste che si nutre di musica e teatro. Cosa vuol dire..Ho sempre avuto appetito per questo mondo sin da bambino, dalle prime lezioni di chitarra ai pomeriggi passati in cameretta sognandolo e fantasticandolo, scrivendo poesie, canzoni o pensieri, dei quali ne conservo ancora gli scritti, rivolti per lo più ad amori platonici perché troppo timido per dichiararmi apertamente, oppure alle prime imitazioni o siparietti goliardici vissuti su di una panchina con gli amici di sempre. Ma la vera fame nasce circa vent'anni fa quando mi trovavo a Palermo, città nella quale ho vissuto per circa dodici anni, ricordo che ero alla ricerca di un luogo dove potessi seguire questo desiderio interiore che avvertivo fortemente ed entrare in quel mondo fantastico per studiare, formarmi e per inseguire i miei sogni. Così un bel giorno bussai alla porta di un'accademia di musical nella quale fui accolto senza indugio da due persone speciali Martino Brancatello e Marinella Spatafora e da lì scattò la scintilla per tutto il resto che è seguito tra spettacoli e continua formazione con professionisti del settore tra i quali Claudio Insegno, Antonio Milo, Nadia Carlomagno, Francesco Saponaro e tanti altri ancora con i quali ho cavalcato anche le tavole di un palco, da ognuno dei quali ho appreso questa arte anche solo osservando. Ed è una fame che non si esaurisce mai perché così come il corpo, anche l'anima va nutrita ed il quel luogo riesco a sentirmi sazio, appagato, nudo, vero, aperto, sincero con me stesso.Quali sono gli artisti dai quali si sente maggiormente influenzato o da cui trae ispirazione?Venendo dal mondo del teatro musicale ed essendo quindi un cantante/attore non possono mancare riferimenti ad artisti del calibro di Massimo Ranieri che unisce musica e teatro in maniera magistrale, al grande Riccardo Cocciante autore di Notre Dame de Paris opera musical meravigliosa, all'immenso Renato Zero che attraverso le sue canzoni ti proietta in mondo magico e teatralizzato. E poi Eduardo De Filippo con il suo realismo e non aggiungo altro perché basta pronunciarlo per sentirsi così piccoli di fronte ad un maestro che è nella storia e lo si respira quotidianamente nella sua immensità.Come attore quali sono i personaggi che ha portato in scena ed ha sentito più vicino alla sua sensibilità.Ogni personaggio di per sé dovrebbe entrare a far parte di Te stesso per animarlo, renderlo vivo e rimandarlo ad un pubblico. Lo studio e la costruzione di un personaggio è un processo che si accosta molto a quello dell'artigiano che con gli strumenti che ha a disposizione lo modella, lo definisce dandogli vita. Ecco, gli strumenti di un attore/cantante sono le tecniche, ma anche processi interiori che filtrano ulteriormente questa creazione, restituendo un qualcosa che si anima in sé stessi ogni volta che si è in scena e quindi tutti vicini alla propria sensibilità. Se c'è stato qualche personaggio che sentivo lontano dalle mie corde o inadatto alla mia sensibilità? Si.Lei ha preso parte al progetto del regista Giuseppe Cerrone “Occidente” scritto da Antonio Mocciola, come si è preparato alla costruzione di questo personaggio e cosa ha provato nel portare in scena il dolore e la disperazione dell’uomo in generale.È stata un'esperienza che ci ha portato belle soddisfazioni anche per il fatto di essere risultato tra i cinque migliori attori della rassegna "I Corti della Formica" di Gianmarco Cesaro che ci ha reso felici tutti. È stato un lavoro molto intenso e faticoso che mi portavo dietro anche dopo la fine delle prove per un certo tempo, perché raccontare quel dolore fisico e morale inevitabilmente comportava una fatica altrettanto fisica e mentale mia. Tutto questo perché per la creazione di questo personaggio c'era bisogno di viverle quelle emozioni, calarsi in quel dolore che il personaggio richiedeva altrimenti si rischiava di descriverlo e non farlo vivere in scena. Devo molto al regista Giuseppe Cerrone che mi ha dato tanti input e consigli preziosi per la riuscita di questa operazione con il quale abbiamo affrontato questo percorso in maniera molto serena e collaborativa e devo molto anche all'autore Antonio Mocciola che mi ha chiamato per questo progetto trovandomi subito pronto per la sua scrittura sempre molto intensa ed appassionante.Il lavoro al tempo del “coronavirus” come hanno risposto gli artisti a questa emergenza virale ed umanitaria che ha colpito il mondo e come pensate di rientrare in campo viste le problematiche che sta affrontando il mondo dell’arte in generale. Mi ritengo un fortunato perché a differenza di molti altri amici e colleghi vivo anche di altro che mi ha assicurato un sostentamento economico senza il quale avrei avuto molte difficoltà a portare avanti dei figli. Come dico sempre a chi mi pone delle domande specifiche in merito ad altri lavori, mi piacerebbe potermi dedicare solo a questo ma personalmente potrei anche accontentarmi di vivere sotto un ponte o mangiare all'occorrenza, ma i miei figli no e quindi preferisco non riuscire a trovare il tempo per riposare, oziare, uscire spesso con gli amici e sacrificare quasi tutto il tempo libero per dedicarmi a quello che amo fare e che mi fa sentire vivo ed animato. Sono molto vicino ai miei amici che svolgono solo questo lavoro per i sacrifici che fanno quotidianamente e li ammiro molto per questa coraggiosa scelta e credo che vadano valorizzato e sostenuti di più anche da parte delle istituzioni in modo da far avvertire meno gelo, come disse il grande Eduardo, a chi vive in questo mondo meraviglioso.In generale cosa pensi del mondo della Rete intesa come social o webseries? Secondo te La Rete sarà la strada del futuro per l’arte?Lo è già in parte perché oggi viviamo immersi nella rete e quasi tutto passa attraverso essa. Nel periodo più buio del coronavirus ricordo che furono trasmessi anche interi spettacoli tramite social, facebook o instagram, cosa che a mio ricordo non era mai avvenuta. Non amo questa modalità perché preferisco il contatto umano, il respiro del pubblico che si avverte sulle tavole di un palco, quello scambio di emozioni che vengono rimandate da una parte all'altra nella magia di una rappresentazione a teatro. Quel mormorio che si sente da dietro le quinte, il freddo o il caldo delle luci, quel silenzio pieno di attesa quando si apre un sipario, quella unicità di momenti irripetibili carichi di emozione che ti animano e non ti fanno avvertire stanchezza o dolori fino al ritorno alla vita normale di fine spettacolo.
Il rapporto con la sua città Natale…Ho girato moltissimo nella mia vita e sono sempre riuscito ad adattarmi nei luoghi in cui vivevo penetrando subito i contesti e la socialità dei posti in cui mi ritrovavo. Mi è rimasto un pò addosso questo disadattamento a stare fermo in un posto e spesso sento il bisogno di muovermi, girare, vedere, esplorare posti nuovi e persone nuove con la consapevolezza di rimanere sempre ancorato alla mia città come rifugio e perno fermo quando si ha bisogno di sentirsi a casa e coccolato.
I suoi prossimi impegni.Dopo questo stop dovuto al coronavirus vorrei riprendere dei progetti lasciati in sospeso, alcuni dei quali già realizzati come, tra gli altri, il gran successo della Via Crucis Opera Musical andata in scena al Politeama di Napoli, portare avanti quelli in essere, fino ad aprire quel cassetto segreto di altri in fase di realizzazione per dargli vita. Work in progress… coming soon.