Carmine ci racconti di Lei, chi è Carmine Borrino come persona?C: Mha … come sono … bisognerebbe chiedere a chi mi conosce bene, non perché io non mi conosca … ma sa … a volte abbiamo percezioni di noi sbagliate … tuttavia posso raccontarmi, certamente, allora, vediamo … sono un neo papà di un bambino di sei mesi che mi ha svelato un aspetto dell’Amore che solo chi lo prova riesce a comprendere. Sono il compagno di una donna meravigliosa. Sono nato in una famiglia bellissima, papà postino, mamma casalinga e due fratelli che secondo me tutta l’umanità dovrebbe avere, un nipotino speciale e anche due suoceri divertenti. Ho tantissimi amici di lunga data e ancora rapporti con i miei insegnanti; vivo facendo quello che mi piace e ho un grande senso della giustizia; detesto l’ipocrisia e non riesco proprio a starmi zitto quando ho qualcosa da dire; da anni curo la mia spiritualità così da provare ad essere migliore e aiuto volentieri chi ne ha bisogno e cerca il mio sostegno. Ma attenzione a non farmi arrabbiare … qualcuno dice fumantino … mando facilmente a quel paese … ma poi facilmente mi passa per fortuna … non sono un rancoroso, mi centro, respiro, medito e tutto passa … magari con una battuta. Ecco come sono.Come nasce la sua passione per la recitazione?C: Più che per la recitazione direi per il teatro e l’arte in generale. Nasce da bambino, quando nel 1989, a soli dieci anni fui scritturato da una grandissima compagnia di teatro. Mi si aprì un mondo… il teatro appunto. Era l’edizione del centenario di Miseria e nobiltà di Eduardo Scarpetta con Carlo Giuffrè e Angela Pagano, tra i tantissimi altri grandi attori che c’erano in quella compagnia che mi tenne a battesimo … io ovviamente ero Peppeniello … Un debutto di tutto rispetto, cosa ricorda di quell’esperienza…C: Ricordo una cosa che oggi non ritrovo più. Il senso, la convinzione di fare una cosa importante per sé e per la stessa comunità teatrale … qualcosa che vale la pena fare, anche se difficile e può deludere le aspettative e le ambizioni di successo, ma che vale comunque la pena vivere … perché, vada come vada, sarà una vita piena di vita appunto, scusi il gioco di parole; fino agli inizi degli anni duemila riuscire a vivere di teatro e farlo a certi livelli era di per sé un grande risultato, perché s’incontravano grandi anime, grandi uomini, coraggiosi, visionari, gente colta … certo anche molti cialtroni … che però non avevano la considerazione che riescono ad avere oggi, perché c’era sempre una grande personalità di teatro che li ridimensionava … insomma tutto quello che oggi facciamo fatica a trovare per una serie di ragioni che non sto qui a dire altrimenti non la finiamo più. Ricordo il grande successo di quell’edizione: più di trecento repliche, in tutta Italia, prove inizio agosto 1989, ultima replica il sei giugno del 1990. Roba d’altri tempi appunto. Ricordo i boati delle risate del pubblico … e il rispetto e l’attenzione che il pubblico dava al teatro … Quali sono gli artisti dai quali si sente maggiormente influenzato o da cui trae ispirazione?C: Ce ne sono tantissimi. Dividiamoli in quelli che ho conosciuto e quelli che non ho conosciuto. Allora tra i non conosciuti, almeno in questa vita, ci sono: William Shakespeare, Eduardo De Filippo, Pablo Picasso, Pier Paolo Pasolini, Caravaggio, Bertol Brecht, Raffaele Viviani, Pino Daniele, Anton Cechov, Dostoevskij, Mozart, Bach, Fellini e Totò …e tanti altri; ma anche qualcuno di vivente che non ho ancora incontrato come … Roberto De Simone, Paolo Sorrentino, Tony Servillo e i fratelli Dardenne. Poi ci sono quelli conosciuti e direi, tra i tanti, Giancarlo Sepe, Luca De Filippo, Francesco Rosi, Lina Sastri, Emuntian Nekrosius, Alfredo Arias, ma più di tutti forse sono Carlo Giuffrè, Giovanni Boncoddo, Antonio Capuano e Tonino Taiuti. Per quattro anni è stato nella compagnia del musical “C'era una volta...Scugnizzi” (premio ETI 2003), diretta da Claudio Mattone, Gino Landi e Bruno Garofalo. Ci raccontiC.Bhe è stato un grandissimo successo di pubblico e di critica, un fenomeno popolare di grande clamore. Ho vissuto momenti artistici e personali intensi, imparando tante cose, oggi per me importanti, tra cui la libertà di un’opera ... ecco … Scugnizzi è stato un grande spettacolo libero da qualsiasi influenza politica, libero dai sistemi del teatro pubblicamente finanziato, libero nella scelta del cast; uno spettacolo che ha avuto il merito di non piegarsi alle vincolanti leggi del mercato o del teatro finanziato dal FUS, scegliendo di puntare tutto sulla sua capacità di coinvolgere il pubblico … la lezione di Claudio Mattone artista-produttore, complice con Francesco Caccavale del teatro Augusteo, per me è scuola. Poi per quanto riguarda l’aspetto artistico … bhe … anche lì … più di quattrocento repliche, affiancato da ragazzi che erano un portento, molti dei quali oggi sono affermatissimi … bella storia … avevo vent’ anni ... e quando a quell’età già fai cose così importanti è legittimo crederci. Come giovane attore quali sono i personaggi che ha portato in scena ed ha sentito più vicino alla sua sensibilità. C: Voglio citare due in particolare, totalmente diversi. Il primo e’ Felice Sciosciammocca, uno spettacolo di Massimo Luconi, prodotto dal Teatro Stabile Nazionale di Napoli; per me è stato importante perché mi confrontavo col teatro che mi ha svezzato, un tipo di teatro che sento e che perseguo in un certo senso. E poi vi è un film, l’opera prima di un giovanissimo regista, che mi ha permesso di interpretare un realismo … magico … oserei dire … una specie di angelo salvatore, un giovane che col solo candore dei suoi occhi salva la vita di un altro uomo … un film senza battute, recitato solo con gli occhi appunto. Entrambi i lavori mi hanno visto affiancato al grande Tonino Taiuti. Da attore a drammaturgo e “Antica Babilonia” è il suo primo lavoro di Drammaturgia (Premio Vigata 2007), diretto da Roberto Azzurro, con musiche originali di Paolo Coletta e continua con “Francischiello – Un Amleto Re di Napoli“ e “Totò Crooner – Un Otello principe di Bisanzio” due studi shaekespereani; Cantami o diva – una sceneggiata contemporanea ; Achille Tarallo un film di Antonio Capuano e “il bene immobile” quest’ultimo premiato col prestigioso Annibale Ruccello per la nuova drammaturgia. Come nasce l’esigenza di scrivere.C: Nasce perché avevo qualcosa da dire che mi sembrava interessante. Io ho studiato all’Accademia delle Belle Arti, prima ancora al Liceo Artistico … e la cosa che mi hanno insegnato a fare più di tutte è provare a guardare la realtà, indagarla, interpretarla e poi eventualmente raccontarla. Diciamo che la mia curiosità di bambino prima, di ragazzo poi, e di uomo ora, mi porta sempre alla ricerca di qualcosa da raccontare. Da drammaturgo a regista è nuovo passaggio.C: Sì, quasi naturale, ma ho fatto anche un lungo apprendistato come aiuto regista negli anni.Per il Napoli Teatro Festival 2018 dirige e interpreta “Ignazio e Maria” di Nara Manusr Cao, importantissima drammaturga e poetessa cubana mai rappresentata in Italia.C: Direi anche mai più rappresentata in Italia! Ecco, se penso a questo lavoro mi viene un po' di sconforto. Una vera chicca, tanto che sono finito su un’antologia di teatro sud americano di prossima pubblicazione … mentre qui il silenzio … e dire che uno dei capi sala del Napoli Teatro Festival, che di spettacoli ne vede tanti … mi cercò per chiedermi perché uno spettacolo così delicato ed emozionante non avesse altre repliche. Gli risposi di chiedere ai direttori artistici dei teatri e delle compagnie finanziate. L’avrà fatto, ne sono sicuro, e gli avranno risposto come spesso hanno risposo a tanti altri come me… con un sorriso e una pacca sulla spalla. Preferisce il cinema o il teatro.C: Che domande?! Come chiedere a chi si vuole più bene, se a mamma o a papà. Entrambi!Che messaggio e che possibilità dà oggi il mondo della cultura ai giovani artisti in un settore particolare e in perenne cambiamento come il teatro, cinema e la televisione ormai assorbite dalla rete? C’è spazio in Italia per giovani artisti talentuosi ?C: Il mondo dello spettacolo è in grande cambiamento come tutto il resto, è un periodo di grande confusione. Credo che alla fine il vero talento emerga sempre, in qualsiasi condizione. In Italia, come nel mondo, c’è spazio per i giovani artisti … sì … ma sono spazi nuovi, da andare a cercarsi, da ri-creare. I giovani artisti devono osare e pretendere nuovi spazi, non chiederli, prenderli. C’è tanto cinema e teatro, ma anche una certa televisione, che ha bisogno di altro… altri pensieri, altri linguaggi, altri concetti, altri artisti … intendo dire diversi dalla omologazione che il vecchio sistema ci propone … è bellissimo vedere un film italiano con degli attori straordinari che magari non hai mai visto … o uno spettacolo teatrale che non rientri nel solito linguaggio di fine novecento … o un format televisivo che riesca a divertirti e ad informarti veramente. Io sono fiducioso, perché il pubblico ha bisogno del nuovo … non del vecchio … ma bisogna insistere, bisogna far emergere il sommerso … l’Italia è piena di grandi artisti sconosciuti.Il rapporto con la sua città Natale.C: Un classico odio-amore. Da artista dico che è una città musa. Da cittadino dico che è una città invivibile. Da padre dico che è una città lurida. Da uomo dico che è una città umana. Dal piccolo ego dico che è una città morta. Il mio sé superiore la riconosce divina. Ecco.Il lavoro al tempo del “coronavirus” come stanno rispondendo gli artisti a questa emergenza virale ed umanitaria che ha colpito l’Italia e il mondo e come pensate di rientrare in campo viste le problematiche che sta affrontando il mondo della cultura in generale.C: La pandemia ha messo a dura prova gli artisti che inizialmente hanno risposto con un grande senso di solidarietà tra i lavoratori dello spettacolo. Poi è venuta fuori la fragilità di tanti, ripiegati sulla più immediata proposta di lavoro, anche se insoddisfacente. Questi due anni hanno acceso un vero proiettore sulle macerie su cui si poggiava … anzi si poggia … perché poco è cambiato … il nostro sistema dello spettacolo. E’ un disastro. Un disastro voluto che vede sempre il solito paradigma … il grande che mangia il piccolo … se non vuoi essere mangiato devi affiliarti al grande che diventa ancora più grande e aiuta anche te che nel frattempo sei diventato un po' più grande e mangi quello che è più piccolo di te e così via … fino a che però … non arriva una pandemia e sveste il re. Bisogna essere veramente ingenui per non accorgersene … ma il tutto è gestito da una politica complice e servile … perché … la cultura … nonostante oggi sia pura mediocrità … da’ sempre molta soggezione al consigliere di turno … che vuole farsi un selfie con l’attore o il cantante famoso e magari non pagare il biglietto del teatro. Insomma … conosco grandi artisti che in questa storia ci hanno rimesso sia in termini artistici che economici … conosco non artisti che hanno guadagnato sia economicamente che lavorativamente da questa situazione … ci vorranno molti anni per riprendersi … ma sono fiducioso. Questi periodi alla fine danno anche tante possibilità di rinascita.I suoi prossimi impegni.C: A breve sarò il regista di una commedia divertentissima che andrà in scena al teatro Augusteo di Napoli e in turnè per un bel po' di date. Sono molto felice perché intanto avrò la fortuna di dirigere un cast di grandissimi attori come Giovanni Esposito, Francesco Procopio, Susi De Giudice e … e … il quarto attore non lo posso dire perché ancora non è ufficiale … ma è un artista di chiamata … diciamo così; dicevo solo molto felice anche perché io al teatro Augusteo ci sono entrato per la prima volta nel 2002 come giovane scugnizzo e dopo venti anni ci entro come regista. Poi ho da organizzare la seconda edizione del mio piccolo festival Antichi Scenari nei campi flegrei, aprire uno spazio, un luogo dove accogliere le anime libere, trovare un produttore per il mio primo film e poi … vediamo … navighiamo a vista … col terzo occhio.