Alessandro ci racconti di Lei, chi è Alessandro Balletta come persona?
Un essere umano comune, nato nella parte fortunata del mondo, coi suoi problemi, i suoi progetti, i suoi dubbi, i suoi sogni. Di carattere sono timido, mi definirei piuttosto riservato: forse non è un caso che ami trascorrere il tempo libero nell’intimità familiare, tra i miei affetti.
E come attore?
Non credo di saper rispondere in modo soddisfacente, probabilmente questa è una domanda che bisognerebbe fare a chi viene a vedermi. Sicuramente posso dire di essere uno di quegli attori che prova un certo piacere nel recitare, una gioia, ecco, che non saprei ben definire. Vivo lo spettacolo col gusto del gioco, per quanto serio il gioco sia.
Quest’anno ha vinto il premio Franco Angrisano come miglior attore. Cosa si prova.Sì, mi hanno onorato di questo riconoscimento e sinceramente ne sono stato molto felice, del resto non è una cosa “quotidiana” e ringrazio ancora, e di vero cuore, chi ha voluto premiarmi. Al tempo stesso, sono consapevole di non essere diventato certo un divo, o di essere diventato di colpo più bravo: riguardo ai premi, che se ne vincano cento, che se ne vinca uno soltanto o che non se ne vincano affatto, bisogna continuare a “tirar dritto” per la propria strada, lavorare, impegnarsi e non tradire mai sé stessi.
Quali sono gli artisti dai quali si sente maggiormente influenzato o da cui trae ispirazione?Credo che uno dei grandi doni di questo lavoro sia la possibilità di conoscere tante persone e da ognuno, in un qualche modo e in una qualche forma, bisogna lasciarsi influenzare. Se dovessi citare tre colleghi che più mi hanno influenzato direi Luca De Fusco, Eros Pagni e Paolo Serra. Se poi teniamo conto non solo degli incontri fisici, ma anche degli incontri avuti attraverso la lettura di libri e la visione di spettacoli, la lista si allungherebbe di molto: oltre ai già citati, Strehler, Marco Sciaccaluga e Gigi Proietti su tutti.
Come attore quali sono i personaggi che ha portato in scena ed ha sentito più vicino alla sua sensibilità.Sono legato ad alcuni personaggi, ma non tanto per una questione di perfetta adesione al loro sentire: l’attore è un essere umano a cui viene chiesto di indagare la profondità e i prolungamenti del proprio carattere, della propria sensibilità, se vogliamo. Il risultato è che ogni personaggio ha qualcosa dell’essere umano che lo interpreta, ma nessuno è mai aderente all’interprete. Resto tuttavia legato ad alcuni personaggi: su tutti, Cyrano. La mia compagna mi ha visto per la prima volta mentre recitavo in questo spettacolo. Poi, ancora, ci sarebbe Don Giovanni, probabilmente uno dei personaggi più difficili in assoluto che mi sia capitato di affrontare, e ancora Algernon de L’Importanza di chiamarsi Ernesto.
Lei ha avuto come maestri formativi due mostri sacri del teatro Luca De Filippo e Mariano Rigillo, cosa le hanno insegnato dal punto di vista artistico.
Non abbiamo avuto l’opportunità di conoscere Luca De Filippo, se non ai provini: purtroppo è prematuramente scomparso poco dopo l’inizio del primo anno accademico e ne consegue che abbiamo solo sfiorato la sua vita e la sua storia teatrale. Mariano Rigillo è un attore di così chiara bravura che probabilmente rende superflui ulteriori commenti, ho provato a rubare da lui alcune cose: sono rimasto molto colpito dalla sua padronanza del verso, ad esempio.Lei ha preso parte anche a produzioni internazionali ( Le Troiane di Valery Fokin, direttore del Teatro Alexandrinsky di San Pietroburgo), da cosa si differiscono dalle produzioni italiane.Quello de Le Troiane è stato uno spettacolo coprodotto dall’ Alexandrinsky e dal Teatro Stabile di Napoli ed è stata una grande esperienza formativa: i Russi hanno un modo di vedere e di vivere il teatro diverso da noi, ma di questo me ne sono reso conto ancora meglio quando, sempre col Teatro Stabile di Napoli, siamo stati ospitati proprio in quel teatro per Sei Personaggi in cerca d’autore, altro spettacolo a cui sono profondamente legato. E’ un mondo, quello del teatro russo, profondamente diverso: diverso è il sistema produttivo; diverso è il modo di intendere la compagnia, che qui in Italia – salve alcune felicissime eccezioni- si fa e si disfa nella contingenza del singolo spettacolo. Parlandone oggi, con la guerra che ci allontana così tanto dalla Russia, può sembrare il resoconto di qualcosa avvenuto decenni fa, eppure era solo il 2018.
Il lavoro al tempo del “coronavirus” come hanno risposto gli artisti a questa emergenza virale ed umanitaria che ha colpito il mondo e come pensate di rientrare in campo viste le problematiche che sta affrontando il mondo dell’arte in generale. Il coronavirus ha colpito ogni settore produttivo, quello dello spettacolo è stato particolarmente sfavorito. E’ inutile nasconderci che il contraccolpo lo hanno sentito tutti gli operatori del settore e oggi, dopo una stagione passata tra mille incertezze, pare si possa ricominciare a parlare con cognizione di “ripartenza”. Staremo a vedere, è stata una dura lezione su quanto i lavoratori dello spettacolo siano “fragili”, dal punto di vista dei diritti.
In generale cosa pensi del mondo della Rete intesa come social o webseries? Secondo te La Rete sarà la strada del futuro per l’arte?
Esistono già realtà solidissime che si occupano di produrre sketch per il mondo della rete. Molte di queste svolgono lavori di ottima fattura e non credo siano nemiche di forme artistiche già esistenti. Attualmente, troviamo il cinema (e lo dico senza alcuna felicità) messo profondamente in crisi dall’avvento delle piattaforme, che pure hanno portato in dote dei benefici, come alcune serie televisive di alta qualità. Il teatro, per sua stessa natura, si svolge dal vivo, è un qualcosa che non credo sia sostituibile con un surrogato, per quanto ambizioso il surrogato possa essere. Per quanto riguarda i social, sebbene ne sia naturalmente incuriosito e sia iscritto a Facebook e Instagram, provo a prenderli a piccole dosi: trovo che siano tanto divertenti da usare, ma anche dei pericolosi moltiplicatori di slogan stupidi e vuoti. Stiamo diventando rivali, nel senso etimologico del termine, e il letto del fiume lo ha scavato questo nuovo modo di confrontarsi (o di non confrontarsi)
I suoi prossimi impegni.A dicembre cominceremo le prove per Come tu mi vuoi di Pirandello, regia di Luca De Fusco, prodotto dal Teatro Stabile di Catania. Più avanti riprenderemo Enrico IV, poi ho altri progetti, ma per scaramanzia li tengo ancora per me.