Emilio ci racconti di Lei, chi è Emilio Fallarino come persona?Come prima domanda penso sia la più difficile... non sono bravo a parlare di me in prima persona, nella vita reale sono abbastanza timido, molto meno dietro o davanti la macchina da presa... comunque sono una persona come tutti, che sta trovando ancora il suo posto nel mondo, sperimentando e facendosi sorprendere dal corso della vita, credo molto nel destino ecco.
E come artista?Come artista idem, si avvicina molto a quello che ho detto prima, penso che il percorso di vita mpersonale ed il percorso di vita professionale vadano a braccetto, soprattutto nel nostro ambito, dal momento che lavoriamo con le nostre emozioni e le nostre esperienze di vita, cioè io almeno la vedo così. Nei miei lavori cerco sempre di portare un pò di me, le mie gioie, le mie sofferenze, oppure lasciandomi ispirare da quello che vedo; ed è per questo che ho avuto l’esigenza di scrivere e dirigere un cortometraggio “Social Asylum - Manicomio Sociale ” che ha come sfondo una tematica che ho preso molto a cuore.
Lo scorso luglio ha girato come regista e interprete il cortometraggio “Social Asylum” che tratta la patologia FOMO associata all’ansia provocata dai social network. Come mai ha deciso di trattare questo argomento?Perché è la malattia del nostro secolo popolato da internauti ossessionati dalle comunicazioni veloci e compulsive. Chi è il vero pazzo? colui che è ossessionato da queste comunicazioni, o colui che decide di rimanerne fuori e di conseguenza essere un emarginato della società? Questa è stata la domanda che mi ha tormentato prima di scrivere questa piccola e struggente storia. Viviamo in un’era dove i social network, ormai, sono parte integrante della nostra vita, una vera e propria estensione di noi stessi. Man mano che andiamo avanti, il mondo “Social” diventa sempre più reale e per noi sempre più normale. Oggi vedo che questi mezzi stanno prendendo sempre più potere e noi ad avere sempre meno controllo su di essi. A mio avviso sono mezzi di comunicazione che in molti casi posso essere utili, ma se gestiti male possono essere molto, ma molto pericolosi. Il Cortometraggio racconta un processo cognitivo, una speranza o magari un sogno, di uno dei nostri personaggi, che si imbatterà in coloro che sono affetti da patologia FOMO. Ho provato ad immaginare un futuro dove ci siano delle persone che cercano di limitare questo processo, esasperando la storia e catapultandola all’interno di un manicomio.
Si comprende dalle sue parole che Lei pur essendo così giovane tiene molto a cuore le tematiche giovanili.Assolutamente, proprio perché ne faccio parte che mi sta così a cuore e penso che dobbiamo essere proprio noi giovani a parlarne perché viviamo le dinamiche in prima persona. Mi sta a cuore perché penso alle generazioni future e non mi piacerebbe affidare un mio futuro figlio a questo mondo fatto di frenesia e ostentazione di cose possedute, vissute, e di immagini patinate.In questi canali vedo che a trionfare è l’apparenza e la superficialità! poi per carità un pò dileggerezza nella vita ci vuole...
Da dove nasce l’esigenza di dirigere un cortometraggio e come ha scelto i protagonisti di questa delicata e drammatica storia ....L’esigenza nasce appunto da quello che vedo su questi mezzi di comunicazione e dell’importanza che si sta dando, la situazione è un pò sfuggita di mano a mio avviso. Al momento si vede solo il lato positivo di questo “nuovo mondo” e si trascura invece il lato negativo. Documentandomi al riguardo mi sono imbattuto in questa nuova forma di ansia sociale (la patologia FOMO) ed è nata l’esigenza di scrivere e dirigere un cortometraggio che parla di questo e far conoscere questa nuova patologia. Per quanto riguarda gli interpreti di Social Asylum, la gran parte sono miei amici colleghi, che ringrazio nuovamente. Quasi tutti i personaggi all’interno della storia, li ho scritturati pensando proprio agli attori che avrei voluto coinvolgere, che potessero assomigliare il più possibile al personaggio stesso e infatti devo dire che l’interpretazione è stata magistrale.
Quali sono gli artisti dai quali si sente maggiormente influenzato o da cui trae ispirazione?Ci sono tanti artisti che stimo, anche italiani... ma cerco di non farmi troppo influenzare, ognuno ha il suo percorso personale e professionale.
Come attore quali sono i personaggi che ha portato in scena ed ha sentito più vicino alla sua sensibilità.
Ogni personaggio che ho interpretato mi ha lasciato qualcosa di bello, ma sicuramente il personaggio che ho sentito più vicino alla mia sensibilità e che mi ha fatto crescere di più è stato il personaggio di “Rocco” ne La Vita Promessa. Interpretare un diversamente abile ti fa percepire e vedere il mondo con occhi diversi.
Preferisce vestire più i panni dell’attore o del regista?Sono partito a 19 anni che sognavo di fare l’attore... e sogno ancora... fare l’attore mi ha aperto anche le porte al mondo della regia e ne sono rimasto affascinato. Curare la regia di un progetto offre la possibilità di lavorarci a 360gradi e questo mi appassiona molto, mentre interpretare un personaggio implica un lavoro diverso, un’unica prospettiva, quella del personaggio appunto.
Il lavoro al tempo del “coronavirus” come stanno rispondendo gli artisti a questa emergenza virale ed umanitaria che ha colpito l’Italia e il mondo e come pensate di rientrare in campo viste le problematiche che sta affrontando il mondo della cultura in generale.Io penso che fortunatamente il periodo “buio” lo stiamo superando, le cose sembrano tornare pian piano alla normalità; il teatro sembra stia ripartendo “anzi” anche con più voglia. Il cinema un pò meno, ma NON penso sia a causa della pandemia... bensì delle nuove piattaforme streaming che si stanno espandendo sempre più... ormai ci stiamo abituando a vedere i film o le serie televisive sul divano di casa con un mega schermo e in altissima risoluzione...
I suoi prossimi impegni.Sto lavorando ad un altro mio cortometraggio “La Fuga Dei Folli” scritto ancor prima di Social Asylum, in piena pandemia. Con le produzioni Oscenica e Vinians abbiamo vinto il bando cinematografico della Regione Campania ed ora stiamo attendendo il Ministero. È un progetto molto più grande di Social Asylum e per questo c’è bisogno di più tempo e più fondi... contiamo di girare i primi di settembre. Anche quest’ultimo progetto tratterà una tematica sociale ancora attuale: l’emarginazione sociale ai tempi dei manicomi forzati negli anni 70, fino all’arrivodell’approvazione della Legge Basaglia che abolì tutti i manicomi, il 13 Maggio 1978.
In generale cosa pensi del mondo della Rete intesa come social o webseries? Secondo Lei La Retesarà la strada del futuro per l’arte?Si...