Dopo aver vinto sei British Independent Film Awards e ottenuto quattro candidature ai BAFTA, After Love di Aleem Khan arriva ora in sala grazie a Teodora con la consapevolezza di assistere alla nascita di un nuovo talento del cinema inglese. Con alle spalle tre cortometraggi acclamati e premiati in tutto il mondo, Khan debutta al lungometraggio con una storia dai contorni autobiografici – la protagonista è ispirata a sua madre – incentrata su una donna, Mary/Fatima – un’incredibile Joanna Scanlan -, sposata con un uomo musulmano e convertita all’Islam che, una volta rimasta vedova, scopre la relazione segreta del marito con un’altra donna. Abbiamo contattato telefonicamente il regista per parlare dei temi alla base del film, delle scelte registiche e di come la Brexit e la crisi dei migranti abbiano influenzato la sua scrittura.Sei cresciuto tra due culture differenti. Nel film Solomon è in crisi proprio per le diverse radici culturali di cui si sente in balia. Ti sei identificato con lui?Mi identifico con tutti i personaggi, in realtà. Credo che ognuno di loro possieda una parte di me. Non credo che Solomon abbia una crisi d’identità. Si muove in un ambiente in cui la figura del padre è inconsistente ma, al tempo stesso, è molto a suo agio con la sua sessualità. Era importante per me. Perché spesso la rappresentazione di personaggi queer nel cinema o sui giornali è sempre segnata da una lotta interiore. Volevo mostrare una generazione a proprio agio nella sua pelle. La sua crisi non ha a che fare con la sessualità ma con i suoi genitori.