Una storia che parla di un sogno di libertà e di un uomo coraggioso che nasce nelle viscere di Napoli, un uomo che diventa luce e lotta per la dignità del suo popolo, un uomo eroe che come tutti gli eroi muore da miserabile nell'indifferenza di chi conosce la parola tradimento. Era un giovane pescatore e in dieci giorni riuscì a regalare un sogno di libertà ai napoletani, un sogno giusto che non seppero capire ed apprezzare fino in fondo, gli uomini del pescatore facero tremare la piazza, spaventare i ricchi ma dall'altra prospettiva interna avanzava l'invidia figlia dell'ignoranza che portò via la testa di Masaniello e con sé tutti i suoi sogni di libertà. Questa racconto pur nella sua drammaticità è una delle più belle pagine della storia napoletana per i diritti alla libertà che la regista RUSSO ha portato in scena in un modo attento e fedele senza commettere sbavature ed eccessi, ha saputo introdurci bene nella rivoluzione di Tommaso Aniello d’Amalfi, detto Masaniello, andato in scena ieri al teatro Il Pozzo e il Pendolo, lo spettacolo nella sua piena classicità ha visto interpreti uno straordinario Alessio Sica nel ruolo di Masaniello, il suo sguardo intenso e la sua fisicità hanno dato vita ad un personaggio di una umanità unica lontano da ogni spietata crudeltà portando lo spettatore ad un proprio giudizio morale,brava Marianita Carfora nel ruolo di Bernardina e tutti gli altri da Alfredo Mundo, Riccardo Maio, Gennaro Monti, Debora Sacco, Michele Costantino.
Nello spettacolo si percepisce il dolore di un popolo ridotto alla fame dalla pressione fiscale del viceregno spagnolo e l’insurrezione capeggiata da un pescatore quasi faceva scandalo tra i nobili dell'epoca. In quei Masaniello giorni quell'uomo riuscì a regalare un sogno bello di color rosso, spezzato dell'inganno. Masaniello, un pescatore nominato Generalissimo della popolazione che lo segue per sette giorni, mettendo a ferro e fuoco la città. Sette giorni di rivoluzione dei “pezzenti”, sette giorni leggendari dal quale nasce il mito . Sette giorni durante i quali il popolo è sovrano. Poi tutto finisce. Il protagonista ritorna nudo alla madre natura così come partorito lasciando tutte le sue vesti, ricordando San Francesco, per poi concludere il suo viaggio in una pietà velata a ricordare le radici del nostro popolo e del nostro Cristo in quadro scenico artistico di alto spessore.
Mino Carmine Ardolino