XVII edizionedal 13 al 16 ottobre 2022In questi tempi non certo facili, noi, con il nostro piccolo festival siamo giunti all’edizione numero 17, che per la cabala non è certo uno dei più felici, ma non ci fermiamo, perché, ancora di più, ci sembra giusto unirci per dare vita al collettivo rito del teatro, per tradizione ed origine uno dei più antichi riti apotropaici, per gridare a noi stessi e agli altri che “Il Teatro Porta Fortuna”. Ma il teatro è anche e soprattutto cultura, consapevolezza, e siamo felici di presentare questi 16 corti in gara come un piccolo grande campionario di emozioni, pensieri e conoscenza. Mai come quest’anno i temi sono in gran parte attinti dalla storia, recente e lontana, quasi a voler trovare in ciò che è accaduto e accade un monito che ci insegni a non ripetere errori e orrori. Quindi, pronti ad accompagnare la nostra formichina verso la maggiore età, proseguiamo forti di collaborazioni storiche: il Teatro TRAM, dove ritorniamo dopo una breve assenza, la bravissima artista Clelia LeBouf per l’illustrazione, LAB per l’amministrazione interna, e l’insostituibile I MESTIERI DEL PALCO per l’amministrazione burocratica. Ma un discorso a parte lo merita il nuovissimo e importantissimo partner che ci affianca in maniera sostanziale, dandoci l’impulso per portare avanti questo piccolo progetto. Si tratta di IDN – Itinerari di Napoli, che, nelle persone di Massimiliano Sacchetto e Carmela Autiero ci offre la possibilità, per l’appunto, di pensare al futuro della manifestazione con un pizzico di timore in meno e di ottimismo in più.Gianmarco CesarioItinerari di Napoli nasce con il preciso intento di raccontare e promuovere Napoli e la Campania nel mondo e da subito lo abbiamo fatto parlando dell'arte e degli artisti di questa regione. Oggi la nostra piattaforma vanta oltre un milione di utenti e per più della metà questi sono stranieri, ghiotti di conoscere la nostra terra, la nostra musica e il nostro teatro, ma proprio durante la pandemia noi di IDN abbiamo deciso di non limitarci solo al ruolo di cronisti, ma avendone le possibilità, di sostenere gli artisti, attori-autori, registi e scrittori e come in questo caso rassegne teatrali, co-producendo le opere più meritevoli. I Corti della formica di Gianmarco sono un perfetto esempio di quello che per noi è meritevole produrre, una rassegna che offre un palco agli artisti più giovani e la possibilità di sperimentari agli autori più navigati. IDN sostiene quei progetti particolarmente espressivi del territorio e legati ad esso anche grazie ad una rete di sostenitori e partner costruita nel tempo. A sostenere “I corti della formica” con noi di IDN ci sono anche Murzillo Chic la ditta di catering ed eventi diretta da Carmela Autiero e che in occasione dei corti regala una coccola culinaria proprio in occasione della giornata di inaugurazione. Giulia Hair makeup e stylist che da tempo opera con successo nel mondo del cinema. Dalè Abbigliamento, Capitan Burger ed Italyhoreca.it Massimiliano SacchettoLE GIURIE – Anche quest’anno la giuria tecnica della manifestazione è composta da allievi provenienti da 6 scuole di teatro attive nel territorio di Napoli e provincia: DE POCHE - ELICANTROPO - MIND THE GAP - B.MAGGIO - TALIA - TRAM , ognuna con una sua specifica identità, così da offrire una pluralità di punti di vista, dai quali potrà risultare un giudizio quanto più obiettivo. Questa giuria designerà prima i finalisti poi i vincitori dei premi come Miglior Corto (che anche quest’anno sarà dedicato alla memoria del M°Gerardo D’Andrea) Miglior Regia, Miglior Attrice, Miglior Attore e Miglior Autore. Una giuria di docenti e di operatori culturali designerà invece il vincitore del Premio Scuola che come ogni anno premierà il corto con il più importante messaggio didattico. Anche per questa edizione l’attrice Paola Maddalena, invece, sceglierà il vincitore della targa “Daniele Mattera – Parola e Gesto” in memoria dell’affezionato frequentatore del festival, artista e grande studioso del teatro che unisce movimento e parola in maniera sperimentale. Infine una grande novità: il premio della giuria popolare quest’anno verrà dato da Itinerari di Napoli, in quanto gli spettatori potranno esprimere il loro giudizio attraverso la piattaforma di IDN. Tutti i corti teatrali saranno visibili dal giorno dopo sul sito itineraridinapoli.com e sulle pagine social di itinerari della campania, specificatamente su facebook.com/itineraridellacampania e su youtube/itineraridellacampania. I voti del web saranno sommati ai voti del pubblico in sala proclamando così il vincitoreALBO D’ORO GIOVEDÌ 13 OTTOBRE ore 20,30ALOYSIA – Storia di una Janara di Luigi Parlatocon Rossella Castellano e Luigi Parlatodirettore di scena Fabiana Maresca costumi e oggetti di scena Barattoli Cosmiciregia Rossella CastellanoSINOSSI - Nell'anno 1666 una terribile carestia si abbatte sul piccolo borgo di Malvignano: i campi sono aridi, i pozzi secchi, gli animali muoiono. Ridotto in miseria e affamato, il popolo fa sentire la sua voce, rivoltandosi contro l'autorità di Don Francisco Ferrante Mandraga, alto prelato ma di umili origini, dalla condotta discutibile, morbosamente attaccato alla ricchezza e al potere. Ai margini della Selva di Pizzo Monte vive Aloysia, che dopo essere scappata dal convento in cui era stata rinchiusa, ha scelto di diventare una Janara, una strega, una donna reietta e perseguita perché diversa, donna libera ed emancipata quindi pericolosa per la società del tempo. Sentendosi minacciato dal popolo, Mandraga si autoproclama Inquisitore e accusa pubblicamente Aloysia di essere colpevole di stregoneria e unica responsabile della carestia, evidente castigo divino. Aloysia, vittima di ingiustizie passate, invece di tentare la fuga o nascondersi, decide di affrontare il proprio destino.NOTE DI REGIA - La scelta registica si è orientata verso la costruzione di una scenografia ruotante per permettere veloci e serrati cambi di scena, contornati da tagli di luce netti in contrasto con zone d’ombra, per caratterizzare l’atmosfera cupa del Seicento, un secolo caratterizzato da violenza, superstizione, discriminazione e paura, che prendono forma come demoni inquietanti dell’immaginario popolare, materializzandosi nella figura esoterica del Voie Marrangone e attraverso il significato allegorico di elementi quali la troccola, le forbici arrugginite e le antiche litanie per allontanare gli spiriti maligni. L’ennesimo atto di violenza ai danni di una donna sta per essere consumato: lo si percepisce nella strategia accusatoria dell’Inquisitore, nei gesti cadenzati del Boia, nel suono lamentoso della troccola, che richiama Vox Populi, elemento emblematico che abbiamo immaginato di rappresentare non fisicamente ma attraverso voci che risuonano sulla scena, come una folla in rivolta dove non è più possibile distinguere il singolo, ma un branco, tutti si lasciano trascinare dal sentimento dominante e unificante, nessuno ha il coraggio di opporsi. Per la scelta dei costumi ci siamo attenuti a quelli tipici dell’epoca, ma abbiamo voluto deformare in maniera grottesca alcuni elementi per enfatizzare l’ambivalenza e le contraddizioni morali dei personaggi, come ad esempio l’orlatura della mantella dell’abito domenicano dell’Inquisitore. La giustapposizione e il capovolgimento del bianco e del nero nei tessuti, accompagnano di pari passo quello degli effetti di luce, a sancire lo scontro tra Janara e Inquisitore, magia e religione, conoscenza e superstizione, entrambi hanno una visione opposta e complementare di ciò che è bene e ciò che è male, ognuno mette in atto la propria trappola nella quale potrebbe rimanere irrimediabilmente invischiato.ITRIA scritto diretto ed interpretato da Aurora Miriam Scalaaiuto regia Maria Chiara Pellitterisupporto tecnico Valerio PuppoCi troviamo in una stanza della mente. In un tempo non tempo, in un luogo non luogo, a ricordare. Colei che ricorda è Itria: una donna siciliana. Il suo è un 'repitu', un lamento funebre. Dal lamento parte il racconto, dal dolore viscerale. Tutto si accavalla come in un vortice di ricordi e di emozioni, un continuo susseguirsi di flashback e di bruschi ritorni al presente che fanno di Itria l’unica voce capace di evocare tutti i protagonisti di questa misteriosa pagina della storia italiana. La scena è pervasa dal tulle da sposa bianco. Itria ricorda. Ricorda la purezza dell’amore e le brutture di un mondo che la vuole ancora schiava nella sua stessa terra. Ricorda le risate in famiglia, le parole taglienti del potere, la pioggia d’estate sotto la quale danza spensierata e gioiosa, ricorda l’assalto delle camionette, gli spari.Il due Dicembre 1968, uno sciopero pacifico e non violento si trasforma in un eccidio. I braccianti di Avola scioperavano per chiedere la parità. Volevano essere pagati 3.480 lire e lavorare 7 ore e mezza esattamente come i braccianti della zona limitrofa. Volevano che giungesse anche nelle campagne della Sicilia Sud Orientale il controllo sulle assunzioni, e che il mercato di piazza non fosse più il metodo col quale scegliere i lavoratori, come fossero bestiame. Itria ha tre figli ed è la moglie di Giuseppe Scibilia, bracciante di 46 anni, anche lui partecipe della protesta. Nella mente di Itria ogni ricordo è chiaro. Ogni istante. Dopo giorni e giorni di richieste da parte dei sindacati, i braccianti non riescono ad ottenere risposte dai proprietari terrieri, non c’è dialogo, non c’è apertura. Si decide per il blocco stradale. La celere irrompe ad Avola, nella statale 115, sparando ad altezza d’uomo. Decine e decine di feriti e due morti. Giuseppe Scibilia e Angelo Sigona perdono la vita. Orde di giornalisti accorrono a raccontare l’accaduto. “I fatti di Avola" diventano l’emblema della lotta sindacale. I politici del tempo assicurarono: “si andrà fino in fondo alla faccenda”. Dopo oltre 50 anni dal fatto, e un'inchiesta secretata, nessuno ha mai saputo la verità. Nessun colpevole, nessuna risposta. Solo l’amara consolazione di essere stati il motore che ha portato alla stesura dello Statuto dei Lavoratori da parte del Ministro Brodolini. “Ma cu ammazzau a Peppe? A me maritu."Kalamos LA TENEREZZA di Carlotta Carpentiericon Carlotta Carpentieri | Giada Laporta regia Francesco GafforioSINOSSI - Primo capitolo di una Trilogia che costituisce un progetto nato dall’urgenza di raccontare l’infinità di storie nascoste tra le pagine polverose di archivi abbandonati. È esattamente quel sentimento di calda comprensione di una vita lontana nel tempo l’ispirazione e l’aspirazione di quest’opera. La parte uno è l’impellente racconto di Nunzia, pellegrina di manicomi, profeta di un amore ingenuo, narratrice delle dimenticate. La dimensione è il ricordo, da quello antico e profondo, che contrappone chi può sopravvivere alla Storia e chi non ne è meritevole, a quello prossimo, che arriva a sfiorarci, senza toccarci davvero.NOTE DI REGIA: Costruire la semplicità -La prima volta che mi è capitato di leggere fino alla fine questo testo ricordo di aver trascorso alcuni minuti a riflettere, sorpreso dalla natura delle riflessioni che sorgevano spontanee. Di fronte all’apparente semplicità del contenuto sarei stato tentato di limitarmi a pensare agli aspetti tecnici della messinscena e affidare esclusivamente alla perizia delle interpreti la buona riuscita del progetto, ma in cuor mio sapevo che ciò non sarebbe bastato. Come si costruisce la semplicità? La risposta a questa apparente aporia in breve tempo mi apparve chiara: il training. Soltanto lunghe sessioni di gioco avrebbero permesso alle attrici di accedere al nucleo puro e limpido di sensazioni che i personaggi trasudano da ogni azione, verbale, non verbale o para-verbale che fosse. Il luogo della mente - Soltanto dopo i primi incontri è parso chiaro a tutti che in scena si era creato un confine spaziale fra il presente di Nunzia, con la sua apparente incapacità di raccontare il suo mondo, e il presente infinito e indefinito della sua mente, nella quale si muovono gli altri personaggi, tutti interpretati dalla stessa attrice, una testimonianza tangibile e vivida di ciò che le parole di Nunzia faticano a raccontare. Ecco che la scena è occupata quasi totalmente da questo mondo nascosto che solo il teatro è riuscito a rendere visibile. La claustrofobica realtà del manicomio, rappresentata da un’attrice quasi immobile al centro della scena, fa esplodere i suoi confini e li confonde con quelli del mondo taciuto, fatto di immagini profonde e simboliche, di azioni che si eternano e hanno il sapore della libertà e del dolore incancrenito.Non ti scordar di me I confini labili e invisibili fra questi due mondi sono gli stessi che nel testo si palesano nella dialettica fra il detto e il taciuto, fra la superficialità e la leggerezza, fra la memoria e l’oblio. E proprio quest’ultima dicotomia rappresenta per me e per le attrici che si mettono in gioco il vero punto di tensione (non esattamente di conflitto) che anima la scena: Nunzia ha l’esigenza di ricordare eventi e realtà che le sorde mura degli istituti soffocano ogni giorno, nascondendo al mondo la profonda umanità degli interpreti involontari che la civiltà ha deciso di dimenticare. Ma Nunzia è un essere umano e per quanto si sforzi di ricordare alla perfezione i dettagli, per strapparli all’oblio e rendere giustizia alle sue compagne di prigionia dimenticate dal mondo, la memoria perde gradualmente terreno a favore dell’oblio: un lungo braccio di ferro che ciascuno di noi è destinato a perdere contro la Storia.Il Rito Queste considerazioni hanno guidato la costruzione della pièce. Nunzia e le immagini della sua mente fanno la Storia, che è fatta di uomini e donne che decidono di raccontare: lo fa attraverso il rito della narrazione, che è poi il rito del teatro. Portare in scena la sua volontà di eternare la sua esperienza e questi volti altrimenti dimenticati permette allo spettatore di ricordare che lontano dall’orizzonte delle nostre esperienze c’è un mondo che ha necessità di raccontare e raccontarsi per non svanire.Mentite SpoglieOCCIDENTE di Antonio Mocciolacon Gregorio Del PreteRegia Giuseppe CerroneSINOSSI: Ispirato da una storia drammaticamente vera, “Occidente” svela – nei raccapriccianti dettagli delle torture di Guantanamo – l’insensatezza di tutti gli estremismi religiosi. Un imam trentenne, nelle mani di un gruppo di canaglie in divisa, viene pian piano privato della dignità, dell’essenza, e persino del suo credo. In scena un incubo che prende forma con pochi oggetti, e poca luce. La luce della ragione, la grande assente nell’eterna notte dell’intolleranza. Che sia Oriente, che sia Occidente.NOTE DI REGIA: Sorvegliare e punire per estorcere verità fasulle inventate, costruite dalla più opulenta delle democrazie occidentali: gli Stati Uniti D’America. Questo è, in buona sostanza, Occidente di Antonio Mocciola. Compito della regia sarà quello di non citare il dolore ma di mostrarlo ed incarnarlo in sinergia con l’autore e l’interprete. La discrezione non fa per noi. Il potere annulla il soggetto, lo annienta, irretisce, avvalendosi di metodi e strutture che la regia restituisce con coraggio, in un processo di osmosi con il pubblico chiamato, poco alla volta, a prendere coscienza dell’orrore. La strategia, bressoniana, di resistenza all’emozione per lanciarla di schianto, in modo imprevisto e folgorante, si avvale delle partiture di Bruckner e Mahler appena la parola tace o si placa nel gesto inesausto del protagonista. “L’uomo è soltanto un errore di Dio? O Dio è soltanto un errore dell’uomo?”, si chiede l’autore, Antonio Mocciola. Il Marchese de Sade sostiene che attraverso il crimine, l’uomo rigenera il mondo e la Natura (con una buona dose di fantasia l’idea è attribuita in Juliette a papa Pio VI). Di sicuro mediante il crimine, il potere perpetua se stesso, avvalendosi e godendo del male. È lo stato delle cose (anche in democrazia). E vogliamo restituirlo in poche scene.VENERDÌ 14 OTTOBRE ore 20,30LA NOTTE PRIMA DELLE FERIE di Valentina Varrelladiretto e interpretato da Marco Fandelliaiuto regia Milena Pugliesevoci registrate Marco Fandelli | Milena PuglieseSINOSSI: In una città semideserta in pieno agosto, un uomo, padre di famiglia, rientra dal lavoro e si pregusta la partenza per il giorno successivo quando finalmente potrà godere delle ferie estive e raggiungere il resto della famiglia al mare. La sua routine sarà però interrotta a tratti dai litigi dei vicini, una coppia giovane, che squarcia con grida e rumori improvvisi la calma del condominio disabitato. Il protagonista segue, pur non volendo, la sequenza del violento alterco, optando per una giusta, a parer suo, discrezione e per una certa, infastidita, indifferenza.NOTE DI REGIA: Tutti abbiamo assistito alla violenza ma in pochi siamo intervenuti.al sicuro della propriaabitazione, un uomo ascolta un litigio coniugale dai toni sempre più accesi.Forse interverrà, oppure chiuderà le finestre e riprenderà la sua confortante routine. Io so bene cosafarei al suo posto, e non ne vado fiero. E voi cosa fareste?TEODORA DEGLI SPIRITI – Suite per un eccidio di Danilo Rovanicon Denise Capuano Danzatore Cristian LuinoMusiche Pasquale RuoccoRegia Danilo RovaniNella notte di Pasqua del 1686, nel castello del marchese Lorenzo Alberti, a Pentidattilo (Calabria) si perpetra uno degli eccidi più sanguinosi della storia, a opera del Barone di Montebello Ionico Bernardino Abenavoli. In quella sanguinosa notte persero la vita molti uomini, donne e bambini, tra cui appunto, il marchese LorenzoAlberti. Una delle poche superstiti di cui si ha notizia fu la sorella minore del marchese, Teodora, che, grazie ad un cunicolo che dal castello, posto sulla rocca, sbucava parecchie centinaia di metri più in giù, a mare, riuscì a sfuggire agli assalitori che nel cuore della notte fecero scempio della sua famiglia. Teodora degli spiriti racconta in prima persona, attraverso la voce della stessa protagonista la sua fuga, la permanenza ed infine la fuoriuscita dal cunicolo grazie a cui riesce a salvarsi. All’interno dello stretto passaggio, Teodora ragiona, ripensa a come pochi istanti prima gli aggressori stessero compiendo la strage, ricorda la sua infanzia e comprende come e perché sia avvenuto quel massacro. Descrive ciò che i suoi occhi hanno visto fuggendo e ripercorre passo passo tutti gli accadimenti che hanno portato lei e la sua famiglia a questo culmine. La giovane uscirà da quell’angusto luogo di salvezza mutata nell’essenza, maturata, non più giovincella, ma donna, non più marchesina solo come titolo, ma unica e sola erede e nuova marchesa di Pentidattilo di Calabria.USB di Salvatore Majorinocon Peppe Carosella | Lucia Maglitto.regia Salvatore MajorinoCosa ci fanno un criminale da strapazzo ed una prostituta su di un pianerottolo di un condominio qualunque? Divisi da una porta di un misterioso inquilino, intrattengono un dialogo surreale e divertente. Usb è uno spettacolo torbido ed esilarante, con un finale scioccamente inaspettato, dalle tinte rosso sangue e nero thriller. VAPOROSA NEBBIOLINA di Paolo Capozzocon Carmela Aria | Paolo Capozzo disegno luci Gianni Di Nardomusiche Pietro Turcorealizzazione progetto scenografico Marina Parrillifoto di scena: Antonia Di Nardoregia Paolo CapozzoSINOSSI: Romeo è un ex attore di teatro che, a causa di una malattia mentale degenerativa, vive recluso in un ospedale psichiatrico. Accudito amorevolmente da una Giulietta immaginaria, Romeo sembra ignorare lo squallore della realtà che lo circonda. Ma i ricordi della sua vita precedente ogni tanto riemergono, potenti eincontrollabili, costringendolo ogni volta a rivivere quelli che sono stati i suoi ultimi momenti di consapevolezza, quando l’aggravarsi improvviso della malattia ha costretto la compagnia a interrompere lo spettacolo e la tournee. Perennemente in bilico tra realtà e allucinazione, Romeo e Giulietta tenteranno di portare a termine quell’ultima replica mai conclusa.NOTE DI REGIA: Il carattere meta-teatrale di questo lavoro ha un peso specifico rilevante. Tutto avviene nella mente di Romeo, devastata dalla malattia, e la realtà, tragica e ineluttabile, affiora solo alla fine, seppur largamente preannunciata. Tra i personaggi shakespeariani, e i loro interpreti non esiste soluzione di continuità. I “caratteri” si sovrappongono al punto che non è possibile distinguere i ricordi, i sensi di colpa, ipentimenti degli uni e degli altri. La malattia ha trascinato l’esistenza di Romeo dentro una malinconia intrisa di rimpianti, il più forte dei quali forse è di non essere riuscito a sottrarre la sua Giulietta al triste destino che gli è toccato. D’altro canto, la presenza di lei, è un unguento per la sua umanità a brandelli, l’unica luce dentro il buio pesto della sua pazzia.SABATO 15 OTTOBRE ore 20,30Formiche di Vetro TeatroFONèS scritto diretto ed interpretato da Francesca Muoio e Luca TrezzaFONèS, dal greco Voci, è un progetto di spettacolo per due Attori-Autori. Un progetto attraverso cui si vuole raccontare la storia di alcuni personaggi semplici, miseri, quotidiani a cui accade qualcosa di Straordinario eche con il loro atteggiamento di fronte al Mistero, assurgono al ruolo di personaggi tragici. I monologhi e i racconti che s’intrecciano sono voci, Fonès appunto, che provengono dal fondo, dal profondo sia dei personaggi che degli autori-attori. Voci che poi si amalgamano e si fondono a ridosso di un luogo indefinito che può essere un SUD del Mondo. Un lui e una lei. In uno spazio vuoto iniziano a raccontare. Sono Lui, Lei, sono la Notte, gli Animali, le cose, sono l’atmosfera che li pervade. Raccontano in prima ed in terza persona fondendo le loro voci, intrecciando i loro racconti e i loro corpi alla Musica. La voce al gesto- il gesto alla musicalità del racconto. Personaggi di volta in volta diversi che ci raccontano una storia, il loro mondo, la loro voce. Molti gli elementi ad accomunarli. E far dis-piegare attraverso le loro storie, tematiche archetipiche L’urgenza di questo progetto di spettacolo nasce dalla necessità di dare corpo ad alcune tematiche archetipiche, con la semplicità della narrazione primaria, ovvero la Favola. Dare voce a storie\aneddoti\favole\racconti\ che sono per noi stralci di senso, possibilità di contatto reale con il pubblico. Tematiche come l’Amore, la Morte, la Sorte, la Solitudine, l’Identità, tematiche archetipiche ma sempre attuali. Narrare semplicemente, con un montaggio alternato, convulso, schizzato. Questa la sfida scenica. Favola e montaggio frastagliato. Dalla consapevolezza che il messaggio, il tema, sia nascosto nelle maglie del racconto. Approcciamo a questo progetto con la voglia di scandagliare il testo, vivisezionarlo e riportarlo sulla scena manifestandone il processo nel corpo nel linguaggio. Come un Autore-Attore che incarna il suo demone.Chi saranno questi personaggi? -Uno spazzino che scende in un tombino - Una prostituta che voleva solo ballare -Un transessuale che ricorda la sua violenza in un tunnel. - Un Cameriera che ù vuole diventare Signora. -Una ragazza all’entrata di una discoteca che chiede di entrare -Un barista che chiede ad una maga una magia - Un bambino e il suo pappagallo - Un gabbiano e una colomba che s’incontranoL’aspetto mistico e favolistico è presente anche attraverso la voce degli animali. Queste le storie che vanno a comporre un puzzle-scassato, immaginifico, come un quadro astratto che ci riporta ad una grande visione. Storie che ci fanno assaporare una dimensione partenopea antica, greca. La drammaturgia dei personaggi cercherà, attraverso i vari racconti, di creare un corto circuito emotivo –violento- contemporaneo, a tratti frenetico. La scena vuota a far parlare la Parola, il Racconto, la città. Il lavoro, l’identità e la solitudine, sono i temi portanti di questo progetto. E poi il Magico oltre il Reale. Il poter forzare il quotidiano e cercare di sopportare. Il linguaggio utilizzato è il napoletano, anche se non mancheranno neologismi creati per rendere meglio la sensazione da spiegare, da raccontare, da sentire. Si farà riferimento attraverso i racconti all’atmosfera notturna, ai buchi sotterranei. Come il Tunnel, il Tombino, la Tazza di Caffe, Il Bagno... Così come al volo di animali. Il pappagallo, la gatta, gli uccelli… Dove accadimenti e sensazioni si mischieranno per essere echi lontane, Fonès appunto, che echeggiano storie attuali, ma dal sapore antico in cui il pubblico possa riconoscersi. Un quadro astratto contemporaneo.PROGETTO DI MESSA IN SCENA Cosa ci sarà? Lo spazio lo immaginiamo vuoto. Solo la musica e pochi oggetti a definire le scene e i personaggi. Una scopa, un telefono, una gonna, scarpe, rossetti e un grembiule a raccontare ulteriormente il mistero. Come Lavoreremo? Partiamo dai Testi. Essendo composti da storie, a volte favole a volte personaggi che parlano in prima persona, o terza persona cercheremo di vivificarli (dare anima –corpo-sangue-vita) creando dei dialoghi, degli intrecci tra i due Attori-Autori. Quando uno racconta, l’altro con il corpo farà il personaggio, quando l’altro racconta l’altro attore farà lo stesso, cambiando ogni due racconti il modus scenico. Facendo in modo che la composizione omogenea ed esponga un quadro vivido in movimento atto a far capire le delicatezze e i dettagli della storia, con gesti- allusioni. Piccole parole sottaciute. (vedi esempio spettacolo precedente – Leggendo Leggende Napoletane)Le musiche scelte aiuteranno a questa composizione. Corpo –Musica- Gesto-Parola che si fondono in un tutt’uno che ci regali un’idea di storia. Le tematiche affrontante saranno la Solitudine, l’Amore, la Morte, L’identità. Tematiche antiche per voci sofferenti contemporanee.
JASTEMMA di Giovanni Del Preteda un'idea di Antonio Vitaleregia e interpretazione Antonio VitaleLa solitudine accompagna Gennaro, napoletano, ormai da tempo. È diventata per quest’uomo, costretto a vivere in condizioni misere, un’amica invisibile. È stato licenziato da un giorno all’altro e si rivolge alla solitudine, confidandole le sue paure, le sue preoccupazioni ma anche i suoi sogni. Lo fa a volte bestemmiando, pregando un Dio ed altre raccontando dei cunti di sua nonna che gli tornano alla memoria e che assolvono il compito di distrarlo, portandolo altrove con la mente. Ad un certo punto escogiterà per sopravvivere un piano. Quale sarà il piano di Gennaro?....è tutto da scoprire. Per una precisa scelta registica non ci saranno luci particolari né tantomeno musiche per rendere lo spettacolo ancora più realistico.IL PITONE DELLA MALESIA di Simone Migliettacon Simone Miglietta | Valentina Martinielloscene e costumi Luca Cristianoaudio/luci Luca Cristiano regia Simone MigliettaSINOSSI: In una sala che ricorda il camerino d’una qualche spogliarellista, un poeta e un’attrice sono impegnati nell’analisi di un componimento erotico. Il poeta istruisce l’attrice in funzione d’un’imminente rappresentazione, ma lo stress di questa giunge al culmine quando l’autore si perverte per il suo stesso componimento. In vero, si tratta d’un marito e d’una moglie che, spinti da un terapista, recitano copioni “pseudo-erotici” per riscoprire un fremito perso. La farsa mette sul piedistallo poesia e prosa, declamazione e tragedia, in un pretesto pedagogico che è la recitazione stessa.NOTE DI REGIA : Due caratteri che vogliono ricordare le maschere di Arrabal? O sono, in vero, una coppia frustrata del secolo che corre? Il gioco dell’interpretazione del poeta e dell’attrice, per i due, è sottolineato da abiti che rincorrono il settecento ma restano ancorati al bondage. Così, la camera “oscura” dei loro tentativi, pone le basi sul letto nuziale ma si adorna di giochi erotici e merletti. La luce che filtra è quella nauseante del neon, il quale vuole riportare i tendaggi e i parati ad un tempo sempre incerto di svolgimento delle vicende. La condizione borghese della realtà dei due si risolve nella direzione del linguaggio, che cessa, con la fine dei giochi, di essere oratorio.TEMPISMO SBAGLIATO, DESTINO CAMBIATO? di Davide Raffaello Laurocon Chiara Cianciola | Davide Raffaello Lauroaiuto regia Gennaro Madonnaregia Chiara Cianciola | Davide Raffaello LauroSINOSSI: La Donna e il ragazzo, sono i due protagonisti di questa storia che si svolge ad un matrimonio di un amico in comune fra i due. Siamo verso la fine della giornata, fra l’ultima portata e la torta nuziale. I due protagonisti si ritrovano soli, nello spazio esterno del ristorante dove si svolge la cerimonia, in quei tavolini dove, di solito, si esce per fumare una sigaretta o prendere una boccata d’aria. Dal loro dialogo possiamo intuire che si conoscono da un po' di tempo anche se solo verso fine racconto scopriremo il come e il perché. Due caratteri opposti; Lei esplosiva, sagace, sognatrice e ammaliatrice. Lui timido, introverso, frustrato e pensieroso. Caratteri opposti si, ma hanno qualcosa di molto importante in comune, entrambi amano qualcuno di nascosto. Finchè...NOTE DI REGIA : “Tempismo sbagliato, Destino cambiato” ovvero che correlazione ci può essere tra Tempismo e Destino. Se facessimo qualcosa “fuori tempo” o con un tempismo decisamente sbagliato, potremmo cambiare il nostro destino? Oppure il destino è qualcosa di ineluttabile, inevitabile, una stazione d’arrivo imprescindibile per i binari del tempo e delle scelte? Allora in quel caso non dovemmo dire “tempismo sbagliato” bensì tempismo, personale, ma tempismo, stop, non sarebbe ne sbagliato ne giusto. Su queste domande, si basta la storia della Donna e del Ragazzo protagonisti di questa vicenda. Fra un drink e un altro i due si punzecchiano a colpi di sarcasmo, richiamando a un immaginario di commedia ironica-sentimentale.Volutamente senza un nome proprio di persona, i due protagonisti penso possano essere due rappresentanti di due fasi di vita che tutti prima o poi ci troviamo ad attraversare. Nel momento dell’incontro, le loro azioni, le loro emozioni, il loro tempismo nell’esprimersi, influenza il destino? Oppure è il destino a influenzare quanto detto. Dilemma non risolto, e forse non risolvibile. Nemmeno i nostri protagonisti riusciranno a trovare una vera e propria risposta ma l’affronteranno ognuno a modo loro, da sconfitti, con tutte le loro debolezze, le loro fragilità e la loro emotività. Spero che, attraverso la magia del teatro, anche noi possiamo riconoscerci in qualche aspetto del loro essere, per sentirci meno soli, in amore e nella vita, meno pudici verso le nostre fragilità che troppo spesso nascondiamo ma sono fortini dibellezza incontaminata. Al di là del tempo, al di là del destino.DOMENICA 16 OTTOBRE ore 20,30BENZOCAFFEINE di Pier Paolo Palmacon Pier Paolo Palma regia Georgia de’ConnoBenzocaffeine è un monologo, un viaggio, una confessione. L’autore ha provato ad entrare nei meccanismi che regolano gli attacchi di panico, cercandone un senso, un motivo, una soluzione. L’arrivo del panico coglie il protagonista del monologo di sorpresa, mentre è alla guida. La terapia, autosomministrata, è assurda: caffè e sigarette, ma è l’unica che pare funzionare. E proprio come un caffè preso con un amico, il protagonista inizia a raccontarsi al pubblico. Un salto tra frammenti dell’io, un equilibrio precario tra angosce e considerazioni ironiche. Perché il “signor Parma” è goffo, comune, sprovvisto di sovrastrutture, immediato. Questa immotivata paura però, si infiltra nella sua vita, rendendolo un piccolo eroe, facendolo tuffare da dirupi sempre più alti, in situazioni paradossali e dall’immediato sapore comico. C’è una ragazza da prendere all’aeroporto e il traffico di una città sempre in movimento da superare. C’è un caffè e una sigaretta da fumare. Portate gli accendini, che quelli mancano sempre.C’È UNA PRIMA DONNA IN QUEL RAGAZZO! di Fabio Catalanocon Fabio Catalano| Carmela Del Giudice | Claudia Napolitanoregia Sissi BrandiSi voleva scherzare ancora una volta sul concetto di identità. È un pallone rosso che mi è stato regalato e io lo faccio saltare e ruotare con i piedi. È molto divertente e a volte rilassante chiedersi che cosa è e cosa non è, impegna il cervello. È la parte del programma di matematica in cui inizi a studiare gli insiemi. Prendi tutti i tuoi giocattoli e li metti nel cerchio di chi pensi di essere, senza lasciarne nessuno nello spazio bianco dove si trova chi pensi di non essere. Prendi qualche altro giocattolo e mettilo nel cerchio di chi realmente sei, tutto il resto si troverà nello spazio di chi in realtà non sei. E poi guarda: i due cerchi si intersecano. È lì che stanno i giocattoli nello spazio di chi sei. Diciamo che sei bravo, un po' è talento, un po' te lo sei inventato. È violento lo scontro tra le forze del destino e le forze del possibile, ma in quello spazio - che è tuo, è un regalo, puoi farne quello che vuoi - lì vive accampato il reduce della battaglia: l’amore.G.E.DOMENICA di Gennaro Espositocon Federica Flibotto | Gennaro Espositoregia Gennaro EspositoSINOSSI: In una soleggiata domenica mattina, un uomo legge un giornale su una panchina. L’arrivo di una goffa, curiosa donna, che porta con sé una strana caccavella, cambierà drasticamente il corso della sua giornata.NOTE DI REGIA: Domenica è un frazionamento, un episodio di un’idea più grande, suddivisa in quadri, in giornate e storie differenti. L’immagine generale era quella di raccontare il vissuto, storie di quotidiano orrore, senza cadere, però, nella banalità, nel trito e ritrito. Ho scelto di cominciare a lavorare proprio con questa poiché la sentivo, dal punto di vista registico, la “più urgente”. Un uomo e una donna seduti ad una panchina non è l’inizio più travolgente mai presentato a teatro, eppure, è proprio cercare un modo di rendere ancora interessante, appassionante, qualcosa di già noto la vera sfida. Con Federica abbiamo lavorato molto sul corpo del personaggio, su quale dovesse essere, sin dal primo momento in cui entra in scena, il suo andamento, il suo essere. Questa donna è criptica e, al contempo, sfacciatamente chiara, sincera. È emblematica e comune. Potrebbe essere seduta ad una qualsiasi panchina di un qualsiasi parco, potrebbe essere seduta accanto a noi. Ma, a differenza della protagonista, potrebbe scegliere di restare in silenzio fino alla fine. Dargli la possibilità, di avere un testamento non olografo, la vera sfida..MADRIOSKA di Orlando Napolitanocon Valentina Eliamusiche ed effetti Mendoza Produzioni regia Marcello Manzella “Come va? Che cosa provi? Di cosa hai bisogno? Come ti ha fatto sentire? Che cosa vuoi lasciare andare?” Con una ritualità quasi sciamanica una figura femminile vestita in nero porrà sé stessa e noi, il suo pubblico, dinanzi a diversi dilemmi: Chi è lei? Chi siamo noi? Chi è Dio? Cosa è reale? Cosa è finzione? Apparentemente senza nome e senza identità, la donna scaverà in sé stessa e, al pari di una matrioska, si scinderà in altri personaggi, donne di età diverse le cui storie andranno ad intrecciarsi tra di loro seguendo un filo conduttore che le porterà a riunirsi nuovamente in un unico personaggio Via Port’Alba 20NAPOLIINFO e PRENOTAZIONI: +39 342 1785930Costo biglietto unico per ogni serata : € 14,00 – ridotti € 12,00 www.icortidellaformica.iticortidellafomica@gmail.com I Corti della Formica - FestivalIDEAZIONE E DIREZIONE ARTISTICAGianmarco CesarioPRODUZIONE Aries Teatro EventiIDN - Itinerari di Napoliin collaborazione con:LABMestieri Del PalcoCONCESSIONARIA PUBBLICITARIAPiattaforma IDNpiattaformaidn.comPROGETTO GRAFICOMassimiliano SacchettoILLUSTRAZIONEClelia LeboeufSTAMPAGrafosBOTTEGHINOAssia Iaquinto