Gabrio ci racconti di Lei: chi è Gabrio Gentilini come persona?Sono un essere umano in cammino come tutti gli altri. Ecco, cercare di essere sempre più umano è un po’ il mio slogan. Per me la vita su questo mondo è un passaggio che ci serve a crescere e migliorare come anime. Ad ognuno vengono dati talenti e caratteristiche di un certo tipo. Un po’ come un ruolo da interpretare. E ognuno è unico e irripetibile. Cerco di dare il meglio di me ogni giorno, provando ad essere il più possibile presente alla vita che mi viene incontro e mi scorre attraverso. Descriva il suo giorno lavorativo perfetto…Un giorno lavorativo perfetto non è perfetto se non include in sé anche del tempo per me, per il mio benessere e per le mie relazioni. Insomma una giornata dove posso dedicarmi a tutto ciò che mi fa sentire amato e mi permette di regalare il meglio di me agli altri. Sveglia presto e subito dopo le mie pratiche energetico/spirituali per centrarmi e lanciare intenti per la giornata che devo affrontare. Dedicarmi ai miei gatti, alle mie piante e alla mia casa. Poi un buon allenamento in palestra e una bella colazione subito dopo. A seguire il lavoro, che sia sul set o con delle prove a teatro e un po’ di tempo da dedicare allo studio o alla lettura. Per finire una bella serata con i miei affetti attorno ad una tavola e una bella cena! Lei inizia il suo percorso artistico con la danza e in particolare si dedica al ballo folk romagnolo. Ci racconti..Sì, devo tutto ad una ragazza, Elsa, con cui facevo il viaggio sull’autobus per andare alle scuole medie. Un giorno mi disse “vuoi diventare il mio ballerino di Folk?”. Io non sapevo neanche bene come fossero le danze folk romagnole. Ma sapevo perfettamente che mi piaceva molto ballare. Solo che mi vergognavo a dirlo e a mostrarlo, perché nella mia famiglia si è sempre parlato solo di calcio. Elsa col suo entusiasmo mi ha dato “il là” per cominciare. Ed è stato bellissimo. Poi ho preso coraggio e ho cominciato anche con lo studio della danza classica e moderna. Invece come nasce la sua passione per la recitazione?Dal bisogno di essere interprete. Non mi è mai bastato fare solo il ballerino o solo il cantante. Volevo raccontare attraverso la mia performance una storia, entrare nei panni di qualcun altro. Per questo ho scelto per prima la strada del musical, per riuscire ad unire le mie passioni (canto, ballo e recitazione) in un colpo solo. Quali sono gli artisti dai quali si sente maggiormente influenzato o da cui trae ispirazione?Mi piacciono molto Marlon Brando e Robert De Niro, ma anche Denzel Washington. Poi per la sua formazione e il suo percorso artistico, ho sempre ammirato molto Hugh Jackman che è bravissimo nell’intrattenere, nel cantare e ballare, al cinema come a teatro. Come attore quali sono i personaggi che ha portato in scena ed ha sentito più vicino alla sua sensibilità?Sicuramente su tutti Tony Manero. Alcune delle sue fragilità hanno abitato anche me. Così come il suo desiderio di rivalsa. Amo molto anche Donald, che sto portando ora in scena con “The Boys in the Band”. Certe sue insicurezze, come parte della sua malizia, sono tratti comuni alla mia persona. Poi la scoperta del musical con “Mamma Mia!” a cui segue il suo primo ruolo da protagonista con il personaggio di Tony Manero ne “La Febbre del Sabato Sera”, in scena al Teatro Nazionale di Milano…Sì, quel teatro mi ha regalato le mie più grandi soddisfazioni professionali che ho vissuto fino ad oggi. Lavorare lì è stato un privilegio e mi sono sentito tanto amato, soprattutto dal pubblico e dal personale che ci lavora, che porto sempre nel cuore.“Mamma mia!” è stato il mio reale inizio e la mia prima vera scuola professionale. Ricordo quegli anni come un periodo di grande spensieratezza. Poi quando è arrivato Tony Manero è stato “il grande passo avanti”. Ho imparato il mestiere del protagonista e tutto quello che lo circonda. Dalle responsabilità artistiche, le pressioni da dover sostenere, l’attenzione mediatica e tanto altro. Un’altra grande scuola. E poi Tony è stato per me un super personaggio da rappresentare. Non solo per la parte performativa che prevedeva l’allestimento di quel musical, ma per tutti i tipi di relazioni che Manero intrattiene nella storia. De “La Febbre del Sabato Sera” spesso si ricordano solo John Travolta, i Bee Gees, lo stile della moda, la musica e i balli anni ’70, ma la storia è davvero ricca di dramma e intensità, con tratti comici qua e là, e tematiche sociali per certi versi ancora attuali. Insomma una vera giostra per un interprete e performer!Nel 2014 ottiene il ruolo del protagonista Johnny Castle in versione teatrale, “Dirty Dancing”, e lo show resta in scena al Teatro Nazionale di Milano per quasi 3 mesi. Ci racconti…Volevo davvero interpretare quel ruolo e soprattutto desideravo raccontare quella storia d’amore. Non capivo perché fosse tanto amato dal pubblico. Io non sono mai stato uno che guardava Dirty Dancing ogni volta che lo passavano in tv. Anzi, forse non l’avevo neanche davvero visto tutto. Poi quando l’ho guardato per prepararmi al provino, ho capito che avrei potuto raccontare bene quella storia. Questo personaggio mi ha dato tantissimo. Questo cult è talmente amato, da essere riuscito a portare a teatro gente che in un teatro non era ancora mai entrata. Partivo avvantaggiato in questo senso, perché tutti i momenti iconici del film venivano riprodotti a teatro e il pubblico, riconoscendoli, andava in visibilio. Certo reggere il confronto con Patrick Swayze non era facile, ma devo ammettere che sono molto contento del risultato che ho conseguito con la mia interpretazione.Da ballerino ad attore a performer: come avvengono questi passaggi?Da ragazzino ero fissato con le grandi popstar americane: volevo ballare e cantare come loro. Diciamo che il musical mi ha permesso di esperire in un solo genere, queste discipline, interpretando però un ruolo diverso da me.Poi più andavo avanti e più la parte attoriale diventava sempre più importante per me. A quel punto ha cominciato a starmi stretto anche il genere del musical, perché la parte performativa predominava su tutto, togliendo troppo spesso credibilità alla storia e ai sentimenti autentici che dovrebbe raccontare. Per questo ora sto puntando al teatro di prosa e soprattutto al cinema: con la camera se non sei vero, si vede subito. Ed è quella la sfida che voglio inseguire più di tutte. Attraverso la rappresentazione artistica, la ricerca di un’autenticità nelle storie che racconto.Nel 2015 l’incontro con un mostro sacro della televisione italiana ed internazionale: Raffaella Carrà. Cosa ricorda di quell’esperienza?E’ stata fondamentale per il mio percorso artistico. Da quella esperienza ho cominciato a mettere in discussione tutto di me come artista. Non è stato per niente semplice all’inizio. Ho sofferto molto i tempi e i modi televisivi. Arrivando dal teatro, tutto risultava essere estremamente più veloce. E io non mi sentivo mai abbastanza preparato per andare in onda. In più si trattava di un talent-show, quindi era anche necessario raccontarsi come persona ed essendo io da sempre di natura riservato, fu davvero una palestra molto impegnativa. Lei, Raffaella Carrà, quando mi vide la prima volta esibirmi mi disse “ sei una pallida versione di quello che potresti veramente essere” o qualcosa di simile. Il succo era che ero bloccato, non veramente libero di esprimere la mia persona e i miei talenti come avrei potuto. Ed aveva ragione. Mi ero convinto di dover dimostrare continuamente di essere ad una certa altezza e finivo per sentirmi sempre inadeguato e vittima della parte di me più auto-sabotante. Poi verso la fine del programma sono riuscito a sciogliermi e tutto è andato molto meglio. Ero arrivato a quell’esperienza carico di convinzioni e da quel momento ho cominciato ad abbandonarne tante e a rimettermi in gioco su tutto, tanto da decidere di lasciare il mondo del musical.Lei è un attore dallo spirito Shakespeariano?Quale attore non lo è? Nel senso che Shakespeare, vuoi o non vuoi, lo incontra chiunque intraprenda un percorso attoriale, dall’amatore al professionista. E meno male! Che mondo sarebbe senza le sue opere e i suoi personaggi! Ormai fanno parte di tutti noi!Io ho avuto il privilegio di cominciare professionalmente ad interpretare i suoi testi in quello che definirei il tempio italiano di Shakespeare: il Gigi Proietti Globe Theatre Silvano Toti di Roma. Da quattro estati vado in scena su quel prestigioso palcoscenico ed è sempre una magia unica, sia per noi artisti e tecnici, che per il pubblico. Prima con “La Bisbetica Domata” e poi con “ La Dodicesima Notte”. E speriamo di tornarci anche quest’anno… Che messaggio e che possibilità dà oggi il mondo dell’arte ai giovani artisti in un settore particolare e in perenne cambiamento come il teatro, cinema e la televisione ormai assorbite dalla rete? C’è spazio in Italia per giovani artisti talentuosi ?E’ sempre più difficile. Chi ci governa sembra sempre più volere affossare la cultura, piuttosto che sostenerla. Sarà perché la cultura e l’arte in generale risvegliano le coscienze piuttosto che intorpidirle? Ma le speranze sono sempre le ultime a morire. Tempi come questi sono davvero unici e preziosi, per quanto difficili e dolorosi da attraversare. In altre epoche di devastazione e dolore, la rinascita di una società nuova è passata proprio attraverso le arti. Voglio credere e sperare che anche questa volta sarà così.Ci sarà sempre spazio per il talento, ma ognuno deve trovare il modo per trovare il proprio spazio in questo mondo. E io auguro a tutti i giovani e anche a me che ancora ho tanta strada da fare, di alimentare i nostri talenti con amore e senso di servizio. Nel senso che i talenti sono doni che ci vengono affidati e che dobbiamo mettere al servizio degli altri. E in ultimo ci auguro di essere disposti a fare di tutto in nome di questo amore artistico, ma sempre nel rispetto dell’essere umano che vogliamo essere, diventare e preservare.Il rapporto con la sua città natale?Amo molto le mie origini romagnole. Appena posso, torno a casa dalla mia famiglia e i miei amici per stare in loro compagnia e per fare incetta delle piadine di mia madre e della sua pasta fatta in casa. Noi romagnoli siamo grandi goderecci! In questo il grande Fellini ha saputo benissimo rappresentare la nostra natura nei suoi film. Io sono cresciuto tra le campagne delle colline di Fiumana, una piccola frazione di Predappio. Ora i miei abitano a Forlì. Per cui ogni volta che scendo a trovarli, vado lì. Ho tanti affetti, tanti bei ricordi. Non credo tornerò mai ad abitare in Romagna, ma è sempre un piacere ritrovare quel calore e quell’aria genuina nella sua gente. Il lavoro al tempo del “coronavirus”: come stanno rispondendo gli artisti a questa emergenza virale ed umanitaria che ha colpito l’Italia e il mondo e come pensate di rientrare in campo viste le problematiche che sta affrontando il mondo della cultura in generale?Cercando di non perdere le speranze e trasformando le ansie e le paure in forza di volontà e coraggio.Non ci sono molte alternative. E quelle poche che ci sono vanno trovate e sperimentate. Non credo che gli artisti veramente affermati abbiano davvero risentito di questa crisi, ma il settore intero è fatto di tante altre realtà meno note che però rappresentano la fetta più importante e consistente e che hanno sofferto e ancora soffrono per questa situazione. Spero che in primis chi ci governa, ma anche il pubblico in generale, se ne rendano conto e ci aiutino a sostenerci in questo che rischia altrimenti di diventare un mestiere per pochi privilegiati.
I suoi prossimi progetti?Dal 26 aprile all’1 maggio sarò in scena nel ruolo di Donald alla Sala Umberto di Roma con “The Boys in the Band”. E’ un testo bellissimo che ha avuto grandi riconoscimenti, fra cui un Tony Award per il “best revival” nella sua ultima versione di Broadway del 2018 con un cast stellare. E sempre con lo stesso cast, Ryan Murphy ha prodotto un remake dell’omonimo film ora in streaming su Netflix. Insomma un testo importante e spero davvero che il pubblico romano venga a conoscerlo. Saremo in scena anche a fine Giugno al Teatro Elfo di Milano. E poi ci sono altri progetti in cantiere, di cui spero di potervi parlare presto.