Pino Quartullo in scena, diretto da Emilio Solfrizzi. Una coppia decisamente borghese, lui cardiochirurgo, lei moglie in ansia per un figlio allo sbando, decidono di passare una Vigilia di Natale diversa, unendosi a dei volontari che portano dei generi di conforto ai vari barboni sparsi sui marciapiedi o sotto i colonnati della città. Una notte piena di gratificazione, di linfa vitale per un rapporto evidentemente stanco, annoiato. E la coppia sembra riscoprire un modo nuovo di condividere le cose semplici, ma fondamentali della vita: fratellanza, compassione, solidarietà. Parole quasi dimenticate, bypassate da vite frenetiche, da stress, da corse sfrenate verso effimeri successi. A volte basta il sorriso di uno straccione per tornare a indagare su ciò che forse avremmo voluto essere, su ciò che forse avremmo dovuto e magari voluto donare al prossimo.Una riflessione sull’auspicabile predisposizione alla bontà d’animo, alla gentilezza, alla tolleranza, che quasi sempre cozza con l’istinto animale alla lotta senza quartiere, alla sopraffazione dell’altro. L’esperienza induce quindi la coppia a una riflessione più ampia sul senso stesso della vita e a provare, per la prima volta dopo tanto tempo, una strana sensazione di appagamento. Essere buoni non è poi così difficile. È con questo sapore che Emilio e Barbara si coricano e, probabilmente, dopo tanto tempo tornano a fare l’amore.