Uno spettacolo che colpisce e trafigge direttamente il cuore dello spettatore che, uscito dal piccolo teatro, rielabora il dolore, la magia e la potenza delle parole di un mondo antico che sembra lontano e invece non lo è. La storia, racconta una Spagna antica in tutti i sensi. In scena c’è una madre invasata dal dolore, dalle tradizioni, dagli spiriti umani e morali che ammazzano la sua ragione esistenziale, interpretata apparentemente con svogliatrzza ma in realtà vi è una attenta espressione drammatica eseguita da un uomo barbuto l'attore Pietro Juliano, che si danna alla visione del coltello, un’arma piccola e letale, che le ha uccisi il marito e il primo figlio. Il figlio in vita interpretato dall'attore Guido Di Geronimo è la sua unica speranza di ristoro in una terra arsa dalle faide e rappresenta per lei il futuro di un seme maledetto da cui vuole una ricca prole che possa ramificare, motivo per cui è preoccupata dalle voci che girano sulla donna che il figlio ha deciso di portare a nozze.Una madre soggetta al potere e alla paura dell'uomo e nel contempo matriarca di tradizioni che massacrano i figli che partoriscono. Per lei la donna è colei che sa prepararsi il pane e cucirsi una gonna da sola e il matrimonio non è altro che un uomo, dei figli, e un palmo di muro per tutto il resto del mondo, solo così una donna può essere considerata tale e pura. Parole forti che riecheggiano durante lo spettacolo con forza. La scelta del regista Gianmmarco Cesario di incentrarsi su quattro personaggio che si trasformeranno in altri mille voci appare azzeccata , giusta e provocatoria, personaggi portatori di un maschilismo che ben rappresentano il dramma di Lorca, gli attori tutti uomini nelle vesti femminili ricordano il teatro antico ad eccezione della Sposa interpretata dall'attrice Germana Di Marino. Tutti bravi.La Sposa che non convince la Madre per aver già avuto un fidanzamento proprio con un uomo della stirpe dei Felix, che le avevano ammazzato marito e figlio. Leonardo interpretato da Leonardo Di Costanzo è un personaggio che non vuole rispettare le regole, simbolo di ribellione, di desiderio e libertà ma anche di un egoismo distruttivo pur di aver quello che si desidera senza affroante le realtà nei tempi e nei modi giusti, sposato con la cugina della sposa, di cui non è innamorato. La Sposa, seppur combattuta, cede all'amore di Leonardo e fugge con lui: la sua è una passione che avrebbe vissuto sempre. Da qui la tragedia.Bella la scelta dei cambi d’abito sul fondo del palcoscenico. I personaggi, contrassegnati dalla rabbia di una società arcaica e maschilista in cui non può esservi rispetto per i piu deboli. La Sposa, il cui trucco scuro rappresenta la rassegnazione, vede infranto dagli uomini che la circondano il suo desiderio di essere donna.Il drammatico finale che avviene sotto la luce della Luna danzata da Adriana Napolitano smarrisce lo spettatore che cerca di capirne la simbologia. La sposa diventa la colpevole, la quale invano tenta di giustifacare la sua purezza. Nozze di Sangue, rimanda il suo pensiero a società antiche esistenti, in cui essere una donna è sinonimo di schiava. Carmine Ardolino
Cari lettori,ieri sera,ho assistito presso il teatro Tram, di Port'alba, al dramma "Nozze di sangue" scritto da Federico Garcia Lorca, e rivisitato, per l'occasione in maniera magistrale, dal regista napoletano Cesario. Dico subito che ho apprezzato molto la scelta del Direttore di portare in scena solo 4 attori che si sdoppiano in molti altri ruoli durante la rappresentazione con grande maestria. Un plauso,da parte mia,va certamente all'attore Pietro Juliano,(talentuoso nell'interpretare il ruolo femminile della Madre, senza mai cadere nel ridicolo), e all' attore Leonardo di Costanzo,(altrettanto valido). La Luna,elemento principe del romanzo del Garcia Lorca, in questo caso una luna "DANZANTE"non mi è piaciuta, pur amando molto i drammi intervallati dal classico balletto. Nonostante i cambi di abiti, siano avvenuti sempre a scena aperta, c è stata una buona fluidità nella narrazione. In NOZZE DI SANGUE ,libro da me letto,durante gli anni di liceo,gli uomini e le donne perdono la capacità di controllare il proprio cuore, forza motrice,del dramma del LORCA. Nel romanzo è purtroppo narrata una società ancora esistente in alcune parti del mondo ,dove essere donna, vuol dire essere una persona sottomessa. Fortunatamente il posto della donna si è modificato nel corso dei secoli , e mentre prima era possibile percuotere la propria moglie,fino ad ammazzarla, senza essere puniti dal punto di vista legale,oggi ,con il passare dei secoli,è diventato reato anche il solo maltrattamento psichico della Donna. Dario Caracciolo
Una figura materna che esiste come dovere istituzionale nella sua cultura di una maternità e di un matrimonio arcaico che non assume una personalissima identità, ma che vive nell’attesa di un karma che riscatti la sua non vita. Una moglie giovane, invece vittima e carnefice di una società effimera che tutto vuole, che tutto prende, senza assunzione di responsabilità, inconsapevole dei danni che possa arrecare a se e al prossimo. Due donne agli antipodi infelici per scelta, per cultura e per tradizioni.. Arianna Mottola