Giovanni ci racconti di Lei, chi è Giovanni Block come persona?Sono Giovanni Block, sono nato a Napoli il 21 marzo del 1984. e scrivo canzoni. Mi risulta molto facile rispondere a questa domanda perché nell’epoca dei personaggi ho sempre preferito essere e presentarmi come “persona”. La mattina insegno musica (faccio il professore) e il resto della giornata arrangio dischi, scrivo per me e per altri artisti, programmo spettacoli musicali.. insomma non mi annoio mai. Vivo a Napoli nel Rione Sanità con la mia compagna e i miei gatti. Sono un uomo sereno.Come nasce la sua passione per la musica?Ho sempre vissuto la musica da vicino. Mia madre è una pianista e cantante e quindi ho avuto modo di ascoltare la musica fin dal grembo. Più che una passione è una necessità. Un modo di vivere che non si può cambiare una volta intrapreso..Cantautore, compositore, produttore e direttore artistico, tutti ruoli importantissimi come riesce ad incastrarli per dare il meglio….Come tutti i nati negli anni 80 ho dovuto imparare l’arte dell’essere Multitasking. Ovviamente prefesisco su tutto stare sul palco e cantare le mie canzoni però ho scoperto nel tempo di avere capacità organizzative e ho anche scoperto di saper condividere tutto ciò che so fare con gli altri. Da questa mi vocazione alla condivisione ne sono nate esperienze, festival, rassegne… ogni attimo in cui c’è stata musica è stato per me “creativo”. Ho mantenuto la mia cifra stilistica in qualunque ruolo, in qualunque momento. Allora mi descriva il suo giorno lavorativo perfetto…Non ho uno schema ben preciso ma il mio giorno lavorativo perfetto è quello in cui vado a dormire sapendo che ho fatto il massimo e ho dato tutto ciò che potevo dare.Quali sono gli artisti dai quali si sente maggiormente influenzato o da cui trae ispirazione?Tanti, troppi. Personalmente la mia musica ha sempre spaziato tra tanti generi musicali, e un artista che ha questa dote espressa alla massima potenza a livello internazionale è Sting. Lui sa coniugare il suo mondo con tutti i mondi sonori che incrocia. Ammiro questa dote. In Italia amo il mondo di Vinicio Capossela o quello meno popolare di Bobo Rondelli. Seguo con attenzione anche artisti del mondo del teatro che sono per me di ispirazione per la mia “anarchia scenica” che tanto coltivo. Uno su tutti Antonio Rezza. Come autore quali sono le canzoni a cui ha dato vita ed ha sentito più vicino alla sua sensibilità artistica.Grazie per la domanda, mi da modo di approfondire un aspetto della mia musica a cui tengo molto. Il mio processo creativo che si manifesta nella forma canzone si muove su due dimensioni contemporaneamente. Da un lato abbiamo la linea melodica e il testo che stanno li a spiegare il mondo in cui il brano vuole vivere. Dall’altro c’è il movimento verticale dell’arrangiamento e dell’orchestrazione che provo a curare fedelmente ai concetti espressi dalla canzone. Quasi come se l’arrangiamento caratterizzasse la “Colonna sonora” del brano. Un esempio di questa tecnica Filmica adeguata alla canzone d’autore è il brano “la Neve che accadrà” dove con i movimenti degli archi ho provato a ricreare l’effetto dei fiocchi di neve che scendono e salgono nell’aria. Spero che chi legge questa intervista ascolti il brano per vedere di nascosto “L’effetto che fa”.Il suo percorso è ricco di collaborazioni importanti con artisti dallo spessore di Mauro Calise, Sergio Cammariere, Fabrizio Bosso, Arnaldo Foà, Lello Arena, Massimo Andrei, Luciano Melchionna e Cosimo Damiano Damato, come nascono queste collaborazioni...Tutte casualmente. La vita mi ha dato l’occasione e l’onore di incrociare artisti ed intellettuali che mi hanno insegnato tanto. Ho sempre provato di essere all’altezza di questi splendidi incontri. L’ultimo incontro artistico che ho fatto è quello che Lello Arena con cui ho messo in musica un opera della regista Barbara Napolitano. Da questo lavoro è nato un album in cui cantano tutti gli artisti del cast (tra cui Massimo Andrei), e ho avvertito la responsabilità del chiudere in un album la voce dei giganti che mi circondavano. Quindi ho curato ogni brano nei minimi dettagli cercando di cucirli su ognuno di loro per farli stare comodi. Un lavoro minuzioso, rispettoso delle loro personalità artistiche.Sabato scorso ha riscosso un successo personale al festival CortoCulturalClassic 2021 diretto da Massimo Andrei. Ci racconti del suo legame con il cinema.Una delle mie lauree in Conservatorio è proprio Composizione per il Cinema (Musica applicata ai Contesti Multimediali). C’è stato un grande storico e teorico della composizione per audiovisivo che si chiamava Sergio Miceli. Il Suo libro “Comporre per il Cinema” e la sua teoria dei Livelli sono stati per me fondamentali e mi hanno aperto un mondo ancora tutto da scoprire. Amo il Cinema. Sono uno che ci va ancora e non si accontenta della piattaforma digitale di turno. Il rituale della sala è sacro e va tutelato. Speriamo il post pandemia veda le sale di nuovo piene. Che messaggio e che possibilità dà oggi il mondo dell’arte ai giovani artisti in un settore particolare e in perenne cambiamento come il teatro, cinema e la televisione ormai assorbite dalla rete? C’è spazio in Italia per giovani artisti talentuosi ?Ma in realtà no. I sistema Talent Show ha distrutto il mondo della musica, il sistema televisivo attinge dal mondo teatrale ma questo prevede che molti giovani attori studino Shakespeare a Brecht nelle accademie per poi andare a fare fiction non proprio elevate artisticamente.. insomma è sempre tutto un gioco al ribasso. La gente riconosce solo chi vede in TV o ascolta in Radio o il cretino di turno che è su TIK TOK. Non mi sembra la politica abbia voglia di lavorare sul serio ad un sistema culturale che dia Dignità agli artisti. Insomma non ho proprio belle vibrazioni quando penso al futuro dell’arte in generale in questo paese.Il lavoro al tempo del “coronavirus” come stanno rispondendo gli artisti a questa emergenza virale ed umanitaria che ha colpito l’Italia e il mondo e come pensate di rientrare in campo viste le problematiche che sta affrontando il mondo della cultura in generale.E’ stata una brutta batosta. Davvero più che del “rientrare in campo” parlerei del “Rialzarsi e lavarsi la faccia dal fango”. Ma non vorrei essere ripetitivo.., non credo gli artisti e il “Sistema” stesso abbiano poi imparato granchè da questa batosta. C’è stato un grande parlare durante l’emergenza e durante il lockdown ma a conti fatti non mi sembra ci siano stati grandi cambiamenti organizzativi. Però può essere che sia io particolarmente distratto o sia male informato. Vediamo cosa ci racconterà il futuro.I suoi prossimi progetti. Un nuovo disco. Subito supportato da un crowd funding di tutta la gente che mi segue da tempo e che mi vuole bene. Non vedo l’ora. E soprattutto tanti concerti. Ci vediamo li.