Raccontati come persona.
A mio avviso è bene che l’artista parli, comunichi attraverso le proprie opere, lasciando in secondo piano eventuali desideri di protagonismo personale, nocivi per la qualità della propria pittura.
In passato abbiamo esempi di artisti che hanno affascinato più per le loro vicende personali spesso a scapito della trasmissione del proprio lavoro…
Descrivi il tuo giorno di lavoro perfetto
Per dipingere e operare bene bisogna cercare di costruire una sorta di habitat abituale, quindi cominciare sempre alla stessa ora , stesso posto, replicando sempre le stesse azioni. Riservare solo spazio per la parte creativa . Ritengo non necessiti operare tutti i giorni al cavalletto , rischiando così facendo di perdere la freschezza del creare col rischio di trasformare la redazione del dipinto in un’operazione meccanica, artigianale.
Un importante artista del primo Novecento diceva che l’artista deve essere una artigiano e mettersi al cavalletto tutti i giorni, io non sono affatto d’accordo col suo pensiero. Basti pensare che ci sono stati artisti del passato che sono stati rivoluzionari , come il Tintoretto che alla parte accademica e meticolosa aggiungevano una parte di impulsività di freschezza dell’esecuzione che per alcuni critici della loro epoca veniva considerato un difetto per essere poi concordi che una parte di improvvisazione è fondamentale nella qualità di un dipinto.
Riguardo alla qualità della giornata lavorativa, è inevitabile che ci siano giornate migliori di altre, la perfezione per me si raggiunge quando si sta bene, riposati e sereni. la pittura è come il violino, bisogna sempre tenerla allenata con i giusti intervalli, . Il vantaggio della pittura ad olio è che a differenza di altre tecniche è molto versatile quindi lo si può recuperare, se ci sono giornate che non funzionano si elimina il lavoro fatto esportando la stesura data e si aspetta di fare un lavoro di maggiore qualità in un altro momento.
Come reagisci ad una situazione di totale ispirazione, ovvero quando hai un idea per un nuovo lavoro cosa fai?
Ti ringrazio per questa domanda che mi poni, devo dirti che è molto interessante ed è stata affrontata da un grande artista del novecento Adolfo Wildt, che in una sua pubblicazione intitolata “L’arte del marmo” ha risposto molto bene a questo quesito dicendo: “quando un artista ha in mente un’ opera questa va considerata come un fantasma, quindi devi vedere dentro di te attraverso la tua introspezione quelle che sono le fonti in cui parte il tuo progetto “il tuo fantasma” ,che deve essere riportato poi sulla tela, e quando l’opera è finita il fantasma dovrà essere riconoscibile e non dovrà essere stravolto totalmente.”
Io ne ho fatto tesoro di questo insegnamento, affinché il fantasma sia mantenuto e che sia riconoscibile.
Come nasce la tua passione per la pittura?
Riguardo al mio desiderio di sentirmi un artista, è una cosa nata da quando ero un ragazzino, ho sempre avuto un temperamento creativo una personalità artistica, quindi i miei genitori fortunatamente non mi hanno ostacolato e mi hanno permesso di fare gli studi artistici, l’unica cosa che mi ha pesato era sentirmi dire che con questa attività non avrei mai potuto fare nulla, è stato un po’ avvilente sentirsi dire e riportare sempre sul punto economico il desiderio di un ragazzo nel voler abbracciare la propria identità ed il suo interesse artistico
A chi sei più grato per la tua passione ed estro artistico? Ci sono stati e ci sono ancora dei modelli a cui ti ispiri e/o cerchi a loro successori?
Ci sono degli artisti che mi hanno impressionato, però non mi sono mai fissato su di un unico artista, ho sempre cercato di osservare l’artista migliore nel suo periodo migliore, non c’è quindi un'epoca, un artista che prediliga, l’importante è la qualità, è usare un linguaggio nuovo. Quindi secondo me produrre arte non è come fare un bel compito, ma usare un linguaggio diverso, cercare di inventare un nuovo linguaggio dell’arte.
Se dovessi pensare ad una corrente artistica che si sposi con le tue opere a quale penseresti ?
Se dovessi pensare ad una corrente artistica che si sposa con le mie opere, ti direi che sarebbe un piccolo auto-goal, perché bisogna guardare a quello che c’è stato prima, ma per me l’artista deve tenere la testa in avanti e cercare di capire quello che ci sarà dopo più che quello che c’è stato prima.
Quindi quello che c’è stato prima va in qualche modo somatizzato completamente poi bisogna abbandonarlo perché se si sente troppo la presenza di un epoca precedente non va bene.
Un ottimo esercizio che io faccio è immaginare i miei lavori all’interno dell’architettura contemporanea, se reggono il confronto vuol dire che si è giunti ad un buon risultato.
Cosa pensi dell’arte contemporanea e qual è per te il ruolo che svolgete voi artisti principali protagonisti di questi movimenti culturali contemporanei? E che nome ne daresti?
Ho un approccio per fortuna o per sfortuna un po’ solitario con l’arte, tendo a chiudermi nelle mie riflessioni e non sono molto interessato a vedere quello che fanno gli altri, penso a fare il mio lavoro, trovo le mie fonti di ispirazione da altre espressioni e non dall’arte contemporanea del miei colleghi.
Sono sul mio binario e vado avanti con il mio treno in totale introspezione, riflessione e concentrazione.
Come un artista rinascimentale guardo alla natura e non guardo all’arte per fare arte.
Cosa vuol dire per te dar vita ad un opera pittorica?
Secondo me dar vita ad un opera pittorica significa realizzare la cosa più importante che può fare la mente umana , superiore a qualsiasi sua espressione. Perché per assurdo con qualche tubetto di colore e un pezzetto di tela si possa sfidare uno degli enigmi più importanti della cultura umana.
L’espressione del pittore nella società contemporanea è considerata la prova più grande che un essere umano può dare quindi quando si comincia a dipingere un quadro bisogna essere consapevoli che si sta maneggiando una materia importantissima.
Cosa vuoi comunicare attraverso le tue opere?
Il rapporto che ho con le mie opere è stato molto conflittuale negli anni precedenti, non mi sentivo pronto, non mi esponevo, nello studio avevo i miei quadri girati, rivolti verso il muro perché io non ero pronto, ero come un bambino estratto dal grembo con qualche mese di anticipo, non ero formato. La mia maturità artistica è arrivata molto tardi a 45 anni, è stato un processo molto lungo ma alla fine è arrivato.
Il tuo rapporto con la tua città
Il mio studio sta a Firenze in un palazzo costruito nella seconda metà dell’800 come fucina degli artisti dell’epoca, una architettura molto luminosa, confortati da un bel giardino . Sono contento di vivere a Firenze, una città molto tranquilla, sobria che mi rilassa e non mi induce in distrazioni .
I tuoi progetti futuri
Per quanto riguarda i miei progetti futuri, adesso finalmente mi sento pronto, i miei dipinti sono maturati , il mio parto artistico è arrivato alla conclusione.
Pronto a viaggiare negli animi delle persone attraverso le mie opere e che gli stessi osservatori fruitori delle mie opere viaggino attraverso di esse in quello che in fondo sono anche io. Questo il mio progetto futuro.