Da giovedì 1 aprile 2010, Teatro Elicantropo di Napoli
Appunti di un riparatore di Massimo Maraviglia
In prima assoluta la nuova creazione dell’autore e regista partenopeo, un originale viaggio nella quotidianità e in ciò che d’astratto e astruso nasconde
“Perché le storie non finiscano, è necessario che non comincino mai”. E’ questo breve pensiero a ‘disegnare’ il tessuto drammaturgico di Appunti di un riparatore, l’ultima creazione dell’autore e regista Massimo Maraviglia, che debutterà, in prima assoluta, giovedì 1 aprile 2010 alle ore 21.00 (in replica fino a domenica 11), al Teatro Elicantropo di Napoli.
Presentato da Cantieristupore e CRASC, la messinscena si avvale dell’interpretazione di Marco Di Prima, Massimo Finelli, Ettore Nigro, Peppe Cerrone, Marina Macca, Patrizia Eger, Fabiana Fazio, Sofia Campanile, Peppa Talamo, Marianna Liguori, Giuseppe De Liso, Cinzia Cordella, Amedeo Di Capua, Leila D’Angelo, Renato Zagari, Carlo Soma, Mario De Masi. I costumi sono a cura di Annalisa Giacci, le musiche originali di Canio Fidanza, le scene di Nicola Di Fiore, il disegno luci di Ettore Nigro.
Appunti di un riparatore è la storia di un omino (Beniamino Carmatore) che vive riparando oggetti di varia natura, suonando il violino e prendendo appunti su ogni cosa il caso gli riservi, dai suoi amici, coi quali forma un’orchestrina sgangherata alla ricerca di improbabili soluzioni compositive da dare alla vita. Ripara perché è il suo lavoro, ma è anche il modo per non gettare le cose quando non servono più, per tornare sulle cose e scoprire di esse altri aspetti, fino a quel momento incontemplati.
Suona il violino per affinare l’orecchio e riconoscere le intonazioni delle cose. Prende appunti perché vuole raccontare qualcosa, cui egli stesso non sa imporre un nome e non sa spiegare.
La sua è una storia fatta di frammenti d'altre storie, storie di uomini e donne comuni che, nelle pagine del suo taccuino, assumono i tratti di personaggi quasi immaginari, si trasmutano in circensi e giocolieri, mangiafuochi bislacchi di una favola a molti sensi, senza capo né coda, di cui resta appena il cuore, come accade in ogni distillazione.
“Sebbene si presenti in maniera affatto diversa (dall’antifavola si passa ora a esplorare l’anticommedia) – spiega Massimo Maraviglia - Appunti di un riparatore costituisce la prosecuzione ideale di Puccetto e Olopierno. Ancora una volta, la scommessa disperante è quella di cimentarsi con storie che non sono tali e personaggi che tendono a trasformarsi in altro da sé, con l’irraccontabile insomma, e con quanto di metafisico la quotidianità delle cose nasconda. Il tutto, pensando ad un teatro a modo suo popolare”.
Beniamino è la voce narrante di una tribù di paraterrestri, uomini comuni ma straordinari solo per una caratteristica: non vedono il 'ciò che è' delle cose, ma il 'ciò che può essere', superstiti, a modo loro felici, di una specie strana di paradiso che forse non è mai esistito ma che forse potrebbe esistere, in una realtà parallela a quella che ogni giorno viviamo.
I paraterrestri sono gente di un circo per la quale una coincidenza accidentale, la morte, l’amicizia, l’utopia, la serenata, la catastrofe, il lavoro o la partita a carte, sono tutti numeri da interpretare con pari intensità, pur tra i rumori disarmanti delle cose e della vita.
Da giovedì 1 a domenica 11 aprile 2010
Napoli, Teatro Elicantropo
(repliche dal giovedì alla domenica)
Cantieristupore e Crash
presentano
Appunti di un riparatore
di Massimo Maraviglia
personaggi e interpreti
Beniamino Carmatore, Marco Di Prima
Cicco Angelone, Massimo Finelli
Max Pacifico , Ettore Nigro
Lulù Cavanza , Peppe Cerrone
Evelina Millenotti, Marina Macca
Eloisa d’Epìtteto, Patrizia Eger
Nenzy Calore , Fabiana Fazio
Susy Calore, Sofia Campanile
Armòdio, I Vecchia, Peppa Talamo
II Vecchia, Marianna Liguori
Cavaliere Baritònno , Giuseppe De Liso
Giovane mamma, Cinzia Cordella
Patty Pitone, Amedeo Di Capua
Cliopatra III, Leila D’Angelo
Omino col cappello , Renato Zagari
Pazienti, Marianna Liguori, Sofia Campanile, Fabiana Fazio, Amedeo Di Capua
Carlo Soma, Mario De Masi
costumi Annalisa Giacci effetti di scena Amedeo Di Capua
musiche originali Canio Fidanza azioni coreografate Cinzia Cordella
disegno luci Ettore Nigro disegno e realizzazione oggetti di scena Fabiana Fazio
recording e mixing audio Gianni Vicedomini per Night’n’day
aiuto fonico Luigi Rovito e Livio Pizi grafica Marco Di Lorenzo
fotografia Marco Maraviglia realizzazione oggetti di scena Martina Russo
scene Nicola Di Fiore aiuto regia Leila d’Angelo
regia Massimo Maraviglia
Durata della rappresentazione 120’ circa, senza intervallo
Perché le storie non finiscano è necessario che non comincino mai.
D’altronde, per chi non distingue il passato dal futuro non può esserci che l’eterno presente, un presente piccolo e magari allegro, per quello che si può. Insomma, il presente che non è né dell’eroe né del perdente, ma dell’attento e decentrato da se stesso, che si nutre di altre vite e che non lascia fuori niente.
Il presente di chi senza orgoglio né rimpianto né coscienza, d’istinto dimentica se stesso per nutrirsi delle vite altrui, che non direbbe ad un salame “Sei un salame!” che forse già lo sa, e allora preferisce dirgli “Sei un divino!” nell’insperante convinzione che divino lo diventi per davvero.
Questo è Beniamino Carmatore, l’omino che prende appunti perché nemmeno un attimo trascorra inosservato, spinto dalle cose che non hanno nome, cui non sa dare un nome che non sia Evelina, che confonde coscienziosamente ciò che ha visto con ciò che ha immaginato, che scopre il LA assoluto col violino e scorge partiture ovunque, che impara “a orecchio” e che ripara (riparare vuol dire non gettae le cose quando non servono più, significa tornare sulle cose, scoprire altri aspetti gfino a quel momento incontemplati), perché è quello che sa, che vuole, che può e che deve, come fosse un solo fare. Beniamino è la voce narrante di a lui una tribù di paraterrestri, uomini comuni ma straordinari solo per una caratteristica: non vedono il “ciò che è” delle cose, ma il ciò che può essere, superstiti a modo loro felici di una specie strana di paradiso che forse non è mai esistito ma che forse potrebbe esistere, in una realtà parallela a quella che ogni giorno viviamo.
I paraterrestri sono gente di un circo per la quale una coincidenza accidentale, la morte, l’amicizia, l’utopia, la serenata, la catastrofe, il lavoro o la partita a carte, sono tutti numeri da interpretare con pari intensità, pur tra i rumori disarmanti delle cose.
E se proprio deve esserci un finale – lo dice Carmatore - che sia una grande festa in cui potere reincontrare tutte, ma proprio tutte, le persone incrociate cercando partiture, potersi guardare intensamente – anche con chi ci si è fatto qualche danno e dirsi: “Hai visto? Hai capito com’è che sono andate le cose? Meno male che ci siamo incontrati”.