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25/03/2015
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04/01/2023
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03/01/2023
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Parigi rende omaggio a Oscar Wilde.. e si ricorda il suo amore vissuto a Napoli
PER LA PRIMA VOLTA PARIGI SI DEGNA DI RENDERE OMAGGIO A OSCAR WILDE CON LA MOSTRA "L'IMPERTINENTE ASSOLUTO", CURATA DAL PRONIPOTE: LETTERE DAL CARCERE, DIPINTI, LA COPIA DI "IL RITRATTO DI DORIAN GRAY" DEDICATA ALL'AMATO ALFRED , LE FOTO DEGLI ULTIMI GIORNI IN UN CIMICIAIO PARIGINO
Chris Summer per “Mail On Line”
C’è voluto più di un secolo ma finalmente la Francia rende omaggio ad Oscar Wilde, lo scrittore che morì senza un soldo in tasca in un cimiciao parigino dicendo: «Io e la carta da parati stiamo combattendo un duello contro la morte. Uno dei due deve cedere».
La mostra al “Petit Calais”, intitolata “L’impertinent absolu”, include fotografie, dipinti e lettere dei suoi tristi ultimi giorni di esilio auto-imposto. La vita dello scrittore irlandese ebbe un declino dopo che la sua omosessualità divenne di dominio pubblico. Wilde era sposato e con due figli, però aveva una relazione con Lord Alfred Douglas, di venti anni più giovane, figlio di Lord Queensberry, il quale lanciò le accuse di sodomia.
Siccome gli atti omosessuali erano illegali al tempo, Wilde fu condannato, passò tre anni in prigione, dove scrisse “The Ballad of Reading Gaol”, e poi se ne andò in Francia, per non tornare mai più. Sua moglie scelse di vivere in Svizzera e cambiò il cognome dei figli in Holland, altrimenti nessuno le affittava una stanza, perché era la moglie del mostro. Poi morì, pare per una sifilide contratta dal marito.
Una cartomante aveva predetto tutto: il trionfo e il muro. Wilde morì in miseria a 46 anni, per una meningite. Il suo pronipote Merlin Holland, ha curato la mostra parigina e trova ancora difficile leggere le lettere che il suo antenato scriveva dal carcere, supplicando clemenza e perdono per “la forma più orribile di erotomania e le sue rivoltanti passioni”.
Racconta il nipote: «Gli tolsero tutto. Lo punirono perché era irlandese, omosessuale, e non nascondeva il suo disprezzo per gli inglesi. Ha preso in giro la società e la società ha riso con lui ma con lui non si trovava a suo agio. Era pericoloso, predicava l’individualismo, la ribellione, la sensualità. Oscar era l’antesignano punk, per questo i giovani continuano ad amarlo».
La mostra si terrà fino a gennaio. Include la trascrizione del processo (fu glorioso anche nella caduta), le immagini della sua camera all’Hotel d'Alsace, dove trascorse i giorni finali, le ricevute delle vendite dei suoi beni, le opere del suo amico Aubrey Beardsley, che illustrò “Salomé” e la copia di “Il ritratto di Dorian Gray” con la dedica al suo Alfred.
Molti oggetti non sono mai stati esposti prima e sono stati dati in prestito dal filantropo turco Omer Koc. La tomba di Wilde è uno dei monumenti più visitati di Parigi, si trova nel cimitero di Père Lachaise ed è una monumentale sfinge androgina..
Napoli, teatro dello scandaloso amore gay tra Oscar Wilde e Bosie
Napoli, magnifica città dallo splendido scenario, è considerata una delle città più romantiche al mondo. Spettatrice di tanti amori nati all’ombra del Vesuvio, fu cornice anche della tormentata storia d’amore tra lo scrittore irlandese Oscar Wilde e Lord Alfred Douglas, soprannominato “Bosie“.
Reduce da due anni di carcere a causa della sua omosessualità, lo scrittore nato a Dublino nel 1854, decise di venire in Italia per vivere il resto della sua vita nel Bel Paese, invece avrebbe finito per passare gli ultimi anni a Parigi dove morì nel 1900. I due amanti arrivarono a Napoli il 20 settembre del 1897, per trascorrere l’inverno nella città partenopea e si installarono sulla collina di Posillipo, nella Villa Giudice. Ma l’ipocrisia della società civile lo raggiungerà anche lì, sotto il pergolato di una trattoria di Santa Lucia, dove sedeva spesso insieme al suo amato Bosie, sotto lo sguardo attento e critico di una Napoli che li accusava di amare in modo errato.
“Lo amo, e l’ho sempre amato. Mi ha rovinato la vita, e per questa stessa ragione sembro costretto ad amarlo di più (…). E lui mi ama molto teneramente, più di quanto mi possa amare chiunque altro, e senza di lui la mia vita era squallida“. Così scriveva in una lettera del 23 settembre 1897, indirizzata ad un suo amico che ben sapeva dell’influenza negativa di Bosie sullo scrittore.
Nonostante Wilde viaggiasse sotto lo pseudonimo di Sebastian Melmoth, il suo arrivo a Napoli divenne oggetto di pettegolezzi, al punto che il 7 ottobre Matilde Serao (1856-1927) ne scriveva sul quotidiano “Il Mattino”. Lo additava come “flagello” e “calamità”: “è nascosto tra noi quell’infelice, reso celebre nel mondo per gli immondi errori” e stendeva un elogio ai giudici britannici “per la loro severità in fatto d’infligger pene agli odiosamente pervertiti“.
Curiosi e giornalisti si appostavano fuori alla Villa di Posillipo, dove risiedevano, in cerca di qualche scoop, mentre i pettegolezzi si trasformarono ben presto in scandali, come quello del 15 ottobre 1897, quando i due amanti si recarono a Capri per una gita. La coppia alloggiava all’Hotel Quisisana e per strada incontrarono lo scrittore svedese Axel Munthe (1867-1949), il quale decise di ospitare Douglas nella sua Villa San Michele per qualche giorno, mentre Wilde tornò a Napoli.
Animo irrequieto e controcorrente, stupore e scandalo dell’Inghilterra vittoriana, come un vagabondo dannato in cerca di tranquillità, Wilde sperava di riacquistarla a Napoli, al fianco di Lord Alfred Douglas. Croce e delizia, amore e rovina, Wilde lo conobbe nel 1891, stravolgendogli la vita. Il padre di Bosie, William Sholto Douglas, marchese di Queensberry, gli fece una guerra spietata scagliandogli contro la macchina infernale del perbenismo vittoriano. Wilde passò dall’esser poeta, drammaturgo e romanziere di fama mondiale ad esser l’emblema dell’omosessualità e degli atti osceni.
A Napoli completò i versi della “Ballata del carcere di Reading“, cercò di far tradurre in italiano la sua “Salomè“ da Giuseppe Garibaldi Rocco, pensando di metterla in scena con l’impresario Cesare Rossi ed interpretata da Eleonora Duse. A Posillipo, Oscar Wilde diventò più speranzoso, guardava al futuro: “Sento ritornare tutti i miei poteri“, probabilmente grazie alla vicinanza del suo Bosie. Ma il bisogno di denaro per i due amanti diventò motivo di liti fino all’abbandono di Bosie, impaurito dalla minaccia della famiglia di diseredarlo, così Wilde restò a Napoli da solo, costretto a trasferirsi da Villa del Giudice in un piccolo appartamento di Palazzo Bambino, in via Santa Lucia, nei pressi di quella trattoria, teatro delle loro giornate spensierate, dove nella foto Bosie gli tiene la spalla, col sorriso di chi forse sta già pensando di andarsene di nuovo, per essere ancora una volta passione e tragedia.
Fonti:
Masolino D’Amico (a cura di), Vita di Oscar Wilde attraverso le lettere, Einaudi, Torino 1977 e 1998, p. 445; Oscar Wilde, “Aforismi“, Newton Compton Editori, 2007; La Repubblica.it.
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