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Ricordiamo Il giovane danzatore Denis Vieira venuto a mancare in queste ore che si raccontava in esclusiva alla Cultural Classic : "Penso che l'unico modo è quello di essere onesti con se stessi e con i tuoi movimenti e gesti."
25/03/2015
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Bando CINECI' 2023 - Corti Cultural Classic 2023 per la sezione Carnevale al vincitore un premio di 2000 euro
01/12/2022
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Per la RUBRICA "Le buone letture" - LA VARIABILE UMANA di Elisabetta Stragapede
25/11/2022
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Novità dal Blog
L'artista Wang Shaoqiang direttore del Museo di Guangdong in Cina e Premio Napoli Cultural Classic sezione internazionale si racconta ....
13/01/2023
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L'attore e regista Danilo Rovani si racconta: "Dirigere ti mette di fronte a tensioni, responsabilità, problemi da dover risolvere con calma e pazienza. "
12/01/2023
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Prima edizione del Magnus Aureus ideato dalla FondazioneTotò Morgana diretta dal dottore Marco Serrao. Premiate Eccellenze che rendono merito al Territorio Calabrese.
10/01/2023
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Il Premio Magnus Aureus della Fondazione Totò Morgana sceglie Villa Rendano di Cosenza La Spiga d’Oro premierà le eccellenze della Scienza e della Cultura con l’attore Totò Cascio
04/01/2023
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L'attrice Francesca Borriero: "I personaggi che ho avuto modo di interpretare li ho sempre avvicinati tutti al punto da sentirli molto vicini a me ma non c’è dubbio che in alcuni casi sia più semplice ed in altri meno. "
03/01/2023
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il buon cinema
RIASSUNTO DI 80 ANNI DI TOMAS MILIAN: “SONO UN FIGLIO DI MIGNOTTA”
Fuga da Cuba, approdo a New York, sbarco a Roma. Svezzamento tra Menotti e Bolognini – “I veri romani hanno la poesia della parolaccia” - “Tòmas, quella a Roma si chiama bella fregna” - “Sono stato sempre comunista”...
Malcom Pagani per "Il Fatto Quotidiano"
TOMAS MILIAN
Anyway, cada dìa e tutte le supplenze linguistiche che 80 anni da randagio del controcampo trasformano in inalienabile diritto. Con il timbro musicale di una Spagna di frontiera, il basco da esistenzialista, le felpe larghe e il codino di un'epoca che fu, Tomás Milian è una voce che ti porta altrove e non è mai la stessa. Oltre cento film, molti premi.
Discese ardite e risalite. Cannes, Venezia, Visconti, Antonioni, Bertolucci, Spielberg. Il mondo del Monnezza o di Er Pirata, popolato dai Sergio Marazzi e dai Nico Giraldi, dai pregiudizi e dalla popolarità, su cui sta scrivendo un libro di memorie, Monnezza amore mio. E poi il Milìan di Cuba, quello che con voce sofferta e generosa apertura, proietta spezzoni di adolescenze in presa diretta e senza lieto fine:
"È il 31 dicembre 1945, ho 12 anni e siamo invitati a un veglione di mezzanotte. Prima di uscire mio padre, un militare severo e un uomo malato, mi dà un colpetto sulla gamba e fa segno di sedermi. Penso, ‘adesso mi fa il discorso da bravo papà e da domani me le dà di nuovo. Invece parla come non aveva fatto mai. "Tommy, ormai sei un ometto. Io sono molto stanco, occupati di tua madre e di tua sorella".
Dopo la festa torniamo nel maniero coloniale dei nonni con il grande patio al centro e le architetture moresche. A un certo punto, vedo riflessa in uno specchio la figura di mia madre che corre. Sta piangendo. Senza chiedere il permesso raggiungo il piano superiore e inizio a gridare: "Papà, papà". Nessuna risposta. Allora apro la porta della sua stanza e lo trovo in divisa. La pistola nella fondina. Guarda davanti a sé, tira fuori la 45 automatica e la punta verso di me. "Adesso mi uccide" penso.
TOMAS MILIAN
Poi si gira e si spara. Istintivamente mi precipito al telefono e mentre do l'allarme, mi accorgo di una cosa terribile. Non provo dolore, ma un senso di liberazione. Sto fingendo. Sto recitando. Fingo un piglio insincero. Faccio cadere la cornetta e mi mostro sconvolto. E quando inizio a correre verso casa della nonna accelero perché la fatica si trasformi in pianto e nel momento dell'abbraccio, non si intuisca l'artificio. Mio padre aveva fatto carriera nell'esercito. Era un duro. Ricordo che ero infelice. Scrivevo piccole commedie di teatro, papà le detestava: "È roba da froci".
A Cuba torna mai?
Io non mi sento cubano, ma italiano. Da voi sono arrivato da ragazzo, mi sono fermato, ho raggiunto la maturità. La chiave, se esiste, della mia bravura. Sono un figlio di mignotta, magari un furbo, ma ho un difetto. Credo a tutto, non dubito di niente e mi fido dell'istinto.
L'isola la lasciò presto.
Ho abbandonato Cuba per Miami a 22 anni con un biglietto di sola andata. Sapevo che non sarei tornato indietro.
MARINA CICOGNA LUCHINO VISCONTI
Persone fondamentali?
Se mi concentro su quell'epoca vedo la mia ricchissima zia, la chiave della mia carriera, la vedova di Josè Pepe Cadenas, il rettore dell'Università. Io disegnavo e sui libri di scuola non riuscivo a concentrarmi. Li guardavo e invece di leggerli viaggiavo da un'altra parte. Mia zia l'aveva capito. Un giorno mi prese da parte: "Che vuoi fare nella vita? Lo chaperon di una diva, il ballerino con tacco 12, il conquistatore?". Dopo aver visto La Valle dell'Eden e Jimmy Dean avevo una sola certezza. Avrei fatto l'attore. La zia mi aiutò a raggiungere Miami e lì mi andò bene. La mia insegnante in Florida mi segnalò all'Actors Studio. NewYork. Una stanza ad Harlem, in un'atmosfera da West Side Story. Neri e portoricani dominavano l'orizzonte.
Si trovò bene?
Ho sempre creduto al destino. C'era un filosofo che diceva: "Go with the flow". La corrente mi ha sempre portato nel posto giusto. Io ero l'irredimibile. Pecora nera della famiglia. New York era un sogno. Non parlavo inglese e stavo per entrare senza valigia, punti fermi e stabilità nel tempio di Brando, Mongtgomery Clift e Paul Newman. Ritiravo piatti sporchi, consegnavo lettere, mi spaccavo la schiena. Se penso che oggi dell'Actors Studio sono membro a vita mi sento male.
MICHELANGELO ANTONIONI
Lei frequentava i corsi?
L'Actors era un'oasi speciale e guai a chi la chiamava scuola. Lì non si studiava, ma al centro delle illusioni, come ci dicevano con aria da intellettuali, si esplorava. Lee Strasberg ci catechizzava: "Recitare seriamente". Una sera incontro Marilyn Monroe, mi presento, vedo che si mette il cappotto. Azzardo: "Sei di corsa?". E lei: " Vado a prendere un caffè". Mi offro, le porto un espresso, diventiamo amici.
Nel '58 arriva in Italia.
Jean Cocteau e Gian Carlo Menotti mi stimavano. Con Menotti avevo avuto un incontro surreale in un albergo di New York pochi mesi prima. Sapevo che si sarebbe fermato per poche ore e decisi di farmi avanti. Non sapevo nulla di frequentazioni mondane, ero pallidissimo e pensai di farmi bello. Chiesi aiuto a un'amica, mi cosparsi il volto di crema al carotene e andai dal maestro. Piombai in hotel con la faccia chiazzata di arancione. Mi presentai, Menotti mi trattò freddamente e a me scappò un insulto di rara grevità. Mentre andavo via, mi sentii richiamare a gran voce. Era lui.
BERTOLUCCI CARROZZELLA
Tornò indietro?
Certo e feci benissimo. Mi abbracciò. Mi commossi. Arrivare lì non era stato semplice. In un certo senso iniziavo a vendermi. Non si può avere dignità in questo mestiere e la superbia è vivamente sconsigliata.
Ebbe la parte ne "Il poeta e la musa"e volò a Spoleto.
"Non so cantare" dissi e loro: "Il personaggio è sordomuto". Dovevamo mettere in scena un testo di Jean Cocteau, ma presi l'occasione troppo sul serio e ingelosii il mimo che recitava con me. A due giorni del debutto me la fece pagare. Mi tese una trappola facendomi cadere dal palco. Un volo tremendo, 28 punti di sutura. Avrei dovuto tenere con il braccio un lembo di sipario. Impossibile in quelle condizioni. Così cambiai il copione tagliando una scena e alterando il finale. Il produttore scioccato contattò Cocteau e Jean spedì un telegramma: "Complimenti per il coraggio". Ce l'ho ancora. Alla prima vennero Ferreri e Bolognini, il resto è storia.
Riscrivere le battute è un vizio antico.
Ho sempre rispettato il valore dello sceneggiatore, ma girando a Roma, usare le frasi che avrebbero detto i veri romani, per me era troppo importante. Modificare il copione mi sembrava naturale.
Questione di osservazione?
Io non osservavo gli altri. Li studiavo. Avevano un linguaggio tutto loro, i romani. Un gusto per la freddura. Per la poesia della parolaccia. Al regista Umberto Lenzi devo veramente molto, però capitava di discutere. Di litigare, anche, per una battuta da inserire all'ultimo istante. In Roma a Mano Armata, quando mi fermo a far benzina, la trovata di sceneggiatura non mi convinceva. Lo faccio notare a Lenzi e mi chiudo nella roulotte: "Due minuti di pausa, ho bisogno di pensare". Esco e vado dal regista: "Qual è il nome del benzinaio? Diamogliene uno che mi permetta la rima con cazzo, per esempio Galeazzo".
BRANDO
Lenzi è contrario?
Furibondo: "Tu sei pazzo, è volgarissimo". Allora chiamo Luciano Martino, il produttore e ottengo il via libera: "L'importante è che non litighiate". Così giriamo. Alla prima del film, quando chiedo al benzinaio come si chiama, lui risponde "La Pira Galeazzo" e io fuggo senza pagarlo: "Non ho una lira e tu ti attacchi al cazzo", venne giù il cinema. Con Lenzi qualche frizione esisteva. Io improvvisavo e lui protestava: "Ma sul copione c'è scritta una cosa precisa" e io: "Mi va di dirla in un altro modo". La parolaccia dette bene piaceva. Avevo ragione, ma una cosa a Lenzi la concedo.
Quale, Milian?
A volte mi comportavo da gran rompicoglioni. Ma se devo essere retorico, le dico che per capire chi c'è dietro di me, basta guardare il dolore che ho negli occhi. Se sono lo specchio dell'anima, lì troverà tutto quello che ho visto e che non ho dimenticato. Quello che non ho voluto o potuto rimuovere. Sono sincero. E nelle cose che facevo mettevo tutto e anche di più. Il pubblico lo capiva.
I soldi erano importanti?
Dovevo mangiare, ma non resistevo alla tentazione di dividere con gli altri. Avevo per il denaro lo stesso attaccamento che si può nutrire per le banconote del Monòpoli. Mi ricordo il primo stipendio avuto da Cristaldi, 300.000 lire al mese. Bigliettoni larghi come lenzuola. Andavo a far festa in Piazza di Spagna con gli amici miei, tutti poracci. E dividevo con loro, regalando. A uno la cucina elettrica, all'altro il giradischi. Mi faceva star bene, limitava i sensi di colpa, il peccato originario, l'estrazione borghese.
LIZ TAYLOR E MONTGOMERY CLIFT
L'impatto con Roma?
Una stanza miserabile in via Due macelli, di fronte a casa Zeffirelli. Nei primi tempi mi diseducai. Parlavo più spagnolo che italiano e gli amici mi insegnavano il dialetto e l'intero alfabeto delle formule sconvenienti. Passava una bella ragazza e il gruppo diventava una voce sola: "Tòmas, quella a Roma si chiama bella fregna". Qualche sera dopo, a un ricevimento a fitta densità aristocratica, mi presentano una contessa. Mi lascio andare "Bellissima, bellissima, gran bella fregna". La mia vicina sbianca: "Tòmás, ma che dice?".
Poi cambiò casa?
Dopo Via Due Macelli, venne la tana di Villa Borghese, 60.000 lire al mese, una specie di capanna dello Zio Tom nascosta nei misteri di via Margutta, dietro una porticina che tra le felci introduceva a un sentiero coperto dalla vegetazione. Era una sistemazione assurda, fantastica, c'era un via vai frenetico. Per vedere di persona l'uccello esotico venivano tutti. Non ero male, va detto. L'Harpers's Bazar fece fotografare i 10 ragazzi più ambiti del mondo. Io e nella stessa pagina Warren Beatty: "Bello e perverso".
Bandito, perdigiorno o poliziotto, il Tomas di Roma guarda al popolo.
C'era una canzone di Antonello Venditti che adoravo. Una poesia che volli a tutti i costi mettere in alcune sequenze de La Banda del gobbo. Si intitola Sora Rosa. Parla di indignazione, rabbia e rivolta. Rubai due righe al testo e le misi in un lungo monologo al centro del film.
Quasi un comizio politico. Il bandìto di borgata sequestra i clienti di un night e prima di rapinarli e purgarli con il sale inglese gli propina una lezione su diritti, soprusi, ricchezza e povertà.
Sono sempre stato comunista. Il cuore a sinistra e il portafogli a destra. Ero strano, avevo dei primàti. Sono stato l'unico cubano capace di far credere a tutti che fossi nato a Roma. Alcuni attori italiani mi consideravano un usurpatore. Ero il cubano che occupava il posto di un indigeno. L'abusivo. Un riflesso umano. Capivo.
Centodieci film.
Mi ricordo la prima volta. Bolognini che mi offre un ruolo per La notte brava e mi avverte "qui si doppia". E io: "Che vuol dire? Che c'è un altro che parla al posto mio?". Avevo dei dubbi, ma non potevo fare troppo lo schizzinoso. Iniziò così.
Cristaldi la mise sotto contratto con la Vides.
In pochi anni girai film importanti. Visconti, Lattuada, Pasolini, Maselli, Loy. A Nanni e a Citto sono molto affezionato. Maselli era intelligentissimo. Durante la lavorazione de I delfini e poi sul set de Gli indifferenti mi sussurrò i consigli che mio padre non mi diede mai. Con i registi di solito avevo un rapporto dialettico. Alcuni sostenevano che fossi difficile da dirigere. Non sapevano come prendermi, optavano, sbagliando per il salamelecco inutile. In ogni caso, era una vita da nomadi. Finito il film, finiva anche l'amicizia.
Sul set dei western all'italiana conobbe Sollima.
Altro signore meraviglioso. Il genere mi divertiva molto. Si girava in Almería e a Madrid. Solo più tardi, per risparmiare, il circo traslocò a Manziana. Poche settimane, ritmi frenetici, molta azione, cavalli, pistole e un cotè di fondo, sorprendentemente iperintellettuale verso cui il produttore Cristaldi covava una passione sincera.
Bounty Killer, La resa dei conti, Tepepa, Corri uomo corri, Se sei vivo spara.
Erano grandi successi, sui set capitava di tutto. Avventure, litigi, sperimentazioni avanguardiste. Nel grande duello con Lee Van Cleef, feci un tuffo non metaforico nella merda. Il porcile era vero e non ci fu il tempo di trasformare il fango in cioccolata. Discussi aspramente con Orson Welles che si era presentato svogliatissimo per girare Tepepa e divenni grande amico di Franco Nero, simpaticissimo, sul set di Vamos a Matar Compañeros.
PAUL NEWMAN
Sul tema Manlio Gomarasca racconta una storia stupenda.
Franco era un maniaco del trucco. Passava ore a rifinire dorature di capelli e ciglia, a farsi disegnare rughe che non aveva. Mi incuriosii: "Franco perché vuoi sembrare più vecchio della tua età?". La risposta mi fulminò: "Non voglio che tra 30 anni si dica ‘quanto è invecchiato', voglio fare l'attore per sempre".
Tarantino lo ha dipinto nella sua rilettura di Django.
Sono contento, quel cinema del decennio '60, '70 avversato dalla critica parruccona aveva bravi attori e straordinari tecnici. I migliori artigiani della nostra tradizione.
Lei passava da "Er Pirata" a Bertolucci, dal Monnezza ad Antonioni. Contestualmente.
Mai fatta una classifica dei miei personaggi. Al Monnezza, a Bombolo e a quel periodo vorrò bene per sempre. Un ciclo finì, desideravo cambiare e tornai in America. Adesso nonostante avessi deciso di ritirarmi, sono tornato per girare a Roma con Giuseppe Ferrara. In Come tutto ebbe inizio ho messo l'anima. Spero si veda, spero si capisca.
MARKEVITCH JEAN COCTEAU34VILLARS
Un crudo prepoliziottesco, non troppo dissimile da quelli che girava con Maurizio Merli. Altro rapporto dialettico, vero?
Furbo. Allora è un po' figlio di mignotta anche lei?
Non lo escludo.
Le hanno raccontato che io e Merli ci siamo presi a cazzotti, giusto? E magari vorrebbe che glielo confermassi.
Più o meno.
Non è vero niente. Adesso Maurizio non c'è più e parlarne non è delicato. Su alcune cose mi sono confuso, ma del rispetto ho sempre avuto un'idea precisa.
Simone Porrovecchio per "l'Espresso"
SPRING BREAKERS JAMES FRANCO
l'icona gay James Franco svela sogni e progetti. Tutti intorno a un unico argomento: il mondo a luci rosse
Con 2.893.000 euro che "Il grande e potente Oz", regia di Sam Raimi, ha incassato in Italia nel primo weekend di programmazione, il protagonista della pellicola James Franco si è imposto come il dominatore del nostro immaginario delle prossime settimane. E non è solo un fenomeno italiano. Il film uscito in contemporanea in 46 Paesi, ha fatturato in soli quattro giorni oltre 150 milioni di euro.
Un colpo di fortuna per l'attore americano (è nato 35 anni fa a Palo Alto in California), considerato che Franco a quel progetto è approdato per caso? Inizialmente, il regista Sam Raimi aveva scelto Robert Downey jr per il ruolo di Oscar Diggs, un illusionista, fenomeno da baraccone, che si guadagna da vivere esibendosi su palcoscenici di serie B e che cerca di sedurre giovani assistenti, fino ad approdare al magico mondo di Oz, appunto. Downey aveva altri impegni, e allora Raimi aveva pensato che quel ruolo potesse essere adatto a Johnny Depp, ma la "chimica" tra i due non ha funzionato. Così ha finito per scegliere Franco, che ora sbanca il box office.
MOSCA: MILA KUNIS, JAMES FRANCO E MICHELLE WILLIAMS
Una nuova vita dell'attore? O la conferma della sua leggendaria (ma talvolta sottovalutata) bravura? In realtà, dicono a Hollywood, la seconda vita di James Franco è iniziata a letto con Sean Penn. Da quando ha recitato nel grande successo "Milk" di Gus Van Sant (2008), si è laureato due volte, è diventato docente alla New York University e alla University of California, si è trasformato in regista, artista multimediale, scrittore e poeta. «Ma continuo a recitare con la passione di sempre, anche se non più a tempo pieno», dice. Secondo il "New York Times" è lui oggi «il multitalento più curioso che ci sia in circolazione».
Il filo rosso che lega tutti gli aspetti della sua vita è il sesso. Precisa Franco: «Mi interessa l'esplorazione visuale della sessualità». Franco è infatti l'inventore di quella che il "Time" ha chiamato "PornArt". Sesso non da guardare né desiderare, ma da capire. Per questo, oltre a imprese tipo "Oz" che gli portano soldi e una vita senza preoccupazioni economiche, accetta di lavorare in pellicole scabrose e indipendenti, da attore o regista, come quelle in arrivo nelle nostre sale, "Lovelace", "Cherry", "Interiors" e un documentario sull'industria porno appena realizzato, "Kinky". "Lovelace" è firmato da due maestri del documentario Usa: Rob Epstein, Oscar per "The times of Harvey Milk", e Jeffrey Friedman, altro Oscar per la storia dell'omosessualità a Hollywood: "Common threads: stories from the quilt".
JAMES FRANCO
"Lovelace" racconta la vicenda tragica di Linda Lovelace, pornostar, protagonista, nel 1972 di "Gola Profonda", la pellicola che scandalizzò il mondo. Franco ha il ruolo di Hugh Hefner, padrone di "Playboy". Linda Lovelace ha invece il volto conturbante di Amanda Seyfried, ma tutto il cast si fa onore per il coraggio dimostrato. Peter Sargaard è il marito delinquente di Linda, c'è una magnifica Sharon Stone, Adam Brody è un attore porno: ci sono la giovanissima Juno Temple e la conturbante Chlöe Sevigny.
Franco inizialmente doveva recitare nel ruolo di Chuck Taynor, il marito della Lovelace, appunto. Poi ha rinunciato a favore di Sarsgaard. L'impatto di "Gola Profonda" sull'opinione pubblica fu immenso. Il titolo entrò nel lessico politico a partire dalla faccenda del Watergate. «Oggi Hefner sostiene i matrimoni gay, appoggia una seconda rivoluzione sessuale, ha istituito con la moglie Christie il "Hugh Hefner First Amendment Award", per onorare le pesonalità impegnate a proteggere il primo emendamento della nostra Costituzione», dice Franco.
L'attore, è affascinato dalla figura di Hefner. Anche lui mette a rischio la propria reputazione per portare avanti al cinema e nell'arte un discorso esplicito su certi temi. Ma abbiamo davvero, gli chiedono in molti, bisogno di un'altra iniezione di sesso? Oltretutto se da "Milk" Franco è diventato un'icona gay, il pubblico femminile è sempre più disorientato. Franco chiarisce senza chiarire.
A partire dalla mostra delle sue opere da artista che sta facendo il giro del mondo da Los Angeles a Berlino a New York: «Su circa 380 tele bianche proietto o dipingo con stampante laser commenti di blogger, articoli di giornali, risultati dei motori di ricerca. Gioco con la mia immagine mediatica e le speculazioni sulla mia sessualità». Aggiunge: «La Rete è oggi l'unica vera entità a decidere gusti, indirizzi, destini della cultura». Ma trasformare il pettegolezzo in arte è la soluzione? «Le speculazioni e manipolazioni perdono potere se ad esse si reagisce con l'arte», spiega.
JAMES FRANCO IN INTERIOR LEATHER BAR JPEG
Una star che si mette al centro della propria opera assomiglia a un profilo da paziente neurotico... «No. Io sono sempre stato artista figurativo e scrittore. Il fatto che abbia avuto successo come attore è stato un caso». Intanto anche il MoMa di New York prepara una retrospettiva su di lui, voluta dal direttore Klaus Bisenbach.
Per ora comunque Franco resterà sullo schermo, a un ritmo di cinque, sei pellicole all'anno, optando soprattutto per il "mocumentary", il genere metà documentario e metà fiction perfetto per raccontare le vite degli altri. Il prossimo a luci rosse si chiamerà "Cherry" e vi reciterà insieme a Heather Graham. Ancora una volta con l'obiettivo dichiarato di choccare e confondere, il pubblico. Qui Franco sarà un avvocato cocainomane legato a una diciottenne appena arrivata a San Francisco che si dà all'industria del porno.
INTERIOR LEATHER BAR JAMES FRANCO SUNDANCE
Nel cast anche Lili Taylor, la madre della ragazza, e Dev Patel, il suo migliore amico. Franco è partito dall'esperienza di "Lovelace" per mettere insieme anche un nuovo progetto, interamente prodotto, scritto e girato da lui. Si tratta di un documentario sull'immensa e potente industria dell'intrattenimento a luci rosse americana dal titolo, appunto "Kinky". E non è tutto. Al Festival del Cinema di Berlino il suo "Interiors", film quasi pornografico di cui è regista e produttore, anche se non presentato in concorso, ha fatto il pieno di pubblico e critiche intrigate. Si tratta dei 60 minuti mancanti, perché censurati, del film cult "Cruising" con Al Pacino del 1980.
1. "IL GRANDE E POTENTE OZ" DOMINA, RAUL BOVA SECONDO
Marco Giusti per Dagospia
IL GRANDE E POTENTE OZ
Era ovvio che tra il James Franco in 3D di "Il grande e potente Oz" di Sam Raimi e l'ultimo film con Raoul Bova, la commedia "Buongiorno papà" di Edoardo Leo, non ci fosse storia. Oz spacca tutto e domina la settimana cinematografica con 2 milioni e 110 mila euro, arrivando così a un totale di 5 milioni e 700mila in due settimane. Sarà il 3D, certo, ma sarà che è anche un ottimo film per famiglia e non la solita minestra riscaldata.
Onore delle armi a "Buongiorno papà" che è, più o meno, secondo con 1 milione e 50mila euro di incasso. Come riporta "Box Office Cup" supera di soli 8000 euro il notevole "Il lato positivo" di David O. Russell, forse la migliore commedia dell'anno che raggiunge un totale di 2 milioni e 700mila. Come risultato a copia, però, è molto più avanti "Il lato positivo", visto che ha 2.700 euro a copia e "Buongiorno papà" solo 2.500. Ma siamo lì.
IL GRANDE E POTENTE OZ
Ovvio che il pubblico italiano non resiste al richiamo del forte e potente Bova, che funziona anche in veste di puttaniere e neo-padre. Miracolo del cinema. Intanto in tv ripassavano il suo cultissimo "Francesco" in onore del nuovo papa. Il quadro è completo.
Quarto con 858mila euro la new entry "La frode", raffinato thriller sull'alta finanza di Nicholas Jarecki con Richard Gere e Laetitia Casta. Quinto "Educazione siberiana" con 531 mila euro, che arriva così a un totale di 3 milioni e 700 mila. Scivola al sesto posto il molto lanciato "Amiche da morire" di Giorgia Farina con 435mila euro, malgrado gli articoli positivi di tanti critici italiani, come Paolo Mereghetti e Roberto Escobar.
BUONGIORNO PAPÀ - FILM RAUL BOVA
"Il principe abusivo", dall'alto dei suoi 14 milioni totali di incasso, è settimo con 422mila euro, pronto a lasciare spazio a Claudio Bisio con "Benvenuto Presidente" questa settimana. Il bell'horror "Sinister" è solo ottavo con 301mila euro, ma un ottima media a copia, 2.100 euro, mentre il curioso thriller "Dead Man Down" con Colin Farrel e Noomi Rapace è un totale disastro anche in Italia, nono con 276mila euro.
In America, dove aveva esordito assieme a Oz è già scomparso dalla top ten. Va detto che Oz domina gli incassi di tutto il mondo con un risultato globale di 281 milioni di dollari, e di questi 145 in America e 42 solo questa settimana.
SPRING BREAKERS
Peccato, davvero, per il mezzo disastro italiano di "Spring Breakers" di Harmony Korine, uno dei migliori film dell'anno, che uscirà questa settimana in America. Il film non è facile, non è un'avventura rosa di quattro ragazze pazzerelle, ma un'operazione decisamente più artistoide, ma aveva molte chance di successo anche da noi e un cast formidabile capitanato da James Franco e Selena Gomez. Niente da fare. Il nostro pubblico preferisce essere tranquillizzato da Oz e da Raoul Bova.
2. BOX OFFICE USA: LA CLASSIFICA DEI 10 FILM PIÙ VISTI NEL WEEKEND
Da www.movieplayer.it - Dopo l'eccellente week end d'esordio, Il grande e potente Oz tiene facilmente la vetta della classifica degli incassi USA anche al secondo fine settimana di programmazione. Debutta oltre le aspettative, al secondo posto, il thriller con Halle Berry The Call, mentre deve accontentarsi della terza piazza la commedia "magica" The Incredible Burt Wonderstone.
3. TOP 20 ITALIANA
Da Comingsoon.it, dati Cinetel
1 -
IL GRANDE E POTENTE OZ
Distribuzione:
Walt Disney Pictures
Inc. week-end: € 2.116.009
Inc. Totale € 5.701.372
2 settimane
589 schermi
2 -
BUONGIORNO PAPÀ
Distribuzione:
Medusa Film
Inc. week-end: € 1.059.740
Inc. Totale € 1.059.740
1 settimane
420 schermi
EDUCAZIONE SIBERIANA
3 -
IL LATO POSITIVO - SILVER LININGS PLAYBOOK
Distribuzione:
Eagle Pictures
Inc. week-end: € 1.051.238
Inc. Totale € 2.658.485
2 settimane
282 schermi
4 -
LA FRODE
Distribuzione:
M2 Pictures
Inc. week-end: € 858.370
Inc. Totale € 858.370
1 settimane
274 schermi
5 -
EDUCAZIONE SIBERIANA
Distribuzione:
01 Distribution
Inc. week-end: € 531.935
Inc. Totale € 3.668.082
3 settimane
281 schermi
6 -
AMICHE DA MORIRE
Distribuzione:
01 Distribution
Inc. week-end: € 435.063
Inc. Totale € 1.388.679
2 settimane
275 schermi
UN BRINDISI PER AMICHE DA MORIRE
7 -
IL PRINCIPE ABUSIVO
Distribuzione:
01 Distribution
Inc. week-end: € 422.791
Inc. Totale € 13.959.323
5 settimane
187 schermi
8 -
9 -
SINISTER
Distribuzione:
Koch Media
Inc. week-end: € 301.647
Inc. Totale € 301.647
1 settimane
142 schermi
10 -
DEAD MAN DOWN - IL SAPORE DELLA VENDETTA
Distribuzione:
Lucky Red
Inc. week-end: € 276.682
Inc. Totale € 276.682
1 settimane
212 schermi
IL PRINCIPE ABUSIVO SARAH FELBERBAUM
11 -
CI VUOLE UN GRAN FISICO
Distribuzione:
Medusa Film
Inc. week-end: € 225.458
Inc. Totale € 889.611
2 settimane
191 schermi
12 -
UPSIDE DOWN
Distribuzione:
Notorious Pictures
Inc. week-end: € 208.915
Inc. Totale € 1.809.924
3 settimane
108 schermi
13 -
SPRING BREAKERS
Distribuzione:
BIM distribuzione
Inc. week-end: € 179.626
Inc. Totale € 833.425
2 settimane
127 schermi
ALESSANDRO SIANI E DE SICA IL PRINCIPE ABUSIVO JPEG
14 -
VIVA LA LIBERTÀ
Distribuzione:
01 Distribution
Inc. week-end: € 162.497
Inc. Totale € 1.684.012
5 settimane
68 schermi
15 -
ARGO
Distribuzione:
Warner Bros.
Inc. week-end: € 118.280
Inc. Totale € 3.945.909
19 settimane
49 schermi
16 -
LA CUOCA DEL PRESIDENTE
Distribuzione:
Lucky Red
Inc. week-end: € 93.400
Inc. Totale € 311.893
2 settimane
55 schermi
JACK THE GIANT SLAYER IL CACCIATORE DI GIGANTI
17 -
IL FIGLIO DELL'ALTRA
Distribuzione:
Teodora Film
Inc. week-end: € 89.361
Inc. Totale € 94.104
1 settimane
30 schermi
18 -
ANNA KARENINA
Distribuzione:
Universal Pictures
Inc. week-end: € 85.414
Inc. Totale € 2.262.534
4 settimane
58 schermi
19 -
LA SCELTA DI BARBARA
Distribuzione:
Warner Bros.
Inc. week-end: € 85.352
Inc. Totale € 85.352
1 settimane
52 schermi
HALLE BERRY IN THE CALL
20 -
PINOCCHIO
Distribuzione:
Lucky Red
Inc. week-end: € 74.679
Inc. Totale € 1.258.650
4 settimane
122 schermi
21 -
NON APRITE QUELLA PORTA 3D
Distribuzione:
Moviemax
Inc. week-end: € 36.288
Inc. Totale € 1.221.023
3 settimane
24 schermi
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