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Silvio Orlando in "Il nipote di Rameau di Denis Diderot al Teatro Nuovo di Napoli
Martedì 11 dicembre 2012
Teatro Nuovo di Napoli
Silvio Orlando in
Il nipote di Rameau di Denis Diderot
In scena un “quadro” che dipinge la visione del bene e del male da punti di vista opposti, rendendo alcuni aspetti della società settecentesca estremamente attuali,
Sarà il Teatro Nuovo di Napoli ad ospitare, martedì 11 dicembre 2012 alle ore 21.00 (in replica fino a domenica 16), il debutto partenopeo di Silvio Orlando, interprete e regista de Il nipote di Rameau di Denis Diderot, nell’adattamento di Edoardo Erba e Silvio Orlando, con Amerigo Fontani, Maria Laura Rondanini e il clavicembalista Luca Testa.
In occasione della presentazione dello spettacolo, martedì 11 dicembre alle ore 11.00, presso la Sala Villani dell’Università Suor Orsola Benincasa, si terrà un Incontro con Silvio Orlando, coordinato dal critico teatrale Stefano De Stefano ed introdotto dal Rettore Lucio d’Alessandro.
Presentato dal Cardellino srl, Il nipote di Rameau è uno dei capolavori della satira illuminista della seconda metà del Settecento. Diderot lo concepì come un dialogo immaginario e grottesco fra se stesso e Jean-François Rameau, nipote del famoso musicista Jean-Philippe Rameau: un uomo amorale e cinico, geniale e sgradevole, provocatore e scaltro. Le sue posizioni, sempre in bilico fra sublime e volgarità, paradosso e grande verità, sovvertono i valori etici e morali di Diderot, mettendolo in crisi attraverso un continuo rovesciamento delle prospettive del positivismo e dell'umanesimo.
Trasformando l'arguto pamphlet di Diderot in una messa in scena in abiti moderni, Silvio Orlando, con la collaborazione di Edoardo Erba, riflette sul ruolo dell'intellettuale nel mondo moderno, sulla sua presunta autonomia e incorruttibilità. Al suo interno, possiamo trovare una riflessione sulla differenza fra cultura delle élite e cultura popolare, sulle ipocrisie e le ambiguità della nostra società civile.
Storia d'altri secoli, insomma. Eppure potrebbe essere un pezzo di attualità, ambientato in un qualsiasi ristorante milanese o romano, anziché al Café de la Régence. Questo perché la natura umana, nel suo strano amalgama di vizi e virtù, non è poi così soggetta allo scorrere del tempo o al variare delle latitudini.
Poco più di un'ora circa di conversazione, che mette a confronto i limpidi ideali di Diderot con le torbide, ma quanto mai franche e concrete, certezze di Rameau, suscitando nello spettatore una serie di riflessioni.
Pensieri sui ruoli sociali imposti e assunti, sull'onestà e sul “fare ciò che conviene”, nella piena convinzione che se “pecunia non olet”, meno ancora puzza il potere. Anche quello che si ottiene di riflesso.
Così, come deve essere, resta saldo il dubbio che questa dissoluta anima sia, in realtà, un raffinato pensatore capace di capovolgere le teorie del filosofo, non solo uno spregiudicato opportunista votato alla lusinga per interesse.
Il duello dialettico, condotto a ritmi dispari, non offre facili soluzioni ma lascia il pubblico con la responsabilità di una scelta di pensiero.
Il nipote di Rameau di Denis Diderot
Napoli, Teatro Nuovo – dall’11 al 16 dicembre 2012;
Inizio delle rappresentazioni ore 21.00 (feriali), ore 18.30 (domenica)
Info e prenotazioni al numero 0814976267 email botteghino@teatronuovonapoli.it
Il mondo degli uomini senza qualità
di Eugenio Scalfari
Il più bello, il più intenso, pieno di significati che vanno al di là dell'epoca in cui fu scritto è il dialogo di Diderot che si intitola "Le Neveu de Rameau". Il protagonista è un tipo umano che l'autore delinea in tutte le sue sfumature facendolo parlare di sé per 150 pagine. Non è neppure un dialogo perché l'interlocutore che formula le domande e che è lo stesso Diderot si limita a sollecitare le risposte. Il protagonista non si fa pregare, è perfettamente consapevole di sé, del suo modo di vivere, dei suoi vizi, della sua intelligenza, della sua disumanità. Anzi: della sua amoralità. Non è immorale ma appunto amorale. Ha perso ogni cognizione della morale, ha cancellato il bene ed il male dal suo orizzonte mentale. I suoi vizi li usa quando sono utili al proprio interesse, altrimenti li tiene a guinzaglio, li reprime. Si maschera. Si presenta al mondo che lo circonda così come il mondo lo vuole. La dominante del suo carattere è l'utile, l'utile per sé.
Questo tipo umano, l'ho già detto, va molto al di là dell'epoca sua. Infatti è stato più volte raffigurato, con qualche differenza rispetto al prototipo che deriva dalle diversità di scrittura degli autori che sono rimasti affascinati da quel tipo umano che ha fatto della disumanità la sua divisa.
Dostoevskij fece qualche cosa di simile scrivendo "Memorie del sottosuolo", dove il personaggio appare ancor più simile al prototipo, ma con un tratto di malvagità in più rispetto all'originale.
Nessuno degli autori di questo genere di letteratura ha però raggiunto l'eleganza letteraria e la profondità filosofica di Diderot e la ragione credo sia questa: Diderot sapeva che la morale non è scolpita una volta per tutte ma è un prodotto dell'epoca e quindi relativa. Sapeva anche che l'uomo ha scoperto il bene e il male nel momento stesso in cui ha perso l'innocenza in cui vivono tutti gli altri esseri viventi.
Il "Nipote di Rameau", così l'uomo del sottosuolo, si disumanizzano e in questo modo riacquistano l'innocenza nel senso che perdono la cognizione del bene e del male. Non resta loro che l'istinto della sopravvivenza ed è questo soltanto che guida i loro comportamenti.
Diderot aveva chiarissimi questi elementi conoscitivi ed è questa la ragione per cui il suo dialogo è un pezzo letterario di ineguagliabile potenza espressiva.
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