L’ADOLESCENTE E IL GRUPPO(Prima parte)
Il gruppo dei pari è di grande importanza per i ragazzi di entrambi i sessi,perché permette di sperimentare se stessi liberamente, orientando il comportamentodei singoli ed influenzando, talvolta, anche nelle scelte amorose. Il gruppo ha una funzione protettiva, perché ciascuno si sente piùcoraggioso, ed una dimensione limitante, perché finché si rimane al suo interno èpiù difficile maturare ed allargare il proprio universo. Per gli adolescenti, infatti, è importante essere sempre in linea con ciò che gli amici pensano, anche se poi certescelte o certi comportamenti dipendono dal carattere di ognuno.La possibilità di recuperare indipendenza dal condizionamento del gruppo ècollegata ad uno stato di benessere individuale ed alla possibilità di conosceremaggiormente una persona. All’inizio di una relazione, i ragazzi si sentono più influenzabili, ma quando il rapporto con la persona che gli sta a cuore diventa piùimportante, quello che il gruppo pensa non conta più. Il bisogno d’amicizia durantel’adolescenza è qualitativamente nuova espressione dello sviluppo della personalità,in tutti i suoi aspetti.1L’intimità e la confidenza reciproca permettono all’adolescente di conoscersimeglio, di capire le trasformazioni della sua persona specchiandosi in un altro.L’identificazione con un amico può essere una tappa del processo di formazioned’identità, facilitato dal fatto che l’adolescente, proiettando la propria immagine suun’altra persona, la osserva riflessa e meglio la capisce.L’amicizia è anche un potente aiuto, nel processo di distacco dai genitori edagli adulti, non solo perché, sul piano emotivo, trasferisce sui coetanei moltibisogni affettivi, ma anche perché permette di stringere alleanze, confidare leproprie perplessità, i propri sentimenti ed i segreti. Ciò vale anche per coloro che,prima di affrontare un argomento con i propri genitori, preferiscono discuterne conla propria ragazza o con un amico.In quest’età, dominata da incertezze e tanta insicurezza, l’amicizia conforta e rafforza la stima di sé: “ Se l’amico mi ama e mi rispetta significa che non sonosenza valore”. Con lo scambio intimo dei sogni ad occhi aperti, delle illusioni, dellepaure e dei sentimenti, poi, l’adolescente ha una conferma del proprio valore,perché si vede negli occhi di un altro, dal quale non si sente affatto diverso.2Per esempio “cercavo qualcuno che mi potesse ascoltare e farmi tirare fuori tutto quello che avevo dentro e che angosciava la mia esistenza”.L’amicizia risponde anche ai bisogni cognitivi degli adolescenti; essa permetteloro di discutere delle problematiche inerenti al senso della vita, degli aspettipolitici, sociali o religiosi; consente, inoltre, di capire meglio gli altri. L’amiciziada anche la possibilità di sviluppare la capacità di intrattenere relazioni intime conun’altra persona, di dare una soluzione al dilemma intimità-isolamento, ed è un pre-requisito necessario per poter concretizzare, più tardi, rapporti d’amore.Concludendo, l’amicizia, quella buona, aiuta a crescere; essa risponde albisogno di socializzazione ed offre una compensazione ai limiti della persona,assicura aiuto e favori, alleanze e complicità. 3(continua)Franco Pastore_____________1.MARROCCO MUTTINI C.; “LA PREADOLESCENZA”; CENTRO SCIENTIFICO, 2007.2.PETTER, “PROBLEMI PSICOLOGICI DELLA PREADOLESCENZA”. ED. LA NUOVA ITALIA.3.PIETROPOLLI CHARMET GUSTAVO; “ I NUOVI ADOLESCENTI”; RAFFAELLO CORTINA EDITORE.--------------------------------------------------------------------------------Page 2 Andropos in the worldLA DONNA NELLA STORIA NEFERTARIA cura di Franco Pastore- 2 -Nefertari e la regina Tiy, furono le unicheGrandi Spose Reali ad essere deificate in vita. AdAbu Simbel, Ramesse II fece erigere, a fianco delsuo imponente tempio, anche uno più piccolo dedi-cato ad Hathor e Nefertari. Il suo altissimo status è confermato dalle pitture che la rappresentano dellastessa grandezza del sovrano.Negli scavi di Hattusas, la capitale ittita, sonostate rinvenute copie delle lettere, scritte in cunei-forme, che riportano la corrispondenza tra Nefer-tari e la regina Puduheba, moglie del sovrano ittitaHattu-šili III. Esse rappresentano una vera e propriaazione diplomatica, finalizzata alla pace tra i dueregni.Un altro indice di rilevanza sociale è rappresen-tato dagli appellativi adoperati nei confronti dellaregina: "signora di grazia", "dolce d'amore", "coleiper cui splende il sole". Ancora più importante è ilprestigioso titolo di "sovrana di tutte le terre",esatto analogo femminile dell'appellativo "sovranodi tutte le terre", che normalmente si dava aifaraoni. Le origini di Nefertari sono sconosciute, benchésia molto probabile fosse discendente del faraoneAy, come ci indica un pomello con iscritto il nomedel faraone e ritrovato nella tomba della regina.Forse la regina nacque nella città di Akhmim, cometestimoniano diverse statue.Amonmose, suo fratello, ricoprì la carica di sin-daco di Tebe. Un particolare insolito: nei dipinti lapelle di Nefertari è dipinta di colore scuro, anzichéchiara come sarebbe prassi per le raffigurazionidelle donne.Nefertari fu la più importante delle otto spose diRamesse e, per più di venti anni, fu una delle figurepreminenti della politica egizia. Dopo il 20º anno diregno del sovrano (1240 a.C.) la sua influenzadiminuì a tal punto che alcune sue immagini che laraffiguravano insieme al sovrano furono can-cellate. Dal matrimonio con Ramesse II nac-quero due figlie e quattro maschi ma nessu-no di questi sopravvisse al padre tanto daereditarne il trono. Il grande numero di figli diRamesse II rende talvolta difficile associare consicurezza questi con le relative madri.Nefertari morì nel 25º anno di regno di Ramesse,all'età di circa 40 anni, probabil-mente ad Abu Simbel e fu sep-pellita nella Valle delle Regine.Il suo posto come Grande Spo-sa Reale fu preso da Isetnofret,madre di Merenptah.Il ciclo pittorico che decora la tomba di Ne-fertari, scoperta nel 1904 dall'egittologo ErnestoSchiaparelli, è uno dei più completi e significatividel nuovo regno. Questa vasta tomba, purtroppodeturpata e saccheggiata, è collocata nel versantesetten-trionale della Valle delle Regine e presentauna pianta molto articolata.Nefertari fu la più amata tra le spose dei fa-raoni, sia da parte del sovrano, che da parte delpopolo. La più bella, questo è il significato delnome della regina, ed effettivamente i numerosiritratti ne testimoniano il fascino e la delicatezzadei lineamenti. Ramses la sposò prima che succe-desse al padre e la volle con sè ovunque, durantele cerimonie religiose e in ogni occasione ufficiale._____________Filmato sulla tomba di Nefertari:http://www.youtube.com/watch?v=PSR3_ZEEp60&feature=player_embeddedVESUVIOWEB.COMDi Aniello Langella1Cultura, arte, ricerche di sapore antropologico, sulla vastaarea tra il vulcano ed il mare: La porta di Capotorre – VillaAngelica – Le torri aragonesi – Vico Equense - Sorrento eCapri - I Funari – La villanella – Diz.rio torrese – Eros aPompei – La lenga turrese - Santa Maria di Costantinopolia Torre del Greco di A. Langella- L‟incendio vesuviano del26 aprile del 72 – Il monastero della SS.Trinità di VicoEquense – L‟incendio vesuviano dell‟aprile del 1872 –Soprannomi sarnesi di A. Mirabella – Il Vesuvio e lasirena – Storie di lazzari e briganti – il Vesuvio tra il 21 edil 23 – Lettere di un fante dal fronte russo.Novità di novembre:Luciano Galassi - Le zandraglie, ‟A prevasa - Aniello Langella -Polpo Vesuviano - Pompeii old map - 1817 - Consiglia Licciardiinterpreta la canzone dal titolo "Rusella ‟e maggio" - Misteriosioggetti luminosi a forma di sigaro ripresi sul Vesuvio .Ed ancora: Aniello Langella - L‟eruzione del Vesuvio del 1717- Salvatore Argenziano - Otto Storie Turrese - Tammurriata nera –Paisà –1) Nato a Torre del Greco, nel 1978 si laurea in Medicina e Chirurgiaalla Federico II di Napoli. In seguito, si specializza in Ortopedia eTraumato- logia a Padova ed in Riabilitazione a Trieste Assunto in EnteOspeda-liero Monfalcone, nel 2000, fonda il Gruppo Archeologico delManda-mento Isontino. Ha scritto numerose pubblicazioni scientifiche e,da più di 30 anni, studia Torre ed il Vesuvio con amore e dedizione.--------------------------------------------------------------------------------Page 3 - 3 -Andropos in the worldMITOLOGIA GRECO-LATINAAnimale soprannaturale nella mitologia e nellefiabe dei popoli celtici ed in quella degli slavi, doveviene spesso dipinto con un grosso animale dallecorna dorate; il cervo assume un ruolo di granderilievo nella mitologia greca e latina dove, assiemeal cipresso, è uno dei due simboli della dei dellacaccia Diana.Nella mitologia greca, il cervo era particolar-mente associato alla dea Artemide, nel suo ruolo di cacciatrice vergine, aggiogati al suo carro e guidatidalla dea con redini auree. Spicca in particolare ilmito relativo di Atteone. La quarta delle Dodici fatiche di Eracle fu catturare la Cerva di Cerinea.Nei pressi della regione di Cerinea viveva unasplendida cerva, sacra ad Artemide, dalle cornad'oro e dagli zoccoli di bronzo (o argento, secondoaltre versioni) che fuggiva senza mai fermarsi incantando chi la inseguiva, trascinandolo così in unpaese dal quale non avrebbe più fatto ritorno. Eraclenon poteva assolutamente ucciderla, poiché essa erauna cerva sacra, e quindi l'eroe si limitò a inseguirla.La frenetica corsa durò circa un anno, sconfitto inogni tentativo di raggiungerla, non gli rimase altrascelta che ferire leggermente l'agile cerva con undardo, e caricarsela sulle spalle per riportarla inpatria. Lungo la strada del ritorno incappò inArtemide, infuriata con lui per aver ferito una bestiaa lei sacra: ma l'eroe riuscì a placare le sue ire, edottenne da lei il permesso di portare la cerva adEuristeo. Dopodiché al leggiadro animale vennepermesso di tornare a correre libero nelle foreste.Significativo è Il mito di Atteone è forse uno dei più famosi e racconta del giovane Atteone che,durante una battuta di caccia, avrebbe involonta-riamente visto la dea Artemide intenta a lavarsi in unlago assieme alle ninfe.La dea volle assicurarsi che il ragazzo nonproferisse parola dell'accaduto tramutandolo in uncervo e, impedendo alla muta di cani di riconoscereil loro padrone, per mezzo di un sortilegio, fece sì cheAtteone fosse ucciso dai suoi fidati animali.Ma la fama di questo animale non si fermò soloall'Europa, bensì arrivò fino in India e neppure ilgrande oceano fu in grado di fermare la venerazioneper il maestoso cervo: la sua nobiltà conquistòpersino i nativi americani che ne furono tanto affa-scinati da farne un simbolo di vita e di forza. Il cervomagico rappresentava il potere del granturco che erain grado si sostenere e nutrire il corpo, ed il poteredel peyote che era quello di illuminare lo spiritooffrendo guida spirituale ed ispirazione artistica.In una leggenda induista invece, il cervo, assu-mendo la forma scelta da un demone, che si trasfor-ma in cervo dorato per trarre in inganno un giovaneuomo ed allontanarlo dalla moglie che, intanto, veni-va rapita dal fratello.Anche il cristianesimo non è privo di simboli cheriportano al cervo: nella sua iconografia, infatti, ilcervo è simbolo del Cristo che combatte e vince ilserpente demonio.Nella mitologia CELTICA, Cernunnos era lo spi-rito divinizzato degli animali maschi cornuti, special-mente dei cervi, un dio della natura, associato allariproduzione e alla fertilità. Come "Dio Cornuto",Cernunnos fu una delle divinità più presenti in molteculture antiche.Nella letteratura latina, troviamo il cervo in unaceleberrima favola di Fedro, Il cervo alla fonte, cheriportiamo qui di seguito:Laudatis utiliora, quae contempseris,Spesso, si sperimenta che sono più utili delle cosesaepe inveniri haec asserit narratio.lodate, quelle che hai disprezzato, ciò asserisce laAd fontem cervus, cum bibisset, restititfavola. Avendo bevuto, un cervo si fermò alla fonteet in liquore vidit effigiem suam.e vide la propria immagine nell’acqua.Ibi dum ramosa mirans laudat cornuaColà, guardandole, ammira le corna ramificatecrurumque nimiam tenuitatem vituperat,e disprezza la sottigliezza eccessiva delle gambe;venantum subito vocibus conterritusatterrito d’improvviso dalle voci dei cacciatori,per campum fugere coepit et cursu leviper il campo comincia a correre e con un’agile corsacanes elusit. Silva tum excepit ferum,eluse i cani. Quando il bosco accolse l’animalein qua retentis impeditus cornibustrattenuto in esso dalle corna impigliatelacerari coepit morsibus saevis canum.cominciò ad esser lacerato dai morsi mortali dei cani.Tunc moriens vocem hanc edidisse dicitur:Allora, morendo, si dice abbia esclamato:«O me infelicem, qui nunc demum intellego,- O me infelice,ora finalmente capiscoutilia mihi quam fuerint, quae despexeram,quanto mi furono utili quelle che avevo disprezzatoet, quae laudaram, quantum luctus habuerint».e quanto dispiacere mi avrebbero dato quelleche avevo lodato-.(A cura di Franco Pastore)IL CERVO--------------------------------------------------------------------------------Page 4 Andropos in the worldI COMMEDIOGRAFI GRECILa parola commedia è tutta greca: κωμῳδία, "comodìa", infatti, è composta da κῶμος, "Kòmos", corteo festivo e ᾠδή,"odè",canto. Di qui il suo intimo legame con indica le antiche feste propiziatorie in onore delle divinità elleniche, con probabileriferimento ai culti dionisiaci . Peraltro, anche i primi ludi scenici romani furono istituiti, secondo Tito Livio, per scongiurareuna pestilenza invocando il favore degli dèi. I padri della lingua italiana, per commedia intesero un componimento poetico checomportasse un lieto fine, ed in uno stile che fosse a metà strada fra la tragedia e l'elegia. Dante, infatti, intitolò comedìa ilsuo poema e considerò tragedia l’Eneide di Virgilio. La commedia assunse una sua struttura ed una sua autonomia durante lefallofòrie dionisiache e la prima gara teatrale fra autori comici si svolse ad Atene nel 486 a.C. In altre città si erano sviluppate forme di spettacolo burlesche, come le farse di Megara, composte di danze e scherzi. Spettacoli simili si svolgevano alla corte del tiranno Gerone, in Sicilia, di cui purtroppo, non ci sono pervenuti i testi.I commentatori antichi distinsero tre fasi della commedia greca: quella arcaica, che va dalle origini, al IV secolo a.C.; lacommedia di mezzo, che va dal 388 a.C., all'inizio dell'Ellenismo (323 a.C.); la commedia nuova, che coincide con l'etàellenistica. Dopo l'ultima fase, il genere comico continuò all'interno della cultura latina, con i commediografi latini, autoridelle “palliate”. Il maggiore rappresentante della commedia attica è Aristofane l'unico commediografo di questo periodo, di cuici siano pervenuti testi completi. Egli utilizzò elementi fantastici e introdusse la satira politica fino all'attacco perso-nale,secondo il principio dell' ὀνομαζηὶ κωμῳδεῖ ν, cioè ironizzare su di una persona attraverso il suo nome.MENANDRO:òϛ- 4 -L'ultima fase della commedia attica coincide con l'età elle-nistica. I temi della commedia si adattano alla nuova realtà,spostandosi dall'analisi dei problemi politici, all'universo del-l'individuo. I personaggi rientrano tutti in uno schema, chediventerà tipico nella commedia romana e, più tardi, nellacommedia dell'arte: i giovani innamorati, il vecchio scorbu-tico, lo schiavo astuto ed il crapulone. Il maggior espo-nentedella commedia nuova è Menandro (IV-III secolo a.C.).Menandro scrisse ad Atene settant'anni dopo la morte diAristofane: la società greca aveva subito enormi cambia-menti. Egli fu il massimo esponente della Commedia Nuova.L'Ellenismo era un periodo in cui il ruolo predominantedell'intellettuale non si concretizzava nella partecipazioneattiva alla vita politica in senso stretto, bensì nell'intratte-nimento di un pubblico elitario. La produzione menandreamal si adatta all'interesse politico, egli intende attuare unaindagine sull'uomo, attraverso uno squarcio nel quotidianoda cui possiamo tutti noi trarre i tratti più autentici dell'indi-viduo comune.Le sue opere sono: Aspis ("Lo Scudo"; pervenuta percirca una metà) - Georgos ("L'Agricoltore") - Dis Exapaton("Il Duplice Ingannatore") - Dyskolos (l'unica operapervenuta nella sua interezza) - Encheiridion ("Il Manuale") -Epitrepontes ("L'Arbitrato"; pervenuta in gran parte) - Heros("L'Eroe") – Hypobolimaios - Karchedonios ("Il Cartaginese")-Kitharistes ("Il Citaredo") – Kolax Koneiazomenai - Leukadia– Methe – Misoumenos - Naukleros ("Il Capitano dellaNave") – Orge - Perikeiromene ("La donna tosata") –Perinthia - Plokion ("La Collana") - Pseudherakles ("Il falsoErcole") - Samia (La donna di Samo) - Sentenze. Non unacommedia ma una raccolta di aforismi di saggezza popolare,sulle donne, l'amicizia, l'educazione, la fortuna. - Sikyonioi oSikyonios – Synaristosai - Phasma ("Il Fantasma") –Theophoroumene – Trophonios.L’EPITREPÒNTES (L'arbitrato) Un giovane di Atene,Carisio, dopo le nozze con una ragazza di nome Panfile,parte per un lungo viaggio all'estero. Al suo ritorno a casa,apprende dallo schiavo Onesimo che in sua assenza lamoglie ha partorito ed esposto un bambino. Il giovane, offe-so e deluso, si ritira in casa dell'amico Cherestrato con laflautista Abrotono. Intanto il vecchio Smicrine, padre di Pan-file, è in angustie per lo stato della figlia e per la sorte delladote, ma, mentre si reca in città, incontra il pastore Davo e ilcarbonaio Sirisco che,in lite tra loro, invocano il suo arbitrato:Davo ha trovato un bambino esposto, che poi ha ceduto aSirisco che ha promesso di allevarlo, ma il carbonaiopretende da Davo la consegna dei monili trovati con ilbambino. Smicrine decide che i monili appartengono altrovatello e toccano, quindi, a chi intende allevare il piccolo.Onesimo, arrivato nel frattempo, ha modo di ricono-scere, tra gli oggetti ritrovati con il piccolo, un anello smar-rito dal suo padrone Carisio. L'etera Abrotono, informata daOnesimo, capisce che Carisio, durante la festa delle Tauro-polie, in stato di ebbrezza, aveva violentato una fanciulla e,nell'occasione, perso l'anello. La donna decide di prenderein consegna il gioiello e di fingere di essere stata lei ladonna stuprata in quella notte, nella speranza di riguada-gnarsi la libertà. Smicrine, informato dello sviluppo dellavicenda, cerca di persuadere la figlia a lasciare il marito,ma la donna si rifiuta di accogliere l'invito del padre. Cari-sio, ora che sa di essere, a sua volta, padre di un bambino,si dispera e critica se stesso per il suo comportamentoingeneroso verso la moglie.Abrotono intanto, che aveva partecipato alla festa not-turna, riconosce in Panfile la donna sedotta quella notte dalfuturo marito Carisio. Il bambino dunque è figlio dellacoppia che può così ricostituirsi felicemente.SINOSSI: I temi della commedia si adattano alla nuovarealtà, quella dell'universo dell'individuo.I personaggi riproducono dei "tipi" secondo uno schemache caratterizzerà la commedia romana, con Plauto eTerenzio, e, più tardi, la commedia dell'arte: i giovaniinnamorati, il vecchio scorbutico, lo schiavo astuto, il cra-pulone. Non c‟è più l‟eroe comico dalle imprese straordi-narie, ma persone comuni, rappresentate nella loro sferaprivata, con i loro piccoli problemi, mossi da motivazionietiche. Non si realizzano progetti grandiosi.Il lieto fine è l‟esito di un‟azione difensiva contro gliimprevisti della Τυχη, e ad esso tutti i personaggi parte-cipano, animati dalla forza nuova della solidarietà umana.Concludendo, la commedia può essere definita "Comme-dia borghese", con personaggi semplici, legati al valoredella famiglia. Infine La comicità rinuncia al linguaggioscurrile e all‟oscenità e perde aggressività, cedendo a unriso più moderato.(A cura di Andropos)--------------------------------------------------------------------------------Page 5 - 5 -Andropos in the worldI GRANDI MISTERIQUANDO LA TERRA ERA ABITATA DAI GIGANTI1Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla terrae nacquero loro figlie, 2i figli di Dio videro che le figliedegli uomini erano belle e ne presero per mogli quante nevollero. 3Allora il Signore disse: “il mio spirito non resteràsempre nell‟uomo, perché egli è carne e la sua vita saràdi centoventi anni”. 4C‟erano sulla terra i giganti a queitempi – e anche dopo – quando i figli di Dio si univanoalle figlie degli uomini e queste partorivano loro dei figli: sono questi gli eroi dell‟antichità, uomini famosi.Genesi 6, 1-77Dio non perdonò agli antichi giganti,che si erano ribellatiper la loro forza. 8Non risparmiò i concittadini di Lot, cheegli aveva in orrore per la loro superbia. 9Non ebbe pietàdi nazioni di perdizione, che si erano esaltate per i loropeccati.Siracide 16, 7-9I primi giganti furono creati da Eurinome, la Dea che tuttocreò, e furono detti Giganti Centimani: Briareo, Gige eCotto. Stettero a guardia dei Titani esiliati da Zeus, dopoche aiutarono l'olimpo a vincere la guerra passata allastoria come Titanomachia.Altri ventiquattro giganticombatterono la gigantomachia. Vennero sconfitti dagliDei con l'aiuto di Eracle. Si racconta anche di comePallade, figlio di Pandione re di Atene avesse generatouna stirpe di giganti.Dalla mitologia grecaIn molti miti del passato, sia greci che nordici, sono presentimolti episodi in cui sono descritte battaglie tra giganti e dei.Famoso è l’episodio dei giganti che cercano di scalare il monte Olimpo o l’Asgard della mitologia nordica (o il più alto monte d'Atlantide, quello su cui compì i suoi esperimenti la Signoradella Montagna). Nonno di Panopoli, autore greco dellaDyonisiaca, la storia di Bacco, racconta di come Tifone, il piùterribile dei giganti, riuscì a rubare i fulmini a Giove (arminucleari?), il quale ricorse in seguito a Cadmo, un uomo checon la sua musica era capace di ipnotizzare chiunque. Cadmofece addormentare Tifone, così Giove potè riprendersi i suoi fulmini e sconfiggere i giganti. Questo è un esempio di ciò chepotrebbe essere davvero avvenuto secoli fa, e certi indizi ciportano a credere che questi dei potessero essere in possesso di armi nucleari (o comunque di armi della stessa potenzadistruttiva).Il Dio terribile della Bibbia annientò le città di Sodoma eGomorra. Disse a Lot di fuggire e di ripararsi sul promontoriovicino alle due città. In effetti, se oggi andassimo a vedere illuogo dove un tempo prosperarono le due città, non troverem-mo altro che un enorme cratere circolare. Esso potrebbedavvero essere il risultato di un esplosione atomica ed ilpromontorio vicino alle due città sarebbe davvero in grado di offrire un riparo sicuro, contro le eventuali radiazioni, cheprodurrebbe un’esplosione di questo tipo.Pare che fu il diluvio a cancellare ogni traccia concreta di questi esseri semidivini. Infatti, in certe occasioni, i ritro-vamenti di alcuni archeologi sono stati davvero sconcertan-ti.Ossa di uomini alti anche fino a sei metri sono state ritrovate indiverse parti del mondo. Crani giganteschi, capaci di calzarecome un casco la testa di un uomo. A Gargayan, nelle Filippine,furono rinvenuti i resti di esseri umani alti 5,18 metri e nelleregioni sud-orientali della Cina, ossa di altri esseri, altisicuramente più di 3 metri, antiche almeno di 300.000 anni. Aquesto stesso periodo risalgono gli arnesi da caccia rinvenuti adAgadir in Marocco.Non si trattava però di normali utensili. Ognuno di essi pesavaalmeno otto chili, ovvero, venti volte più del peso di normali utensili facilmente maneggiabili da un essere umano. Sicalcolo che solo esseri alti almeno 4 metri avrebbero potutomaneggiarle efficacemente.A Tura, ai confini del Pakistan, fu scoperto lo scheletro di un uomo alto 3,35 metri. Nella Bibbia ci viene descritto il reOg di Basan, "l'ultimo rimasto dei giganti", il cui lettomisurava 4,7 metri di lunghezza. Il famoso Golia abbattuto daDavide era alto invece 3,2 metri. Leggiamo il seguente passobiblico: " (…) Il paese che abbiamo attraversato per esplorarloè un paese che divora i suoi abitanti; tutta la gente che vi abbiamo notata è gente di alta statura; vi abbiamo visto i giganti, figli di Anak, della razza dei giganti, di fronte ai qualici sembrava di essere come locuste e così dovevamo sembrarea loro."[Numeri 13,32-33]Impronte gigantesche di mani e di piedi impresse in stratiprofondi di terreno. Ossa ciclopiche ritrovate in scavi in tutto ilmondo. Quindi, prove tangibili dell’esistenza di questi giganti sono presenti ovunque. E, a volte, accanto a questi resti,ritroviamo utensili, armi ed elmi di dimensioni giganti. E, nonsmetterò mai di sottolineare che sono ritrovamenti reali, anchese potrebbero benissimo far parte delle pagine di un libro di fantascienza dei più classici. Ma il fatto più sconcertante è chela scienza tace a tal riguardo.Chi viveva sulla Terra prima ancora dei dinosauri? Unindizio potrebbe essere la famosa pila conservata al museo di Baghdad e antica di 2000 anni. Fatta di terracotta, alta 15 cm,la pila ha l’aspetto di un vasetto rivestito internamente da unostrato di pece, predisposto a contenere un cilindro di ramecontenente a sua volta un bastoncino di ferro isolato con untappo d'asfalto. Tale reperto, simile ad altri, conservati nei musei iracheni e berlinesi, sarebbe ancora oggi in grado di produrre energia elettrica. Ma ancor più sconcertante fu lascoperta del meccanismo di Antikitera in una pietra vecchiaparecchie centinaia d'anni. Sottoposta all’esposizione di raggi X, la pietra rivela al suo interno una serie di ingranaggi simileal meccanismo interno di un orologio. Una tecnologia impos-sibile per quei tempi.A Scaieni, nelle montagne diBuzau, i contadini dicono che illoro villaggio, una volta, era uninsediamento dei giganti e infatti,in questo posto lontano dal mon-do,gli archeologi hanno scopertouna necropoli dei giganti, schele-tri umani che misurano 2,5 m dialtezza.Argedava e La Valle de Mor-ti, due siti archeologici situati ilprimo in Romania e l’altro negliStati Uniti, nel deserto del Colo-rado. Vi sono stati ritrovati scheletri di giganti, testimonianzedi una razza sconosciuta, censurata dal mondo scientifico edavvolta nel mistero. Sicuramente, la storia della terra deveessere riscritta, quando saremo riusciti a mettere ordine echiarezza tra i suoi tanti misteri.A cura di Andropos--------------------------------------------------------------------------------Page 6 Andropos in the worldNICODEMATEDOVE ERA DIO?Il Signore ha dato e il Signore ha toltosia benedetto il nome del Signore (Gb 1,21)Ovunque il guardo io giroimmenso Dio ti vedo, (Metastasio)- 6 -Dopo ogni tragedia (terremoti, alluvioni, tzunami,stragi, olocausti), così come di fronte alla sofferenzain genere, e quella degli innocenti e dei giusti inparticolare, risuona la domanda di sempre: “ Dov’eraDio?”, sottintendendo quasi l’esistenza di un Dioperverso o almeno assente, a differenza del poeta chelo vede ovunque e, quindi, anche nel male, pur nondicendolo espressamente.Leibniz affermò che questo mondo è il “mondo diDio” e perciò il migliore di tutti i mondi possibili:Coeli narrant gloriam Dei(Sal.18), cielo e terracelebrano la gloria dell’Eterno.Ma bastò il terremoto di Lisbona del 1755 con isuoi più di 20.000 morti a far crollare l’ottimismo esollevare il problema dell’esistenza di Dio: A LisbonaDio dov’era? Se Dio è onnipotente, è anche causa diquesta disgrazia?In altre parole: perché la sofferenza? Perché ilmale?In verità fin dall’antichità l’intelligenza umana si èposta queste domande ma senza dare risposte esau-rienti. Uno scrittore italiano ha parlato di impotenza diDio dovuta alla libertà dell’uomo di non amare chiper amore lo ha creato (cf G. Tupini, L’impotenza di Dio. Lo scandalo della sofferenza, 1995).L’uomo sa per esperienza che il male/doloreesiste in diverse forme sia a livello individuale (fisico,psichico, morale) che a livello sociale (guerre, geno-cidi, violenze) e cosmico (terremoti, alluvioni, ura-gani, eruzioni vulcaniche), perché, afferma Paolo, le“cose create furono sottoposte alla caducità non diloro volontà, ma a causa di colui che ve le sottopose”(Rm 8,20). E’ dunque l’uomo e non Dio il respon-sabile del male (S. Agostino). In molti casi possiamo,pertanto, domandarci: L’uomo dov’era?Molti avvenimenti calamitosi sono, invero ,causatiindipendentemente dal libero arbitrio dell’uomo (“Iltempo e il caso rovinano tutti, buoni e cattivi -Qo9,11), e questo perché “tutta la creazione geme esoffre unitamente le doglie del parto”(Rm 8,22)e nonperché, come sosteneva Calvino, Dio avesse prede-stinato alcuni ad essere “vasi della sua ira”, condan-nati eternamente alla dannazione, considerando invo-lontariamente Dio creatore del peccato!Leggiamo nel libro di Giobbe, il vecchio saggio ebreomesso alla prova dall’Onnipotente, che l’uomonon può scorgere la profondità del consiglio di Dioe deve rimettersi a lui. Chi soffre avrà compenso egiustizia, nei tempi e nei modi che Dio deciderà(11,1s.). Il male è stato, infatti, considerato il risvolto di unricamo (fili accavallati e sparsi) di cui non riuscia-mo a vedere la bellezza del disegno.Dobbiamo comunque giungere al “paradosso”introdotto nella storia da Gesù. Egli, infatti, neldiscorso della montagna, chiama beati coloro chepiangono perché saranno consolati. Ne deriva che ildolore acquista un nuovo significato, nel senso chenella misura in cui si partecipa alle sofferenze diCristo bisogna rallegrarsi(1Pt 4,13). Scrive il Papa nellaSalvifici doloris che nella luce dell’inarrivabileesempio di Cristo, riflesso con singolare evidenzanella vita della Madre sua, il Vangelo della soffe-renza, mediante l’esperienza e la parola degliapostoli, diventa fonte inesauribile per le genera-zioni sempre nuove che si avvicendano nella storiadella Chiesa.Spetta comunque a Dio liberarci e manifestarciche siamo suoi figli(Rm 8)Alla fine il cosmo sarà redento e ci sarà un cielonuovo e una terra nuova(Ap 21,1).Renato NicodemoLUCI D‟ARTISTA A SALERNOInaugurata venerdì 4 novembre la manifesta-zione “Luci d’Artista 2011”. E' stato il SindacoDe Luca a dare il via, alle ore 17.00 nella VillaComunale, alla straordinaria mostra d’arte lu-minosa, installata lungo le strade, nelle piazze enei giardini del capoluogo. Accanto al Sindacoera il simpaticissimo Lello Arena.Senza entrare nella polemica cittadina sullautilità o meno di questa onerosa iniziativa, nonpossiamo non dire che il secolare grigiore del-la nostra città finalmente tace.Un’atmosfera di favola am-manta le nostre strade e leluci brillano per tutti: ricchie poveri, giovani i e vecchi,per i più fortunati e per i di-seredati.n.d.D.--------------------------------------------------------------------------------Page 7 - 7 -Andropos in the worldOMAGGIO AD UN GRANDE DELLA MUSICAGORNI KRAMER (a cura di Andropos)Si chiamava proprio così all'anagrafe: Gorni era ilcognome, e Francesco Kramer erano i nomi, quest'ul-timo scelto dal padre in omaggio al ciclista FrankKramer, campione del mondo su pista nel 1912.Semplicemente invertendo nome e cognome, KramerGorni diventò Gorni Kramer. Gorni Kramer siavvicinò alla musica sin dalla prima infanzia, quandoera ancora soprannominato Franco, grazie al padremusicista. Il primo strumento che imparò a suonare fula fisarmonica, con cui iniziò ad esibirsi ancorabambino nell'orchestra paterna.Nel 1930 si diplomò in contrabbasso al Conservatoriodi Parma. Nei primi tempi lavorò come musicista indiverse orchestre da ballo, poi nel 1933, appena ven-tenne, costituì un suo gruppo con cui suonare il jazz. Ilnuovo genere musicale americano era vietato dalregime fascista, ma Gorni Kramer aveva potuto cono-scerlo grazie ad amici orchestrali che lavoravano suitransatlantici che collegavano l'Europa e l'America.A partire dalla metà degli anni trenta GorniKramer si affermò anche come autore di canzoni. Suaè la musica di Crapa pelada su testo di TataGiacobetti, portata al successo nel 1936 da AlbertoRabagliati. Nel 1939 compose Pippo non lo sa, uno deipezzi più famosi del Trio Lescano. Nonostante lapopolarità di queste canzoni, Gorni Kramer e la suaorchestra continuarono ad essere ignorati dall'EIAR, che li boicottava perché suonavano jazz.Durante la Seconda guerra mondiale, il maestrocollaborò con il cantante Natalino Otto, altro artistabandito dalla radio a causa dello swing. Kramer ful'autore di Ho un sassolino nella scarpa, uno deigrandi successi di Natalino Otto. In quegli annicominciò anche il lungo sodalizio con il QuartettoCetra, per cui scrisse pezzi famosissimi come Nellavecchia fattoria (MacDonald had a farm) (solo il testoin italiano), In un palco della Scala, Donna, Con-certino.Nel 1949 Gorni Kramer incontrò Garinei e Gio-vannini, e cominciò a comporre musiche per spettacoliteatrali per tutto il mondo intero. Fu la sua attivitàprincipale per i successivi dieci anni. Tra le produzionidi maggior successo ricordiamo Gran Baldoria, Attanasio cavallo vanesio, Alvaro piuttosto corsaro, Tobia candida spia, Un paio d'ali. Da questi spettacolivennero tratte canzoni celebri come Un bacio amezzanotte, Non so dir ti voglio bene, Le goc-ce cadono, Chèrie, Simpatica. Gorni Kramer fu, con Mario Trevisan, il fondatoredella casa discografica Colom-bo Record: con l'etichetta lan-ciò, tra gli altri, Tony Renis eRiz Samaritano. Il debutto te-levisivo avvenne nel 1954 conNati per la Musica, assieme aLelio Luttazzi, ma uno dei piùgrandi successi degli esordi èsicuramente Il Musichiere di Mario Riva, pro-gramma del 1957 di cui Kramer firmò la siglaDomenica è sempre domenica, oltre che partecipare con la sua orchestra (per l'occasione ribattezzata I Musichieri) alle esecuzioni musicali del programma.Seguirono numerosi altri programmi: Buonevacanze, Giardino d'inverno, L'amico del giaguaro, Leggerissimo Studio Uno.Come autore nel 1960 scrive (con il testo di TataGiacobetti) La gatta che scotta per AdrianoCelentano. Verso la metà degli anni sessanta GorniKramer si ritirò progressivamente dalle scene, macontinuò a lavorare in ambito musicale come editoree autore per la televisione, partecipando saltuaria-mente come ospite, ad esempio in Milleluci, omag-gio alla storia della radio condotta da Mina eRaffaella Carrà.Dal 1996 la Riviera Jazz Records ha pubblicatoper la prima volta su cd in alcuni volumi le incisionidi Gorni Kramer effettuate dal 1932 al 1947 sudischi a 78 giri ormai introvabili, sia da solista e siacome musicista del sassofonista e violinista WIlliamRighi. Ecco il link di unasimpatica esibizione del1974 del musicista, con Mina e la Carrà:http://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=_akFqB_XSeA#t=160sOtto Storie TurresediSalvatore ArgenzianoG. DF. - S. A. per www.vesuvioweb.com_________Salvatore Argenziano è nato a Torre del Greco, nel1933. Ha frequentato il Liceo Classico Gaetano DeBottis e si è laureato in ingegneria. Trasferitosi a Mila-no, subito dopo la laurea, ha svolto la sua la profes-sione a Milano, Cagliari, Bologna e Genova.Attualmente, vive a Bologna con la moglie GiannaDe Filippis, torrese, che collabora e divide con lui lapassione per gli apetti culturali della terra d‟origine.--------------------------------------------------------------------------------Page 8 Andropos in the worldIL RACCONTO DEL MESEDALLA COLLINA DEL FUSAROdi Gaetano Rispoli- 8 -Era un fondo a vigna Belvedere, una vigna gio-vane, con la terra pulita fra vite e vite e le zollescoperte, spappolate, rossastre come le foglie inautunno. Lassù era sempre chiaro, si vedeva sino aMacchia e, da lontano, anche il cielo sembravamare.Tito camminava a passi lunghi e guardava leviti e le piante, che erano già roba sua. Un gelso,il più alto degli alberi, diceva che aveva cent’annie che l’aveva piantato uno dei suoi nonni, allanascita del primo figlio, perché quella vignapassasse di padre in figlio, al primogenito. ZioNicola, tuttavia, l’avrebbe abbattuto se, invece distare là, in fondo alla valle, avesse fatto la suaombra alle sue viti.Attraversammo un sentiero sul quale potevapassare una sola persona e solo Ninì avrebbe fattodell’equilibrismo con la bicicletta. Nello spiazzale, dove c’erano i lavoratori e la peschiera, ci facem-mo delle capanne di canniccio. Nunziata era giàpassata di là ed aveva lasciato la cesta sull’erba.Ci venne incontro la cagna di Fonsino, con lapancia gonfia come una zampogna, molle e bian-chiccia, che sbatteva sui fianchi. Fonsino era unvecchio che viveva dall’altra parte di Belvedere, e non avendo un gran da fare, dava un occhio alleterre là intorno, per conto di quelli che avevanocasa al paese. L’incarico gli permetteva di girareliberamente per la campagna e fare qualchelavoretto alle vigne. Per i grandi lavori, invece,sorvegliava i giornalieri, mangiando con loro ebevendo a gran gorgheggi alla fiasca.Nel vedere la cagna, ci meravigliammo che nonfosse comparso Fonsino. Tito chiamò Nunziata edio accesi una sigaretta che avevo trovato a terra,mezza strizzata. A Belvedere l’aria non era polve-rosa e stantìa, pregna dell’odore degli animali. Ilcaldo stagnava macerando nella terra gli umori,gli stessi che percorrevano le vie segrete dellepiante, trasformando quei grossi chicchi, screziatidi verde, in buona uva succosa.Nunziata arrivò di corsa, scalza, con i piedi chepremevano come mani sull’erba, per lasciarvil’impronta. Aveva un’ampia veste che sembraval’avesse infilata in quel momento e, nella corsa, lefosse scesa sulle gambe.- Ho trovato le cicorie, - ci disse – ce n’è unospiazzo pieno -.- Che frutta c’è quassù?- le chiesi a mia volta- Un po’ di tutto, basta cercarla - .- E cercala, aggiunsi, mentre noi facciamo un bel bagno! -Tito aveva una carnagione pallida e quellapeluria nera, che gli copriva il petto, aveva qual-cosa di animalesco, ma il corpo era rimastosnello, così lo ricordavo anni addietro.Si bagnò le gambe nella peschiera, poi, s’im-merse nell’acqua fino alle spalle e, con le mani simanteneva ai mattoni del parapetto. Io non potevotuffarmi in quell’acqua verde bottiglia, col fondocoperto di muschio e di licheni, come un verdetappeto. La sua morbidezza vischiosa doveva farrabbrividire le piante dei piedi, abituate al ruvidodella rena e al tatto tagliente degli scogli. Uscitodall’acqua, Tito si distese sul muretto con le manisotto la testa, i muscoli sottili salivano a fior dipelle, rabbrividì. S’alzò di scatto per infilare lemutande, poi disse:- Da noi c’è campagna e ci sono boschi, mapochi sono quelli che vi vanno, come da voi almare -.- I pescatori a mare ci vanno – precisai.- Quelli sono della stessa razza dei cacciatori -.Su quelle coste le viti crescevano basse.Ricordai che la prima volta, Belvedere l’avevoscoperta dalla collina Del Fusaro, dalla quale eravenuta Nunziata. Mi era parsa una vigna fattaapposta per starci di casa e che in un giorno sipotesse girarla in lungo e in largo, come un orto.Tito pensava che il mare non fosse a due passie che la spiaggia era piuttosto lontana da queimattoni lisci e consumati sotto la schiena. L’acquagli era scivolata dal corpo e già doveva sentirsil’attaccaticcio del sudore.- L’estate dovremmo passarla al mare! - dissi aTito ed era un invito a casa mia.- Il mare bisognava averlo toccato da bambini;di bello al mare ci sono le donne e le conchi-glie – mi rispose laconicamente.- Alle donne piace il mare – aggiunsi - a loropiace il caldo del sole sulla pelle ed è allorache le barche al sole diventano terrazzi -.---------------------------------------------------------------------------------Page 9 - 9 -Andropos in the worldATENEUMUN OSSERVATORIO SUL MONDODELL‟UNIVERSITA‟---------http://www.andropos.eu/PAGINAUNISA.htmlPARTECIPIAMO.ITportale d’arte e letteraturawww.partecipiamo.ithttp://www.dentroroma.it/smagat3@yahoo.itIL BASILISCOPERIODICO DI CULTURAPRESID. ROCCO RISOLIAE-mail:rrisoli@tin.itTel./fax 089.750196-089.7014561FAEDRUSLe favole di Fedro innapoletanodi Franco PastoreArrivò Fonsino, con un ramo sotto il braccio.- Buongiorno a voi – disse.Stava imboccando il sentiero che portava alcanale. Ci aveva voltato le spalle e vedevamo lagiacca che si apriva sui fianchi, come un ventagliocapovolto.- Fonsino – gli gridò Tito – hanno dato lo zolfoalle viti! -Fonsino guardò Tito a petto Nudo e me, chetenevo un braccio intorno alla gamba. Dalla suafaccia a cespuglio ci fissarono due occhi tondicome chicchi d’uva. Piegò il ramo davanti a sé econ grande sforzo rispose:- La cagna li ha sentiti quando sono venuti-.Scartocciai un sigaro nero e glie lo offrii. Fonsinolo guardò diffidente poi l’assaporò fra le labbra.Glie lo accesi e le prime boccate di fumo mi ven-nero in faccia, con il suo odore di formaggio. Lasua presenza a Belvedere era chiara. Noi loguardavamo con soggezione come se fosse ilpadrone. Di quel bagno capivo solo che Titoaveva sporcato l’acqua destinata alle viti.Tito per attaccare discorso con lui, disse che l’uvaveniva tardi quell’anno. Fonsino meditò, aspiran-do avidamente una boccata di fumo, poi, gli dissesecco:- Perché avete visto le viti quando c’erano solole foglie!-Ci lasciò con il suo sapore di terra ed erba,sembrava un albero. Tito cercò le scarpe, abbot-tonò la camicia e gridò il nome di Nunziata, comese avesse voluto ammazzarla.Un’eco ritornò dalla valle, simile a una vocesconosciuta di bosco, o a quella di un antenato diTito, che rispondeva da chi sa dove.Nunziata arrivò con la cesta piena di cicorie, le riversò in terra e domandò che fosse accaduto.-Avete visto Fonsino? – ci chiese.-Alla casa c’è vino - aggiunse - voi restate?--Torniamo quando ci fa fame. Tu che fai?-Oggi torna Tata -.Poi Tito e Nunziata salirono alla casa.Io restai e andai a sedermi nella capanna dicannicci. Erano andati via con la cesta in mezzo,una mano per uno.Improvvisamente, notai un’intesa fra loro, mi pa-reva che la cesta unisse più di un abbraccio.Tito tornò ed io non mi ero accorto di quantotempo fosse trascorso. Aveva fatto una corsa conin mano una bottiglia. Era accaldato ed il vinoagitato aveva fatto un po’ di schiuma, ma né io nélui accostammo la bottiglia alla bocca.- Mi dai una sigaretta? – chiese.- E Nunziata?-- È andata -.Nell’accendere la sigaretta il cerino gli tremòtra le dita; aveva uno sguardo cupo, come sedietro di esso celasse più che un segreto, unacolpa. Uscii fuori e cominciai a camminare fra leviti, per andare alla casa. Volevo restare lì ad at-tendere Tito, per guardarlo in faccia. Ma, egli nonvenne. Mi chiamò dalla capanna, prima di anda-re. Non gli risposi, ma rifeci il sentiero che avevafatto lui, con Nunziata.____________________Gaetano Rispoli è nato a Salerno. Laureato in Scienze politiche,ha insegnato dal 50 al56.Passato poi ad altro impiego, ha coltivato i suoi interessi culturali, frequentando ambientiartistici e stringendo rapporti con personalità come: Carlo Levi e Domenico Rea.Valenteartista si è distinto nella pittuta e nella pirografia.ANCORA …PER SEMPREOggi voglio moriredi piacere,voglio mescolare il mio sanguecon il tuo,la mia carnecon la tua carne,e l'anima e il cuorecon la tua animacol tuo cuore.Voglio esserel'immenso ventoche spinge verso di teonde ed onde di piacere,lentamente e fortemente,carezzandoti e ferendoti,sino a quandotu griderai, griderai e griderai,per il piacere disumanoche di colpouccide la nostra vitae, per pochi secondi,siamo nuovamenteun essere solo.Maria Grazia Falsone--------------------------------------------------------------------------------Page 10 Andropos in the world- 10 -STRANEZZE E PINZILLACCHERE Vittoria Bartocci Salvato scrive: “…sonovecchia, la parola è brutta, ma è così. Guardo aigiovani di oggi e chiedo loro, cosa fate voi per voistessi? oltre a consumare le scarpe in cortei per ilmondo. Dove siete quando siete a scuola o alla uni-versità o a quel lavoro che avete trovato per caso eanche precario, siete altrove, al telefonino con.IPAD in mano, non seguite non studiate, vi piaceessere studenti lavoratori distratti, In voi non vi èenergia, spesso pessimisti perché non avete avuto ilmotorino da mamma e papà. Dove la mettete lavostra energia, consumate scarpe per progetti vostri e combattete per essi. Non aspettate la manna dalcielo, non è più l'epoca. Tutto passa anche lo Statoche dona, oggi non si può donare nulla... il nostrodebito pubblico ce lo vieta. Non illudetevi non cisarà governo capace di aprire la famosa borsa edarvi lavoro...un lavoro leggero ben pagato dove voipotete continuare a giocare con il telefonino...ecc.”Andropos risponde: « Che domanda del cavolo!I giovani sono come noi li abbiamo fatti e come noili abbiamo educati, nelle scuole che abbiamo impo-verito di contenuti, giocano con IPAD che noiabbiamo comprato loro (idem per i telefonini ed icomputer), in una società che noi abbiamo creata edorganizzata, in una cultura di cui noi siamo gliartefici. Essi non s’illudono affatto, ce lo dice il loroscetticismo ed il loro modo disincantato e spre-giudicato di vedere le cose. Hanno capito da tempotutti i nostri fallimenti e le nostre ipocrisie. In fondo,alla loro età, noi cosa facevamo per noi stessi, se nonpercorrere le strade spianate dai nostri padri, ai qualirestava ancora una parvenza di ”palle” ?». Tanti annifa, le mamme si occupavano della casa e mas-simamente dell’educazione dei figli. Oggi, la fami-glia non c’è più ed i figli crescono come possono, travideogiochi e le cure di “mamma televisione”. Chidovrebbe prepararli alla vita, le madri in carriera o ipadri depallati?La cassa da morto come arredamento –Bisogna conoscere in anticipo la bara in cui finiretequando sarete morti, magari tenendola in salotto, incucina o all'interno della libreria.La trovata macabra e' di una società americana chene ha già iniziato il commercio online, con tanto dicatalogo interattivo. La società che gestisce il tuttosi chiama Your Coffin (la tua bara).Andropos risponde: L’episodio ci riporta allamente l’ammiraglio inglese Orazio Nelson, chetagliò l’albero maestro della nave che aveva con-quistato, per scavarsi la bara e portarla sempre con sé.Comunque, nella battaglia di Trafalgar, verso le13,15 viene colpito da un tiratore scelto appostatosulla coffa di mezzana del Redoutable. La pallottolaattraversa l’omero, spezza due costole, trancia unaarteria polmonare e frattura due vertebre dorsali. Lecondizioni appaiono subito gravissime, ma vengonotenute nascoste per scongiurare lo scoramentodell’equipaggio. Assistito dal cappellano AlexanderScott e dai medici Neil Smith e William Beatty, restain vita fino alle 16,30. Prima di spirare chiede a piùriprese come stanno procedendo le operazioni eriesce a rendersi conto del successo ormai acquisito.Dopo la morte il suo corpo viene denudato e immersoin un barile colmo di rum fino al ritorno in patria, cheha luogo ben 3 mesi dopo a causa delle pessimecondizioni meteorologiche.AL CENTRO SOCIO-CULTURALE STELLAIL DRAMMA STORICO “ ARECHI II “Sabato 19 novembre, presso il Centrosocio-culturale "Stella", in via R. Di Palo,nel salone dell’Associazione di volontariato,è stato proiettato il dramma storico del com-mediografo salernitano Franco PastoreARECHI SECONDOL’ opera èla prima deicinque drammiche formano ilCiclo della Sa-ga dei Longo-bardi, una in-teressante analisi degli avvenimenti storicidella Salerno longobarda.In sala, oltre alla Presidente MariolinaGiordano, erano presenti la maggior partedegli associati, che hanno applaudito l’auto-re alla fine della proiezione.In internet, l’opera è disponibie all’indi-rizzo web:http://www.google.it/url?url=http://www.youtube.com/watch%3Fv%3D1rXeeWtWfiY&rct=j&sa=X&ei=qvXITv2sKu7R4QTF94gm&ved=0CDMQuAIwAw&q=arechi+secondo+di+Franco+pastore&usg=AFQjCNFfd6JYf--------------------------------------------------------------------------------Page 11 - 11 -Andropos in the worldI MALATI RECLAMANO ASSISTENZA, FARMACI INNOVATIVI E UNA LEGGEA TUTELA DEI DIRITTI NEGATI. STATI GENERALI DELLE MALATTIE RAREManca una legislazione adeguata, c’è ca-renza di strutture per la diagnosi e la cura, la ricercaè poco incentivata e la produzione di farmaci inno-vativi segna il passo. I malati e le famiglie sono co-stretti ad affrontare ogni giorno difficoltà assi-stenziali ed economiche.E’ questo lo scenario della malattie rare checolpiscono 5 persone su 10.000 abitanti, in Italiaoltre 2 milioni di individui, in Europa 15 milioni.Nonostante l’Unione Europea abbia indicato lemalattie rare, quasi 600 diverse patologie l’80%delle quali di origine genetica, tra le priorità dellepolitiche sanitarie dei governi, i pazienti sono soli econ diritti “fantasma”.L’Associazione culturale Giuseppe Dosset-ti,che da anni invoca misure legislative idonee,giovedì 1 di-cembre 2011 (Sala delle Colonne –Camera dei Depu-tati), convoca a distanza di unanno dal primo summit gli Stati Generali dellemalattie rare e apre un Tavolo di lavoro perma-nente. Alla Conferenza oltre alla partecipazione diistituzioni, Associazioni, Società scientifiche di set-tore e industria del farmaco, interviene il neomini-stro della Salute Renato Balduzzi.“Conosciamo l’impegno e la sensibilità delministro Balduzzi riguardo le malattie rare, oltre ainostri auguri per il recente incarico auspichiamo chetramite il suo ministero si possa arrivare a dare unminimo di risposta alle numerose problematiche chequesti malati e le loro famiglie devono affrontareogni giorno – afferma Claudio Giustozzi, segretarionazionale dell’Associazione “G.Dossetti: i Valori” –concordiamo con il ministro BalduzziSalerno-La Sherwood Academy, oltre adessere una scuola di lingua, un centro di linguae cultura italiana, di traduzioni ed interpre-tariato, di preparazione universitaria e dopo-scuola, una “Dreamland” per bambini dai 3 ai 5anni, si veicola verso nuovi progetti formativi: CORSI DI FUMETTO e di PITTURA.sulla importanza dell’appropriatezza in termini dicura e di risparmio, finalizzato ad essere riallocatoper patologie altamente complesse quali lemalattie rare e non solo. La decisione – sottolineaGiustozzi - di lasciare aperti gli Stati Generali conun Tavolo di confronto e di supporto fino a fineLegislatura è maturata proprio dalla nostradisponibilità ad iniziare e mantenere un dialogofattivo”. Malgrado si tratti di patologie croniche,gravi ed altamente complesse, l’essere definite ar-bitrariamente “rare” ha frenato gli investimenti perla ricerca e la produzione di nuove molecole esoprattutto ha contribuito alla grave carenza dicentri (500 quelli già istituiti ma solo una minimaparte attivi sul territorio nazionale), ai ritardi nelladiagnosi e alla cronica mancanza di farmaci.Tuttoquesto benché siano ad oggi 33 i ddl depositati inmateria di malattie rare.Al primo atto della Conferenza degli StatiGenerali l’Associazione “Giuseppe Dossetti” chie-de ai vari protagonisti di categoria e ai decisoripolitici: l’inserimento nei Lea di 109 patologie rareche attendono dal 2008 di essere inserite nel-l’elenco di quelle riconosciute dal Servizio Sani-tario Nazionale; lo sgravio fiscale per le donazioniprivate così da incentivare la ricerca; una proce-dura di autorizzazione accelerata e automatica peri farmaci qualificati come “orfani” a livello co-munitario; una definizione delle malattie rare daincludere nell’elenco di quelle da sottoporre ascreening neo-natale obbligatorio.Uff.Stampa - Ass. "Giuseppe Dossetti: i Valori"mailto:ufficiostampa@dossetti.itLa Sherwood Academy ancheper queste attività, cosi come ècostume della scuola, si avvar-rà di docenti qualificati, massi-mamente esperti nel ramo.La sede, per coloro che ancora lo ignorano,è situata alla Via Zammarelli n. 12 scala C Ipiano, 84127, di Torrione.Presso la Sherwood Academycorsi di fumetto e di pittura--------------------------------------------------------------------------------Page 12 Andropos in the worldPROVERBI, DETTI E MODI DI DIREOVVERO, ELEMENTI DI PAREMIOLOGIA- 12 -Sirica Dora Chi dice sempe buscìe, vreògna „nu sente. A bellèzza è cumme a „nu sciòre, „e prèssanasce e „e pressa mòre. Bellézza e fullìa vanne spesso „ncumpa-gnìa. „A mmecizia cunciliàta è „na chiàga mai sal-data. „Na bbòna risata fa buon sangue.Esplicatio: Il bugiardo, non si vergogna delle suebugie. La bellezza è come un fiore, presto nasce epresto muore. Tra l’altro, molto spesso, la bellezzanon sempre si accompagna alla saggezza. L’amici-zia riconciliata, resta una piaga mai sanata. Allafine, una risata piena fa buon sangue.Implicanze semantiche:BBUSCIE: sost. femm., bugia, menzogna. Etimo-logia: dal provenzale bauzia, dal franco bausi, malignità. Invece, nel senso di sostegno per cande-La paremiologia, dal greco ὶ ( proverbio,detto), è la scienza che studia i proverbi, i modi di diree, generalmente, ogni frase che ha il fine di trasmetterela conoscenza basata sull'esperienza. La paremiologia comparativa studia nei proverbidifferenti linguaggi e culture.La paremiologia si occupa dei proverbi, delleinformazioni accumulate in moltissimi anni di storia.Queste informazioni possono in genere essere di:sociologia, gastronomia, meteorologia, storia, lettera-tura, zoologia, linguistica, religione, agronomia.Un proverbio nasce frequentemente dall'abbre-viazione di una storia bizzarra o di una composizionetradizionale: in esso viene espressa la credenza disuperstizioni popolari con molte allegorie, oltre apossedere talvolta un formato letterario.Dal latino proverbium, è una massima che contienenorme, giudizi, dettami o consigli espressi in manierasintetica e, molto spesso, in metafora, e che sono statidesunti dall'esperienza comune. Essi generalmenteriportano una verità (o quello che la gente ritiene siavero): si dice, infatti, che i proverbi sono frutto dellasaggezza popolare o della cosiddetta "filosofia popo-lare", ma v'è chi sostiene che altro non siano che lale, la derivazione è dalla città algeri-na di Bugiaya.VRIOGNA: sost. femm., vergogna.Dall’italiano per caduta di g tra vo-cali (vedi sciaurato, rraù). Entrambe le versioni,poi, vengono dal latino verecundia-m, con evolu-zione del gruppo sill. nd>nn.„E PRESSA: avverbio, in fretta. Dal verbo latinopressāre, intensivo di prēmere, da cui il participiopressum.CHIAGA o CHIAJA: piaga, pena tormento. Dal-l’accusativo lat. plāga-m, connesso al verbo plān-gere. da non confondere con chiaja> spiaggia, dalgreco plaghìa (ἰ ϛ.SCIORE: sost. masch., fiore. dall’accusativo la-tino flore-m con ev. di f in sc (vedi sciato =fiato).(Aut ò de ὶ )versione codificata di luoghi comuni. Metafore e similitudini sono tratte da usi, costumi eleggende del popolo nella cui lingua è nato il proverbio. Ma molti proverbi sono comuni a più lingue e popolidiversi. In qualunque caso, essi rappresentano pur sempre unpatrimonio culturale da difendere e da preservare, visto che ci lasciano una traccia di epoche passate e ci indi-cano quale cammino hanno percorso i nostri antenati.Par exempla, la " Lettera alla Gentilissima Ma-donna ", scritta nel 1557, è indirizzata alla Repubblicadi Siena, uno scritto di ispirazione goliardica,contenente 365 proverbi e modi di dire: “ […] diceva lafornaia: Se non vuoi che si sappia, non lo fare, e se vuoitenerlo segreto non lo dire, ché chi non sa tacere, nonsa godere; ed io per tacere ho fatto il gozzo, ed ora cheio vorrei parlare, non so con chi: tanto più che questa èuna matassa, che sarebbe difficile a trovarne il ban-dine; ma chi l'ha intrigata la strighi, e chi ha mangiato ibaccelli, spazzi i gusci, ché chi va alle nozze e non èinvitato, se ne torna svergognato, e chi scrive a chi non risponde, o gli è matto o gli ha bisogno […].A cura di AndroposLA PAREMIOLOGIA--------------------------------------------------------------------------------Page 13 - 13 -Andropos in the worldAPPROFONDIMENTO LINGUISTICOMOMENTO TENEROSOLO TUdiFranco Pastore______In videopoesia:http://www.youtube.com/watch?v=7FbPMCtx6jk&feature=player_detailpage - t=7sLE FIGURE RETORICHE DI SIGNIFICATORosse le guancesulle labbra schiuse,ansima il pettoe tu …mi fai le fusa.T’adoro il senocome fosse altare,ti apri al benecome fa il mare.S’ammanta di piacere,il tuo respiro,ai tuoi profumi ascosianelo e aspiro.Ogni attimo con teson sette vite,mia grande gioia,dolcissima Afrodite!Il tempo s’annullain un istante,non c’è più nulla,solo tu …Sei grande!Sono quelle che concorrono all’arricchimento del significato,evocando particolari immagini, il cambiamento, ampliamento,evidenziazione, del discorso.LA PERSONIFICAZIONESi ha quando il poeta attribuisce a cose inanimate o astrattecaratteristiche, sentimenti normalmente riferiti alle persone. Inaltri termini, essa consiste nell’attribuire a cose e ad animali azioni o sentimenti umani. Serve a dare forza e capacitàpersuasiva al messaggio.Se la personificazione "parla" diventa allora Prosopopea.Se lo scrittore si rivolge alla personificazione fa un'Apostrofe.Personificazione – “ D’Achille i cavalli intanto, veduto il loroauriga dalla lancia di Ettore nella polvere abbattuto, lontanodalla battaglia erano là piangenti”. (Omero,Iliade)Apostrofe - dal greco apostrophé, da apostréphein, «volgereindietro» si ha quando un personaggio o la voce narrante si rivolge ad un uditore ideale.“ Godi, Fiorenza, poi che se’ sí grande che per mare e perterra batti l'ali, e per lo ’nferno tuo nome si spande!” (DanteInferno, canto XXVI.Ed ancora:” Ahi serva Italia, di dolore ostello,nave sanza nocchiere in gran tempesta,non donna di province, ma bordello! (Dante, canto VI del Purgatorio)La prosopopea, dal greco anticoό , faccia,persona, eἐ fare, agire , è una figura retorica che si ha quando si fanno parlare oggetti inanimati o animali, comese fossero persone. È una prosopopea anche il discorso di undefunto.La più celebre prosopopea fu nel Critone di Platonequando le Leggi di Atene parlano a Socrate e pretendono chead esse sia dovuta obbedienza anche quando sono sfavo-revoli.Un altro esempio di prosopopea si ha nelle "Catilinarie" di Cicerone in cui egli immagina che la Patria sdegnatarimproveri Catilina, reo di aver organizzato una congiuracontro di essa.In Dante, nel Purgatorio:” Vieni a veder la tua Roma chepiagne vedova e sola... Cesare mio, perchè non m'accom-pagne? ”--------------------------------------------------------------------------------Page 14 Andropos in the worldLA PAGINA MEDICAPillola anticoncezionale e trombosi- 14 -Si sa che tutte le pillole anticoncezionali rallentano lacircolazione del sangue nelle vene delle gambe e perquesto, in condizioni molto particolari, possono facili-tare la formazione di coaguli, aumentando il rischio ditrombosi venosa. Gli studi scientifici hanno dimostratoche questo rischio è maggiore con le nuove pillole, rispetto a quelle più vecchie.Uno studio scientifico, pubblicato dalla rivistainglese British medical journal, ha rilevato un aumentodi rischio di tromboembolismo venoso (Tev) associatoall'assunzione delle nuove pillole contraccettive. Nicola Surico, presidente della Società italiana diginecologia e ostetricia, per chiarire quali e quanti rischicorrono le donne che ne fanno uso, ha detto che nellenuove pillole, nella combinazione di progestinico ed estrogeno, cambia la molecola del progestinico e si èpassati, prima dal levonorgestrel al desogestrel,migliorando già il profilo di sicurezza e poi è statointrodotto il drospirenone, che ha dimostrato di avere unimpatto vascolare minore e meno effetti collaterali,come, per esempio, la ritenzione idrica. Eppure lo studio dice che sono proprio le nuovepillole a far salire il rischio Tev. e ciò si spiega col fatto che nelle nuove pillole c'è un effetto progestinico minore che ha degli effetti positivi sulla paziente, mache controbilancia meno l'effetto estrogenico. E poichéIl termine tubercolosi deriva dalla parola tu-bercoli, che sono particolari cellule, che si formano nell'organismo dopo che si è avuta l'infezione e nellequali i batteri vengono intrappolati. Per accertarel'avvenuta infezione, si provvede all'isolamento delbacillo di Koch eseguendo l'analisi delle urine. Perindividuare i soggetti vaccinati o con tubercolosi in attosi esegue il test della tubercolina, un liquido prodottoda germi fatti crescere su un particolare terreno ed opportunamente trattato, che reagisce in modo caratte-ristico con la pelle di tali individui, permettendonel'identificazione. La tubercolosi cutanea oggi è abba-stanza rara.Colpisce soprattutto il viso (lupus tubercolare) o ildorso delle mani (tubercolosi verrucosa). Nel primocaso si ha la comparsa sul viso di un'estesa area dicolore rosso-violaceo e caratterizzata da squame, che, se non vengono trattate adeguatamente, possono dege-nerare fino a dare lesioni irreparabili, come l'erosionedelle labbra e del naso.La tubercolosi verrucosa, invece, si sviluppa apartire da un'area grigia localizzata sul dorso dellesono gli estrogeni a far salire il pericolo di trombosi, nelle pazienti più esposte questo aspetto va valutato almomento della prescrizione facendo un bilancio tra irischi e i benefici. Le donne più esposte sono quelle che hanno giàavuto eventi trombotici. Poi c'è il fattore dell'età. Latrombosi venosa è meno frequente nelle donne giovani, ma la probabilità aumenta con l'età. Contribuiscono inmodo importante anche il fumo, l'obesità e se c'èfamiliarità con le patologie trombotiche. In quest'ulti-mo in grado di valutare la presenza dei fattori di rischiotale da inviare la paziente a farli, caso, infatti, c'èun'indicazione a eseguire esami di emodinamica e diricerca di mutazioni genetiche del fattore V d Leiden edella protrombina, necessari per stabilire se ci sonoalterazioni nel processo di coagulazione del sangue chepossono favorire lo sviluppi di trombi. In generale, non c'è raccomandazione a fare test specifici, ma un'attentaanamnesi è per poi decidere se e quale pillola pre-scrivere dal momento che sono disponibili diversepossibilità di scelta. Comunque, vi sono casi in cui è del tutto controin-dicato assumere la pillola: in vista e dopo un intervento chirurgico, come pure nelle donne subito dopo il parto.E in ogni caso, il fumo è incompatibile con l'uso dellacontraccezione ormonale.mani e si sviluppa con la formazione di verrucheviolacee. Per il trattamento di entrambi questi tipi ditubercolosi si utilizzano antibiotici, che devono essereassunti anche nel periodo successivo alla guarigione,per evitare il ripetersi dell'infezione.Tubercolosi CutaneaAccademia Roveretana degli AgiatiSTORIA D‟ITALIA(Laterza, Roma-Bari 2011)I fatti e le percezioni dal Risorgimento alla societàdello spettacolo di Mario Isnenghi , uno dei maestridella storiografia italiana, ha insegnato nelle universitàdi Padova, Torino e Venezia.________________Tra le sue opere, più volte ristampate: Il mito della GrandeGuerra da Marinetti a Malaparte (1970); Le guerre degliitaliani (1989); L’Italia in piazza (1994); La Grande Guerra1914-1918 (con G. Rochat, 2000); Garibaldi fu ferito (2007).Ha curato I luoghi della memoria (tre volumi, 1996-1997) ediretto l’opera in sette volumi Gli italiani in guerra. Conflitti,identità, memorie dal Risorgimento ai nostri giorni (2008)--------------------------------------------------------------------------------Page 15 - 15 -Andropos in the worldNOTE ANTROPOLOGICHEUNA STUDENTESSA MI HA CHIESTOCOS‟È LA GIUSTIZIAUna studentessa mi ha chiesto cos’è la Giustizia,quale giustizia alberga nel cuore di una società, quantagiustizia c’è nella vita di un cittadino libero e di un altrodetenuto.La domanda è venuta perché la giovane ha chiestocollaborazione per la sua tesi di laurea incentrata sullaeffettiva possibilità di una risocializzazione carceraria. Parrebbe difficile dare una risposta lineare e quindisensata, invece è proprio dalla mia esperienza dramma-ticamente folle che può arrivare una spiegazione consa-pevole, responsabile, infatti da quella ingiustizia nascel’esigenza di una riparazione.Il crimine è sempre violazione intenzionale di unadisposizione di legge, lo è doppiamente quando larottura del patto sociale avviene con un atteggiamentocriminogeno travestito di “giustizia” artigianale, fatta incasa, dentro agglomerati di criminali in pectore.Con i decenni chiusi dai chiavistelli e calati a piombo sulle spalle, la mente ritorna agli anni affondati nellestorie anonime e blindate di tanti uomini in catene, dialtri che purtroppo non ci sono più. Sono frammenti divita che non vanno nascosti, né manipolati, rendonotrasparente il cammino da fare, quella mutazione possi-bile, accettabile, che invita le persone ad andare incon-tro a un’intera società.Quando la Giustizia è lontana, non c’è richiamo ofronda che possa risvegliarne equità e umanità, èdistanza di ogni giorno, a ogni grido di aiuto inascoltato,di ogni diritto annullato, anche solo per una frazione disecondo, nella frazione di uno sparo.Giustizia è un valore che non può rimanere fuoridall’uscio di alcun abitato, neppure all’interno di unaistituzione chiusa e refrattaria alla trasparenza come ilcarcere, anche lì, la giustizia dovrebbe essere assunta come obiettivo da perseguire pervicacemente per ilbenessere della persona, di tutte le persone, facendocischierare apertamente dalla parte di chi non vedericonosciuti i propri diritti fondamentali, cercando dicomprendere e sostenere chi è calpestato quotidia-namente nei propri diritti e fin’anche nei propri doveri, perché non è consentito appropriarsene per custodirne lostrumento riabilitante.In un tempo definitivamente trapassato, quegli anni dipiombo fuso che non risparmiava niente e nessuno, neppure l’ultima volontà di un perdono, le rivolte e ilsangue segnavano i perimetri carcerari, in quellaviolenza spesso indicibile, ribellioni e devastazioni nel-l’illusione di umanizzare il carcere, invece servivano a fare il gioco di chi il carcere lo voleva disumano edisumanizzante. La Giustizia non è una parola daintendere a proprio piacimento, neppure paravento diuna qualche e più grave ingiustizia, la vittima, ilcolpevole, il cittadino libero e quello detenuto, èpersona con il suo valore, con la sua relazione, la storiadi ieri, quella di oggi e di domani: in quel prima,durante e dopo, è necessario fare vivere la giustiziaanche in carcere, elemento che determina la metodo-logia di qualsiasi intervento repressivo e preventivo, che punisce la persona, ma ne rispetta la dignità e lasoggettività.In famiglia, a scuola, nella società, dentro uncarcere, perché esso ne è parte importante, la Giustizianon è una figura retorica, una condizione precaria, macompagna di viaggio di ognuno, è radice autorevole perciascuno, perché consegna rispetto alla vita, infatticome ha detto qualcuno ben più lungimirante di me, “il rispetto è una scelta, la paura un obbligo”Vincenzo AndraousA PROPOSITO DI SCUOLA[…]La scuola ha un grande impegno di fronte a sé, non solamente trasmettere nozioni, insegnare formu-le, tracciare linee e curve geometriche, bensì infon-dere l’entusiasmo di un’emozione, che possa essertalmente forte da arginare l’omertà e la violenza,l’incapacità a sostenere un confronto, a parlare con ilrispetto dovuto alle persone e alle cose.Un’emozione che possa risultare un contributo coerente a bloccare l’avanzamento costante di unaderiva educativa che corrode la voglia dei giovani dicondividere tutti i colori del mondo, anche quelli cheparlano di qualche rinuncia. Come ha detto un grande uomo di chiesa, cammi-natore instancabile della strada, rivolgendosi aglieducatori di oggi e a quelli di domani, “ non serveavere le mani pulite se poi si tengono in tasca”: per lascuola non servono libri nuovi, ma pagine consumateper apprendere l’importanza di sentirsi parte diqualcosa di più grande, che consenta di ritornare alcentro della vita, nella consapevolezza che per rag-giungere qualsivoglia conquista personale, c’è bi-sogno di più cura a custodire la propria dignità, unimpegno che riguarda gli studenti come gli inse-gnanti.Vincenzo Andraous--------------------------------------------------------------------------------Page 16 Andropos in the worldSTORIA DELLA MUSICAIL MELODRAMMABELLINI- 16 -Il melodramma italiano definì la sua struttura di operaseria grazie al compositore Alessandro Scarlatti e siaffermò Pietro Metastasio, autore di 27 testi, messi in mu-sica negli anni a seguire più di ottocento volte. Metastasiostabilì la struttura drammaturgica e la metrica delle arie,auspicando una assoluta serietà nelle sceneggiature. In contrapposizione a Napoli nacque l’Opera Buffa. Lospunto venne dagli intermezzi musicali che gli autoriinserivano tra un atto e l’altro per intrattenere il pubblico.Queste brevi scenette, che narravano in chiave comica episodi tratti dalla quotidianità, avevano un grande suc-cesso tra gli spettatori e nell’arco di poco tempo diven-tarono un genere teatrale a se stante.Rispetto all’opera seria, l’opera buffa era molto piùlibera da schemi precostituiti: i compositori si ispiravano a vicende legate alla vita di tutti i giorni che il pubblico capiva con maggior facilità, riuscendo ad identificarsi neipersonaggi. L’opera buffa raggiunse l’apice della suaespressione con Il Barbiere di Siviglia di Rossini. ProprioRossini, insieme a Bellini, Donizetti e Verdi rappresentò ilperiodo di maggior popolarità del melodramma che nelfrattempo assunse il nome di Opera. Sul finire dell'Otto-cento sorse la Scuola verista, un movimento che, pur non rinunciando alla concezione tradizionale del melodramma,lo rese più vero ed aderente alla vita quotidiana. Tra imusicisti ricordiamo Mascagni, Leoncavallo, Cilea, Gior-dano, oltre, naturalmente, a Giacomo Puccini.Bellini nacque a Catania in Piazza San Francesco, il 3novembre 1801. Studiò musica prima nel capoluogoetneo, poi, a partire dal 1819, grazie ad una borsa distudio offerta dal comune di Catania, si trasferì a Napoliper perfezionarsi al conservatorio di San Pietro aMajella. Qui tra i suoi maestri ebbe Nicola Antonio Zingarelli, che lo indirizzò verso lo studio dei classici eil gusto per la melodia piana ed espressiva, senza artificie abbellimenti, secondo i dettami della scuola musicalenapoletana. Tra i banchi del conservatorio ebbe comecondiscepoli: Saverio Mercadante ed il musicista pa-triota Piero Maroncelli, ma soprattutto conobbe Fran-cesco Florimo, la cui fedele amicizia lo accom-pagneràper tutta la vita e dopo la morte, allorché Florimodiventerà bibliotecario del conservatorio di Napoli, saràtra i primi biografi dell'amico prematura-mente scom-parso. In questo periodo Bellini compose musica sacra,alcune sinfonie d'opera e alcune arie per voce eorchestra, tra cui la celebre Dolente immagine, oggi notasolo nelle successive rielaborazioni per voce e piano-forte.Nel 1825 presentò al teatrino del conservatorio la suaprima opera, Adelson e Salvini, come lavoro finale delcorso di composizione. L'anno dopo colse il primogrande successo con Bianca e Fernando, andata inscena al teatro San Carlo di Napoli col titolo ritoccato in Bianca e Gernando per non mancare di rispetto alprincipe Ferdinando di Borbone. L'anno seguente ilcelebre Domenico Barbaja commissionò a Belliniun'opera da rappresentare al Teatro alla Scala di Milano. Partendo da Napoli, il giovane compositore lasciò allespalle l'infelice passione per Maddalena Fumaroli, laragazza che non aveva potuto sposare per l'opposizionedel padre, contrario al matrimonio con un musicista.Sia Il pirata (1827) che La straniera (1829) ottennero alla Scala un clamoroso successo: la stampa milanesericonosceva in Bellini l'unico operista italiano in gradodi contrapporre a Gioachino Rossini uno stile personale, basato su una maggiore aderenza della musica aldramma e sul primato del canto espressivo rispetto alcanto fiorito. Meno fortuna ebbe nel 1829 Zaira, rappre-sentata a Parma. Lo stile di Bellini mal si adattava aigusti del pubblico di provincia, più tradizionalista.Delle cinque opere successive, le più riuscite sono non acaso quelle scritte per il pubblico di Milano (La sonnambula, e Norma, entrambe andate in scena nel1831) e Parigi (I puritani - 1835). In questo periodocompose anche due opere per il Teatro La Fenice diVenezia: I Capuleti e i Montecchi (1830), per i qualiadattò parte della musica scritta per Zaira, e la sfortunataBeatrice di Tenda (1833).La svolta decisiva nella carriera e nell'arte del musi-cista catanese coincise con la sua partenza dall'Italia allavolta di Parigi. Qui Bellini entrò in contatto con alcunidei più grandi compositori d'Europa, tra cui FrédéricChopin, e il suo linguaggio musicale si arricchì di colorie soluzioni nuove, pur conservando intatta l'ispirazionemelodica di sempre. Oltre ai Puritani, scritti in italiano per il Théâtre-Italien, a Parigi Bellini compose numeroseromanze da camera di grande interesse, alcune dellequali in francese, dimostrandosi pronto a comporreun'opera in francese per il Teatro dell'Opéra di Parigi. Ma la sua carriera e la sua vita furono stroncate a menodi 34 anni da un'infezione intestinale probabilmentecontratta all'inizio del 1830.Bellini fu sepolto nel cimitero Père Lachaise, doverimase per oltre 40 anni, vicino a Chopin e a Cherubini. Nel 1876 la salma fu traslata nel Duomo di Catania. Latomba fu realizzata dallo scultore Giovanni BattistaTassara, mentre il monumento cittadino fu opera diGiulio Monteverde.____________Maria Callas: Casta divahttp://www.youtube.com/watch?v=TYl8GRJGnBY&feature=player_detailpage#t=341s--------------------------------------------------------------------------------Page 17 - 17 -Andropos in the worldDA ALTRE RIVISTELA BELLE EPOQUE IN ITALIALa figura di Gabriele D’Annunzio, con i suoi eccessi, le sue grandezze, è indissolubilmente legata al il periodo della Belle Epoque nella Roma di fine secolo.Riconosciuto talento sin dalla giovane età, il giovaneGabriele giunse nella capitale con la reputazione giàconsolidata della promessa e dell’adolescente prodigio discuola carducciana. Accolto con tutti gli onori dei salottiimportanti, strabiliati dalle prime opere del diciottennecome “Canto Nuovo”. Correva il 1883 e l’apprendista “vate”, si sposava conla duchessina Maria Hardouin. Due stagioni distinte aRoma caratterizzarono la vita del poeta di Pescara: laprima in giovane età, la seconda da autore affermato de“L’innocente” e “Il trionfo della morte”. In quest’ultimaRoma la vita sociale scorreva al ritmo frenetico dellavacuità e anche D’Annunzio vi si immerse subito. Traflirt riconosciuti (Barbara Leoni, detta “Barbarella” ),D’Annunzio condusse una vita tra la creazione letteraria,l’attività giornalistica e la partecipazione agli eventicittadini, come la frequentazione del famoso “CaffèGreco”. Cresciuto in fama e riconoscimenti, GabrieleD’Annunzio avrebbe seguito il richiamo della “VilleLumiere”. Parigi lo accolse da subito a braccia aperte, dasempre favorevole ad accogliere nel proprio seno lenovità letterarie. Definito “Vate” ( profeta genio, ammirato per la suavita e la versatilità ma anche guida politica e culturaleper dare dignità al Paese con imprese che parevanoimpossibili, esempio di italianità – per il tono elevato,talvolta profetico della sua poesia, alla quale confe-riscono un carattere sacro, quasi sacerdotale), in quelperiodo, era arrivato nella capitale francese con allespalle buona parte della sua più nota produzione: “IlPiacere”, “Giovanni Episcopo”, “Le Elegie Romane”. Contemporaneamente al trionfo dannunziano, in terrafrancese, arrivava anche l’attrice Eleonora Duse, cheavrebbe mietuto molti successi, in concorrenza con unaltro mito, Sarah Bernhardt. La Duse giungeva a Parigicon la fama non solo della grande artista, ma anche conquella del grande amore di D’Annunzio. I café-concert contribuirono in maniera decisiva allasuccessiva nascita del varietà, genere spettacolare che,proprio per la sua provenienza esterna al circuito deiteatri di velluto, godette come gli artisti che militarononelle sue fila di scarsi riconoscimenti in campo artistico. L'italianizzazione delle professioni francesi e la creazio-ne di nuovi numeri allargò considerevolmente il venta-glio delle professioni artistiche: la sciantosa, derivazionedella chanteuse, divenne l'antenata dell'odierna soubrette.Ad essa si aggiunsero le caratteriste, i fine-dicitori, lebrillanti e altri ancora. Sul finire del XIX secolo, quandoParigi divenne il simbolo del divertimento e della vitaspensierata, i café-chantant valicarono le Alpi per essereimportati anche in Italia. La novità esplose a Napoli, dove l'epoca d'oro delcaffè-concerto coincise con quella della canzonenapoletana. Nel 1890 venne infatti inaugurato l'eleganteSalone Margherita, incastonato nella Galleria UmbertoI, per merito dei fratelli Marino, che capirono l'impor-tanza di un'attività commerciale redditizia da unire alfascino della rappresentazione del vivo. L'idea fu vincente e ricalcò totalmente il modello francese, persino nella lingua utilizzata: non solo icartelloni erano scritti in francese, ma anche i contrattidegli artisti e il menu. I camerieri in livrea parlavanosempre in francese, così come gli spettatori: gli artisti,poi, fintamente d'oltralpe, ricalcavano i nomi d'arte in onore ai divi e alle vedettes parigine. È chiaro come laclientela che affollasse il Salone Margherita non fossegente del popolino: in ogni caso, per i più disparatigusti, sorsero altri café-concert come l'elegante Gam-brinus, l'Eden, il Rossini, l'Alambra, l'Eldorado, ilPartenope, la Sala Napoli. Solitamente gli spettacoli proposti erano presentatiin successione, con un intervallo tra primo e secondotempo del susseguirsi di rappresentazioni. Solo verso lafine del primo tempo qualche personaggio noto apparivain scena, ma il clou veniva raggiunto al termine, quando il divo eseguiva il suo numero. Importanti e famosiartisti che iniziarono la loro carriera proprio nei caffè-concerto furono Anna Fougez, Lina Cavalieri, LydiaJohnson, Leopoldo Fregoli, Ettore Petrolini, RaffaeleViviani. Sarajevo, 28 Giugno 1914. L’arciduca ereditario austriaco Francesco Ferdinando e sua moglie SofiaChotek, vennero assassinati nella propria carrozza dauno studente serbo, anarchico, Gavrilo Princip. Lanotizia fece rapidamente il giro dell’Europa; la guerraera imminente, poiché l’Austria si sarebbe scatenata conogni probabilità contro la Serbia e i complessi mecca-nismi delle alleanze continentali si sarebbero improv-visamente messi in moto.Quando si venne a sapere dell’attentato, Parigi eraimmersa nel suo ultimo happening mondano: la corsa dicavalli del gran Premio, cui partecipava la società tutta, il monde, il demi-monde e l’uomo comune. Due mesidopo, la capitale francese doveva fronteggiare l’avan-zata proveniente dal Belgio “violato” dall’esercito germanico. Alla frenesia dei balli del Moulin Rouge sisostituiva il crepitio dei fucili e delle mitragliatrici. La Belle Epoque era finita. ________________________________________[ Da “ IL BASILISCO” Bimestrale di cultura e notizie dell’Asso-ciazione lucana – Via R.Palo – Salerno – Presidente Rocco RisoliaE-mail:info@lucaniasalerno.it]--------------------------------------------------------------------------------Page 18 Andropos in the worldUNA DONNA NELLA LETTERATURANEDDA LA VARANNISAa cura di Andropos- 18 -“Era una ragazza bruna, vestita miseramente, dall'atti-tudine timida e ruvida che danno la miseria e l'isola-mento. Forse sarebbe stata bella, se gli stenti e le fatichenon avessero alterato profonda-mente non solo lesembianze gentili della donna, ma direi anche la forma umana. I suoi capelli erano neri, folti, arruffati, appenaannodati con dello spago, avea denti bianchi comeavorio, e una certa grossolana avvenenza di lineamentiche rendeva attraente il suo sorriso" (dalla novella delVerga).Nedda era una rassegnata raccoglitrice di olive diViagrande, ma che abitava a Ravanusa, di qui il suosoprannome, la varannisa. Semplice ed innocente, peraiutare la madre ammalata, che in seguito morirà, eracostretta a vagare di fattoria in fattoria in cerca di unlavoro. Il suo unico sostegno era l'amore di Janu, uncontadino che lavora con lei, che, pur ammalato difebbre malarica era costretto a salire sugli alberi per larimondatura degli ulivi. Ella lo ricambiava con untimido e riservato amore, che un giorno ebbe il coraggiodi spingere più a fondo, rimanendo incinta. Un malaugurato giorno, Janu cade e muorelasciando Nedda in attesa di una bambina. “Allora ella,sentendo muoversi dentro di sé qualcosa che quel mortole lasciava come un triste ricordo, volle correre in chiesa a pregare per lui la Vergine Santa. Sul sacratoincontrò il prete che sapeva la sua vergogna, si nascoseil viso nella mantellina e tornò indietro derelitta.Adesso, quando cercava del lavoro, le ridevano infaccia, non per schernire la ragazza colpevole, ma perché la povera madre non poteva più lavorare comeprima. Dopo i primi rifiuti, e le prime risate, ella nonosò cercare oltre, e si chiuse nella sua casupola, al paridi un uccelletto ferito che va a rannicchiarsi nel suonido. Quei pochi soldi raccolti in fondo alla calza se neandarono l’un dopo l’altro, e dietro ai soldi la bella veste nuova, e il bel fazzoletto di seta. Lo zio Giovannila soccorreva per quel poco che poteva, con quellacarità indulgente e riparatrice senza la quale la moraledel curato è ingiusta e sterile, e le impedì così di moriredi fame. Nedda diede alla luce una bambina rachitica estenta; quando le dissero che non era un maschio piansecome aveva pianto la sera in cui aveva chiuso l’uscio del casolare dietro al cataletto che se ne andava, e s’eratrovata senza la mamma; ma non volle che la buttasseroalla Ruota.”Ma la bimba, nata "rachitica e stenta", muore. “Neddala scosse, se la strinse al seno con impeto selvaggio,tentò di scaldarla coll’alito e coi baci, e quando siaccorse che era proprio morta, la depose sul letto doveaveva dormito sua madre, e le s’inginocchiò davanti,cogli occhi asciutti e spalancati fuor di misuraesclama: - Oh, benedetta voi, Vergine Santa! Che miavete tolto la mia creatura per non farla soffrire comeme!-“Nedda, che entrerà a far parte della raccolta “Vitadei campi” venne pubblicata il 15 giugno del 1874 sulla "Rivista Italiana" e nello stesso anno dallo editoreBrignola a Milano.Trasposizione della novella in versi diFranco PastoreIl sole riscaldavacome se fosse giugno,solo morte e miseriaella stringeva in pugno.L'amore del suo Januera l'unica certezza,per una volta soladesiderò l'ebbrezza.Le cime dei castagni,le mosse, adagio, il vento,nei grandi occhi neriondate di sgomento.L'estate ancor duravasull'erba che ingialliva,un misero sorrisosul lavoro che finiva.Dopo ci fu silenzionel caldo del meriggio,sognare e non morirefu atto di coraggio.L'ardore dell'amoresentì nelle sue vene,e tutto fu deliriolanciato sulle pene.Un gallo non lontanocantò forte il suo verso,scapparono lontano,ma nulla fu diverso.Una morale sterilelo giudicò peccato:il frutto del suo ventrefu presto condannato.Perse, alla fine, il sogno,la vita la sconfisse,rimase sola al mondo:dolor la crocifisse.(F.Pastore, Un grande sogno, – Ag.2007)__________________________________Link per la video-poesiahttp:/ www.google.it/url?url=ht p:/ www.dailymotion.com/vide o/x31gi7_nedda_music&rct=j&sa=X&ei=qGm6TqH3II-gOpea2L4I&ved=0CD4QuAIwAzgK&q=andropos&usg=AFQjCNHXwZq2gVLfkF3BKi4HyNeLmtzqFw--------------------------------------------------------------------------------Page 19 - 19 -Andropos in the worldL’EROS NEI SECOLIVITIUM GRAECORUMI romani del periodo repubblicano tenevano molto alla mos maiorum e non si sarebbero mai sognati dioffenderla con la pratica omosessuale che definivanocome vitium graecorum.Quando si concretò la conquista della Grecia, assiemealla cultura , Roma ne assorbe anche le usanze, tra cui il"vizio greco". Tuttavia, esso veniva praticato esclusi-vamente con gli schiavi ed i liberti. Era inconcepibileche un cittadino romano assumesse il ruolo passivo in unrapporto omosessuale, perché questo era in conflitto con l'ideologia virile e dominatrice di tutta la società romana.La Lex Scatinia (149 a.C.) condannava espres-samente l'adulto nel caso di rapporti omosessuali traadulto e puer o praetextati (da praetexta, la toga biancaorlata di porpora che portavano i ragazzi ancora nonmaturi sessualmente), mentre nel caso di rapporto omosessuale tra cittadini liberi adulti veniva punito quello che tra i due assumeva il ruolo passivo, con unamulta di 10.000 sesterzi. La Lex Scatinia, di cui non ci èpervenuto il testo ma abbiamo solo testimonianze ecitazioni negli scritti di Cicerone, Ausonio, Svetonio, Giovenale, Tertulliano e Prudenzio, è un’ importantetestimonianza che ci dimostra che l'omosessualità venivapraticata in tutti gli ambienti sociali.Numerose testimonianze dell'omosessualità e del-l'omoerotismo nel periodo romano ci vengono da poeti escrittori dell'epoca. Catullo, il quale oltre ad amarel'amica Lesbia, cantata in vari versi, nei suoi Carminanon era meno ambizioso dei baci del libero Giovenzio,che esalta in vari versi di volta in volta amorosi odironici, definendolo effeminato e passivo. Nel De rerumnatura di Lucrezio si può leggere che il piacere sublimeconsiste nel trasferire il proprio seme in un'altra persona,meglio in un ragazzo che in una donna. A testimoniare il fatto che il fenomeno omosessualestava divenendo sempre più un rapporto di desiderio edamore, interviene anche Virgilio, il quale racconta nell' Eneide le storie di due coppie di guerrieri , Eurialo eNiso, troiani, e Cidone e Clizio, latini, che nel reciprocoamore trovano la forza per combattere da eroi (soltanto Cidone scamperà alla morte); ancora nelle Bucoliche ilpoeta latino canta e descrive numerosi amori omoses-suali, come lo schiavo giovinetto Alessi che vieneconcupito sia dal suo padrone Iolla che dal pastoreCoridone, o l'altro pastore Menalca che elogia labellezza di AmintaAnche uomini praticavano rapporti omosessuali, la loro omosessualità è testimoniata da Cicerone, Plutarco e Svetonio. Eppure Roma era nata rozza e guerriera, etuttavia, col tempo, finì praticamente col subire gliinflussi, introdotti dal fascino che il mondo greco nel suocomplesso emanava e dal sempre maggior numerodi schiavi di origine ellenica che venivano introdottinel mondo romano: fino a che si ebbe un grande comeGiulio Cesare che Cicerone definì “uomo di tutte ledonne e donna di tutti gli uomini”, o un fustacchionecome Marco Antonio che aveva un harem di concubinee di giovani boys; Seneca a cui piacevano gli sportivi, o Adriano imperatore, padrone del mondo e amante delbellissimo Antinoo; Properzio che ai nemici auguraval’amore di una donna e agli amici le effusioni di unragazzo; o infine, tanto per farla breve, un personaggio del Satyricon di Petronio, come Eumolpo, che con roventi parole condannava i costumi omosessuali eintanto se la faceva di nascosto col suo giovane einsaziabile amichetto…Nel III e IV sec. p. C. n., il modo di concepirel'omosessualità cambia via via in modo sempre più restrittivo, fino ad arrivare al codice Teodosiano che,recependo due leggi precedenti databili rispettivamenteal 342 e 390 d.C., reprimeva l'omosessualità passiva el'effeminatezza con la pena capitale o la mutilazione, mentre con Giustiniano (483-565 d.C.) ogni manife-stazione di omosessualità, anche attiva, fu banditaperché in ogni caso offendeva il Signore, con riordino del sistema della persecuzione criminale e con pena dimorte per infanda libido, formulando anche un giu-dizio morale ("infanda" = letteralmente che non può esser detta, innominabile).Le cause di questo cambiamento legislativo, di irri-gidimento ha diverse motivazioni, tra queste ebbe un ruolo senza dubbio importante la morale cristiana.Quest’ultima, infatti, a differenza di quella paganagreco-romana, considerava comunque peccato l'atto omosessuale, al di là delruolo svolto, contrappo-nendo, a quella maschi-lista, tipica della societàromana, una visione più ascetica, in cui il sesso era sempre considerato un peccato ed un atto impuro, necessario solo per lariproduzione, nel contesto di un rapporto uomo-donnaatto alla riproduzione e consacrato dal rito sacro delmatrimonio.A cura di AndroposIl DISCOBOLOMuseo virtuale del discoCon Sandro Alba & Massimo Baldinohttp://www.ildiscobolo.net/HOME%20PAGE%20IL%20DISCOBOLO.htm--------------------------------------------------------------------------------Page 20 Andropos in the worldCRITICA LETTERARIAIO E DIOdi Vito Mancuso(Saggio - Edit. Garzanti- 496 pag. – € 18,60)«Che cosa è vero di questa vita che se ne va, e nessuno sa dove?Rispondere a questa domanda significa parlare di Dio»- 20 -Io e Dio di Vito Mancuso ruota intorno a questadomanda: una domanda intima, personale, che peròcoinvolge l'intera umanità, e dunque ciascuno dinoi. In questo senso, per ogni uomo che viene sullaterra, cristiano o no, la partita della vita è sempre traio e Dio.Tuttavia oggi tenere insieme un retto pensiero diDio e un retto pensiero del mondo è molto difficile:così qualcuno sceglie Dio per disprezzo del mondo,qualcun altro sceglie il mondo per noia di Dio,mentre molti non scelgono né l'uno né l'altro, forseperché non avvertono più quell'esigenza radicaledell’anima che qualcuno chiamava «fame e sete digiustizia».In pagine ricche di dottrina e di passione per laverità, Vito Mancuso spiega e condivide le ragionidella sua fede in Dio. È un percorso in cui non man-cano puntate polemiche, basato su una ampia rifles-sione, che supera di slancio la strettoia tra dueposizioni in apparenza contrapposte, che neganoentrambe la nostra libertà individuale: da un latol'autoritarismo delle gerarchie religiose, dall'altrouno scientismo ateo e semplicistico.Ma una civiltà senza religione, o con una religio-ne senza cultura, argomenta Vito Mancuso, perdeinevitabilmente la propria coesione interna, schiac-ciata su una sola dimensione, in balia di un egoismomolto prossimo al cinismo o alla disperazione. Io eDio apre, invece, la strada verso una fede basatasull’amore e sul dialogo, sulla libertà e sulla giu-stizia.«Il teologo italiano pone la dottrina cattolica di fronte alle sue contraddizioni interne (…) Bisogne-rebbe potergli rispondere, ma per farlo bisogne-rebbe avere la medesima esigenza di verità intel-lettuale.» Laurent Lemoine, O.P., La Vie Spirituelle.«Una delle principali caratteristiche dell’impresateologica di Mancuso è la connessione con l’espe-rienza umana.» Corneliu C. Simuţ.«Uno dei pregi di Vito Mancuso è il parlar chia-ro, schietto, semplice delle delicate tematicheteologiche.» Tempi di fraternita.«Il suo scopo: riconciliare ragione e Dio.»Le MondeVito Mancuso è un teologo italiano, docente pres-so la Facoltà di Filosofia dell’Università San Raf-faele di Milano. I suoi scritti hanno suscitatonotevole attenzione da parte del pubblico, in parti-colare L’anima e il suo destino (Raffaello Corti-na, 2007, con prefazione di Carlo Maria Martini),un bestseller da oltre centomila copie già tradottoall'estero e con una poderosa rassegna stampa,radiofonica e televisiva. È oggetto di discussioni epolemiche per le posizioni non sempre allineatecon le gerarchie ecclesiastiche, sia in campo eticosia in campo strettamente dogmatico.È editorialista del quotidiano «la Repubblica».Tra le sue ultime pubblicazioni Disputa su Dioe dintorni (con Corrado Augias, Mondadori 2009)e La vita autentica (Raffaello Cortina, 2009) cheha avuto anche un’edizione audio con prefazionedi Lucio Dalla (Emons 2010).Presso una delle più prestigiose editrici acca-demiche tedesche è stato pubblicato di recente unsaggio sul suo pensiero: Corneliu C. Simut, Essen-tials of Catholic Radicalism. An Introduction tothe Lay Theology of V. Mancuso (P. Lang, 2011).Uff.Stampa Garzanti libriL‟Ass. cult.le e teatrale “Luce dell‟Arte indice la I Edizione del Concorso di Poesie, Filastrocche,Racconti e Fiabe “Libera la fantasia” ideato per tutti coloro che hanno voglia di dare sfogo alla potenzadell’imma-ginazione attraverso la stesura di opere doveregni qualsiasi forma di vita unica e speciale, oltre chetanto brio e un mare di mondi visitati con la mente inchissà quale sogno … In questo concorso è ammessoqualsiasi lavoro, purché dotato di un grande senso dellaFANTASIA!!! la I Edizione del Premio di Narrativa, Teatro e Poesia“Ilbuon riso fa buon sangue” che ha lo scopo di mettere inrisalto l’ironia ed il sarcasmo adoperato nella letteraturaper trattare le più svariate tematiche. La risata è lamedicina naturale migliore per combattere l’insoddi-sfazione e delusioni che a volte l’esistenza elargisce, eperciò si è usato come motto del premio un antico pro-verbio che è inno sacro all’allegria. Possono partecipareal concorso scrittori, poeti ed attori di nazionalità italianae straniera senza limiti di età con grande predisposizioneal genere comico. Inf: associazionelucedellarte@live.it--------------------------------------------------------------------------------Page 21 - 21 -Andropos in the worldIN QUESTO MESEIl fango divide l’Italia ed unisce e le coscienzeIl Responsabile dell’Osservatorio per laTutela e lo Sviluppo dei Diritti dell’associazione “G.Dossetti: i Valori – Sviluppo e Tutela dei Diritti”(www.dossetti.it) Corrado Stillo ha dichiarato:“A due anni di distanza dalla tragedia diGiampilieri e zone limitrofe, oggi le medesimeimmagini di un’alluvione, forse prevedibile, e deidanni alle persone ed alle cose richiama preciseresponsabilità del governo del territorio.Le immagini raccontano di una realtàprobabilmente peggiore di Genova con una signi-ficativa differenza: mobilitazione delle forze del-l’ordine ed informazione con numerose edizionispeciali dei telegiornali per l’inondazione ligure,mentre in Sicilia sono stati esclusivamente icittadini ed i volontari non coordinati ad ado-perarsi per spalare il fango, senza neppure saperedove riporlo.“…Se la patria fosse anche a noi quello che era aimagnanimi antichi, cioè la suprema religione delcuore, dell'intelletto, della volontà, qui, come nella solennità di Atene e di Olimpia, qui, come nelle ferielaziali, starebbe, vampeggiante di purissimo fuoco, l'altare della patria; e un Pindaro nuovo vi condur-rebbe intorno i candidi cori dei giovani e delle fanciullecantanti le origini, e davanti sorgerebbe un altroErodoto leggendo al popolo ragunato le istorie, e ilfeciale chiamerebbe a gran voce i nomi delle cittàsorelle e giurate. Chiamerebbe te, o umbra ed etrusca Bologna, madre del diritto; e te Modena romana, madredella storia; e te epica Ferrara, ultima nata di connubiiveneti e celti e longobardi su la mitica riviera del Po. Ealle venienti aprirebbe le braccia Reggio animosa eleggiadra, questa figlia del console M. Emilio Lepido emadre a Ludovico Ariosto, tutta lieta della sua lodemoderna; che "città animatrice d'Italia" la salutò UgoFoscolo, e dal seno di lei cantava il poeta dellaMasche-roniana - La favilla scoppiò donne primiero Dinostra libertà corse il baleno. I tempi sono oggimaisconsolati di bellezza e d’idealità; direbbesi chemanchi nelle generazioni crescenti la conscienza nazionale. Tanto più siano grazie a te, o nobile Reggio,che nell’oblio d’Italia commemori come nella sala diquesto palazzo di città, il 7 gennaio del 1797, fu de-La Giunta Lombardo si è dimostrata asso-lutamente fallimentare per l’impegno nella tutela delterritorio e nella programmazione di interventiurgenti che non sono posti all’ordine del giorno deldibattito politico regionale.Mentre da una parte vergognosamente simoltiplicano i blog ed i forum contro il Sud, dall’altrasi assiste ad una grande mobilitazione dei cittadiniche danno ancora una volta testimonianza di sensocivico e di solidarietà.Mentre celebriamo il 150 ° anniversario del-l’Unità d’Italia ci ritroviamo ancora ad assistere aduna diversità nella presa in carico dei cittadini difronte alle emergenze naturali .Il fango divide l’Italia ed unisce e le co-scienze”.Associazione Culturale NazionaleONLUS "Giuseppe Dossetti - Uff.Stampa cretato nazionale lo stendardo dei tre colori. L’Italia è risorta nel mondo per sé e per il mondo:ella, per vivere, dee avere idee e forze sue, deveesplicare un officio suo civile ed umano, un’espansionemorale e politica. Tornate, o giovani, alla scienza e alla conscienza de’ padri, e riponetevi in cuore quello chefu il sentimento il vóto il proposito di quei vecchigrandi che han fatto la patria: L’Italia avanti tutto!L’Italia sopra tutto![…]Sii benedetta, (o bandiera)! Benedetta nell'imma-colata origine, benedetta nelle via di prove e di sventureper cui immacolata ancora procedesti, benedetta nellabattaglia e nella vittoria, ora e sempre, nei secoli! Nonrampare di aquile e leoni, non sormontare di belverapaci, nel santo vessillo; ma i colori della nostra primavera e del nostro paese, dal Cenisio all'Etna; lenevi delle alpi, l'aprile delle valli, le fiamme deivulcani. E subito quei colori parlarono alle animegenerose e gentili, con le ispirazioni e gli effetti dellevirtù onde la patria sta e sì augusta; il bianco, la fedeserena alle idee che fanno divina l'anima nella costanza dei savi; il verde, la perpetua rifioritura dellasperanza a frutto di bene nella gioventù de' poeti; ilrosso, la passione ed il sangue dei martiri e deglieroi…”7 gennaio 1897http://www.corriere.it/unita-italia-Peril Tricoloredi Giosué Carducci--------------------------------------------------------------------------------Page 22 Andropos in the worldPreparare una besciamella facendo fondere 30 grdi burro, unire 30 gr. di farina bianca e dopoPIATTI TIPICI DEL MEDITERRANEO- 22 -Mandorle, noci e nocciole si raccolgono ge-neralmente in estate, ma il loro consumo ci accom-pagna in autunno e in inverno. Contengono unabuona quantità di vitamina B1 (tiamina), indispen-sabile per il normale svolgimento della funzionedigestiva. Un tempo questa vitamina era fornita dalpane, che oggi, prodotto con farina bianchissima,ne è quasi del tutto privo. Tutti e tre i frutti, ma inparticolare le mandorle, sono ricche di calcio, ele-mento di cui la nostra dieta è spesso carente. Han-no, inoltre, un alto valore energetico, perché con-tengono fino al 65% di grassi e fino al 10% dicarboidrati.La nocciola è di digestione relativamentefacile, noci e mandorle invece possono risultare didifficile digestione. Nel consumarle, conviene quin-di dar retta a una saggia massima dell’anticaScuola Medica Salernitana: “Unica nux prodest,nocet altera” (una sola noce fa bene, un’altra famale). Per quanto riguarda l’acquisto, le varietàconsigliate per le noci sono: noce comune, noce diSorrento, noce tardiva o di San GiovanniLe mandorle si dividono in: mandorle dolci aguscio tenero (le migliori sono quasi tutte le varie-tà siciliane), mandorle dolci a guscio semiduro (comprendono quasi tutte le varietà pugliesi) e mandorle amare. Le migliori qualità di nocciolesono: tonda gentile del Piemonte, Romana, Nocel-la rossa, Tonda di Giffoni.La frutta secca era già conosciuta e utiliz-zata al tempo dei Romani, in Persia e in Oriente.Veniva utilizzata da sola e come ingrediente pernumerose ricette salate. Nel Medio-evo, poi, si pre-paravano delle saporite minestre. Oggi, mandorle,noci e nocciole salate e tostate si usano comespuntino, con aperitivo, o in pasticceria.FRUTTA SECCA DALL’ANTIPASTO AL DOLCE ANTIPASTO - CROSTATA AI FUNGHI PORCINIIngredienti e preparazione – per 4 personePreparare una pasta brisée con 200 gr di farina, 80gr. di burro ben freddo, la scorza grattata di unlimone e un pizzico di sale. Stenderla in unatortiera di cm 26, bucherellare il fondo con unaforchetta e poi cuocere in forno preriscaldato a180° per circa 20 minuti.averla fatta tostare, aggiungere 400 gr di latte apoco a poco e, sempre rimescolando, portare adebollizione. Salare e, se piace, pepare. Unire 2tuorli e 1 cucchiaio di parmigiano grattugiato.Pulire 400 gr di funghi porcini, delicatamentecon un coltellino e poi con una pezzuola.Affettarli sottilmente e farli stufare in 4 cucchiaidi olio,1 spicchio d’aglio e a fine cottura unire 1cucchiaio di maggiorana tritata salare, pepare eunire 50 gr di nocciole tritate grossolanamente.Versare i funghi nella besciamella e poi questocomposto nel guscio di pasta. Rimettere al forno a200° per altri 20 minuti,lasciare intiepidire, sfor-mare e servire. PRIMO PIATTO - BUCATINI CON CAVOLFIO-RE BIANCO E NOCIIngredienti e preparazione – per 4 personePulire 400 gr di cavolfiore e tagliarlo a cimette,eliminando le costole dure. Portare a ebollizione 2dita d’acqua e sbollentarvi il cavolfiore per 5-6 minuti. Scolarlo al dente e raffreddarlo sotto ilgetto dell’acqua per fermare la cottura.In una padella mettere uno spicchio d’aglio conpeperoncino e olio extra vergine d’oliva, unirvi ilcavolfiore e farlo insaporire. Bagnare con unospruzzo di vino bianco secco e lasciarlo evapo-rare. Unire un ciuffo di prezzemolo lavato e trita-to, eliminare peperoncino e aglio.Lessare in abbondante acqua salata 320 gr dibucatini, scolarli al dente e padellarli nel sugo,rimescolando delicatamente. Unire 30 gr di nocisgusciate e sbriciolate grossolanamente e rime-scolare ancora. Servire con una macinata di pepe. SECONDO PIATTO - ARISTA DI MAIALE AL-LA MAGGIORANA E MANDORLEIngredienti e preparazione – per 4 personeTritare 2 cucchiai di noci e mescolarle a 2cucchiai di maggiorana, mettere il composto su unpiatto e rotolarvi 800 gr di arista di maiale legataben stretta, pressando la carne in modo che le erbevi aderiscano.Eliminare la parte verde ad un porro eaffettarlo. In una casseruola, che contenga la carnea misura, scaldare far rosolare su tutti i lati l’ari-sta, in olio extra vergine d’oliva, senza pungerla,per non disperdere i succhi. Bagnare con un bic-chiere di vino bianco secco e uno spruzzo dibrandy, lasciare evaporare e restringere a metà--------------------------------------------------------------------------------Page 23 - 23 -Andropos in the world.Unire alla carne il porro, salare e pepare, co-prire e infornare a 200° per circa un’ora e mezza.A cottura ultimata, togliere la carne dalla casse-ruola e tenerla da parte. Unire al fondo di cotturaun cucchiaio di senape dolce e rimestare, aggiun-gere 1 cucchiaino di farina, mescolare e riportare aebollizione. Slegare la carne, affettarla non tropposottile, immergere le fette nella salsa e sistemarlesul piatto da portata. CONTORNO- INSALATA ROSSA CONEMMEN-TAL E NOCI AL PROFUMO DI SOIAIngredienti e preparazione (per 4 persone)Lavare 2 piante di insalata rossa , asciugarla etagliarla a striscioline sottili. Eliminare la crosta a250 gr. di emmenthal, tagliarlo a pezzi, poi ajulienne. Su un piatto da portata mettere l’insalata,disporre al centro il formaggio e spargere qua e là una cucchiaiata di gherigli di noce spezzettati.In una terrina mettere un cucchiaio di salsa disoia, un poco di sale, una spolverata di pepe e di-luire con olio extra vergine d’oliva. Mescolare performare un’emulsione, poi condire l’insalata.DOLCE - TORTA ALLE NOCCIOLEE MAN-MANDORLECITTA’ DEL VATICANO –Giovedì, otto dicembre, nella ChiesaDei Deputati (innanzi MONTECITO-RIO) in via Largo Colonna, Rosa Maria Pastore, già redattrice e attua-lmente Direttore della rivista di Sa-lerno“ANDROPOS IN THE WORLD” riceverà un prestigioso premio alla professione, “per essersidistinte con fama e singolare perizia nella materia “.La consegna della pergamena e della medagliadell’Accademia, le saranno consegnate nel corso di unasolenne manifestazione, a porte chiuse, interamenteripresa da Cine Rario Diffusione SL48.Presidente dell’evento, che prevede la premiazionedi noti esponenti della cultura nazionale ed europea,sarà la dott.ssa Pasqualina Genovese D’Orazio.Presidente onorario dell’evento sarà la dott.ssaAnnabella Mele di Novara, Ambasciatrice della CUL-TURA UNIVERSALE anno 2010/12, mentre la Madrinasarà la dott.ssa Rosanna Rivas di Napoli. La manifestazione è preceduta dall’incontro con SuaSantità Benedetto XVI e l’Ambasciata di Polonia pressola Santa Sede.Ingredienti e preparazione (per 4 persone)In un tritatutto frullare 60 gr. di nocciole e man-dorle miste, aggiungere 180 gr di burro a pezzettie 180 gr di zucchero. Montare il composto fino adottenere una crema ben gonfia. Aggiungere 200 grdi farina bianca e lavorare molto bene. Unire 4uova uno alla volta, non aggiungere il successivose il precedente non è stato perfettamente assor-bito. Da ultimo una bustina di lievito setacciato.Versare il composto in una tortiera di circa 22 cmdi diametro, imburrata e cosparsa di farina .Passare la torta in forno preriscaldata a 180°per 45 minuti circa. Sformarla su una gratella elasciarla raffreddare, poi spolverizzarla di zucche-ro a velo. VINO CONSIGLIATO: rosso abboccato earomatico. FRUTTA: quella di stagione.___________La cucina della Campania “I nostri chef”, Il Mattino -Gastronomia salernitana di A. Talarco, ed. Salernu - Cucinadalla A alla Z di L. Carnacina, Fabbri Editori - Le mille e una…ricetta, S. Fraia Editore - Mille ricette, Garzanti - L‟anticacucina della Campania , Il Mattino - Giorni ricchi . La cucina diMani di fata.Alla Sig.ra Pastore gli auguri vivissimi dei nostri lettorie di tutto lo Staff della Rivista .AndroposACCADEMIA FRANCESCO PETRARCAPRESTIGIOSO PREMIO ALLA PROFESSIONE AL DIRETTORE DI“ANDROPOS IN THE WORLD”CRISTINA FONTANELLI SCRIVECari amici, spero abbiate avuto un grande ringrazia-mento con le vostre famiglie ed amici! in questo finesettimana la CBS di New York mi ha invitato per unaintervista e poi ho cantato la celebre canzone “Tornaa Surriento”. Alla CBS manca il bravissimo TonyCardillo, che è in vacanza, speriamo di vederlo laprossima volta. Il 2 dicembre mi si uniranno altri trehost PBS, nel presentare lo speciale su AndreaBocelli, girato lo scorso settembre a Central Park. Che onore essere parte di questo speciale cheannovera anche Celine Dion, Tony Bennett, DavidFoster e altri grandi ospiti. Ho avuto un tempo meraviglioso backstage a Cen-tral Park Io, insieme a Denise Richardson, sono an-che Host Pledge PBS Drive per il Vienna Boys Choir. Mi riferisco al concerto di ragazzi meravigliosi in arrivoil 18 dicembre alla Carnegie Hall! Sono entusiasta diqueste nuove opportunità e spero avrete la possibilitàdi potermi seguire.--------------------------------------------------------------------------------Page 24 Andropos in the worldDENTRO LA STORIA LE TATTICHE BELLICHE DI NAPOLEONE BONAPARTE- 24 -Il più grande contributo dato dall’imperatore all’artestrategica consistette nell’affermare che la manovra e “ladannata decisione” erano entrambe parte integrante dellastrategia, in contrasto con il punto di vista comunementeaccettato nel diciottesimo secolo. Napoleone doveva moltodel suo concetto di battaglia agli autori da lui studiati adAuxonne. Il gallese Lloyd gli insegnò che le battagliedovevano essere fluide e non rigide e che la sorpresa era ilmezzo migliore per scoraggiare un nemico e metterlo insvantaggio. Un’idea del Lloyd è spesso ripresa nellaCorrespondance: « Una battaglia è un dramma teatrale conun prologo, una parte centrale ed un epilogo ». Ma ilmaggior contributo apportato dal gallese all’educazione delgiovane Bonaparte fu la sua insistenza sul fatto cheFederico il Grande dimostrò il suo genio militare soprattut-to nella battaglia di Praga (6 maggio 1757), quando attaccòil maresciallo austriaco von Browne nel momento in cuiquesti stava per rompere la sua linea.Napoleone rimase durante tutta la sua carriera militarefedele al principio di attaccare il nemico, ottenendo con ciòil vantaggio di disorientarlo facendo fallire i suoi piani emantenendo l’iniziativa per tutto il tempo. Persino adAusterlitz, dove sembrerebbe a prima vista che i francesistessero fermi in attesa dell’attacco degli alleati, Napoleone aprì l’offensiva. Ma con infinita abilità egli aveva creatoun’impressione di debolezza e indecisione da parte francesee ciò indusse i suoi più potenti avversari a compiere errorifatali. In effetti, la vera battaglia offensiva-difensiva nontrovò posto nel repertorio napoleonico sebbene nellapenisola iberica alcuni generali dell’imperatore, principal-mente Soult e Massena, la usassero con notevole successocontro il duca di Wellington. Se toujours l’attaque costi-tuisce una base della filosofia strategica di Napoleone,toujours con fondre ne costituisce un’altra. Il nemico deveessere disorientato sin dal primo momento e quindi deveessere mantenuto in questa condizione.Molti schemi di battaglia di Napoleone erano studiatideliberatamente per adattarsi all’impressione da lui riporta-ta sulla forza e sulle debolezze del suo nemico. Sel’imperatore veniva a contatto con un avversario perspicaceoppure molto forte, troppo tardi nel corso della giornata percondurre un’azione decisiva contro di lui, non rimandava ilsuo attacco al giorno seguente. Spesso invece ordinava unimmediato sebbene solitamente breve attacco di disturbotendente a fermare il nemico, precludergli la possibilità dirifiutare il combattimento con una ritirata notturna e nellostesso tempo rompere la sua formazione di battaglia trasci-nandolo in logoranti scaramucce con l’intento di sfruttare lamattina seguente lo scompiglio provocato. Egli facevamolto più affidamento sulla manovra di aggiramento perconseguire dei risultati veramente notevoli. Lo scopodell’attacco sul fianco come veniva attuato in quasi tutte lebattaglie napoleoniche, dal modesto scontro di Cairo Mon-tenotte nel 1796 a quello più complesso di Castiglione erasempre quello di creare unpresupposto per la vittoriatotale, disturbando il nemi-co e sconvolgendo il suo equilibrio ed il suo morale,creando cioè un’ atmosferaed una situazione della qua-le si poteva approfittare con risolutezza. Non si può fare ameno di riconoscere l’effetto psicologico provocato dal-l’improvviso rombo di cannoni o dall’apparire di unagrande nuvola di polvere verso il fianco e la retroguardiadi un esercito; ad Arcole fu l’apparizione di uno squa-drone di cavalleria francese sul fianco del nemico a deci-dere le sorti di quella giornata; mentre nella battaglia delmonte Tabor (1799) bastarono esattamente due bendistribuiti colpi di cannone a causare il panico e la fugadell’enorme armata di Damasco.La battaglia frontale rassomigliava strettamente a gran parte di quelle del diciottesimo secolo; si trattava general-mente di due eserciti, schierati in formazioni piuttostorigide o entro una posizione esattamente delimitata, che sibattevano con sparatorie e con assalti sino a quando uno ol’altro si dichiarava sconfitto. Probabilmente a Napoleonenon piaceva questo genere di battaglia di logoramento perdue motivi. Primo, esso poteva spesso costare molte viteumane e, contrariamente alla credenza popolare, Napoleo-ne teneva sempre a risparmiare i suoi soldati anche se nonindietreggiava davanti alla prospettiva di gravi perdite,qualora queste fossero inevitabili o necessarie. In secondoluogo, era meno probabile che la battaglia frontale desseun risultato veramente decisivo poiché la parte sconfittapoteva generalmente ritirarsi lungo la sua linea di comu-nicazione. Tuttavia, in certe occasioni egli era pronto ad intraprendere una battaglia di questo genere; talvolta leesigenze della situazione strategica rendevano necessarioil combattimento in qualsiasi condizione, come a Rivoli il14 gennaio 1797, quando il generale Bonaparte tentòdisperatamente di fermare e possibilmente disperdere labranca settentrionale della tenaglia (manovra in cui mo-vimenti simultanei sui fianchi convergono sul nemico e lotagliano fuori dai suoi alleati e dai suoi centri di rifor-nimento) di d’Alvinczy prima che la sua branca meri-dionale potesse aprirsi una via sull’Adige verso Mantova.In questa occasione Napoleone accettò il combattimentosu di un altipiano piuttosto stretto che consentiva dellemanovre tattiche poco importanti. Anche in altri casi,quando il nemico era stato abbastanza ingenuo da mettersiin una posizione estremamente sfavorevole, come aFriedland il 5 giugno 1807, quando Bennigsen piazzò ilsuo esercito attraverso la strozzatura di un’ansa del fiumeAlle con un suo affluente (il fiume Miihlen) dividendoulteriormente la sua linea di combattimento, Napoleoneera pronto a combattere con azioni frontali per sfruttaretali favorevoli circostanze.--------------------------------------------------------------------------------Page 25 - 25 -Andropos in the worldC’era poi la doppia battaglia. Ancora una volta anchequesta variazione non può essere considerata una cosa a séstante, perché spesso si ricorreva alle battaglie doppie inconcomitanza sia con battaglie frontali che strategiche.Come abbiamo visto, esse avevano invariabilmente unruolo nello sviluppo della strategia basata sulla posizionecentrale. Le battaglie doppie venivano anche solitamentecombattute quando la zona dello scontro era divisa in dueda qualche caratteristica geografica (una montagna o unfiume per esempio) o quando il gran numero di truppeimpegnate nel combattimento da ambo le parti non rendevapossibile altra alternativa. Così ad Austerlitz, mentre labattaglia principale si svolgeva intorno alle alture diPratzen ed il terreno a sud di esse, l’area nord del massicciofu designata da Napoleone come area di combattimentosecondario e a Lannes e Murat, riuniti intorno all’altura diSanton che domina la strada principale da Olmiitz a Briinn,era affidato il compito fondamentalmente difensivo diimpedire all’esercito di Bagration (ala destra degli alleati)di interferire nella battaglia principale.Occasionalmente, una battaglia strategica poteva esse-retrasformata in una doppia battaglia dalle circostanze. Cosìil 13 ottobre 1806 la battaglia strategica che nelle inten-zioni di Napoleone era diretta contro un nemico che sipresumeva fosse riunito nelle vicinanze di Weimar (e nellaquale Davout e Bernadotte dovevano avere il ruolo di forzedi aggiramento), si tramutò nella “doppia battaglia” di Jenae Auerstadt allorché ci si accorse che i prussiani si erano spostati dalle loro posizioni originali verso est e verso nord.Quatre Bras e Ligny sono un altro buon esempio di doppiabattaglia, in questo caso strettamente associata con lastrategia della posizione centrale. Infine, la famosabattaglia di Waterloo dovrebbe in realtà essere designatacome una battaglia doppia, sebbene come a JenaAuerstadt,ciò fosse dovuto alle circostanze piuttosto che ad un pianodeliberato.Il tipo ideale di azione, per Napoleone, era la vera bat-taglia strategica. Questa forma di “tattica venne usata innumerose occasioni tra il 1796 ed il 1813 e si può dire cheessa costituisca l’effettivo “momento della verità” nellaguerra napoleonica. Come la sua manovra strategica prefe-rita, così la sua battaglia ideale faceva perno sul concetto diun attacco avvolgente, inteso a scuotere i nervi del nemicoe a provocare l’indebolimento della sua principale linea dicombattimento in un punto critico prestabilito. Come soste-neva continuamente Napoleone: « Le battaglie si vinconoaggirando il nemico, attaccandolo sul fianco ». Non ritennemai conveniente modificare la sua convinzione fondamen-tale, poiché questo era il mezzo per creare una breccia nellalinea di combattimento nemica con relative perdite e, « unavolta aperta la breccia, l’equilibrio è rotto e qualsiasi altracosa diviene inutile » .Associato all’attacco avvolgente che creava la premes-sa per una vittoria completa, era, come si vedrà, il concettodel coup de Jorce o colpo maestro, che trasformava la pre-messa in effettiva vittoria. Per raggiungere il vero successo,il concetto si basava sull’esatta scelta dei tempi e sul coor-dinamento. Infine vi era l’organizzazione e l’esecuzione diun efficace inseguimento inteso a distruggere ciò chefosse rimasto della coesione dell’avversario e della suavolontà di opporre ulteriore resistenza: il concetto dellosfruttamento del successo. Pertanto questi tre concetti,aggiramento, breccia e sfruttamento, costituivano i princi-pali elementi della battaglia strategica napoleonica. Ognialtra cosa nell’azione era subordinata a facilitare questi trestadi successivi.La sequenza di una tipica battaglia strategica seguivaspesso questo schema: non appena veniva informato dallacavalleria di copertura che l’esercito nemico era riunitonelle immediate vicinanze, Napoleone ordinava allaformazione più grande e più vicina (generalmente uncorpo d’armata autonomo) di avvicinare il nemico e tener-lo fermo a tutti i costi nel luogo in cui si trovava, fornendoin tal modo un punto fisso sul quale si potesse concentrareil resto dell’esercito francese. Grazie alla magnifica adat-tabilità del sistema napoleonico di spostare le divisioni suvaste distanze in una formazione sparsa ma attentamentecoordinata, aveva poca importanza in quale puntodell’area il nemico venisse scoperto. Se in testa, entrava inazione l’avanguardia; se sul fianco sinistro della linea diavanzata, il corpo d’armata più vicino veniva designatoquale nuova avanguardia e l’intero schema delle forma-zioni francesi veniva sottoposto ad un lieve adatta-mento,per far fronte alla nuova situazione, man mano che l’interoesercito convergeva verso il punto cruciale. Cominciavacosì il primo atto della battaglia napoleonica. Un lontanorombo di cannoni sul fianco che fino a quel momentoriteneva sicuro, faceva sì che il generale nemico guardassecon apprensione alle sue spalle, i cannocchiali del suoansioso stato maggiore erano in grado di avvistare unastriscia di polvere e fumo che avanzava sul fianco o dadietro. Questa minaccia alle sue comunicazioni e alla sualinea di ritirata non poteva essere ignorata dal comandantenemico, che in teoria poteva ora adottare due soluzioni:ordinare una immediata ritirata generale per sgusciarefuori dalla trappola, oppure l’avversario era costretto aprelevare truppe da qualche altra parte, per formare unanuova linea ad angolo retto con la sua posizioneprincipale, allo scopo di far fronte al nuovo assalto eproteggere il suo fianco. Dato che tutte le riserve erano giàimpegnate in combattimento, questa manovra potevaessere effettuata soltanto indebolendo i settori frontali piùvicini alla nuova minaccia. Questo assottigliarsi del fron-te nemico era quello che Napoleone chiamava “l’evento”ed era ciò che egli desiderava accadesse: il nemico reagivanel modo previsto; la distruzione della coesione della sualinea e la rottura finale del suo equilibrio potevano essereintraprese con successo. Cominciava ora a delinearsi ilsecondo atto del dramma della battaglia, l’attacco decisi-vo. Il suo scopo era quello di sferrare un attacco di sor-presa contro il “cardine” recentemente indebolito dellalinea di battaglia nemica con truppe fresche e forze tali daottenere una breccia e la divisione dell’esercito nemico indue parti sconnesse.______________Chandler D., “Le campagne di Napoleone”, Rizzoli--------------------------------------------------------------------------------Page 26 Andropos in the worldAndropos in the worldIMMAGINI D’UN ALTRO TEMPOC’ERA UNA VOLTA QUAGLIETTAricordi di viaggio- 26 -QUAGLIETTA, come era nel 1975, prima che iltachisisma del 1980 la distruggesse.Le immagini sono state prese da “RICORDI DIVIAGGIO” di Antonio Furini, un eccezionale vade-mecum fotografico, presentato da Fausto Raschia-tore.In quarta pagina di copertina, leggiamo chel’iniziativa della pubblicazione è stata dell’Architet-to Donato Ficetola, che ne ha pure sostenuto l’one-re economico.Nato a Venezia nel 1940, il Furini, dal 1967, hainsegnato grafica pubblicitaria presso l’Istitutod’Arte di Udine. Ha realizzato, con l’editore Logos,un libro fotografico “Illusioni a Venezia”, e con laGlenat Italia un libro di grafica “Perché ti amo”.Su Gemona ha realizzato due libri fotografici,editi dalle Arti Grafiche Friulane, con testo di Otto-rino Burelli, dal titolo “6.5.1976 Gemona il giornodopo” e “Gemona dal silenzio, la voce” con testo diRoberto Iacovissi. Attualmente vive a Mestre.Le immagini mostrano il castello ed uno deimagnifici portali del borgo, ammirarli significa “…mettersi in contatto con il cuore di un ambiente cheha storia, tradizione, cultura con specificità straor-dinarie, che svelano entità e identità stimolanti e ca-riche di fascino…”1. Il castello, ha pianta quadrilatera, caratterizzatoda un cortile centrale intorno al quale si svilup-pava la dimora feudale. Costruito dai Longobardi,insieme ai Bastioni difensivi di Senerchia eValva, il Castello aveva una funzione di controllodelle importanti arterie di comunicazione che siaprivano a valle. Ancora oggi il Bastione diQuaglietta appare minaccioso ed imponente, conla sua torre quadrata, il “mastio”, che si eleva alcentro della costruzione e gran parte delle cortinemurarie con finestre, feritoie e brevi tratti dicoronamento, con merlatura guelfa. Il Castello erastato ampliato verso la fine del XVII secolo dalBarone de’ Rossi, che provvide soprattutto arestaurare ed innalzare la torre centraleIl progetto di restauro in atto prevede, oltre alconsolidamento di quanto a noi pervenuto el’integrazione muraria con l’utilizzo di tecnichetradizionali, l’intento di rendere l’intero comples-so strutturale efficiente ed idoneo all’impiegofuturo, in progettualità turistico-culturali.Acquistare l’album dovrebbe essere un legittimoimpulso di tutti i quagliettani.____________________1) A.Furini, C’era una volta Quaglietta, pag.7 -.--------------------------------------------------------------------------------Page 27 - 27 -AISOPOS ET PHAEDRUS IN NAPOLETANOIl leone ed il cinghiale( ὲ ὶά)D'estate, quando il calore provoca la sete,un leone e un cinghiale andarono adissetarsi ad una piccola fonte e cominciaronoa litigare su chi dovesse dissetarsiper primo. La lite si trasformò in duellomortale. Ma ecco che, mentre si volgevanoun momento per riprendere fiato,scorsero degli avvoltoi che stavano lì adaspettare il primo che fosse caduto, permangiarselo. A tal vista, ponendo fine alduello, dichiararono: - Meglio diventareamici che diventar pasto d’ avvoltoi e corvi -.__________________Aἲ sopo– μύθοCCIIILexicon necessarium:Uòcchie appannàte: occhi velati dal sudore e dall’afa.Zumpà: saltare, da zumpo; dal gr. Sympous (che ha ipiedi unitiuniti)S’arrevutaje: si rivoluzionò la riva del fiume.Uòcchie stuòrte: impazienti, nell’attesa del cadavere.Curnùte: nel senso di scornato; dal lat. curnūtu-m.Fabula docet („ύò:Una saggezza opportuna può salvare la vita.Il nemico aspetta la tua sconfitta.(Dal libro di F. Pastore “ Aìsopos, favole in napoletano ” )LO SAPEVATE CHE Alpha Centauri è un sistema stellare triplo situato nella costellazione australe del Centauro. È la stellapiù luminosa della costellazione, nonché terza stella più brillante del cielo notturno ad occhio nudo, dopoSirio e Canopo. È anche il sistema stellare più vicino alla Terra, in quanto dista 4,3 anni luce dal nostropianeta, cioè 40 bilioni di km. C’è da chiedersi in quanto tempo arriveremo con i mezzi che disponiamosulla terra?Andando con un jet normale su questa costellazione ci metteremmo 4.566.210 anni. La crisi dell'acqua potabile è reale e grave come è grave e graduale la perdita di una risorsa non piùrinnovabile. A differenza di altri beni di primaria importanza, come il petrolio, il rame o il grano, l'acquanon è sostituibile nella maggior parte dei suoi impieghi e non è economicamente conveniente il suotrasporto a distanze superiori a qualche centinaio di chilometri. Ricordiamo inoltre che in 30 anni abbiamo sprecato il 40% delle riserve idriche mondiali e che una parte di acqua dolce rimanente èinquinata . Nel 2020 la popolazione mondiale aumenterà fino a 8 miliardi e circa 3 miliardi di personenon disporranno di questa risorsa . Tutti sappiamo che alcune persone attraggono le zanzare, altri invece sembrano immuni. Anche nel mondo animale esistono casi simili, in un gregge di mucche per esempio, noterete pochissime zanzare. Ci sono sostanze, per così dire mascheranti, rilasciate dagli esseri viventi, che sono in grado di confonderele zanzare.“Noi produciamo odori che attraggono le zanzare, ma alcuni ne producono altri che limascherano”, ha spiegato il professore James Logan, uno dei membri del team di ricerca. Secondo i ricercatori, quindi, sarà possibile produrre repellenti anti-zanzare inodore, al contrario di tutti quelliattualmente in commercio.„O LIONE E „O CINGHIALE(Meglio ‘nu buon’accordo, ca ‘na causa vinta)Un leone, murenne di sete,raggiunse, ruggendo, ‘na fonte.‘Nu cinghiale, cu’ ll’uòcchie appannàte,aveva fatto ‘a stessa pensàta.Scuttàve assàje ‘o sòle ‘e miezziuòrne,ma o liòne nu’ vuleva nisciùne attuòrne.‘O cinghiàle, cà nunn’èra fésse,voleva restà da sulo ‘o stésse.Se mettère, allora, a fa battaglia,facenne zumpà in aria prète e paglia.S’arrevutàje subito quel luogo:caréva mezzogiorno, mezzogiorno di fuoco.Ma proprio quando stévene pe’ s’accìre,vedèttero ‘o cielo chìno d’avvoltoi,ca vocc’aperta ‘e cu l’uòcchie stuorteaspettavene che almeno uno fosse muòrte.Capirono, allora, là per là,ch’erano due piézz’é baccalà:Assieme si diressero alla fontee se facettero ‘na grande bevutaalla faccia del mondo pennuto,che rimanette deluso e curnùte.--------------------------------------------------------------------------------Page 28 Andropos in the worldDECOGNOMINE DISPUTĀMUS- 28 -Ho già avuto modo di dire, nella presentazione alla stu-penda ricenca del Mirabella, sui cognomi sarnesi, che “… Ilsoprannome è l’orma di una identità forte, che si è imposta peruna consuetudine emersa d’improvviso, il riconoscimento di una nobiltà popolare, conquistata in virtù di un ruolo circo-scritto alla persona, quasi una spinta naturale a proseguirenella ricerca travagliata di un altro sé.Il sistema antroponimico era dunque binominale, formatoda un nome seguito o da un’indicazione di luogo (per es.:Jacopone da Todi), o da un patronimico (Jacopo di Ugolino) oda un matronimico (Domenico di Benedetta) o da un attributorelativo al mestiere (Andrea Pastore), et cetera. Il patrimoniodei cognomi era pertanto così scarso, che diventava necessarioricorrere ai soprannomi, la cui origine non ha tempi e leggi tali, da permettere la conoscenza di come si siano formati, e lamaggior parte di essi resta inspiegabile a studiosi e ricercatori.Spesso, la nascita di un soprannome rimanda ad acco-stamenti di immagini paradossali ed arbitrari. Inutilmente ci si sforzerebbe di capire il significato e l’origine di soprannomi come "centrellaro" o come "strifizzo" o "trusiano", lavorandosolo a livello di ricerca storica e filologica. E così, moltissimi soprannomi raccolti da A. Mirabella restano inspiegabili,incomprensibili, perché si è perso ormai il contesto storico,sociale e culturale o, addirittura, il ricordo dell’occasione incui il soprannome è nato. Solo dunque i soprannomi che hannoun preciso riscontro nel mondo quotidiano e quelli di conio piùrecente possono essere interpretati, spiegati e capiti; per gli altri dobbiamo accontentarci di avere le raccolte.La microanalisi storica ci ha insegnato che lo studio di unacomunità ci può offrire un archetipo, che serve poi alla com-prensione di una società più ampia….”1. Gli antichi Romani, già varie centinaia di anni prima di Cristo, sentirono l'esigenza di chiamare ogni cittadino con i trianomina: il praenomen (il nome), la gens (il nome della famigliaallargata o clan), ed il cognomen (il soprannome), in questomodo ogni romano poteva essere identificato, in caso di omonimia il soprannome poteva essere composto aggiungendoun quarto ed un quinto nome a completare il praenomen. Conla caduta dell'impero romano le influenze barbariche portaronoad un quasi completo abbandono dei tria nomina, la strutturacognominale latina, tranne che per pochissime famiglie patri-zie, e si ritornò all'uso del semplice nome dell'ambito familiare,spessissimo ispirato al nome di santi della religione cristiana.Verso la fine del XI° secolo, le influenze delle popolazioni barbariche portarono ad affiancare al semplice nome, almenoper le famiglie più abbienti, il nome del padre o della madrenella forma genitiva (de, di), come era in uso presso le popo-lazioni barbare, dove l'identificativo per eccellenza era il nomedel padre o della madre, con un suffisso patronimico omatronimico, pensiamo ai britannici terminanti per son, comeJohnson; alle popolazioni nordiche con i vari cognomi termi-nanti per sen o son, come Johanssen o Petterson o quelli dei popoli slavi terminanti per vic, ig o cic, come Ivancic oPetrovic; oppure ai popoli di ceppo russo terminanti per ov a volte scritto off come Stefanov, tutti suffissi che stanno perfiglio di.I primi cognomi appaiono in Italia nel IX secolo comeprerogativa distintiva di una classe privilegiata, poi man manoil fenomeno si diffonde sempre più, fino ad arrivare. in epoca rinascimentale ad essereabbastanza diffuso. Non è ancora comunqueuna caratteristica ereditaria, ma piuttosto un carattere distintivo della persona, soloi nobili trasferiscono ai figli primogeniti l'uso dell'identi-ficativo del casato, che così si perpetua. verso il XVIII°secolo il bisogno di far un po’ d'ordine e la necessità diidentificare popolazioni diventate ormai troppo popoloseporta all'imposizione per legge dell'obbligo del cognome.Una vera e propria statistica riguardante l'origine deivari cognomi non esiste, ma si stima che un 35% derivi danomi propri del padre o del capostipite, un altro 35% abbiarelazione con la toponomastica, cioè faccia riferimento a nomi di paesi o località o zone, un 15% sia relativo a carat-teristiche fisiche del capostipite, un 10% derivi dallaprofessione o dal mestiere o dall'occupazione o dalla caricamentre un 3% sia di derivazione straniera recente ed un 2%sia un nome augurale che la carità cristiana riservava aitrovatelli.Sin da questo numero della rivista, principiamo uno stu-dio sistematico dei soprannomi più diffusi nel meridioned’Italia, per poi passare, successivamente, alle altre regioni.I cognomi campani più concentrati nella regione sono:Annunziata – Scognamiglio – Caiazzo, mentre il più diffuso è Esposito. ANNUNZIATAÈ un cognome di chiara matrice cattolica, che ha in sé gliattributi tradizionali della Vergine, così chiamata dopo l’An-nunciazione. Insieme ad Anna è uno dei pochi cognomiderivati da un nome femminile ed è tipico delle regionicentro-meridionali. Personaggi: Annunziata Gabriele, nato a Francavilla a Mare il 12 marzo 1864, poeta, letterato e grande scrittore, deputato alParlamento, volontario nella guerra italo-austriaca comecapitano di cavalleria, decorato con medaglia al valore. Luigi Annunziata nacque a Carbonara di Nola il 10 gennaio 1923. Da ragazzo mostrò una precocissima voca-zione al disegno e alla pittura che iniziò a coltivare conpassione, seppure tra disagi economici e sacrifici personali.Si diplomò all'Istituto d'Arte di Napoli, ove, in seguito,ricoprì la cattedra di disegno dal vero, fino all'età della pen-sione. Ancora studente s’impose all'attenzione della criticaufficiale e dei maestri. Prese parte al movimento "Chiaro-scuro" con interessanti opere pittoriche e composizioni poe-tiche apparse sulla Rivista Artistica Letteraria, in cui pub-blicava anche Vasco Pratolini. Partecipò alle più importantirassegne nazionali di pittura, allestendo numerose esposi-zioni personali e partecipando a numerosi movimenti arti-stici. I suoi quadri figurano in collezioni pubbliche e private,in Italia e all'estero.Dal prossimo numero la rubrica sarà a cura di “Garis”.A cura di Franco Pastore___________1) A.Mirabella,IL VALORE PRAGMATICO DEI SOPRANNOM I A SARNO.--------------------------------------------------------------------------------Page 29 - 29 -Andropos in the worldDENTRO LA CITTA’ DI SALERNOLUCI ED OMBRE NELLA NOSTRA CITTA’A cura di Sofia GarganoTra luci e ombre, è iniziato lo sfarzo delleluminarie natalizie nella nostra città.Le critiche, mitigate dai complimenti, hannocontornato le “luminose” novità di quest’anno. Nulla è stato lasciato al caso: da Mercatelloal Centro storico di Salerno, fino ad arrivare aPiazza Sant’Agostino, una fantasmagoria dicolori allieta le nostre passeggiate serali.Tutto questo, tuttavia, s’accompagna, nono-stante gli sforzi della nostra Amministrazione,ad innumerevoli disagi per noi salernitani.Quando, infatti, si ha necessità di spostarsi,per una qualunque esigenza, tutto diventa com-plicato: pochi sono gli autobus in servizio, queipochi saltano le corse e quando ci sono, sono so-Lawrence Branchetti è un artista italo-ameri-cano, che canta le canzoni classiche di Gershwin, Cole Porter, Henry Mancini e Johnny Mercer emolti altri grandi compositori. Branchetti ha per molti anni dato il suo tempopersonale a sostenere gli sforzi di raccolta fondi e ha dimostrato di essere una persona veramenteumana, che è quello che serve per essere unesempio per italiani / americani che voglionoessere in sintonia con la loro fiera tradizione. Branchetti nato e cresciuto a Pittsburgh, ma la suafamiglia proviene da L'Aquila.Mr. Branchetti appartiene all’ISDA (Figli e Figlie di Italiani d'America) e si è assunto l’onereartistico di portare avanti la memoria di FrankSinatra e la musica di Dean Martin. Membro della(NIAF) Nazionale Italiana Americana Foundatone Figli d'Italia, dell'Ordine di Washington,Branchetti è apparso sulle televisioni locali edinternazionali.Il Nostro è stato incluso nella Banda FarrellDenny Big Show, Mostra di Chicago, che è pos-sibile contattare attraverso il linkwww.dennyfarrell.commentre e possibile richiedere una canzone all’indi-vraffollati.Il problema diviene ben più grave di dome-nica e per le zone periferiche. Purtroppo, non posso non condividere questo malcontento gene-rale, che contraddice palesemente una certaesortazione di qualche tempo fa: « Auto a casa!Prendete i mezzi di trasporto pubblico, che aSalerno funzionano! ».A ciò s’aggiunge il collasso dei parcheggi,che sono strapieni, nonostante il forte aumentodel ticket. Non credo che ciò giovi alla vita dellacittà ed al turismo. Manca, tuttavia, ancora un mese a Natalesperiamo che questo nostro garbato appello in-viti a migliorare le cose.rizzo webthevoicebank@prodigy.net.Personalmente, trovo la voce diLorenzo unica, essa non ha nullada invidiare a quella di Sinatra odi altri grandi, perché riesce a tra-smettere immagini e sensazioni ric-che di calore e di armonia, in vir-tù di quella capacità espressivo-comunicativa, chehanno solo i grandi artisti.Di recente a Lorenzo Branchetti è stato asse-gnato il prestigioso riconoscimento “ MiamiAward for Entertainment Production”(USCA) . A lui vanno le congratulazioni di tuttolo staff di Andropos in the world e di tutti i nostriaffezionati lettori.Contatti:www.branchetti.com.Franco PastoreLAWRENCE BRANCHETTIACCADEMIA ROVERETANA DEGLI AGIATIConvegno di studi:“Trento e Trieste. Percorsi degli italianid’Austria dal ’48 all’annessione”_____Rovereto, 1-3 dicembre 2011, P.za Rosmini, 5 – Palaz-zodella Fond. Cassa di Risp. di Trento e Rovereto--------------------------------------------------------------------------------Page 30 Andropos in the worldLEVIORACose dell‟altro mondo –Don Mario, un giovane prete, lamenta un forte prurito lì ed è costretto a rivolgersi al medico.Quest’ultimo lo visita e lo informa che ha preso una malattia venerea. Il prete dice che sicuramente nonsi tratta di malattia venerea ma di un suo peccato di gola....mangia spesso lo spezzatino piccante ecertamente quella lui ritiene sia la causa dell'infiammazione. Il medico allora di rimando:- Senta DonMario, le do un consiglio...... quando mangia lo spezzatino metta prima il preservativo nella forchetta!-Sui simpatici carabinieri –Un carabiniere va al panificio e chiede:- Salve, mi dia venti chili di pane, per favore -- Ma guardi che le diventa duro! – lo avverte garbatamente la ragazza;e il carabiniere: - Allora, me ne dia quaranta!-.Son cose da pazzi –Sai ho il sospetto che mia moglie mi tradisca -- Ma sei sicuro e con chi?-- Forse un idraulico o un falegname, oppure un elettricista -.- Ma cosa ti fa insospettire?-- Perché sotto il letto una volta ho trovato una sega e una pialla, un'altra volta ho trovato una chiave inglese duerubinetti e una terza volta ho trovato un cacciavite, lampadine e nastro isolante -.- Ma cosa vai a pensare allora io dovrei pensare che mia moglie mi tradisce con un cavallo?-- Perché con un cavallo?-- Perché sotto il letto ho trovato un fantino!-.Ė vecchia, ma sempre efficace –Un giovane ragazzo entra in una farmacia e dice al farmacista:- Buon giorno, mi dia un preservativo. La mia ragazza mi ha invitato a cena stasera e credo che siaspetti qualcosa da me -.Il farmacista gli dà il preservativo e quando sta per uscire, il ragazzo si gira e dice:- Me ne dia un altro, perché la sorella della mia ragazza, che è molto carina, anche lei incrocia semprele gambe in maniera provocante quando mi vede e credo che si aspetti qualcosa da me-.Il farmacista gli dà un secondo preservativo e quando sta per uscire il ragazzo si gira e dice:- Me ne dia ancora un altro perché la madre della mia fidanzata non è niente male e quando mi vede, fasempre delle allusioni... Siccome mi invita a cena, credo si aspetti qualcosa da me-.Alla cena, il ragazzo è seduto con la ragazza alla sua sinistra, la sorella a destra e la madre di fronte.Quando arriva il padre, il ragazzo abbassa la testa e comincia a pregare:- Signore, benedici questa cena, grazie per quello che ci dai... bla bla bla...-Dopo un minuto il ragazzo sta ancora pregando:- Grazie signore per la tua bontà...bla bla bla...-Passano ancora dieci minuti e il ragazzo sta sempre pregando con la testa abbassata. Si guardano tuttimolto sorpresi e la fidanzata è ancora più sorpresa degli altri. Si avvicina al ragazzo e gli dice nell’orec-chio:- Non sapevo che fossi così credente! -.E lui risponde:- Non sapevo che tuo padre fosse farmacista!-.Freddure ed altro- Molte mogli sono contrarie al divorzio, non vogliono dividere i soldi del marito con l'avvocato. Sehai un padre povero sei sfortunato. Se hai un suocero povero sei scemo. La vita potrebbe essere divisa in tre fasi: Rivoluzione, Riflessione e Televisione. Si comincia con ilvoler cambiare il mondo e si finisce col cambiare i canali. Soffro di demenza Senile. Quando vedo un bel paio di seni, divento scemo. Il bimbo tedesco dice all’italiano: “ Se mi dai 10 kg di ferro ti faccio una nave!” e l’italiano rispon-de: “Se mi dai tua sorella ti faccio l'equipaggio!- 30 ---------------------------------------------------------------------------------Page 31 - 31 -Andropos in the worldLA PUBBLICITA’ DI ANDROPOSSe vuoi evitare lunghe attese e perdita di tempo,POSTA EXPRESSdi Spadea Maria ConcettaTroverai cortesia, precisione, sollecitudie e… tanta convenienza!Posta express, in via Sabato Robertelli, 56/C84128 Salernocell.: 329.0268324NOMI E TITOLIDELLA VERGINEDIRenato Nicodemo2010, pag. 128 - euro 20 - Editore: Viva LiberSpedizione gratuita in ItaliaCancello ed Arnone NewsDiMatilde Maistouna soluzione d’informazione giovane ebrillante_________________e-mail:redazione@cancelloedarnonenews.comLA LIBERTA‟ DI FILIPPOdiSandro RossiEdizioni Albatros – RomaImmagine di copertina di G.RispoliA.L.I.A.S.Accademia letterariaitaloaustraliana scrittoriMelbourne – AustraliaContatti:http://www.alias.org.au/RESRICERCA E SVILUPPO PERLE POLITICHE SOCIALI________________Direttore scientificoNatale AmmaturoALBERTO MIRABELLA:“Il valore paradigmatico dei soprannomi a Sarno”Termini, mestieri e giochi finiti nell’oblio.Ovvero r’i stuortonòmme. strangenòmme…_________Brunolibri Editore, Salerno, 2010ISBN 978-88-86836-60-9--------------------------------------------------------------------------------Page 32 La teleweb ANDROPOS IN THE WORLD e la suarivista non hanno finalità lucrative, né sono esse legate ad ideologie politiche. Perciò, agiscono nellatotale libertà di pensiero, in nome di una cultura, che ha a cuore i valori che rappresentano il cardine dellasocietà civile e della vita,nel pieno rispetto per lapersona umana e contro ogni forma di idiosincrasia.Pro pace, sempre contra bellum. ANDROPOS IN THE WORLD(Ac q u is to S p az io /w eb d e l 26 /0 4 /06 - Ar u b a S .P .A.)Richiesta autorizz.ne al Tribunale di Salerno del 25.03.2008Rivista della tele-web omonima:in versione italianahttp://www.andropos.itin versione europeahttp://www.andropos.eu-Direzione e gestione-Via Posidonia, 171/h, Salernotelefono/segr.tel: 089.723814Fax: 089.7238 14 – ECDL:IT153144 0Contatti telematici:francopastore@tin.ita ntropos@fastwebnet.itrosamariapastore@andropos.euDistribuzione:Spedizione gratuita on lineEditore/Direttore responsabile:Franco Pastorefrancopastore@fastwebnet.itDirett ore:Rosa Maria Pastoreromapas@katamail.comhttp://rosemaryok.skyrock.com/-Redazione di Salerno-Via Camillo Sorgenti,21Renato NicodemoAlberto MirabellaGaetano RispoliSofia Gargano-Redazione di Pagani-Flaviano CalendaMarco de Borisflavianocalenda@katamail.com-Redazione di Quaglietta di Calabritto -Via Sinerchie,5(Av)a ntropos@fastwebnet.itCollaborazioni:Vincenzo AndrausGianl uigi BeccariaMaria Grazia FalsoneConsulente musicaleErmanno PastoreConsulente graficoPaolo LiguoriWebmasterR.M. 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La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure - (Art. 21)- La Costituzione italiana assume la cultura come valore fondamentale e inserisce tra i principi fonda-mentali la disposizione che impe-gna la Repubblica apromuoverne lo sviluppo. “Il patrimonio culturale diun Paese rappresenta la testimonianza visibile e tangibile della storia di quella Nazione…” - (art.9)Gli indirizzi e-mail in nostro possesso, in parte ci sono stati comunicati, in parte provengono da elenchi dipubblico dominio pubblicati in Internet, altri sono stati prelevati, da messaggi e-mail a noi pervenuti.Secondo l'articolo n. 1618 Par. 111 deliberato al 105°congresso USA, in conformità alla D.Lgs. 196/2003 eda norma della Leg. 675/96, nel rispetto deltrattamento dei dati personali, il suo indirizzo è stato utilizzato per l’invio della presente rivista. 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