Ciclo “CLASSICI contemporanei” dal 24 al 27 marzo feriali 21,15 domenica 18,30 Associazione Culturale Yupiter! 41 e LaBicicletta Rossa srl presentano Il fazzoletto di Dostoevskij di Giuseppe Manfridi regia e adattamento Anastasia Costantini con Paolo Pollio
Abbiamo un personaggio: Pavel Petrovic. Abbiamo un oggetto: un fazzoletto di batista bianco. Abbiamo una data: 28 gennaio 1881.
“Quel che segue lo dedico soprattutto a voi. Vi voglio commuovere e ci riuscirò” Una marcetta funebre intonata da una banda che sa di raccogliticcio. Siamo in un risicato salottino dell’abitazione di Pavel Petrovic. In un angolo, Pavel Petrovic. Pavel Petrovic triste lo è. E’ da poco morta Lizeta, sua moglie, il cui corpo, secondo l’uso russo, giace su un tavolo nella stanza a fianco. Pavel Petrovic tace, freme, osserva. Compiange Liza, racconta del suo amore passato per la moglie di Dostoevsky Anija, si racconta attraverso i suoi amori non amati… ci regala la Storia grottesca e comica di un equivoco e la confessione della sua fragilità. NOTE PER LO SPETTACOLOChe rapporto può esserci tra un impiegato di sportello al banco dei pegni e l’illustrissimo Fedor Dostoevskij? “Nessuno”, diremmo. E invece no: lo spettacolo si costruisce proprio su questo ipotetico legame, per mezzo di un’improbabile casualità o una più certa provvidenza.Pavel Petrovic, impiegato di sportello, vive di simboli come i suoi “attori-marionette”, come un fazzoletto di batista bianco… o addirittura bleu… fino a diventare lui stesso un simbolo. È in questo continuo saltare dal presente al passato il fascino di una “Confessione”.L’attore-personaggio si confessa in scena offrendosi al pubblico…Un attore… una scena, all'inizio vuota, ma che alla fine sarà piena di oggetti, di persone, di odori… ogni cosa sarà una storia, frammento di un mondo scomparso o forse neppure mai esistito. Tutto si fonde in un continuo gioco di specchi, con il corpo dell’attore che vive attraverso di essi, dentro di essi, e si trasforma, diventando ciò che è stato o che avrebbe potuto essere, con i suoi errori e le sue colpe. E lo spettatore accoglie questa sua confessione. Lo assolvera? Possibilità di mattinate e pomeridiane scolastiche dal 23 marzo INFO PER LE SCUOLEIl progetto prevede: spettacolo, breve dibattitoAmbiti didattici di interesse: Scuole secondaria Secondo Grado (Lettere, Filosofia, Lingue, Storia,Sociologia/psicologia)Durata: 60 minuti / Prezzo studenti: 8.00 euro / Data e Orario spettacolo: da concordare Rassegna stampa“Il fazzoletto di Dostoevskij colpisce per la ricchezza di immagini e stati d'animo che evoca su una scena spoglia: è un concentrato di possibilità narrative, che rapisce e suggestiona Quando un artista ha la grandezza e l'ombrosità di Dostoevskij, è lecito immaginare che i recessi del suo vissuto siano un ospizio di intrighi, raggiri, delitti, trame losche, incontri equivoci. La cupezza del genio regala spazio alla morbosità dei suoi interpreti: e via col fiorire indiscreto della fantasia postuma, dell'aneddotica leggendaria, del sospetto romantico [...]Paolo Pollio ha il physique du rôle, la concentrazione e la giusta tempistica espressiva: alterna toni ossequiosi e arrabbiati, mimica dolce e scatti impulsivi, dirige bene la lotta immaginaria con i demoni di Pavel. L'esito della pièce, come sempre in un teatro parlato e non esibito, che suggerisce ma non spiega, sta nel cuore dello spettatore: tocca a lui decidere se la sperimentazione è riuscita, se l'autore ha fatto una proposta convincente, il regista una confezione adeguata e l'attore una lettura congrua. Ma al di là dei pareri personali, Il fazzoletto di Dostoevskij colpisce per la ricchezza di immagini e stati d'animo che evoca su una scena spoglia: è un concentrato di possibilità narrative, che rapisce e suggestiona. Elisa Lorenzini www.lungotevere.net Roma, 3 apr 2009 [...]Paolo Pollio è un artista vero, senza fronzoli, che con la sua lievità è riuscito a commuovere un ‘intera platea per quattro sere al Piccolo Teatro Campo D’Arte, con una piccola ma valente opera di Giuseppe Manfridi, Il fazzoleto di Dostoevskij. È vero, il teatro è piccolo, non eravamo un pubblico numeroso, ma eravamo un pubblico conquistato. Una platea segnata dalle parole e dai gesti di Pollio, che è riuscito a rendere dei burattini i veri protagonisti e pochi arredi un mondo intero. I complimenti vanno anche ad Anastasia Costantini per la convincente regia: ha saputo adattare meravigliosamente il monologo a quel grazioso salotto che è il palco del Piccolo Teatro Campo d’Arte, rendendo perfetto l’uno all’altra.Maria Paiano www.ilmachete.it Roma, 10 aprile 2009[...] “Non mi avete mai perdonato nulla e mi avete accusato di essere motivo della morte di mia moglie” dice con fare concitato ma controllato Pavel Petrovic. Un cappello bianco tra le mani lo fa parlare del suo passato, così mal visto dai parenti di lei e trascorso alla perpetua ricerca di donne sempre nuove. Anche un corso di stenografia, illustrato magistralmente da Paolo Pollio con movimenti che scrivono nel vuoto, diviene pretesto per circuire le sue amanti.Ilaria della Croce 5 aprile 2009