Intervista a Imma Villa: "La passione artistica è qualcosa che senti dentro, una spinta forte che non ti fa mai smettere di pensare al teatro."

Imma ci racconti di Lei, chi è Imma Villa come persona?

Chi mi conosce bene, sa che sono una attrice atipica, perché quando non lavoro mi occupo di tutt’altro, estremamente timida e riservata, mi piace molto andare a teatro e non solo recitare, mi occupo anche dell’organizzazione del nostro spazio teatrale (il teatro Elicantropo) e ci sono sempre tante cose da fare, tutti devono saper fare tutto. Trovo fondamentale saper fare anche altre cose e non solo recitare.

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Descriva il suo giorno lavorativo perfetto.

Mi alzo presto la mattina, poi vado in teatro a piedi, camminare a piedi è per me un momento importante di rilassamento e riflessione a volte mentre cammino ripasso il copione, il mio personale training comincia così, passeggiando. Passeggiare è un modo meraviglioso per tenere continuamente unito il legame con il mondo, mentre cammino guardo le persone, quello che fanno, come si muovono ognuno può essere fonte di ispirazione...il teatro vive nel mondo che ci circonda...

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Come nasce la sua passione per il teatro?

Nasce da mio padre. Lui aveva una piccola compagnia teatrale, mi piaceva guardare le sue prove, mi piaceva questa sua passione per il teatro, che purtroppo non ha mai potuto trasformare in vero e proprio mestiere. Lo osservavo mentre provava e mi piaceva ripetere le battute a memoria. Devo a lui la mia passione, ma l’incontro con Carlo Cerciello mi ha cambiato la vita, mi ha fatto capire che la mia “passione” poteva essere trasformata in “professione”. Se ho imparato qualcosa lo devo a lui.


Nello specifico a chi è più grata per la sua passione artistica?

La passione artistica è qualcosa che senti dentro, una spinta forte che non ti fa mai smettere di pensare al teatro. Sono grata a Carlo Cerciello, come dicevo prima, perché mi ha insegnato ad andare oltre, a superare quelli che consideravo i miei grandi limiti iniziali, a non accontentarmi mai, a vedere il teatro sotto altre forme, a leggere testi difficili e apparentemente impossibili da mettere in scena, lo studio è la prima regola per chi vuole affrontare questo mestiere. La passione è solo la spinta iniziale.


Per questo è fondatrice del Teatro Elicantropo una bellissima realtà artistica e culturale della città di Napoli, insieme al regista Carlo Cerciello.

Il Teatro Elicantropo è lo spazio dove mi sono formata. Questo spazio non era nato come teatro, ma solo come spazio prove, poi piano, piano, nel tempo, abbiamo capito che poteva diventare uno spazio teatrale dove poter mettere in scena e ospitare spettacoli particolari, diversi da quelli che si vedono nei grandi teatri. L’anno prossimo festeggiamo 25 anni di attività. Lo spettacolo che aprì la prima stagione teatrale nel 1996, fu LA CONFESSIONE di Walter Manfré, uno spettacolo unico nel suo genere, che tenemmo in scena per più di quattro mesi. Nel tempo l’Elicantropo è diventato un’importante fucina di giovani attori, grazie al suo Laboratorio Teatrale Permanente e ai Corsi di Formazione e Perfezionamento Professionale.


Quali sono i personaggi teatrali dai quali si sente maggiormente influenzata o da cui trae ispirazione?

Tutti i personaggi hanno qualcosa da regalare agli attori che li interpretano. Non ho particolari preferenze, dai grandi miti, ai piccoli personaggi, tutti indistintamente sono meritevoli di attenzione. Tutto quello che vedo e tutto quello che leggo, può essere fonte di ispirazione, poi quando si cominciano le prove, i personaggi vanno studiati nei minimi particolari, non esiste nessun personaggio che meriti attenzione minore, occorre comprendere che la vita di un personaggio non è affatto scontata, è imprevedibile come la nostra stessa vita lo è e che va costruita minuziosamente senza commettere l’errore di pensare che possa minimamente somigliare alla nostra. Lady Macbeth non è la signora della porta accanto. Ascolto con attenzione chi mi guida, il suo progetto, le sue visioni e ho un immenso rispetto per il testo, per gli autori, consapevole di interpretare mondi e visioni altrui.


Se potesse svegliarsi domani con una nuova dote, quale sceglierebbe?

La danza! La danza è un’altra delle mie grandi passioni, il linguaggio del corpo è fondamentale per la costruzione di un personaggio. Da piccola avrei voluto fare danza, ma non mi è stato possibile, quando ero piccola non c’erano molte scuole, era difficile trovarle e soprattutto erano molto costose e non accessibili per le possibilità economiche della mia famiglia.

Tanti premi importanti tra cui il premio Napoli Cultural Classic come miglior attrice per SCANNASURICE di Enzo Moscato regia Carlo Cerciello per la regia video Giuseppe Bucci nel festival diretto da Massimo Andrei, cosa ricorda.

Una serata meravigliosa, all’insegna della cultura, siete una bella forza e dovete continuare ad andare avanti, spero di poter esserci ancora, anche solo come spettatrice e poi, Massimo Andrei è uno dei miei attori preferiti ed è una persona meravigliosa. I riconoscimenti artistici sono stimoli importanti per noi attori, stimoli a migliorarsi e a proseguire con tenacia la strada complicata e al tempo stesso meravigliosa del teatro.


Cambierebbe qualcosa nel mondo del teatro in cui si è formata?
Vorrei che ci fosse maggiore considerazione per i tanti sforzi che gli attori compiono, le piccole compagnie spesso sopravvivono senza nessun aiuto. Vorrei che ci fosse maggiore riconoscimento per la funzione poetica che il teatro svolge. Il teatro è un’arte, il suo linguaggio risiede nella capacità dell’attore e del regista di comprendere la grammatica scenica, le tecniche espressive del corpo, dunque, occorrerebbe maggiore consapevolezza che tutto questo non si può improvvisare.


Quali sono gli spettacoli a cui si sente più legata?

Sono legatissima al secondo spettacolo che porta la firma di Carlo Cerciello. LA SCANDALOSA uno spettacolo che mi porto nel cuore e che spero un giorno si possa riprendere con altri due attori. Ritengo che il “passaggio del testimone” sia simbolicamente importante, è segno di futuro, di continuità teatrale, perché poeticamente nulla vada perduto in questo eterno scrivere sulla sabbia che è il fare teatro. Quello spettacolo mi portò tanta fortuna, è lì che è cominciato tutto e vorrei che potesse avere ancora vita.


Che messaggio dà oggi il teatro?

Il teatro deve recuperare il senso profondo della sua natura politica, ovverossia rintracciare la sua “polis” di riferimento e tornare a parlarle, tornare a recuperare l’ascolto in un mondo rumoroso e finto. Bisogna smettere di parlarci addosso, di confezionare spettacoli vuoti, formali, estetici, che hanno come unico scopo, in assenza di vere motivazioni, solo quello di rispondere alle esigenze quantitative ministeriali; bisogna smetterla di cercare il consenso facile e puntare nuovamente sullaprovocazione generatrice di discussioni, analisi, desideri, in breve tornare a scommettere nuovamente sull’uomo, che è il vero unico centro del teatro.

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C’è spazio in Italia per giovani attori e se dovesse dare un consiglio appassionato a un aspirante attore, cosa gli direbbe?

Di non accontentarsi mai delle prime vittorie, il teatro è sabbia, il teatro va vissuto giorno per giorno, riconquistato giorno per giorno. Leggere e imparare dai giganti del teatro. Guardare teatro, non solo farlo e continuare a studiare, esplorando più realtà, per arricchire il proprio bagaglio di esperienza


Il rapporto con la sua città Natale .

Napoli è un Giano Bifronte come scrive La Capria, è la città del teatro per eccellenza, perché l’ambiguità a teatro è la base di ogni riflessione sui personaggi. Non esiste solo il bianco e il nero, ogni personaggio ha sfumature da analizzare e Napoli con le sue mille facce aiuta a comprendere tutto ciò.

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Che cosa è troppo serio per scherzarci su?

La miseria, quella economica e quella culturale.


Secondo Lei, Napoli rimane ancora una città dove rimane vivo il fermento culturale e teatrale?
Assolutamente sì e non potrebbe essere diversamente in una città che rappresenta nelle sue contraddizioni la sintesi stessa dell’esistenza umana. Napoli è una città che comprende la diversità, il dolore, perché li conosce e il teatro indaga proprio quelle recondite profondità umane, quel non detto, che Napoli custodisce endemicamente nella sua storia e nelle sue viscere.


I suoi prossimi impegni?
Continuo con grande gioia lo spettacolo SCANNASURICE del grande Enzo Moscato, che ci ha dato tante soddisfazioni. Saremo ancora in scena fino all’8 marzo al Teatro Elicantropo, dove lo spettacolo è nato, poi partiamo per il Teatro Vascello di Roma e poi Venezia. Altri impegni sono la ripresa di ETERNAPOLI dal romanzo di Giuseppe Montesano, con Toni Servillo allo Strehler di Milano e al Teatro Arena del Sole di Bologna, poi, la ripresa di uno spettacolo a me molto caro LA MADRE di Bertolt Brecht con la regia di Carlo Cerciello.