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La parola padre di Gabriele Vacis a Teatro Nuovo di Napoli
Mercoledì 25 febbraio 2015, Teatro Nuovo di Napoli
La parola padre di Gabriele Vacis
Il teatro di narrazione dell’autore e regista piemontese fissa un'indelebile impronta di memoria comune, sotto la quale si celano sei differenti storie
Irina, Alessandra, Aleksandra, Anna Chiara, Maria Rosaria e Simona sono sei giovani donne, che s’incontrano in uno dei tanti crocevia del presente, uno di quei ‘non luoghi’ che frequentiamo senza vederli, come aeroporti, autogrill, ipermercati. Le ragazze vengono da paesi diversi, hanno storie diverse, e intrecciano frammenti di storie con una memoria comune. Sono le protagoniste de La parola padre con cui Gabriele Vacis fa tappa, mercoledì 25 febbraio 2015 alle ore 21.00 (repliche fino a domenica 1 marzo), al Teatro Nuovo di Napoli.
L’idea di quest’opera teatrale nasce da una serie di seminari in giro per l’Europa, in cui Cantieri Teatrali Koreja, la produzione, ha selezionato un gruppo di attrici: giovani donne con una memoria d’infanzia molto differente da quella italiana, cui Vacis ha chiesto di raccontare il rapporto con i loro padri.
Il risultato è un’autobiografica immersione nel rapporto figlia-padre-patria, dove il conflitto familiare diventa occasione per sottolineare differenza di genere e tradimento della società globalizzata. Autentiche memorie infantili e adolescenziali si accostano delicate e spietate, una accanto all’altra, le une sulle altre. Immagini, danze, musiche e parole diverse rivelano conti in sospeso di queste donne con i loro padri.
Le interpreti, Irina Andreeva, Aleksandra Gronowska e Simona Spirovska, lasciano i loro paesi d'origine (rispettivamente Bulgaria, Polonia e Macedonia), e giungono al nostro pubblico per svelare, con fermezza, i disegni del Comunismo storico, vissuto in prima persona, per cui recepito più chiaramente ai nostri occhi.
Dal profondo Sud della penisola italiana, Anna Chiara Ingrosso, Alessandra Crocco e Maria Rosaria Ponzetta rivelano i segreti della loro tanto amata, quanto odiata, terra del Meridione, in un alternarsi di racconti familiari, incontri amorosi e tuffi in mare.
“Con le sei ragazze ho fatto lunghe interviste che ho ripreso in video - racconta Gabriele Vacis - più che interviste sono sedute psicanalitiche. Ho chiesto loro di raccontarmi quando hanno avuto davvero paura, quando si sono sentite al sicuro. La paura è il sentimento dominante del nostro tempo. Perché possediamo tanto. Perlopiù cose. Abbiamo paura che ce lo portino via. Alle sei ragazze ho chiesto di raccontare storie, non ho chiesto opinioni. Sono venute fuori testimonianze diverse. Per queste ragazze è molto importante raccontare il padre, i loro padri. E la parola padre ha la stessa radice semantica della parola patria”.
Scelte da Vacis come preziose portavoci di storie 'comuni', di rapporti tra padri e figlie, raccontano, a turno, supportate dalle compagne che traducono in lingua inglese, le loro intime vicende.
Sei differenti storie crude, spietate testimonianze a carattere fortemente identitario, attraverso cui sei distinte e giovani ragazze rivelano, ognuna, ricordi stretti al 'Padre', figura paterna e alla propria 'Patria', emaciata, nei secoli, da guerre e violenze, silenzi e tradimenti.
La parola padre di Gabriele Vacis
Napoli, Teatro Nuovo – dal 25 febbraio al 1 marzo 2015
Inizio delle rappresentazioni ore 21.00 (feriali), ore 18.30 (domenica)
Info e prenotazioni al numero 0814976267 email botteghino@teatronuovonapoli.it
Da mercoledì 25 febbraio a domenica 1 marzo 2015
Napoli, Teatro Nuovo
Cantieri Teatrali Koreja
Teatro Stabile d’Innovazione del Salento
presenta
La parola Padre
drammaturgia e regia Gabriele Vacis
scenofonia e allestimento Roberto Tarasco
coordinamento artistico Salvatore Tramacere
con
Irina Andreeva (Bulgaria), Alessandra Crocco (Italia), Aleksandra Gronowska (Polonia), Anna Chiara Ingrosso (Italia), Maria Rosaria Ponzetta (Italia),
Simona Spirovska (Macedonia)
assistente alla regia Carlo Durante
training Barbara Bonriposi
tecnico Mario Daniele, Klaidi Kulja
Durata 90’ circa, senza intervallo
Sei ragazze. Sei giovani attrici selezionate durante un giro di seminari tenuti da Koreja nell’Europa centro orientale. Sei giovani donne si incontrano in uno dei tanti crocevia del presente. Quei non luoghi che frequentiamo senza vedere. Ola, Anna Chiara, Simona, Irina, Alessandra, Rosaria. Tre sono italiane, una è polacca, una è bulgara, una è macedone.
Tutte parlano più o meno inglese. Quali sentimenti coltivano sei ragazze di nazionalità diverse, che si parlano attraverso una lingua comune superficiale?
Hanno memorie comuni? Che storie possono raccontarsi e raccontare? E, soprattutto hanno una storia comune da raccontare? Immagini, danze, musiche e parole che frullano identità impossibili, mobili, fluide. Scintille di senso imprevedibili.
Tutte hanno conti in sospeso con la loro patria, tutte hanno conti in sospeso con i loro padri.
Scusa papà… scusa… Volevo solo sapere quanto tempo mi rimane…Quanto tempo mi rimane da vivere… e come.
[…] Con le sei ragazze ho fatto lunghe interviste che ho ripreso in video. Più che interviste sono sedute psicanalitiche. Ho chiesto loro di raccontarmi quando hanno avuto davvero paura, quando si sono sentite al sicuro. La paura è il sentimento dominante del nostro tempo. Perché possediamo tanto. Perlopiù cose. Quindi abbiamo paura che gli altri, che il resto del mondo, a cui abbiamo rubato il tanto che abbiamo, ci presenti il conto. Abbiamo paura che ce lo portino via.
Alle sei ragazze ho chiesto di raccontare storie, non ho chiesto opinioni.
Sono venute fuori testimonianze diverse: se una ha vissuto sei, sette anni sotto il comunismo, ha paure e desideri diversi da una che discende da Alessandro il Macedone.
Per queste ragazze è molto importante raccontare il padre. I loro padri…fino ad Alessandro il Macedone. E la parola padre ha la stessa radice semantica della parola patria […]
Gabriele Vacis
Lo spettacolo è prodotto da Cantieri Teatrali Koreja nell’ambito del Progetto Archeo.S., finanziato dal Programma di Cooperazione Transfrontaliero IPA Adriatico. Lead Beneficiary Teatro Pubblico Pugliese.
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