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l'attimo fuggente .....
ADESSO ROBIN WILLIAMS FARA’ RIDERE IL PARADISO:
IL GRANDE ATTORE SI E’ LASCIATO MORIRE - 2. DA TEMPO SOFFRIVA DI UNA GRAVE DEPRESSIONE E LO SCORSO LUGLIO ERA ANDATO IN UN CENTRO DEL MINNESOTA PER DISINTOSSICARSI DALL’ALCOL, E NON ERA LA PRIMA VOLTA - 3. SI SOSPETTA CHE WILLIAMS SIA MORTO PER ASFISSIA, GLI ESAMI TOSSICOLOGICI GIÀ OGGI - 4. PROTAGONISTA DI NUMEROSI FILM, DA “GOOD MORNING VIETNAM” A “HOOK - CAPITAN UNCINO”, “L’ATTIMO FUGGENTE” E “MRS. DOUBTFIRE”, ROBIN WILLIAMS HA VINTO UN OSCAR NEL 1997 COME MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA PER `GOOD WILL HUNTING´
Hollywood è sotto shock. L’attore americano Robin Williams, 63 anni, è stato trovato morto suicida, secondo le prime informazioni che dovranno però essere confermate dall’autopsia, nella sua abitazione di Tiburon, in California. Da tempo soffriva di una grave depressione e lo scorso luglio era andato in un centro del Minnesota per disintossicarsi dall’alcol, e non era la prima volta.
In base alle prime informazioni, l’attore premio Oscar è stato visto vivo l’ultima volta ieri sera intorno alle 22 dalla moglie Susan Schneider. Stamattina la polizia ha ricevuto una richiesta di soccorso nella quale si sollecitata un intervento per rianimare un uomo che non respirava nell’abitazione dell’attore a Tiburon. Ma al loro arrivo, i paramedici non hanno potuto far altro che constatarne il decesso. Si sospetta che l’attore sia morto per asfissia, ma il caso è sotto esame dell’ufficio del procuratore distrettuale dove verranno eseguiti esami tossicologici probabilmente già oggi.
La notizia della sua morte ha sconvolto familiari, colleghi e amici, i suoi fan e tutto il mondo del cinema. «Questa mattina ho perso mio marito e il mio migliore amico mentre il mondo ha perso uno dei suoi artisti più amati e una persona meravigliosa. Ho il cuore spezzato», si legge in una nota della moglie Susan. E ancora: «Su richiesta della famiglia, chiediamo di rispettare la privacy in questo momento di profondo dolore. Come ha sempre detto lui, è nostra speranza che l’attenzione non sarà dedicata alla sua morte, ma sulle innumerevoli momenti di gioia e di risate che ha dato a milioni di persone».
Nato a Chicago da una ex modella e da un dirigente della Ford, nel 1967 la famiglia Williams si trasferisce in California, dove Robin si diploma nel 1971. Si iscrive quindi alla facoltà di scienze politiche al Claremont Men’s College, dove inizia la sua passione per il teatro. Abbandonati gli studi si iscrive al prestigioso istituto di recitazione drammatica, Juilliard School di New York. Attore di formazione teatrale, ottiene una grande popolarità televisiva sul finire degli anni settanta interpretando l’alieno Mork nella serie tv Mork & Mindy (1978-1982); in seguito, è stato protagonista sul grande schermo di ruoli brillanti in pellicole di notevole successo, in cui ha interpretato ruoli brillanti e comici, ma anche meno divertenti.
Protagonista di numerosi film, da “Good Morning Vietnam” a “Hook - Capitan Uncino”, “L’attimo fuggente” e “Mrs. Doubtfire”, Robin Williams ha vinto un Oscar nel 1997 come miglior attore non protagonista per `Good Will Hunting´ diretto da Gus Van Sant e con la sceneggiatura di Matt Damon e Ben Affleck. Si era riaffacciato in tv per la serie comica, “The Crazy Ones” cancellata dopo una sola stagione. Il suo prossimo progetto era il terzo film della triologia, “Notte al museo, il segreto della tomba”, in uscita al cinema il 19 dicembre. Nella vita privata, Robin Williams è stato sposato per dieci anni a Valerie, dalla quale ha avuto un figlio, Zachary, fino a quando i giornali hanno rivelato che aveva una relazione con Marsha Garces, la bambinaia del figlio. Nel 1989 sposò Marsha, dalla quale ebbe due figli. Con Marsha diede vita a una propria compagnia di produzione, la Blue Wolf. Nel 2008 i due annunciano di non essere più sposati. Il 23 ottobre 2011, l’attore si sposa per la terza volta con Susan Schneider, una graphic designer conosciuta nel 2009.
E’ INCREDIBILE COME UN ATTORE DI GENIO E DI TALENTO COME LUI, IN GRADO DI DIVERTIRE PLATEE DI TUTTO IL MONDO, DI CARICARE OGNI RUOLO DI UNA ENERGIA POSITIVA, FOSSE POI COSÌ TRISTE E DISPERATO NELLA VITA PRIVATA. COME SVUOTATO, VITTIMA DI UNA HOLLYWOOD CHE HA TRITURATO TALENTI COME JOHN BELUSHI E PHILIP SEYMOUR HOFFMAN - 2. ERANO ANNI CHE ROBIN WILLIAMS STAVA MALE, MISCHIANDO LA GRAVE DEPRESSIONE CON SERI PROBLEMI DI ALCOLISMO. GIÀ NEGLI ANNI ’80 CI AVEVA DATO GIÙ PARECCHIO CON COCA E DEL RESTO ERANO ANNI CHE NON ERA PIÙ CREDIBILE AL CINEMA, COME FOSSE L’OMBRA DEL GRANDE ATTORE E DEL GRANDE COMMEDIANTE CHE ERA STATO, UNA SPECIE DI PRESENZA IMBARAZZANTE PERCHÉ ORMAI TROPPO CONSUMATO, DISTRUTTO INOLTRE, ASSIEME ALLE CAUSE MAGGIORI DI COCA E ALCOOL, ANCHE DALLA MASSA DI FILM INUTILI CHE AVEVA GIRATO DOVE ERA OBBLIGATO A QUELLA ETERNA FACCETTA ALLEGRA E SORRIDENTE, PENSO SOLO AI TERRIBILI “L’UOMO BICENTENARIO” O “PATCH ADAMS” O “AL DI LÀ DEI SOGNI”, TUTTI FILM CHE, MISTERIOSAMENTE AVEVANO A CHE FARE CON LA MORTE E A COME SUPERARLA -
“Gooooooood byyyyyyyyyye, Vietnaaaam!” Stavolta non è un bel risveglio quello che ci accoglie con la notizia della morte di Robin Williams, 63 anni, uno degli attori più amati dal pubblico degli ultimi trent’anni. La polizia di Marin County parla della sua morte come “suicidio per asfissia” e descrive l’atto come dettato da una “grave depressione”. Erano anni che Robin Williams stava male, mischiando appunto la grave depressione con seri problemi di alcolismo. Già negli anni ’80 ci aveva dato giù parecchio con coca e alcool. “La cocaina”, diceva, “è un buon posto dove nascondersi”.
L’aveva lasciata nei primi anni ’80 dopo lo shock della morte di John Belushi alla Chateau Marmont. In più aspettava il suo primo figlio. Aveva lasciato anche la bottiglia, ma fu la morte di Christopher Reeve a farlo riprendere a bere. La cosa divenne impossibile nel 2006, quando cercò di disintossicarsi. Ma non ce la fece.
La moglie, Marsha Sarces, lo lasciò dopo vent’anni di vita assieme. Si risposò anni dopo con Susan Schneider. E’ lei che lo ha trovato morto nella loro casa di Tiburon in California e ha detto alla stampa di concentrarsi sul Robin Williams attore e non sulle cause della sua morte e della sua depressione.
Certo però, non era mai più stato in grado di riprendersi davvero dalla depressione che si portava dietro e neppure i suoi ultimi film e serie tv lo avevano aiutato. “The Crazy Ones”, la sua nuova serie televisiva dove interpretava Simon Roberts era stata un flop, tanto da venir soppressa il 10 maggio dopo la prima stagione. “Night at the Museum: Secret of the Tomb”, dove torna a interpretare Theodore Roosevelt uscirà a Natale, mentre “The Angriest Man in Holyywood” di Phil Alden Robinson, dove interpreta un uomo al quale hanno predetto solo 90 minuti di vita (allegro, eh?) non ha funzionato per niente.
Del resto erano anni che non era più credibile al cinema, come fosse l’ombra del grande attore e del grande commediante che era stato, una specie di presenza imbarazzante perché ormai troppo consumato, distrutto inoltre, assieme alle cause maggiori di coca e alcool, anche dalla massa di film inutili che aveva girato dove era obbligato a quella eterna faccetta allegra e sorridente, penso solo ai terribili “L’uomo bicentenario” o “Patch Adams” o “Al di là dei sogni”, tutti film che, misteriosamente aveva a che fare con la morte e a come superarla.
Al punto che fu un incredibile ritorno vederlo come assassino in “Insonnia” di Christopher Nolan nel 2002 e nell’inquietante “One Hour Photo”, dove il suo sorriso svela un malessere probabilmente reale che il mondo di Hollywood ha tentato per anni di nascondere. Lo avrebbero voluto eternamente nei panni della nanny di “Mrs Doubtfire” o come Peter Pan in “Hook” o come Genio della Lampada in “Alladin”.Lo aveva capito Francis Coppola che gli affida il personaggio di Jack Powell, il bambino che invecchia inesorabilmente prima di chiunque altro in “Jack”, o George Roy Hill che ne fa l’eroe del romanzo di John Irving, “Il mondo secondo Garp”, in grado di attraversare capendolo il mondo in cambiamento dell’America degli anni ’80.
E, certo, lo avevano capito Peter Weir e Gus Van Sant rendendolo per sempre il grande educatore dei ragazzi cresciuti nei primi anni ’90 in due piccoli capolavori come “L’attimo fuggente” e “Will Hunting”, che gli frutterà un Oscar da protagonista.
Nei panni del professor Keating e di Sean Maguire il talento comico di Robin Williams si scioglieva per capire fino in fondo i desideri delle nuove generazioni, per aprire un ponte fra mondi diversi, come il suo Mork di “nano nano”.
E’ incredibile come un attore di genio e di talento come lui, in grado di divertire platee di tutto il mondo, di caricare ogni ruolo di una energia positiva, fosse poi così triste e disperato nella vita privata. Come svuotato, vittima di una Hollywood che aveva già triturato talenti come John Belushi e finirà col triturare Philip Seymour Hoffman. Stand-up comedian di gran fama aveva fatto un esordio magistrale nel mondo della tv come il marziano Mork nella serie tv “Happy Days”, per poi aprire la sua stessa serie di infinito successo, appunto “Mork and Mindy”.
Robert Altman lo vuole subito per la sua folle versione cinematografica di “Popeye” nel 1980, girato in Italia. Non è un capolavoro, ma andrebbe rivisto con attenzione e il Braccio di Ferro di Williams è identico a quello del fumetto. Ma grazie a “Garp”, al delizioso “Mosca a New York” di Paul Mazursky, e soprattutto a “Good Morning, Vietnam” di Barry Levinson, dove è il dj Adrian Cronauer che sveglia le truppe in Vietnam, e “L’attimo fuggente” di Peter Weir, tra la fine degli anni ’80 e tutti gli anni ’90, diventa uno dei volti più amati e popolari di Hollywood.Terry Gilliam lo vuole come “re della luna” nel curioso “Il Barone di Munchausen”, dove si firmerà Ray D. Tutto, ma anche nel magistrale “La leggenda del re pescatore”, dove darà una delle sue migliori interpretazioni di sempre. Penny Marshall gli affida il difficile ruolo del dottor Malcolm Sayer in “Risvegli” e Mike Nichols lo impone come protagonista assieme a Nathan Lane di “Piume di struzzo”, la versione hollywoodiana di “Il vizietto”.
Grande improvvisatore, battutista politico, di Bush disse “la gente dice che la satira è morta. Non è vero. E’ viva e vegeta e sta alla Casa Bianca”, Williams ha dato molto al mondo dello spettacolo e al cinema americano. Ne è uscito come triturato, svuotato, la sua depressione era tangibile anche per lo spettatore e lo avremmo voluto come era prima, eroe di un periodo glorioso di scoperte e di grandi energie che aveva incarnato per tutti così bene. E’ lui Peter Pan, è Jack è Adrian Cronauer.
Obama lo ha descritto così oggi: “Robin Williams era un pilota, un dottore, un genio, una nanny, un presidente, un professore, un bangarang Peter Pan, e ogni altra cosa tra questi personaggi. Ma era speciale. Era arrivato nelle nostre vite come un alieno, ma ha finito per toccare ogni elemento dello spirito umano. Ci faceva ridere. Ci faceva piangere. Dava il suo incommensurabile talento liberamente e generosamente a quelli che più ne avevano bisogno, dalle nostre truppe all’estero agli emarginati delle nostre strade. La famiglia Obama offre le sue condoglianze alla famiglia di Robin, ai suoi amici e a ognuno che abbia trovato la sua voce e la sua parole grazie a Robin Williams”.
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